«L’Ufficio condono edilizio non collabora nella lotta alla repressione degli abusi sull’Appia Antica». Per questo l’XI Municipio chiede ad Alemanno di commissariare l’Uce. Proponendo al Comune di far gestire ai dirigenti dei municipi le pratiche più urgenti e clamorose. Ma dietro la lentezza con cui vengono sbrigate le richieste di sanatoria, c’è chi vede il fantasma di un nuovo, nefasto condono edilizio.
A dicembre il presidente dell’XI Andrea Catarci ha mandato persino un’auto per prendere il dirigente dell’Uce e portarlo alla conferenza dei servizi su un clamoroso caso di abusivismo nella tenuta della Farnesiana. Ma l’Uce ha mandato un collega che non aveva potere decisionale. Mancando il parere dell´Ufficio condono, l’ennesima, irricevibile domanda di sanatoria non è stata ufficialmente respinta. E le ruspe dell’XI municipio e della Regione Lazio sono state bloccate.
È solo uno dei molti casi di inaspettato stop alla repressione dell’illegalità. «Il sindaco Alemanno - dichiara Catarci - vada a vedere che succede all’Uce, non si capisce il perché di tanta inerzia». E con il suo vice, Alberto Attanasio, chiede che d’ora in poi il Campidoglio, «previo cambio del regolamento», affidi «ai dirigenti dei municipi, personale equiparato a quello comunale, il compito di respingere le domande di condono palesemente errate e irricevibili».
L’obiettivo è incentivare quell’attività di ripristino e reintegro dei luoghi violati che da agosto sull’Appia - grazie all’accordo con l’ufficio antibusivismo della Regione guidato da Massimo Miglio, la soprintendenza statale di cui è responsabile per l’Appia Rita Paris e l’Ente parco, presieduto dal professor Adriano La Regina - ha permesso di demolire abusi in proprietà come quelle di Gaucci, Scarpellini, Cavicchi.
Ma l’Uce non collabora. La società Gemma, che la gestisce, è in affanno. Ha sbrigato solo 8000 delle 60mila pratiche previste entro marzo 2010. E i 350 dipendenti non hanno ancora ricevuto lo stipendio di dicembre, né la tredicesima. Eppure, nel caso del parco dell’Appia antica, le reiezioni dovrebbe essere un atto dovuto. «Andrebbero rigettate in blocco» spiegano Miglio e la Paris. Della stessa opinione l’urbanista Vezio De Lucia. «Grazie al ministro Giacomo Mancini e all’impegno di Antonio Cederna - spiega lo studioso - nel 1965 lo Stato pose un vincolo di "tutela integrale" sull’Appia: la più bella pagina della storia dell’urbanistica italiana. Solo con i condoni si è riusciti ad aggirare le leggi». Per Miglio e De Lucia, la lentezza con cui vengono rigettate le vecchie domande di sanatoria crea quindi ora «il rischio che arrivi un nuovo condono per "sanare" la situazione».