Finisce il manto regale delle antiche pietre laviche. E, all´altezza della traversa di via degli Armentieri, quando l´Appia diventa d´asfalto e buche, due turisti stranieri vengono avvicinati da una prostituta. Si è staccata dal gruppetto di donne sedute sotto un albero, tra tracce di fuochi e rifiuti. E li invita: «Annamo? Let´s go, Let´s go!». L´offerta non è a salire in macchina. Ma in un´antica tomba romana che dà sulla strada. È un tugurio, con dentro una branda lercia. La vista dell´interno è protetta da una tendina. Una giovane prostituta la scosta ed esce. Le è accanto il cliente con cui si prende a parolacce perché non le vuole dare i 15 euro pattuiti.
Sembra di essere nella Roma di Fellini. E invece siamo nel parco archeologico dell´Appia antica. Non il lungo ed efficiente viale carico di storia dove - prima e anche subito dopo il Gra - passeggiano turisti e guide. Ma il tratto dove non sono mai arrivati gli operai che, per il Giubileo, grazie a un corposo finanziamento del Comune e della Soprintendenza statale, nel tratto restaurato riportarono alla luce l´antico basolato e misero in posa, se le pietre romane non c´erano più, i sampietrini ottocenteschi. Via degli Armentieri è perciò un limite: dove finisce la strada curata, inizia il degrado. Soprattutto sociale.
Davanti alla tomba successiva, altre due donne siedono davanti a un focherello. E alcuni ceppi fumanti, poco oltre, stanno a dire che la prostituta s´è allontanata da poco. Eppure il cartello del "Parco regionale Appia Antica" recita che è «vietato accendere fuochi all´aperto»; tanto che la Soprintendenza vieta ai padroni delle ville che si trovano nel parco di accendere persino le fiaccole perché la cera rovina le antiche pietre e il fuoco mette in pericolo la vegetazione.
Ma non è certo questa la violazione più macroscopica. C´è un cippo funerario sul quale ignoti hanno scritto con la vernice spray. E c´è - nonostante il cartello dica che «è vietato circolare e sostare con auto e moto al di fuori della strada carrabile» - un continuo via-vai di uomini soli. Entrano con l´auto in gigantesche pozzanghere, dalle quali c´è il rischio di non uscire tanto sono profonde, alla ricerca di amanti da adescare. O di un ragazzo da pagare. Lo scambio di avance e di soldi diventa macroscopico superata la traversa di via Fioranello. E i luoghi degli incontri diventano gli alberi e i cespugli ai lati dell´Appia Antica. Dodici miglia nel Comune di Roma sulle quali sono competenti Campidoglio, Soprintendenza e Regione. E che oggi sono una strada percorribile dalle auto, con i pneumatici che ricalcano il segno lasciato sui lastroni dagli antichi carri romani diretti a Sud.
«Ma questo non è niente. Venga di notte e vedrà il traffico e la prostituzione che c´è» denuncia Franco Pelizon, che abita in una villa. «Fino a tre-quattro anni fa venivano, se sollecitati, a tappare le buche. Ma negli ultimi tempi non s´è visto più nessuno». Il cartello regionale dice anche che è vietato abbandonare i rifiuti. Tra le colonne e i rocchi stesi nell´erba del tempio di Ercole Silvano, ci sono invece cartacce, bottiglie, plastiche. «Recentemente sono venuti a portare via frigo arrugginiti, vecchie tv, water e materassi: le discariche abusive che spuntano spesso lungo i lati della strada», racconta Isabella Gorini, presidente della società che nella villa di Fiorano, dei Boncompagni-Ludovisi, organizza eventi e affitta i saloni per cerimonie e set cinematografici. La dimora novecentesca ospita anche un´Accademia di cultura gastronomica mentre poco più in là c´è il Circolo della caccia alla volpe. «Soci e clienti - spiega la Gorini - hanno problemi a raggiungerci con questa strada dissestata. Ed è capitato che qualcuno sia stato aggredito da chi gli offriva servizi sessuali».
Un´anziana prostituta - una delle poche ultra settantenni romane che continuano a battere sull´Appia - esercita di fronte alla Berretta del Prete. Il monumento è stato restaurato con i, pochi, fondi a disposizione della Soprintendenza. Ed è difeso a da una cancellata verde che impedisce di trasformare il sepolcro in lupanare. È un avamposto che segna una strada da percorrere per sottrarre la Regina viarum al degrado: restauri e cancelli.