. Il capo-dipartimento della municipalità riassume le politiche abitative nella capitale austriaca. Da Urbanistica
, in occasione del viaggio della Scuola di eddyburg. Anche in inglese. (m.b.)
Le politiche abitative a Vienna presentano tratti straordinari. Circa il 60% dellefamiglie vive in alloggi che hanno variamente beneficiato di finanziamentipubblici. La produzione annuale di alloggi sovvenzionati dall'attore pubblicovaria oggi tra le 5.000 e le 7.000 unità (una quota compresa tra l’ottanta e ilnovanta per cento delle nuove edificazioni). Le radici di tali politicherisalgono al primo dopoguerra, ma nel corso del Novecento la città hacostantemente investito nell'innovazione delle politiche e progettisti einvestitori sono oggi implicati dall'amministrazione pubblica in un modellod'azione che dà corpo a politiche abitative che rispondono a obiettivi disostenibilità sociale (in riferimento ai costi di produzione e gestione),urbana (in riferimento a qualità tipologiche ed edilizie) ed ecologica (inriferimento ai consumi energetici e ai materiali impiegati).
La crisi abitativa. Una riforma delle politiche dal basso
Alla fine dell'Ottocento, Vienna fu terreno delle prime inchieste sociali sulle forme moderne di povertà estrema. La risposta alla domanda abitativa sociale aveva fino ad allora trovato risposta in un mercato della locazione privata, dominato da investimenti speculativi di coloro che alla fine del secolo (nel periodo cosiddetto di Gruenderzeit) avevano investito i propri capitali nella costruzione di immobili d'affitto.
Dietro facciate neorinascimentali che imitavano il volto della città borghese, si nascondeva la miseria di alloggi minuscoli e privi di servizi essenziali, in una sorta di città 'alla Potemkin' che fu oggetto delle invettive di Adolf Loos. In questo contesto, il primo intervento pubblico in materia di politiche abitative, nel 1917, fu un intervento legislativo di regolazione del mercato della locazione, in larga misura tuttora in vigore.
Nel primo dopoguerra la situazione abitativa assunse toni drammatici e costituì uno dei principali fronti di lotta e attivazione del movimento rivoluzionario. I diritti di proprietà privata erano messi alla prova dalle condizioni di povertà estrema e dalla fame: molti terreni, anche in ambito urbano, vennero occupati dalla popolazione per coltivare ortaggi e allevare animali da cortile. Ovunque, ai margini della si allestivano alloggi di fortuna e si svilupparono estese baraccopoli. La città di Vienna si trovò a fronteggiare imponenti manifestazioni per il diritto alla casa e mosse i primi passi versi la definizione di una politica pubblica, procedendo ad acquisire direttamente i suoli per l'edificazione e a distribuire alla popolazione materiali di costruzione e supporto tecnico per l’autocostruzione di alloggi.
Questa prima forma di supporto all'autocostruzione, dai tratti quasi pionieristici e assai poco conosciuta, diede luogo a esiti di grande interesse. Fu all'origine, per esempio, della costituzione di alcune prime cooperative di lavoratori, che si attivarono per produrre e fornire componenti edilizi finiti, dai mattoni alle finestre. Ma fu anche il riferimento delle posizioni che nel dibattito architettonico optavano per lo sviluppo di Siedlungen, insediamenti residenziali a bassa densità e con tipologie a schiera. La qualità architettonica ed edilizia dei circa 5.000 allo realizzati attraverso questo processo, in 50 diversi insediamenti, è straordinaria. Adolf Loos, a quel tempo architetto capo del dipartimento per le politiche abitative della municipalità di Vienna, curò direttamente la consulenza architettonica alle cooperative di lavoratori. “Un'abitazione, un muratore” era il motto del progetto modello per l'edificazione di case a schiera, CI sistema assai economico e semplice che fu realizzato nella Siedlung di Heuberg. L'architetto del Werkbund, Josef Frank, progettò a Vienna in questi anni una serie di interventi fortemente razionalizzati, che furono riferimenti per un'intensa sperimentazione. Margarethe Schtitte-Lihotzky, collaboratrice di Loos, curò il progetto della prima cucina componibile, poi divenuta nota come Frankfurter küche.
Vienna rossa, 1918-1933
Nel 1919, a seguito del primo suffragio universale, il partito socialdemocratico assunse il governo della municipalità di Vienna con la maggioranza assoluta. Il disegno di una politica delle abitazioni fu scelto subito come obiettivo primario. Sin da allora, la questione centrale per la produzione di edilizia sociale consisteva nella disponibilità di finanziamenti e per alimentare le casse fu impostato un articolato sistema di prelievi fiscali. Il gettito più rilevante derivava dall'imposta sui suoli, da quella sull'incremento di valore e da quella sulle nuove costruzioni, introdotta nel 1923. Quest'ultima era proporzionale alla dimensione degli alloggi: per un'abitazione operaia il prelievo corrispondeva a circa il 2% dell'affitto, ma per residenze signorili poteva salire fino al 36%. Questo sistema di tassazione procurò alla città un flusso di finanziamenti straordinari, che consentì di promuovere un massiccio piano di investimenti nell'edilizia sociale.
Tra il 1923 e il 1934 furono costruiti più di 61.000 nuovi alloggi, distribuiti in 348 insediamenti, in posizioni più centrali e ad alta densità, in forma di Hoefe, "superblocchi" di edilizia alta e compatta. Altre 5.000 abitazioni furono invece realizzate nelle 42 Siedlungen, a bassa densità, con abitazioni singole o a schiera. Nel 1934 circa un decimo della popolazione viennese abitava in alloggi comunali. Il programma di costruzioni lanciato nel 1923 prevedeva essenzialmente due tipi di alloggi, di 35 e 45 mq, in cui i servizi igienici interni e il doppio affaccio erano requisiti fondamentali, segnando la differenza rispetto alle tipologie del mercato privato. Oltre all'alloggio, la dotazione di una serie di servizi alla popolazione era considerata elemento fondamentale per promuovere i diritti di cittadinanza e la stessa democrazia. Sale per riunioni, bagni, scuole materne, lavanderie, negozi, biblioteche erano i servizi di base nei maggiori interventi e contraddistinguevano i quartieri pubblici, rispetto all'offerta della città del capitalismo privato, offrendo un contributo anche alla liberazione delle donne dal lavoro domestico.
La municipalità concorreva alla produzione diretta di elementi standardizzati. Finestre, porte, sanitari, rubinetteria, ringhiere ed elementi di arredo urbano per le corti e i giardini, erano forniti direttamente al programma di costruzione, contribuendo a disegnare immagine e identità dei nuovi quartieri. Nella maggior parte dei casi si cercano anche caratteri "monumentali", come tratto distintivo, nel tessuto urbano, dei progetti della municipalità. Il principale simbolo di Vienna rossa è certamente il Karl Marx-Hof, realizzato nel 1927 su progetto di Karl Ehn: 1.200 alloggi sono distribuiti intorno a grandi corti, che ospitano i servizi collettivi, coprendo il suolo disponibile solo per il 30%, a fronte degli sviluppi intensivi della speculazione privata, che arrivavano al 90%. In questi anni la promozione di soluzioni innovative del progetto residenziale fu intensa, sostenuta dalle collaborazioni avviate e sostenute dalla municipalità con una serie di progettisti di alto profilo: Peter Behrens, Josef Frank, Hubert Gessner, losef Hoffmann, Clemens Holzmeister e Adolf Loos tra gli altri. Nel 1932 si realizza l'insediamento del Werkbund, con l'obiettivo di disporre di una sorta di catalogo di modelli per la produzione di alloggi pubblici a basso costo, disegnati e realizzati da diversi progettisti.
Il nazionalsocialismo e la seconda guerra mondiale 1934-1945
Dopo la chiusura del Parlamento e il divieto di costituire partiti, a esc
lusione del Fronte nazionalista cristiano-sociale, nel febbraio 1934 prese corpo un conflitto civile tra i due gruppi paramilitari dei socialdemocratici e dei cristiano-sociali, che in molti casi portò l'esercito ad attaccare numerosi grandi quartieri della Vienna rossa, divenuti quasi fortezze, in cui si asserragliavano i lavoratori e molti oppositori del regime fascista in ascesa. L'avvento del regime segnò di fatto la fine della Vienna rossa e della sua politica abitativa. Durante il nazionalsocialismo circa 60.000 alloggi furono espropriati alla popolazione ebrea e nel secondo conflitto mondiale andarono distrutti 87.000 alloggi, circa il 20 % dello stock totale, più di quanti la Vienna Rossa ne avesse prodotti.
L'edilizia sociale dopo il 1945
A guerra conclusa, sebbene la città versasse in condizioni disastrose, a causa delle distruzioni, della povertà della suddivisione in settori controllati dalle forze alleate, a fronte di un fabbisogno abitativo calcolato in circa 117.000 alloggi, venne fissata l'agenda delle politiche di sviluppo della città: con obiettivi di diradamento dei quartieri centrali più densi e di uno sviluppo più sostenuto negli ambiti periurbani. Il primo grande progetto di edilizia abitativa promosso dalla municipalità nel dopoguerra fu la Per-Albin-Hansson-Siedlung, progettata da Franz Schuster e finanziata grazie ad un programma di aiuto del governo svedese. Dagli anni Sessanta venne avviato un consistente programma di espansione urbana, che prevedeva la realizzazione di oltre 10.000 alloggi sociali all'anno. Negli anni Settanta il finanziamento di edilizia residenziale si concentra in quartieri a pianta libera, orientati a garantire ampi comparti residenziali cui fossero assicurati vasti spazi verdi, buona accessibilità e infrastrutturazione. Lo strumento del tradizionale concorso di architettura fu spesso il riferimento per attivare i progetti della municipalità. Tra questi, i più rilevanti sono il quartiere Am Schoepfwerk, su progetto di Hufnagl e di un gruppo di giovani architette e quello di Alt-Erlaa di Harry Glueck, più di 3.000 alloggi grandi stecche che degradano in una serie di terrazze individuali, con una dotazione di servizi collettivi di qualità che comprende anche piscine scoperte sulle sommità degli edifici. Gli anni ottanta sono stati caratterizzati dai tentativi di articolare un’offerta di edilizia sociale che consentisse maggior varietà di soluzioni abitative, rispetto alle stecche e torri dei quartieri modernisti e con impianti a pianta libera. Tra i nuovi quartieri, Biberhaufenweg (progettisti Tesar, Pruscha, Hauselmayer e Wafler) e Wienerberg (masteplan di Otto Hauselmayer). Nello stesso tempo le poltiche abitative municipali iniziarono a sostenere con vigore programmi di riqualificazione del patrimonio di alloggi di proprietà privata, assai consistente, soprattutto nella città ottocentesca. L’orientamento si consolidò in un modello di azione definito Sanfte Stadternneurung, ovvero riqualificazione sensibilie, che mirava a qualificare il patrimonio di alloggi privati in locazione, con contributi economici diretti e indiretti ai proprietari interessati, garantendo condizioni di tutela e sostenibilità agli inquilini.
Alla metà degli anni ottanta, avanza in modo più significativo una nuova sensibilità per il dimensionamento e la composizione degli interventi di edilizia sociale che porta a ridefinire in modo significativo il carattere delle nuove espansioni residenziali. In particolare, in questi anni, la municipalità avvia una complessificazione del sistema dei concorsi, muovendo dalla tradizionale impostazione del concorso di architettura verso competizioni che articolassero attese e richieste più complesse, riferite non solo al disegno di progetto, che aprono all’articolazione di diversi profili di offerta e composizione sociale dei nuovi insediamenti. Gli interventi di Pilotengasse (progettisti Krischanitz, Herzog und de Meuron, SteidIe) e di Traviatagasse (masterplan di Raimund Abraham) sono tra le sperimentazioni pilota di riferimento per l'obiettivo di articolare l'offerta abitativa che guiderà le politiche della municipalità negli anni Novanta.
L'assunto chiave è che a fronte dei mutamenti della società locale e della domanda sociale, le politiche pubbliche devono muoversi anticipando e prospettando modelli abitativi adeguati. La maggior eterogeneità della popolazione residente, l'organizzazione postindustriale del lavoro, l'individualizzazione e la pluralizzazione degli stili di vita sono sfide rilevanti e urgenti per ridisegnare le politiche della casa. La scelta della municipalità, in fondo, è accentuare e rinvigorire la tradizione di innovazione che da sempre ha caratterizzato i piani di edilizia residenziale pubblica, sviluppando in modo esplicito alcuni temi emergenti dell'abitare contemporaneo. In questa direzione viene promossa una serie di progetti pilota a carattere "tematico" per dare concretezza a nuove soluzioni per l'abitare contemporaneo. Si è così avanzati sul tema della prossimità tra abitazioni e luoghi di lavoro, su quelli della declinazione di genere e della qualità abitativa, sulla riduzione del traffico. Il tema dell'abitare multiculturale è stato lanciato con successo con un primo progetto, poi ripreso da una serie di nuovi insediamenti, in cui la maggioranza degli inquilini è di origine straniera, che propone organizzazioni dello spazio che tentano risposte alla pluralità di pratiche d'uso. Tra i molti progetti quello di Sargfabrik (Baukiinstlerkollektiv 2), realizzato in un ambito densamente edificato del XIV distretto, considerato un emblema di questa fase per la sapienza con cui una serie di alloggi assai eterogenei si combina a servizi d'uso collettivo di grande qualità, che costituiscono elementi di connessione con l'ambito urbano: un ristorante, una sauna, una sala per manifestazioni e concerti, un asilo nido.
Le politiche della casa a Vienna, oggi.
Lo strumento principale di riferimento per l'azione pubblica, che consente di garantire soluzioni abitative sostenibili generalizzando una buona qualità di vita per la popolazione viennese è il Wohnbauforderung, un sistema di finanziamento che agisce a supporto della nuova edificazione di edilizia sociale, di interventi di rinnovo del patrimonio esistente, di sostegno all'affitto per i singoli. Sul fronte della produzione di nuovo edilizia sociale, sebbene la città di Vienna sia a tutt'oggi il maggior proprietario immobiliare del paese (220.000 alloggi circa), è andato progressivamente aumentando il numero di promotori immobiliari impegnati nella produzione di edilizia sociale, implicati in un sistema attentamente regolato, in fase sia di produzione sia di gestione degli immobili in locazione. Un fondo di finanziamento, garantito da un sistema nazionale, ridistribuisce le risorse agli stati federati (Vienna è città-stato), ma in paralIelo si è adottata una composita serie di misure per alimentare la produzione alloggi, mirando a ridurre i costi di costruzione e a migliorare le qualità ecologiche e progettuali degli interventi.
Un ruolo chiave, nel periodo più recente, è svolto dal Wiener Bodenbereitstellungs und Stadterneurungsfonds (1), un'agenzia a maggioranza pubblica, che acquista a valore di mercato aree agricole, in seguito dichiarate edificabili e destinate all'edilizia residenziale sociale. Ciascun progetto interessato da finanziamenti pubblici, diretti o indiretti, viene alternativamente valutato da una commissione ad hoc o sottoposto a procedure competitive attraverso una Bautragerwetterwerb, ovvero il più recente sistema concorsuale introdotto dalla municipalità. Tale sistema prende l’avvio dall’individuazione di un’area (già acquisita dalla città che ne sancisce l’edificabilità attraverso una variante). Il bando mette a concorso insieme l’acquisto dell’area, da parte del promotore, la costruzione e successiva gestione dell’intervento di edilizia sociale.
Ciascun progetto è valutato attraverso una serie di parametri, in corrispondenza di tre assi di pari peso nelle valutazioni finali: qualità progettuale (del disegno architettonico e urbano), costi (di costruzione, gestione e prezzi finali di locazione), qualità ecologica (processi, materiali di costruzione e consumo energetico). Questo sistema di competizione si è rivelato un dispositivo assai efficace per promuovere qualità e innovazione dell'edilizia sociale. I risultati sono eccellenti su più fronti, incluso il miglioramento dei profili di sostenibilità delle nuove residenze: dal 1998 tutti i nuovi progetti di edilizia sociale garantiscono standard ottimali di consumo energetico (al massimo 40 kwh per mq all'anno) e in un numero crescente di casi anche standard passivi (13 kwh per mq).
Vienna e il futuro delle politiche abitative
Le realizzazioni degli ultimi anni hanno consentito di sperimentare concretamente alcune soluzioni che permettono alla municipalità di meglio misurarsi con il ripensamento delle condizioni dell'abitare richiesto dall'evoluzione del quadro sociale e dalle dinamiche demografiche. Se si assumono come obiettivi il mantenimento prolungato degli anziani in condizioni di autonomia presso il proprio alloggio; comunità alloggio, servizi sociosanitari prossimi o integrati alla residenza, commistione di più fasce d'età, sono fronti di azione prioritaria. Circa un terzo della popolazione viennese è straniera, di prima o seconda generazione: la cura dei processi di scambio e interazione tra gruppi diversi di popolazione non è demandata solo alle politiche sociali o culturali, ma è assunta come obiettivo concreto di politiche di sviluppo e rigenerazione urbana così come del progetto di architettura.
Oltre la soglia dell'alloggio, i programmi di management di quartiere (Gebietsbetreung) hanno alimentato in questi anni esperienze significative di gestione delle problematiche dell'abitare nei quartieri più consolidati della città, attraverso servizi di mediazione dei conflitti, progettazione e gestione congiunta degli spazi aperti: l'integrazione tra progetti sullo spazio e progetti di carattere più propriamente sociale o di sviluppo economico, è un fronte su cui non mancano riferimenti e soggetti competenti sul campo. La ricerca e promozione di tratti più consistenti di urbanità, nei nuovi progetti di sviluppo, trova immediato campo di sperimentazione nei progetti di edilizia sociale governati dalla municipalità. Il principio di una significativa frammistione di funzioni e usi si accompagna all'obiettivo di una buona mescolanza di diversi gruppi sociali.
La finalità non è solo migliorare l'attrattiva dei nuovi ambiti di sviluppo urbano, ma anche di articolare e consolidare una forma compatta di sviluppo urbano, che consenta di ridurre e contenere la mobilità, godendo al contempo di alti livelli di qualità della residenza e degli spazi aperti. Il crescente numero di studenti residenti, di single e di famiglie non tradizionali, variamente composte (Patchwork-familien), così come le nuove forme di coabitazione, trovano attualmente una buona rispondenza nell'offerta di alloggi (di grandi dimensioni e dunque variamente componibili), che rendono eterogenea quanto attrattiva la città ottocentesca. Sono oggi queste popolazioni e questi modi di abitare i riferimenti per la progettazione di nuovi ambiti residenziali, significativamente più complessi nel disegno e nella composizione dei tipi abitativi. Sono questi i fronti sui quali concretamente ci si muove, in un orientamento che vuole dare concreta evidenza alla sostenibilità sociale e alla nuova produzione residenziale.
(1) Fondo viennese per la politica fondiaria e l'ammodernamento urbano. Questo strumento nasce inizialmente come Fondo imperiale per l'assistenza alloggi. Dopo la prima guerra mondiale fu trasformato dallo Spo (Partito socialdemocratico austriaco) in Fondo comunale per l'edilizia. Il Wbsf governa l'assegnazione dei contributi per il rinnovo urbano e alimenta le attività di compravendita, vigilando sul mercato dei terreni destinati alla costruzione di edifici residenziali sovvenzionati.
Housing policies in Vienna: continuity in innovation and perspectives di Wolfgang Foerster
Vienna's social housing originated from an internationally acknowledged reform programme in the 1920s and has been developing far eighty years. Currently nearly 1,7 million inhabitants live in Vienna and 60% of ali Vienna households live in subsidized apartments, including 220,000 in council housing. At the end of the nineteenth century Vienna had reached its zenith in urban development. The city Government pushed through an extensive infrastructure programme after 1895, but social policies were almost non-existing. In no other area this became more obvious than in housing. With few exceptions housing was exclusively left to private capital. The first important state intervention into housing issues took place during World war I. To avoid an increasing number of evictions a 'families a tenants' protection law was introduced in 1917, limited until december 31,1918. The law excluded evictions and rent increases, and in substantial parts is valid until today. The collapse of the monarchy brought a wave of refugees and increased the housing shortage; on the other hand, a revolutionary atmosphere prevailed, which evoked a radical squatter movement unique in Europe. However, the issue was not simply housing. From the very beginning the cooperative had determined to equip the settlement with relatively numerous cultural and social facilities. Settlers worked on the site themselves; the settlement, including communal facilities, was completed first, then separate houses were distributed by lot. The technical and architectural quality of these nearly 15,000 terra ce houses in fifty settlements is amazing. Adolf Loos, far some ti me ch ief a rch itect of the Vienna settlement office collaborated substantially to it. His collaborator, Margarethe Lihotzky, sketched what was presumably the world's first built-in kitchen, Josef Frank, coming from the Austrian Werkbund, planned several settlements in a rationalistic stvle. After the collapse of the Habsburg monarchy and the introduction of a universal, equal and direct suffrage, the Vienna socialdemocratic Party achieved an absolute majority. In fact, impressive reforms were carried out between 1919 and 1934. Housing, however, should become the key issue of the new government. Here, in day-to-day life, the difference between capitalistic 'usury' and socialist municipal politics should be experienced by everyone. Since the old rent tax and the land value tax did not bring enough income anymore, new taxes were introduced. Most important were the new land tax, the increment-value tax and above ali the new housing tax, which was introduced in 1923. The office of Urban construction organised also public tenders far construction works and far building material, and organized standardisation and quality control. After 1923 private architects were increasingly commissioned with new housing projects, mostly by direct contracts, partially by competitions. They were surprisingly independent in the external design of the buildings and this explains the architectural variety of the building programme. Apart from discussion about high-rise versus low-rise buildings, which was pragmatically solved in favour of multi-storey housing, there was little debate about architecture during the first years. On the other hand, the city provided precise instructions regarding the size of apartments, the amount of infrastructure and the use of standardised building parts. The building programme of 1923 provided two types of apartments: 35 and 45 m2. Meeting rooms, bath houses, kindergartens, educational workshops, laundries, mother-and-child centres, health centres, special tuberculosis prevention centres, children's' dentist, sports halls, libraries, cooperative shops, etc. were not only a compensation for the small apartments, but actually represent an important step of societal development in housing. After closing of the Parliament and prohibition of all parties, with the exception of the Christian-social Front (the conservative party), a civil war between the Socialdemocratic Schutzbund and the Christian-social Heimwehr followed in February 1934. Not merely symbolically this led to severe damages in council housing estates by the Bundesheer, the Austrian army.
After 1934, only some little housing was built, including some agricultural settlements for the unemployed and 'family asylums' for the growing number of homeless. World war Il ended with the demolition of 87,000 apartments, about 20% of the stock, more than Red Vienna had built before. In 1945 the city, heavily hit by war destruction and by famine and separated into four sectors, organized a conference on the reconstruction of the city to define the generai political objectives. These included the reduction of density in inner city areas while increasing the density of suburban areas by garden cities, and the setting up of architecture competitions. The housing shortage amounted to some 117,000 units. Already in 1947 the foundation stone was laid for a large council housing estate at the southern periphery. Construction of large new housing areas at the northern and southern peripheries started with the opening of the first pre-fabrication plant in 1961. The enormous volume of construction of more than 10,000 public apartments per year relieved the housing situation in the densely populated inner city and created the pre-conditions for the vast urban renewal programme of the next decades. Vienna started what has probably become the world's largest housing rehabilitation programme with up to now more than 170,000 refurbished apartments. In accordance with the tenants, the quality of apartments is improved without displacing the mostly low-income sitting tenants. During the 1970s and the 1980s, some remarkable estates were built in Vienna within the framework of social housing. The fall of the iron curtain led to the immigration of more than 100,000 people and set up new housing construction to 10,000 units per year in the middle of 1990s. A key role was given to the Vienna land procurement and urban renewal fund (Wbsf), wich was established to purchase the needed land. Today, the market has reached equilibrium, which allow to pay more attention to quality criteria. Larger new housing projects are normally carried out in the form of Bautragerwettbewerbe (housing developers’ competition).
These are based on free competition of developers for social housing subsidies. The procedure differs from architecture competitions, as the project applicants are the housing developers themselves and, in addition to the architectural quality, economic and ecological qualities of the projects are judged equally within a complex score system.
Competitions aim at the reduction of construction costs in multi-storey housing as well as a simultaneous improvement of planning and environmental and technical qualities. The jury consists of architects, representatives of the construction sector and of the city of Vienna, and of specialists in the fields of ecology, economy and housing law. Experimental building, often in form of 'theme-oriented' estates with topics predetermined by the city, has a major share in the qualitative development of Vienna public housing. These projects are to be understood as experiments, which can help to introduce now contents and standards into social housing over a longer period.
Vienna social housing thus represents a manifold system, which for decades has continuously developed and adapted to meet new challenges. In spite of its complexity, however, its primary aim should be kept in mind: to offer comfortable contemporary housing in an attractive urban environment to all residents at affordable prices.
Testo in italiano e sintesi in inglese sono tratti da Urbanistica, 140/2009, p. 7-10.
L’articolo di Foerster è compreso all’interno di un ampio resoconto sulle politiche abitative di Vienna curato da Massimo Bricocoli e Lina Scavuzzo. Lina Scavuzzo è autrice di Social housing a Vienna, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna, 2011.