Diluvio e fango gli danno l’addio. L’ultimo ring che aspetta Guido Bertolaso è ancora in Campania, nella Piana del Sele dove una gravissima alluvione spazza via un ponte di acquedotto, riduce con i rubinetti a secco 400mila famiglie e spinge i diciotto sindaci a invocare «lo stato di emergenza». Il capo della Protezione civile li affronta e li gestisce per due ore, è uno di quei tavoli di cui «non sentirà la mancanza». Promette soldi, poteri di deroga e un fidato commissario straordinario del Sele. «Le decisioni saranno adottate nel Consiglio dei ministri di martedì prossimo», è il suo impegno. Poi infila un’uscita laterale dello scalo di Pontecagnano e salta su un elicottero. Beffati i giornalisti. Non vuole domande, Superman. Almeno nell’ultimo giorno. «Più sollevato che stanco», dicono.
L’uscita di scena si consuma lontano dai riflettori e sotto l’onda di un’altra emergenza. I lampi squarciano il cielo del suo rientro a Roma, direzione Palazzo Chigi per le ultime consegne al sottosegretario Gianni Letta, che sta già provvedendo a nominare il (noto) successore: Franco Gabrielli.
Sono le 19.30 quando si chiude l’ultima riunione di mister Emergenza. Il fermo immagine è su un alto funzionario che volta le spalle alla terra che lo aveva lanciato come autore del miracolo rifiuti e lo ha derubricato a sconfitto, appena qualche giorno fa, nella sua ultima stagione da sottosegretario. Nell’amaro ritorno a Napoli, un mese fa, SuperGuido ha davanti a sé nuovi, clamorosi cumuli di immondizia e le guerriglie urbane che si alternano da Terzigno a Giugliano. Sulle spalle, l’onta di un’inchiesta che lo vede indagato per corruzione e ha da sfondo la cricca che ha lucrato anche sul dolore dell’Aquila. «So di aver subito una grave ingiustizia - ci torna su di recente, Bertolaso, ormai cauto - ma confido ancora molto nella magistratura e posso solo augurarmi che il tempo ristabilirà la verità dei fatti». È stato anche l’uomo degli eventi mondiali di successo, dal Giubileo ai funerali di Papa Wojtyla. Una carriera al servizio di governi di destra e sinistra. Poi l’ultimo cammino al fianco di Berlusconi, la sua nomina a sottosegretario, il ruolo di colui che scioglieva le grane, a ogni costo. Fino a diventare il cerimoniere delle calamità. Le emergenze che diventavano palcoscenico. Come a L’Aquila. Prima che arrivasse la valanga di accuse, e i sospetti sul "sistema gelatinoso". «Ho dato l’anima in questi nove anni. E me ne vado con le pezze al culo, sereno», è il suo ultimo sfogo.
Bertolaso l’aveva immaginata in altro modo la sua ultima giornata prima della pensione. Per ieri aveva un appuntamento a Sant’Angelo a Scala, Avellino: doveva consegnare una casa, cioè un accogliente prefabbricato, ad Ernestina Cristiano, 69 anni, 23 dei quali passati in un container. «Sono qui per il rispetto di un impegno e di una promessa che ti avevo fatto». Una goccia d’affetto. Poco dopo eccolo al tavolo con i sindaci della Piana del Sele. Dall’incontro, a porte chiuse, si sente gridare qualche primo cittadino come il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca. Poi altri sindaci arringano sulla difficoltà di «garantire acqua potabile», sulla necessità di «risolvere il problema assolutamente entro Natale, altrimenti non solo l’economia agricola e le aziende della mozzarella andranno in crisi, ma interi comparti industriali e commerciali». Bertolaso assicura: sarà Edoardo Cosenza, l’assessore regionale ai Lavori pubblici, già preside del Politecnico napoletano, il commissario straordinario dell´alluvione del Sele.
E alla fine è proprio Cosenza ad offrirgli il commiato d’onore. «Il governo deve muoversi in fretta - avverte - altrimenti non potremmo farcela, occorrono 5 milioni e sono sicuro che il sottosegretario si impegnerà fino all’ultimo minuto. Però, ora consentitemi di salutare da esponente istituzionale uno dei migliori italiani che io abbia mai conosciuto». Applauso corale e lungo, che si sente dall’hangar. Applaude anche De Luca. È grato anche Ernesto Sica, il sindaco di Pontecagnano che ospitava l’incontro: è l’ex potente dimezzato, l’ex amico di scorribande a Villa Certosa, oggi inquisito nella vicenda della P3, l’uomo che avrebbe concepito il dossier diffamatorio che serviva a silurare il governatore Stefano Caldoro. Ancora fango. Non solo quello del meteo. Un destino beffardo, anche nell’ultimo giorno, sembra salutare mister Emergenza.