In questo testo, finalizzato ad una possibile riforma dei corsi di studio in materia urbanistica, Bardet riassume pregi e difetti dei sistema francese, dai primi anni del secolo alla seconda guerra mondiale. L’interesse particolare, tra l’altro, è l’enfasi posta sul ruolo della composizione, e insieme la piena accettazione di una figura complessa di urbanista, costruita sin dagli anni della formazione come «Equipe». La traduzione è di F. Bottini. Il testo sulla fondazione della “Ecole Des Hautes Etudes Urbaines”, cui Bardet si riferisce, è acquisibile qui.
L’insegnamento dell’urbanistica trova la sua culla al 29 di rue de Sévigné, nell’Hôtel Le Pelletier de Saint-Fargeau, Biblioteca della città di Parigi, dove nel 1903 un giovane archivista, Marcel Poëte, inaugura il corso di «Introduzione alla Città di Parigi» , grazie al quale si comincia a chiarire l’evoluzione di questa città, considerata come un organismo vivente. Ci troviamo uditori come Jaussely.
Dal 1907 al 1913, una serie di mostre sull’Arte Urbana a Parigi conduce al trasferimento, nel 1914, di questa iniziativa all’Ecole Pratique des Hautes Etudes presso la Sorbona, dove si svilupperà liberamente.
Nel 1916, un grande Prefetto, Delanney, ricorda che «la Biblioteca e i servizi storici» della città di Parigi si sono arricchiti di un Ufficio di informazioni storiche e bibliografiche, dell’insegnamento della Storia di Parigi e di Mostre annuali, il che conduce a trasformare questo Servizio in un vero e proprio « Institut d’Histoire, de Géographie et d’Economie Urbaines», il quale, benché abbia come centro Parigi «non dovrà tuttavia restare strettamente limitato all’orizzonte di una sola città ... la scienza di Parigi non è che una parte della Scienza delle Città».
E non c’è da stupirsi se, quando nel luglio 1917 si apre la « Ecole Supérieure d’Art Public», sotto la presidenza di Georges Risler, questa si installa nei locali del nuovo Istituto.
Destinato a formare i Ricostruttori delle Regioni occupate, l’insegnamento è diviso in sei sezioni:
1° Teoria generale e regionale delle agglomerazioni: Insegnamento dell’urbanistica. Metodi di studio e realizzazioni urbanistiche;
2° Igiene urbana;
3° Architettura e Genio Civile, Costruzioni: Teorie della composizione, i suoi elementi, la tecnica, l’estetica. Tecnica della professione;
4° Economia politica, economia sociale, economia urbana;
5° Legislazione, Diritto amministrativo: Elementi costitutivi delle città, Demanio e servizi pubblici, Edilizia privata. Il problema speciale delle città in ricostruzione;
6° Estetica generale dell’Urbanistica. Estetica regionale.
Questo tipo di insegnamento, molto gerarchizzato, termina nel 1918, e l’Ecole d’Art Public, poco elegantemente fatto sloggiare, emigra al Collège des Sciences Sociales, poi si sgretola. Ritroviamo Monsieur Raoul de Clermont che continua a insegnare diritto amministrativo (5° sez.) al Musée des Arts Décoratifs, mentre Monsieur Agache, fino al 1933, terrà conferenze al «Collège des Sciences Sociales ». Dopo un ultimo sforzo da parte della Société Française des Urbanistes, questa scuola privata scomparirà.
Lo spazio lasciato dall’Ecole d’Art Public, rue de Sévigné, è immediatamente occupato dalla nuova « Ecole pratique d’Etudes Urbaines et d’Administration Municipale» creata ufficialmente, presso l’Institut d’Histoire, de Géographie et d’Economie Urbaines della Città di Parigi, dal Conseil Général de la Seine, su impulso di Henri Sellier.
Titolo e programma rivelano alcune influenze dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes (Sorbona) e dell’Ecole Libre des Sciences Politiques.
Analizziamo il primo opuscolo informativo: l’oggetto dell’insegnamento «ha un triplo carattere, scientifico, utilitario e divulgativo. Bisogna innanzitutto fare scienza per trarne poi applicazioni per la vita di tutti i giorni, e bisogna divulgarla ampiamente perché possa esercitare più rapidamente e completamente la propria a zione benefica sull’esistenza umana».
«L’insegnamento in questione si indirizza dunque, sotto la forme scientifica, a coloro che hanno a cuore il progresso di una scienza che conferisce una particolare importanza al ruolo considerevole giocato dalla città nella civiltà contemporanea. Si rivolge, sotto la forma utilitaria, a tutti coloro che si preparano a carriere in posti di funzione amministrativa o tecnica, che necessitano la conoscenza delle applicazioni pratiche di questa scienza. Si indirizza, infine, sotto la forma divulgatrice, all’insieme del pubblico che ha bisogno di familiarizzare con nozioni che occupano uno spazio sempre più grande nella vita di ogni giorno».
«Ma, dato che in questo ordine di idee – almeno in Francia – le applicazioni della scienza sono singolarmente in ritardo sulla scienza stessa, c’é interesse a fornire innanzitutto la parte utilitaria e divulgatrice, senza tuttavia trascurare l’aspetto scientifico puro, fondamento di tutto» (beata epoca, quella in cui si credevano le applicazioni in ritardo sulla scienza!).
«È soprattutto l’aspetto utilitario, che si applica alle diverse professioni, municipali o altre, che non si sapranno esercitare senza queste conoscenze, che è esaminato nel programma di seguito».
Il programma dei corsi comprende:
1° L’Evoluzione delle città in generale, di Parigi e dell’agglomerazione parigina in particolare;
2° L’Arte Urbana in generale, di Parigi e dell’agglomerazione parigina in particolare;
3° L’organizzazione amministrativa delle città, della vita urbana in Francia in generale, di Parigi e dell’agglomerazione parigina in particolare;
4° L’Organizzazione sociale della vita urbana in Francia in generale, a Parigi e nell’agglomerazione parigina in particolare;
5° L’Organizzazione comparata della vita urbana all’estero.
I corsi si tengono alle 18, constano di una lezione settimanale ciascuno, a partire da novembre e fino a luglio.
«L’insegnamento dura due anni, alla fine di ciascuno dei quali si sostiene un esame davanti al Comité de perfectionnement, e al corpo insegnante. Il primo di questi esami ha l’effetto di ammettere al secondo anno, il secondo di essere ammessi a sostenere la prova finale che procura il diploma di licenza. Ciascuno dei due esami comprende delle composizioni scritte e delle interrogazioni orali, vertenti sulle materie dei corsi. Quanto alla prova finale, essa consiste in un lavoro personale (memoria, piano ecc ...) scelto dal Comité de perfectionnement e dal gruppo docente.
« L’esprit de l’enseignement» dichiara: «Ciascun corso comprende una esposizione teorica e dei lavori pratici. E dato che la scienza delle città è essenzialmente scienza di osservazione, escursioni di studio sono finalizzate a mostrare come conviene osservare, nelle sue diverse manifestazioni, il fenomeno urbano».
Ecco le «Carriere alle quali l’insegnamento prepara»: «In primo luogo ci sono gli impieghi amministrativi o tecnici dipendenti dalla Prefettura della Senna e Servizi annessi, così come l’impiego di rédacteur alla Prefettura di Polizia.
«Poi, c’è l’insieme delle carriere municipali (segretario generale comunale, architetti o ingegneri municipali, funzionari preposti alla Viabilità, alle acque, alle fogne, all’igiene, ecc ...) o alcune professioni speciali, come quella di architetto-paesaggista, potranno toccare l’arte urbana.
«Ci sono anche le diverse funzioni che toccano questioni sociali o economiche alle quali la città fa da cornice, o che determina (Società o Uffici pubblici per le case popolari, personale amministrativo o tecnico delle Camere di Commercio, ecc...)».
«Ci sono infine tutti i tecnici, architetti, ingegneri ecc., ai quali la legge del 14 marzo 1919, che prescrive alle città di redigere piani regolatori, di abbellimento e di ampliamento, apre vasti orizzonti e una nuova carriera piena di prospettive: la loro formazione a questo riguardo è precisamente uno degli obiettivi essenziali di questo insegnamento».
Le risorse per lo studio dell’Institut d’Histoire, de Géographie et d’Economie Urbaines: collezioni, centro di documentazione, e come la nuova rivista La Vie Urbaine, sono messe a disposizione degli studenti.
Si ricorda, inoltre, che la Città di Parigi ha fondato all’Ecole Pratique des Hautes Etudes «un insegnamento che, nell’ambito della ricerca scientifica pura, completa l’insegnamento più propriamente utilitario di rue de Sévigné» e che porta, nel 1919-20, ai dati del piano urbano, prescritto dalla legge 14 marzo 1919, studiato dal punto di vista della Geografia urbana».
Non bisogna dimenticare lo «aspetto divulgativo dell’Insegnamento» che è stato troppo rapidamente abbandonato e che si propone:
«1° La divulgazione tramite la parola, sotto forma di conferenze pubbliche;
«2° La divulgazione per immagini, sotto forma di proiezioni cinematografiche o di altro tipo, destinate al pubblico generale o riservate a speciali gruppi, d’intesa col Secrétariat à l’Enseignement, oppure sotto forma di mostre pubbliche;
«3° La divulgazione tramite disponibilità per tutti, in forma istruttiva o educativa appropriata, di libri, riviste e giornali dedicati alle questioni urbane;
« 4° La divulgazione tramite opuscoli o periodici».
Questa scuola cambia quasi subito di nome, e diventa « Ecole des Hautes Etudes Urbaines».
Il programma dei corsi diventa più gerarchizzato, e si distinguono quattro corsi fondamentali:
1° Evoluzione delle città;
2° Organizzazione sociale delle città;
3° Organizzazione amministrativa delle città;
4° Arte Urbana.
Parallelamente a ciascuno di essi sono organizzate delle conferenze destinate allo studio approfondito di un determinato problema. Una serie generale di conferenze su «La Vita urbana all’Estero», infine un certo numero di proiezioni particolarmente destinate alla preparazione dei membri del personale della «Direction de l’Extension de Paris à la Préfecture de la Seine» completano l’insegnamento.
Ciascuna delle parti del programma comporta delle attività pratiche e si dettaglia come segue:
1° L’Evoluzione delle città – considerate come organismi viventi evolventisi nel tempo e nello spazio - comprende una serie distinta di corsi su «l’evoluzione dell’agglomerato parigino»;
2° L’Organizzazione sociale delle città, studia la popolazione metropolitana - specialmente il dipartimento della Senna – i suoi bisogni e le sue crisi, così come l’azione (preventiva, palliativa) resa necessaria da questa situazione, e comporta delle conferenze sul «Municipalismo» o «l’Interventismo» municipale, in Francia e all’estero, così come sulla «Igiene dell’Abitazione»;
3° L’Organizzazione amministrativa delle città comporta delle conferenze sulla «legislazione urbana del futuro»;
4° L’Arte urbana, comporta delle conferenze annesse su «l’Arte dell’ingegnere municipale».
Infine, la serie generale di conferenze «La vita urbana all’estero» comporta conferenze su «I principi della Città Giardino» e la loro applicazione in Inghilterra, che si gonfieranno esageratamente più tardi.
Bisogna notare particolarmente il desiderio di prevedere dei «Lavori pratici di insegnamento» sotto la direzione generale dei professori. «Dei locali speciali dove sono raccolte collezioni di opere, riviste, carte, piani, fotografie, grafici, ecc..., sono messi a disposizione.
Questi locali sono aperti tutti i giorni non festivi, dalle 10 del mattino alle 6 della sera, alle persone che seguono l’insegnamento, e che ci troveranno, oltre agli strumenti di lavoro necessari, aiuto e consiglio». Nei fatti, questo insegnamento pratico non ha funzionato.
Le condizioni dell’insegnamento sono precisate: «ciascun corso ha luogo, nei limiti di tempo che gli sono stati assegnati, una volta alla settimana». C’è una modifica delle prove: «un esame è sostenuto alla fine del primo anno, per passare al secondo. Una prova finale, consistente in particolare di un lavoro personale (memoria, piano, ecc...) scelto dal candidato d’accordo coi professori, e giudicato da una giuria designata dal Signor Prefetto della Senna (?) è prevista il secondo anno per ciascuno dei corsi fondamentali. Queste prove possono essere sostenute concorrentemente o separatamente, a scelta dell’allievo. Ciascuna di esse comporta l’attribuzione di un certificato: il possesso dei certificati concernenti le branche «Evoluzione delle Città» e «Arte Urbana» dà diritto al brevetto« Aménagement des Villes»; i certificati concernenti le branche «Organizzazione sociale delle Città» danno diritto al brevetto « Administration municipale». Il possesso dei due brevetti succitati darà luogo alla concessione del Diplôme d’urbaniste. È previsto che le note segnaletiche, sottoposte alle Commissioni di graduatoria incaricate di preparare le tabelle di avanzamento dei funzionari del Dipartimento, della Città di Parigi e dei Servizi assimilati, comporteranno l’indicazione dei certificati, brevetti, diplomi rilasciati dalla Scuola».
Il reclutamento mostra subito che è il caso di distinguere fra «Aménagement des villes» e «Administration municipale». Si vedrà più tardi una maggiore differenziazione.
L’Ecole des Hautes Etudes Urbaines è accorpata all’ Université de Paris nel 1920. Diviene, nel 1924, « Institut d’Urbanisme», costituito nella sua forma attuale, e transferito, da allora, alla Sorbona. Possiede, nel 1928, un Conseil de Perfectionnement e un Conseil d’Administration che non comprende alcun urbanista praticante ( savant o artiste), ma amministratori, giuristi e funzionari, benché si sia previsto «per lasciare ampiamente aperta la porta alle competenze, che il Consiglio potrà presentare al Rettore delle personalità che si saranno fatte conoscere per il loro lavoro o per l’interesse rivolto agli studi».
Se il programma fa notare, cosa esatta, « che contrariamente alle istituzioni simili all’estero, che per la maggior parte non esaminano che uno o alcuni aspetti dei problemi urbani», l’Istituto « comprende l’insieme dei problemi generalmente rappresentati dall’espressione: urbanistica», il Consiglio pare concepire assai male questo insieme.
È esatto che «non si può pensare che l’Urbanistica rappresenti il dominio esclusivo dell’architetto, dei costruttori di città, e meno ancora ammettere che si riassuma nell’elaborazione di piani di quartieri della città, di piani di città ... che non sono che la manifestazione delle rivendicazioni di igiene (?), di benessere, risultanti dallo sviluppo sconsiderato delle nostre città industriali moderne» ... «Il problema si estende a tutte le condizioni infinite e multiple dell’esistenza umana ... A questo titolo, appartiene anche all’amministrazione, a colui che, ad un titolo qualunque, è chiamato ad esercitare un’influenza o una missione la cui ripercussione ha eco nella vita comune».
Tuttavia, se non si parla più di una scienza «in anticipo sulle sue applicazioni», non sembra si sospetti esserci una scienza da fare, scienza innanzitutto d’osservazione e che non è fatta né di tecnica, né d’amministrazione, ma che si avvicina piuttosto alla geografia umana e alla morfologia sociale, e che – visto che si tratta di ruolo sociale, dell’essere umano – trae i suoi dati nello stesso tempo dalle leggi della vita e dalla psicologia collettiva.
LaSezione: Evoluzione delle città, grazie al suo fondatore Marcel Poëte, continua a restare la sola sezione ad cui si sprigiona lentamente una scienza di osservazione.
La Sezione: Organizzazione sociale delle città, diretta da Monsieur Fuster, comprende sempre, in aggiunta, delle conferenze sulla Igiene dell’Abitazione.
La Sezione: Organizzazione amministrativa delle città, professore Monsieur Jèze, si gonfia di conferenze su «l’Organizzazione dei grandi servizi pubblici nella banlieue parigina», tenute da Henri Sellier; su «Le questioni attuali di oganizzazione delle Capitali», tenute da Joseph Barthélémy; su «La vita municipale all’Estero», su «Il mantenimento dell’ordine nella città».
La Sezione: Organizzazione economica delle città,nuova nata, espone attraverso la voce di Monsieur Bruggeman i principi della città-giardino di Howard e si completa di conferenze sul «Municipalismo» tenute da Monsieur W. Oualid, in attesa di invertire questo ordine con il cambio di direttore.
La Sezione di Arte Urbana si è felicemente sviluppata. Comprende tre urbanisti professori: i Signori Bonnier, Gréber e Prost, che si ripartiscono l’insegnamento, così come le conferenze, su «l’Arte dell’ingegnere municipale». I corsi pratici sono intercalati da corsi teorici, il soggetto dell’esercitazione pratica è dato ciascun mese dal corso pratico del mese seguente.
Tutti questi studi sono sanzionati da un diploma, che si dichiara «assimilato (?) a quelli degli istituti di insegnamento superiore» e che dà accesso «ai concorsi di ammissione agli impieghi della Prefettura della Senna: Commissaire-répartiteur aggiunto alle imposte dirette della Città di Parigi ( ?), Ingegnere-geometra aggiunto al Piano di Parigi, Rédacteur alla Cassa di Credito Municipale di Parigi (?), Rédacteur all’Assistenza pubblica (?), Segretario amministrativo (?) all’Ufficio pubblico di igiene sociale, ecc... » altrimenti detto: a tutto, salvo alla professione di urbanista.
Per il reclutamento, in difetto di veri diplomi, «Francesi e stranieri potranno produrre tutti i certificati attestanti (?) che il candidato ha una cultura generale sufficiente per seguire l’insegnamento» (controllo per i meno insufficienti).
«L’esame conclusivo degli studi comprende:
« a) Delle prove orali;
« b) La redazione e discussione di una memoria».
L’allievo che ha concorso con successo ha il titolo di « Diplôme de l’Institut d’Urbanisme». Ricordiamo che alla costituzione della «La Société des Diplômés de l’Institut d’Urbanisme», è stato precisato che i diplomati non potevano avere il titolo di «Urbaniste-Diplômé».
Dopo speciale deliberazione del Giurì, un diploma di «Lauréat de l’Institut d’Urbanisme» può essere rilasciato, inoltre, al Diplomato «che è stato giudicato degno della distinzione precedente e che ha ottenuto una borsa di viaggio a causa delle modalità particolarmente brillanti con cui ha sostenuto la propria tesi».
Nel 1939, ritroviamo l’Institut d’Urbanisme nei locali dell’Institut d’Art et d’Archéologie, dove è emigrato nel 1933, ma senza grandi cambiamenti, mentre invece la scienza urbanistica e le sue applicazioni si sono considerevolmente evolute. In particolare, non è più solo questione di città, ma di regioni e agglomerazioni rurali; si parla correntemente, quali che siano i pericoli di questi neologismi, di urbanistica rurale, regionale, nazionale, o superurbanistica.
Dopo il 1934, un afflusso considerevole di architetti, la diffusione delle idee, l’avvento alla moda della parola urbanistica, la necessità di creare dei professionisti dell’urbanistica, hanno condotto i migliori allievi, o antichi allievi, a chiedere sweri ritocchi all’insegnamento. Questo d’altronde senza alcun risultato: il direttore, malato, in Belgio, non vedeva più in là delle città-giardino inglesi. D’altra parte, il successo finanziario dell’insegnamento presso le amministrazioni comunali e prefettizie faceva dimenticare, ancora, il bisogno urgente di educare dei «creatori».
Andiamo quindi a tentare di esporre come dovrebbero organizzarsi le cinque grandi divisioni che non si possono, al momento, modificare.
Ciascuna di esse dovrà presentare un fascio di Scienze pure, di Applicazioni e di Lavori pratici.
Così, la prima Sezione: Evoluzione delle Società o delle agglomerazioni umane, e non semplicemente delle città, comporterà alla base qualche nozione essenziale di biologia generale e di psicologia collettiva, che mostri come si possano sviluppare una serie di osservazioni metodiche di carattere universale. Dopo questa si svolgerà il quadro della formazione ed evoluzione degli agglomerati umani nelle diverse civiltà.
Il Corso fondamentale di Evoluzione delle Società Umane potrà essere accompagnato da Lavori pratici aventi come obiettivo la costituzione di schemi visuali, sintetizzanti l’insieme dei dati materiali e spirituali analizzati nel corso, per una data agglomerazione (vedere gli schemi di «Parigi, la sua evoluzione creatrice», attivato all’Ecole Pratique des Hautes Etudes; Titolo V. pp. 187-199).
La seconda Sezione: Organizzazione sociale degli agglomerati, dovrà iniziare con qualche conferenza di morfologia sociale applicata allo stato sociale contemporaneo. A questo insegnamento teorico seguiranno le importanti applicazioni pratiche della statistica all’analisi sociale, ma queste applicazioni dovranno essere studiate non da un giurista o un amministratore, ma da un geografo, che non consideri le cifre per sé stesse, ma come rappresentazione sul terreno di qualcosa di concreto. Pensiamo ai lavori di geografia statistica come lo «Atlas National de Géographie».
I lavori pratici potrebbero portare in rappresentazione visiva le funzioni della città, mirando, da un lato, a riportare quelli che abbiamo chiamato i profili psicologici delle agglomerazioni e che, mentre gli schemi della prima sezione avevano come scopo di mostrare l’evoluzione e le tendenze dell’agglomerazione in movimento, spaccati e momenti dati; d’altra parte, scoprire le cellule sociali, in particolare le comunità di luoghi completamente dimenticate, mentre lo spirito comunitario è alla base di ogni raggruppamento sociale.
Le «conferenze di Igiene» annesse, saranno delimitate e, soprattutto coordinate con quelle sulla «Arte dell’Ingegnere Municipale».
Non bisogna dimenticare, infatti, che numerosi allievi dell’Institut d’Urbanisme hanno già seguito gli insegnamenti dello «Institut de Technique Sanitaire», dove quest’ultimo soggetto è molto sviluppato, e che non mancano lavori disponibili su questo argomento. All’inizio, non si dovrà sviluppare nel corso di un insegnamento complementare, come quello dell’I.U., quello che gli allievi possono apprendere, da soli, nelle opere classiche.
La terza Sezione: Organizzazione economica degli agglomerati, non ha, di fatto, avuto sinora un titolo. È indispensabile dotarla di un corso fondamentale sull’organizzazione economica, che vada dalla fattoria alla regione, e che dovrà essere tenuto da un geografo-economista. Come applicazione, un certo numero di conferenze sulla «Città Giardino di Howard e i suoi risultati» e sul «Municipalismo».
I lavori pratici potranno esercitarsi su mappe o profili come nella prima e seconda Sezione.
Sottolineiamo che la necessità di associare i geografi alle nostre ricerche è dimostrata dai fatti: la costituzione, nel 1936, alla Sorbona, di un «Centro di Géografia Fisica e di Geologia dinamica applicato all’Urbanistica» che è servito al perfezionamento di un certo numero di Diplomati dell’Institut d’Urbanisme, saenza parlare dei Corsi esistenti all’estero, a Amsterdam o a Utrecht.
La quarta Sezione: Organizzazione amministrativa degli agglomerati, dovrà evidentemente adattarsi alle riforme in corso. È la sola sezione dove i giuristi occupano tutto lo spazio. Essa dovrà riversare il suo troppo-pieno nella « Ecole Nationale d’Administration Municipale» creata presso 1’I.U. Là ancora, non si dovrà scordarsi che gli amministratori, allievi dell’Institut d’Urbanisme, hanno innanzitutto, per la maggior parte, già seguito i corsi dell’E.N.A.M. e che inoltre le opere edite abbondano. È dunque inutile caricare il numero di ore dei corsi già così ristretto dell’I.U.: circa 150 all’anno, di quanto si può leggere a casa propria in otto ore. È difficile, al momento attuale, precisare il senso delle riforme da farsi.
La quinta sezione sembra essere la sezione eminentemente pratica, il coronamento delle analisi precedenti, dato che conduce alla materializzazione dei concetti. Di fatto, dovrà comportare, anch’essa, un insegnamento dogmatico.
Non bisogna dimenticare, in effetti, che fra tutti i corsi su settori dell’urbanistica, non c’è un Corso di Urbanistica, o corso di sintesi, che permetta agli allievi di includere la parte di ciascuna delle differenti discipline nella scienza propria dell’urbanistica.
Allo stato attuale di questa scienza all’inizio, non si può agire oltre qualche conferenza, ma esse sono fondamentali se le giudichiamo sperimentalmente, dopo dieci anni, attraverso le riflessioni degli allievi.
Questa rapida rivista dovrà essere seguita da un Corso teorico di Costruzione degli agglomerati del quale i professori attuali si divideranno l’onere. Uno sarà professore di teoria, gli altri si incaricheranno sia della composizione di elementi separati, sia della composizione di insieme. I lavori pratici qui saranno fondamentali e dovranno essere accuratamente controllati.
Accade che numerosi allievi di origine amministrativa sono incapaci di eseguire questi lavori, perché non conoscono i principi elementari del disegno e della composizione. Essi fanno frequentemente eseguire i loro compiti da tecnici esterni. A questo trucchetto, nefasto per tutti, parrebbe più giudizioso sostituire onestamente delle équipes (analoghe a quelle del concorso delle tre Arti, all’Ecole des Beaux-Arts, che comprendono: un architetto, un pittore, uno scultore). Per formare questi gruppi si assoceranno liberamente: un amministratore, uno o due tecnici (architetti o ingegneri), e infine un «artiste cultivé» che analizzi particolarmente l’evoluzione del soggetto. Ciascun gruppo presenterà collettivamente un progetto completo.
Dal punto di vista psicologico, tanto è utile insegnare agli amministratori a «leggere un piano», quanto è pericoloso lasciar loro supporre di saper usare una matita e progettare – visto che ci si mettono dieci anni per impararlo alle Beaux-Arts preparandosi al concorso di Roma. Ogni architetto che ha avuto «clienti che hanno fatto del disegno» sa cosa gli è costato.
A questa sezione saranno ricongiunte le conferenze sulla «Arte dell’Ingegnere Municipale», che dovranno studiare non solo i Servizi Municipali, ma molto precisamente l’incidenza di questa arte dell’ingegnere sulle strutture degli agglomerati. Comprendono, dopo poco, e per fortuna, alcune esercitazioni pratiche.
Scientificamente riorganizzate le grandi divisioni fondamentali dell’insegnamento, il livello dell’I.U. ne uscirà rinforzato se si controllano seriamente le acquisizioni degli allievi. È dunque indispensabile, non non solo procedere al controllo individuale delle presenze, ma ancora, al momento degli esami, giungere realmente alla pratica delle prove scritte, alla fine del primo e secondo anno, per i corsi fondamentali.
Gli allievi che avranno superato questi due esami saranno titolari di un Certificat de fin d’études. Questo dovrà essere rilasciato dopo il secondo esame superato. Si verificano, infatti, parecchi abusi di titolo; prendono il nome di «Anziani Allievi dell’I.U.» dei giovani che hanno frequentato, raramente, e non hanno punto superato esami. Il possesso del certificato permetterà un controllo agevole e aiuterà la lotta contro gli abusi.
Per le tesi, converrà precisare per quanto possibile il loro scopo e cosa dovranno comportare. Gli studenti presentano spesso dei soggetti troppo vasti per dar luogo a qualcosa di diverso dal generico; all’interno di ciascun argomento di insieme, dovrà essere accuratamente delimitato un punto di dettaglio pour scoprire le qualità di osservazione del candidato; d’altro canto, alcuni soggetti sono ripresi a un’epoca troppo ravvicinata, senza visibile progresso. Non bisogna dimenticare che la scienza urbanistica necessita la costruzione di monografie precise, e che le buone tesi dell’I.U. sono le rare fonti di questo genere di lavori.
Realizzata questa messa a punto della struttura attuale, l’Insegnamento dell’Instituto resterà ancora insufficiente per la categoria degli Architectes-Urbanistes, Directeurs de Plan, così come li definisce la circolare ministeriale del 1921. Per questi ultimi, bisogna considerare un terzo anno di perfezionamento. Per questi ultimi soltanto, perchè come abbiamo detto gli amministratori provengono, per la più parte, dall’.E.N.A.M. (Ecole Nationale d’Administration Municipale) e i geometri e ingegneri dall’Institut de Technique Sanitaire; la regolamentazione della professione di architetto condurrà a conferire ai soli architetti diplomati il diritto di dirigere piani urbanistici, «a condizione che detti architetti diplomati abbiano seguito studi complementari di urbanistica all’Institut d’Urbanisme».
Tutti gli allievi che abbiano completato i primi due anni e presentato con successo la loro tesi porteranno, come avviene attualmente, il titolo di diploma, o meglio- per evitare ogni confusione – quello di Breveté de l’Institut d’Urbanisme.
Gli architetti già diplomati a una Scuola di Architettura e brevettati dell’I.U. porteranno, dopo il terzo anno terminato con successo, il titolo di Urbaniste-Diplômé par l’Etat, titolo che potrà essere assimilato, seriamente stavolta, a quello delle Grandes Ecoles.
Questo terzo anno non si può concepire che sotto la forma di «Atelier», la sola che si addice all’insegnamento artistico della grande composition.
Di fronte all’indifferenza ufficiale mostrata prima della guerra per questo insegnamento pratico indispensabile, abbiamo dovuto aprire un Atelier libero, nel quale degli studenti si sono riuniti – di loro propria volontà, e non per ottenere un pezzo di carta. Il successo è stato sanzionato allo stesso tempo dal Grand Prix du Salon des Urbanistes vinto collettivamente, come risultato di un anno di funzionamento, e dalle posizioni occupate attualmente dai vecchi partecipanti.
Per l’ottenimento del diploma, ci si può ispirare all’esempio di Liverpool – uno dei migliori dal punto di vista professionale – che richiede la preparazione di almeno due progetti urbanistici completi per zone assegnate: uno studio per la ricostruzione di una zona esistente e un progetto di risoluzione di un delicato problema urbanistico sotto determinate condizioni: gestione urbana, architettura urbana, decoro urbano.
Il soggetto sarà definito dai professori di teoria, e potrà essere lo stesso per tutti, o meglio, adattato alla nazione, alla regione, all’agglomerazione del candidato. Potrà essere, ancora, lo sviluppo grafico di una memoria che abbia gia ottenuto il brevetto. Riguarderà sempre una applicazione professionale, conformemente ai regolamenti esistenti, e non potrà essere un fatto di anticipazione utopica. Sarà giudicato dai suddetti professori su schizzi, poi a piccola scala, e infine su elaborato completo. L’esecuzione del lavoro avrà luogo nell’atelier, dove ognuno approfitterà dell’ambiente e dei consigli pratici del Chef d’Atelier.
Infine, dato che gli urbanisti sono chiamati ad occupare alte funzioni di organizzazione o pianificazione regionale, gli Urbanistes-Diplômés, che saranno inoltre Lauréats (a titolo indicativo, ne esiste attualmente una dozzina) saranno ammessi a candidarsi al grado di Urbaniste-Docteur (analogo a quello di Ingénieur-Docteur) secondo i regolamenti universitari. Il che permetterà, inoltre, di formare un corpo insegnante per l’urbanistica.
L’Institut d’Urbanisme comprenderà, allora, non solo un insegnamento completo dal punto di vista della teoria e delle sue applicazioni, ma un vero e proprio laboratorio di attività pratiche, dal qual soltanto si possono sviluppare i principi della scienza urbanistica. La gerarchia: Ecole Nationale d’Administration Municipale, Breveté de l’I.U., Urbaniste-Diplômé de l’Etat, Lauréat de l’I.U.,Urbaniste-Docteur metterà ciascuno al suo posto, come in una composizione di Le Nôtre.
Parigi, 3 novembre 1940.
Nel 1944,dopo i violenti attacchi di Monsieur Roux-Spitz, su l’Architecture Française, e i suggerimenti della Commission d’Urbanisme della S.A.D.G., un terzo anno comincia ad avviarsi. Nel frattempo, le nomine di René Maunier al corso di organizzazione sociale ed economica delle città, del dottor Hazemann al corso di igiene sociale, del geografo Clauzier, hanno davvero risolto lo squilibrio causato dal corso di Diritto.
Ma la formazione dei tecnici dell’Urbanistica resta da intraprendere, congiuntamente al Ministère de l’Urbanisme.