Trovo che la promessa di non demolire le case abusive fatta alla vigilia del voto abbia qualcosa di sconcio e disperato insieme. Come una confessione a cielo aperto che mentre strizza l’occhio alle mafie e alle camorre, ai furbi alle cricche ai criminali e ai disperati, appunto, dice sono uno di voi: sono criminale e disperato anche io. Tranquilli, se mi votate siete a posto. Potete smettere di nascondervi, non verrà la finanza, guardatemi, sono il vostro campione, il vostro Batman. Diventiamo tutti allegramente fuorilegge e gridiamolo forte, facciamo vedere che siamo la maggioranza e vinceremo: dopo nessuno di quei tristi legulei garanti della democrazia (ma cos’è poi, la democrazia di fronte ai soldi e all’impunità?) potrà venire a dirci delle regole e del diritto, li manderemo a casa tutti e vivremo nelle nostre case abusive e nelle nostre vite contraffatte felici e contenti. Io nelle ville coi cactus, voi nelle baracche di mattoni, il giovane Moratti nella Bat-caverna al centro di Milano e sua madre a balbettare in Comune.
Siamo uguali, in fondo. Sono uno di voi. Ecco. La truffa mediatica, il messaggio popolare che il più abile dei piazzisti prova a far passare ora che forte è la rabbia e più grande la paura è questo. Perché è vero che in prima battuta si accredita come il garante dell’illegalità al cospetto delle mafie criminali, a Napoli la camorra a Milano le ‘ndranghete nel resto d’Italia le multinazionali dell’illecito nostrane e di importazione. Ma è anche vero che mentre parla alle cricche dei costruttori di palazzi di sabbia, quelli che poi crollano lasciando i morti sui quali piangere lacrime ipocrite e colpevoli, cerca la complicità dei disperati che in quelle case vivono: gente che degli sfarzi dei lussi degli elicotteri dei miliardi di Berlusconi non vedrà altro che le foto ritoccate sui suoi settimanali e che è disperata di una disperazione diversa dalla sua, la disperazione di chi non ha un lavoro uno stipendio né una fogna che si porti via i liquami dei suoi vecchi, non quella di chi rischia di passare la vecchiaia in esilio come un despota latitante che non è riuscito ad incantare i suoi sudditi fino al punto da convincerli che la sua impunità è il bene del meraviglioso e triste paese che ha avuto la sventura e la mollezza di trasformarlo in un eroe. È possibile che gli credano, i disperati degli hintlerland di Crotone, di Cinisello Balsamo e di Somma vesuviana. È possibile che i cassintegrati e i disoccupati, i commercianti falliti perché taglieggiati e i taglieggiatori, i cummenda della veranda e i contadini senza raccolto, le prostitute che sperano in un charter per Arcore e i papponi che le organizzano, i costruttori di protesi e i vecchi senza denti, è possibile che tutti insieme costoro, accomunati da diverse miserie e povertà, vedano in quest’uomo in doppiopetto non il responsabile della loro rovina ma al contrario il salvatore, il bingo umano, il salvacondotto per il perpetuarsi della miserabile sopravvivenza scambiata con l’esistenza a cui avrebbero diritto.
Bisognerebbe che l’opposizione avesse la forza e l’intelligenza non di condannare e disprezzare chi spera che Silvio B. terrà in piedi le loro case e vite abusive ma di parlarci, di ascoltarli, di proporre un’alternativa reale non fra vent’anni ma adesso. Di andare fra chi vive nelle case abusive e dire avete diritto ad una casa migliore di questa, eccola. Noi ve la daremo senza far passare avanti i figli e i nipoti di nessuno. Un’etica. Una moralità sincera e credibile che sappia sconfiggere la corruzione e far sentire tutti parte di una comunità solidale, giusta, migliore.