loader
menu
© 2024 Eddyburg
Edoardo Salzano
Leptis Magna
4 Settembre 2005
Libia
In Libia c'e' una città, resa grande dall’Imperatore Settimio Severo nel II secolo d.C. Seppellita dall’alluvione del fiume, le straordinarie testimonianze sono state riportate alla luce dai colonizzatori italiani negli anni Trenta. Una galleria di immagini dell'aprile 2000

Leptis Magna è una grandissima città costiera, sorta nell'età fenicia e sviluppata nell’età augustea, abbellita dall’ Imperatore Settimio Severo (nato in quella città), seppellita dalla sabbia portata dal fiume dopo la distruzione dei Vandali, riscoperta di francesi per estrarne colonne e pietre per costruire Versailles, e poi sistematicamente scavata e messa in valore dagli italiani negli anni Trenta. È tra i siti protetti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Secondo Sapere Leptis Magna "è il sito archeologico più esteso e affascinante della Libia, ma anche quello meglio conservato di tutto il Mediterraneo. La città nacque come porto fenicio verso l'anno 1000 a.C. grazie alla sua posizione strategica, che consentiva un facile accesso al mare, e alla presenza della foce del fiume Lebdan. Dopo essere stata in guerra contro i Greci di Cirene si arrese alla dominazione Romana. Fu la città natale di Settimio Severo che, divenuto imperatore di Roma, volle trasformarla in una sontuosa citta imperiale. Fece cosi costruire numerosi ed imponenti edifici pubblici, tra cui l'arco quadrifronte posto all'ingresso di Leptis, la via Colonnata, il Porto, le Terme della Caccia, i grandi Templi attorno al Vecchio Foro, che si aggiunsero al Teatro, al Mercato e alle Grandi Terme Adrianee. La città si ampliò tanto da gareggiare in splendore con la stessa Roma e venne definita la "Roma d'Africa". In seguito Leptis Magna venne sommersa dalla sabbia portata dal wadi Ledban per un errore di costruzione del porto. Solo agli inizi del XX secolo, durante degli scavi, la "Città delle ombre bianche", come venne definita dagli arabi, riemerse in tutto il suo splendore".

Foto scattate nell'aprile del 2001 da Edoardo Salzano.

ARTICOLI CORRELATI
10 Settembre 2005
25 Settembre 2005
© 2024 Eddyburg