I buoni e i cattivi
«Penso che il clima politico sia cambiato in meglio.... e sembra che la stragrande maggioranza degli uomini politici si siano iscritti al nuovo partito che qualcuno, ironicamente, ha chiamato dell'amore» è il dolce prologo di Berlusconi al suo ritorno in campo, e alla promessa di fare «tutte le riforme entro il 2010». Quel qualcuno è il manifesto (16 dicembre) che così titolava la campagna natalizia del presidente del consiglio, alla quale si è affiancato il papa, che cautamente ha fatto una variazione sul tema e ha parlato di «civiltà dell'amore», tanto per non condividere le coloriture hard del partito coniato da Moana Pozzi. Partito inaugurato virtualmente ieri nell'Amelia di Don Gelmini, il prete sotto accusa di pedofilia e ridotto allo stato laico, in teleconferenza con il Cavaliere e davanti ai vari Gasparri e Giovanardi, quello che amorevolmente disse di Stefano Cucchi «morto perché drogato».
Accomunati dallo status di bersaglio per troppa passione, i due leader perdonano entrambi il proprio persecutore, così come il Santo Stefano celebrato dal pontefice, il martire che «non si arrende di fronte al male». Questi appelli rivolti alla nazione per un «rinnovato impegno di amore vicendevole» (il papa) e di sollecitazione a «contrastare tutte queste fabbriche di menzogne, di estremismo e di odio» (Berlusconi) indirizzano lo sguardo pubblico verso soggetti istigatori di violenza, che avrebbero armato menti deboli, contro una chiesa e un governo uniti dai sacri «principi cristiani». Chi critica aspramente sia l'una che l'altro, è dunque catalogato nel novero dei «cattivi».
Il lessico religioso si espande e contagia le parole della politica, ed è tutto un valzer di sentimenti e figure ultraterrene, fino a «il premier è un diavolo» di Di Pietro, preso sul serio nella sua letterina a Gesù bambino, che da genere letterario retorico si trasforma nel titolo di prima pagina del Corriere della sera, dove si registrano le rinnovate sollecitazioni del Pdl al Pd per mollare l'Idv, il «partito dell'odio». Così il fumo dell'incenso oscura la realtà e distrae l'attenzione dall'Italia di fine anno che di aggressori ne conta più d'uno.
Con chi, secondo le esortazioni di un Vaticano pronto a santificare Pio XII, l'opposizione dovrebbe abbracciarsi per agevolare un «clima d'intesa che favorisca il bene comune»? Con la città di Coccaglio che da giorni conduce rastrellamenti tra gli immigrati casa per casa per assicurarsi un «White Christmas»? Con chi permette la dissoluzione del concetto di solidarietà e fa passare le feste ai cassintegrati sui tetti e ai pendolari sui binari resi morti dalla Freccia rossa? Con i legislatori che negano ai bambini nati chez nous di diventare cittadini italiani? Con i responsabili del record di suicidi in carcere (ieri una trans brasiliana si è impiccata nel Cie di Milano)?
C'è un paese colpito da ogni tipo di vendetta sociale, dilaniato nelle sue istituzioni, dal Quirinale alla Costituzione, e al quale viene fatta la predica, state buoni, lasciate lavorare i moderati. Ora, non c'è niente di più violento e cinico del moderato, di chi finge di non vedere la violenza e il cinismo, e accusa gli oppositori di «gesti inconsulti», tutti psicolabili, tutti pericolosi. E se è questo il «partito dell'amore», primi firmatari Ratzinger-Berlusconi, andiamo volentieri all'inferno.
Fermi tutti, è l'anno dell'amore
Alessandro Robecchi
Arriva il 2010: portatevi coperte e panini, non si sa mai, metti che lo fanno gestire alle ferrovie e arriva il 3 febbraio. Secondo Silvio Berlusconi sarà l'anno dell'amore, anche lui ha una certa età, non è che può essere sempre l'anno del sesso, come il 2009: non so che anno cinese sarà il 2010, ma qui il 2009 era di sicuro l'anno del maiale. Bei tempi, il 2009, ricordate? Silvio non era ancora diventato buono e Bondi non era ancora diventato cattivo, questo tanto per dire che razza di 2010 ci aspetta.
Comunque buono a sapersi: uno può rompere i maroni all'intero mondo, insultare tutti, querelare, cercare di fregare la giustizia, affossare il paese, circondarsi di belle pupe, fare un regalo agli evasori, andare a mignotte e poi, di colpo dire, alt! È l'anno dell'amore, fermi tutti, pace! Pace! È comodo. È come avere il Tg5 incorporato: la crisi non c'è, i lavoratori se la spassano. Che problema c'è? Basta mentire, no? Un conto è dire: «cara, non è come pensi, posso spiegarti tutto...». E un conto è avere il Tg5 che dice: «Signora è un equivoco!».
Inizialmente a Silvio 'sta faccenda dell'anno nuovo non gli piaceva, voleva passare direttamente al 2011, ne ha parlato con Ghedini. Poi ha svelato il trucco: era solo uno scherzo, voleva vedere se ci cascavamo. Naturalmente non c'è cascato nessuno. Solo D'Alema e Violante sono ancora lì al bar che dicono, beh, tutto sommato è ragionevole, ci si può mettere d'accordo, fare a meno del 2010 è un male minore. E quindi, ecco che 'sto benedetto 2010 arriva per davvero. Sarà l'anno dell'ottimismo e della positività e si eviteranno conflitti e cattiverie. Tutti con le mutande di ghisa, perché Lui andrà avanti con le riforme. E poi ci diranno dove fare le centrali nucleari, ma questo solo dopo le elezioni regionali, perché essere paraculi non è mica un reato, è proprio uno stile di vita. Auguri.