“Ci impegniamo a sospendere gli abbattimenti degli immobili abusivi perché non si possono mandare tante famiglie in mezzo a una strada”. È stata questa la promessa fatta dal presidente del Consiglio durante la sua ultima visita a Napoli per sostenere il candidato sindaco del Pdl, Gianni Lettieri. L’obiettivo di questa iniziativa è chiaro. Incamerare, non solo per le prossime comunali, il voto di quelle famiglie che vivono nelle oltre 60 mila costruzioni “illegali” sparse per tutto il territorio campano.
Qualcuno mormora che il vero deus ex machina di questa proposta sia stato in realtà l’onorevole Daniela Santanchè che, colpita dalle proteste contro gli abbattimenti, avrebbe suggerito di assecondare le richieste dei manifestanti perché questi si sarebbero rivelati in futuro un bacino elettorale da cui attingere. Se questo sia vero oppure no, poco importa, quello che importa in realtà è che nelle ultime settimane i vertici del Pdl, sia quelli campani che nazionali, hanno fatto a gara per ribadire l’enorme ingiustizia subita dalle “povere famiglie” che rischiano di perdere la casa per colpa della magistratura.
Così la macchina della propaganda si è messa in moto. Prima mostrando, attraverso i racconti di donne e uomini, il dolore di chi, dopo anni di sacrifici ha visto crollare la propria casa sotto i colpi delle ruspe poi lasciando spazio alle promesse del premier e dei suoi accoliti. Una strategia che immediatamente ha portato i suoi frutti soprattutto tra la popolazione napoletana che, immediatamente, ha raccolto l’appello e si è stretta intorno a “chella povera gent ca’ pò fernì miez ‘na via“.
Ancora una volta, la politica ha sfruttato la disperazione dei cittadini per portare acqua al proprio mulino. Il punto però non è questo, anche se poco etico. La questione è infinitamente più complessa. La promessa del Pdl di sospendere gli abbattimenti, infatti, equivale a “condonare” un’illegalità. Perché di questo si tratta. Le strutture che si è deciso di demolire, non sono “solo” le abitazioni di chi finirebbe “in mezzo alla strada” ma sono il frutto di quello sciacallaggio edilizio di cui è stata vittima la Campania negli ultimi trent’anni e, dietro cui si nasconde la longa manus della camorra. Sono ormai decine, infatti, le inchieste della Procura Antimafia di Napoli che hanno dimostrato come i clan stiano da qualche tempo investendo nell’edilizia, grazie alla complicità, e in alcuni casi all’affiliazione, di imprenditori del settore.
Non è un caso, quindi, che la maggior parte dei manufatti abusivi da abbattere si trovino in quelle aree controllate dalle cosche particolarmente attive nel business del “mattone selvaggio“. È il caso di Pianura, popoloso quartiere dell’area flegrea salito alla ribalta delle cronache nazionali per gli scontri nati dall’apertura della discarica di “contrada Pisani”. Lì a comandare è il clan Lago, da sempre attivo, secondo gli inquirenti, nel settore degli “immobili illegali”. A confermarlo sono stati anche diversi collaboratori di giustizia, tra cui Giovanni Gilardi, ex affiliato alla cosca, che nelle sue dichiarazioni ha affermato che durante gli scontri “antidiscarica”, i vertici del clan decisero di sfruttare la situazione per completare alcune palazzine abusive. Per questo fu deciso di “ingaggiare” alcuni gruppi di ultras del Napoli per fomentare gli scontri con le forze dell’ordine in modo da tenerle lontane dai “cantieri”. Anello di congiunzione tra camorra e frange estreme del tifo sarebbe stato, secondo il pentito, Marco Nonno, allora consigliere di Alleanza Nazionale, in seguito arrestato e rinviato a giudizio per queste accuse. Caso vuole che Nonno, confluito nel Pdl, sia anche uno dei candidati di Lettieri che ha preso più preferenze alle ultime elezioni.
A Miano, invece, quartiere a nord di Napoli, i Lo Russo, i cosiddetti “capitoni”, potevano contare sulla “disponibilità” di 4 agenti della polizia municipale in servizio alla sezione “antiabusivismo”. I magistrati della Dda hanno scoperto che chi avesse voluto costruire “manufatti abusivi” in quella zona doveva pagare il clan ricevendo in cambio non solo maestranze legate alla cosca, ma anche la sicurezza che i vigili “addomesticati” non sarebbero intervenuti. Ci sono poi i casi di Giugliano, feudo dei Mallardo, e di Quarto, roccaforte dei Polverino, le due cosche recentemente colpite dalle maxi ordinanze che hanno portato al sequestro di beni, molti dei quali abusivi, per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro. C’è il caso di Marano, dove negli anni scorsi i Nuvoletta hanno lanciato quella che è stata soprannominata l’edilizia floreale per via del fatto che i diversi parchi residenziali “illegali” hanno tutti il nome di un fiore. Poi c’è Casalnuovo, Afragola, Soccavo, Secondigliano e tanti altri.
Il governo quindi si trova di fronte a un bivio. Da una parte bloccare gli abbattimenti, incassando voti e favorendo la camorra. Dall’altra far rispettare la legalità. Non resta da aspettare e vedere cosa accadrà anche se la risposta appare scontata.