LA SINTESI DELLA PRIMA RIUNIONE
La riunione, che si è tenuta il 15 luglio 2008 presso la sede del Consiglio regionale, per via di disguidi nella trasmissione dell’invito ha visto la partecipazione di un limitato numero di comitati, alcuni dei quali rappresentanti di reti locali.
La riunione è stata aperta da Mario Agostinelli che ha illustrato la bozza di progetto messo a punto con Andrea Rossi riguardante “la costituzione della rete dei comitati in difesa del territorio”. Ne è seguito un dibattito che ha permesso di integrare alcuni punti del progetto che dovrà essere sottoposto a tutti i comitati. La discussione ha affrontato inoltre la questione posta da Locatelli riguardante il modo con cui rendere operativa la rete tenendo presente due aspetti: la massima apertura e la condivisione del percorso e dei contenuti.
È stato fatto presente che per la gestione della Rete Lombarda non si può prendere a riferimento il modello della rete della Toscana dato che essa si è strutturata attorno ad una specifica tematica (il caso Montichiello). La rete della Toscana è strutturata operativamente attorno a 8 gruppi di lavoro composti da un numero variabile di persone, coordinati da un responsabile. I partecipanti alla rete condividono una “carta della rete” composta da un preambolo e da 10 punti. La rete ha un Consiglio di Coordinamento, un Consiglio scientifico ed una Segreteria
Per la Lombardia è stato ipotizzato l’affidamento della gestione della rete a 3 Gruppi operativi (uno per ciascuna macro-area tematica: urbanistica e pianificazione del territorio - ambiente e paesaggio - energia) composti da rappresentanti di comitati (in numero da definire) oltre al Comitato tecnico scientifico ed a una Segreteria.
Per garantire la massima apertura e partecipazione è stata proposta la rotazione periodica dei componenti di ciascun Gruppo operativo. Nella discussione è comunque emersa l’importanza di evitare un sistema organizzativo eccessivamente flessibile poiché esso inciderebbe negativamente in termini di efficienza. Pertanto i partecipanti hanno avanzato un’ipotesi di organizzazione della rete che coniughi la più alta partecipazione possibile dei comitati con la necessità di avere dei punti di riferimento stabili.
Nel corso della riunione è altresì emersa la necessità di “qualificare” la rete (evitando comunque una connotazione di tipo partitico) al fine di non aggregare comitati che, sulla stessa problematica, perseguono obiettivi opposti e/o contrastanti. Per questo motivo si ritiene necessario che l’adesione alla rete lombarda venga fatta sulla base della condivisione di uno “statuto” o “carta” della rete.
Si è inoltre accennato al modo con cui sostenere i costi di gestione della rete: è stata avanzata l’ipotesi di definire una quota associativa annuale da porre in capo a chi vi aderisce.
I presenti hanno inoltre accolto la proposta di indire quattro iniziative a partire dall’autunno sulle seguenti tematiche:
energia sul territorio: fossili o rinnovabili
mobilità e grandi infrastrutture
expo 2015: Milano ed i territori lombard
salvaguardia dell’ambiente e contenimento del consumo di suolo
Infine si sono assunte le seguenti decisioni di carattere organizzativo:
a - inviare via e-mail a tutti i comitati ed alle persone che individualmente hanno accolto la proposta di Bergamo di costituire la rete lombarda, la bozza di progetto riguardante “la costituzione della rete dei comitati in difesa del territorio” al fine di ricevere suggerimenti e proposte (qui in allegato);
b - convocare i comitati lombardi ad una assemblea pubblica il giorno 15 settembre alle ore 18:00 presso la sede della Regione Lombardia al fine di assumere decisioni operative riguardanti la strutturazione e l’organizzazione della rete.
Andrea Rossi
UNA PROPOSTA DI LAVORO
La costituzione di una Rete dei Comitati di lotta deve tener conto:
delle caratteristiche peculiari dei vari Comitati
dei loro punti di forza e di debolezza
della domanda che viene espressa
della volontà dei Comitati a costituire forme di relazione informazione e coordinamento
Elementi caratteristici strutturanti i Comitati di lotta
Si tratta di organismi vertenziali nati per rispondere, in genere, a bisogni locali specifici di varia natura che:
Rivendicano la propria autonomia rispetto alle Istituzioni ed alle forze politiche
Rivendicano la propria autonomia di elaborazione e di decisione
Le decisioni vengono assunte in assemblee pubbliche e con il metodo del consenso
Dispongono di una propria piattaforma rivendicativa/propositiva
Autofinanziano le proprie iniziativeIn genere non hanno una struttura formalizzata –esiste portavoce.
Le cariche non sono permanenti
Sono composti da persone aventi posizioni politiche eterogenee e provenienti da strati sociali diversi
Si rivolgono a tutte le forze politiche ed alle istituzioni al fine di ricercare condivisione e sostegno alla rivendicazione in atto
Attuano forme di lotta decise in assemblee pubbliche
Punti di forza
Sono in grado di mobilitare la cittadinanza locale (non solo) in assemblee, manifestazioni, forme di lotta varie autogestite
Sono in grado di coinvolgere sulla vertenza/piattaforma le forze politiche locali e le istituzioni
Sono in grado di coinvolgere i mass media locali per pubblicizzare la lotta/vertenza in atto
Sono in grado di conseguire i risultati vertenziali attesi in un rapporto di rappresentanza diretta
Punti di debolezza
Limitano il proprio orizzonte vertenziale / di lotta al livello locale
Le lotte/vertenzialità hanno una natura spontaneistica (nascono con la manifestazione del bisogno e dal riconoscimento che ad esso non si dà una risposta pubblica adeguata)
Non dispongono in genere di adeguati sostegni e informazioni di natura scientifica
Tengono limitatamente conto delle esperienze analoghe fatte da altri comitati
Dispongono di limitate risorse economiche per l’autogestione delle lotte
L’esperienza non è quasi mai formalizzata, per cui si perde nel tempo (perdita della memoria)
Le vertenze non si trasformano per lo più in iniziative di carattere generale (dal comitato al movimento)
Non è scontato un rapporto tra comitati e forze politiche
Le vertenze hanno una scarsa incidenza sulla produzione legislativa
La domanda dei Comitati
Collegarsi agli altri Comitati presenti nel territorio lombardo per socializzare (mettere in circolo) l’esperienza attivata, per ricercare sostegno e supporto alla propria vertenza, per conoscere eventuali altre esperienze e per condividere i risultati conseguiti
Costituzione di un Osservatorio sui problemi oggetto di vertenzialità, sulle piattaforme e sui risultati conseguiti
Disporre di conoscenze tecnico-scientifiche e legislative (formazione)
Disporre di un comitato tecnico scientifico a cui rivolgersi per formulare proposte tematiche e dare sostegno alla piattaforma vertenziale (supporto alle vertenze)
Disporre di supporti legali
Produrre cambiamenti in un quadro di coerenza che incida oltre il livello locale
Obiettivi
Ricostruire fino al livello regionale il ciclo di messa a profitto del territorio attraverso la rappresentanza dei singoli Comitati
Disporre di un osservatorio dei bisogni/problematiche presenti sul territorio
Disporre di un osservatorio della vertenzialità e lotte in essere sul territorio
Supportare le vertenze in atto
Attuare forme di scambio e partecipazione attiva - sia interregionali che intraregionali - dei Comitati nelle varie lotte per uscire dalla frammentazione
Sviluppare forme di solidarietà sociale
Superare una visione localistica dei problemi presenti e permettere una lettura complessiva delle problematiche territoriali
Dare alle istanze territoriali provenienti dal basso uno sbocco politico-istituzionale
Definire forme di comunicazione efficaci e partecipate
Organizzazione
Al fine di organizzare in modo efficace la Struttura della nascente Rete dei Comitati si potrebbe pensare ad un percorso a tappe
Costituzione e finanziamento di una struttura per l’organizzazione e mantenimento della rete
Costituzione di gruppo di coordinamento aperto con incarichi revocabili o a rotazione
Censimento ed organizzazione dei comitati (modulistica-segreteria)
Predisposizione sito internet dei comitati e gestione diretta e coordinata
Costituzione di comitati tecnico-scientifici per AREE TEMATICHE
Organizzazione di incontri -convegni -seminari di formazione
Definizione di forme di comunicazione efficaci e partecipate
Questionario
Ad ogni Comitato che vorrà far parte della Rete, verrà inoltre richiesta la compilazione di un questionario nel quale raccogliere le seguenti informazioni:
breve storia del Comitato
problemi oggetto della vertenza
obiettivi della vertenza
controparte della vertenza
alleanze strette forme di lotta attuate/previste
documentazione prodotta sulla vertenza
aspettative dalla Rete dei Comitati
aspettative dai supporti tecnico scientifici
suggerimenti per il finanziamento
aspettative formative
ORGANIZZAZIONE DEL BILANCIO SOCIALE TERRITORIALE (BST)
Il Bilancio sociale territoriale dovrebbe essere strutturato sulle seguenti macro tematiche:
Urbanistica e pianificazione del territorio
Ambiente e paesaggio
Energia
Acqua e beni comuni
Trasporti
Il Bilancio sociale territoriale dovrebbe essere strutturato secondo una matrice che permetta di costruire:
a) Una mappa del bisogno sociale/territoriale (attraverso la costruzione di una matrice in cui si mettono in relazione i TEMI della vertenzialità con la loro LOCALIZZAZIONE
b) Una mappa del bisogno sociale/comitato-organismo-vertenziale (attraverso la costruzione di una matrice in cui si mettono in relazione i TEMI della vertenzialità con il COMITATO PROMOTORE)
L’aggiornamento continuo delle mappe consente il MONITORAGGIO delle vertenze/lotte in atto e la VERIFICA dei risultati conseguiti
(seguono tabelle esemplificative che traducono le indicazioni sopra riportate; scarica il file .pdf allegato)
Un tentativo interessante di aumentare l’efficacia delle singole iniziative di difesa del territorio, tenendo conto di quanto è avvenuto in Toscana dopo lo scandalo di Monticchiello.
In effetti, le iniziative locali hanno un respiro breve, e raggiungono risultati spesso effimeri, se non allargano il loro orizzonte. Non si tratta solo di essere più forti perché si è di più, ma di assumere consapevolezza che le lotte locali saranno sempre minoritarie e perdenti finché non alzeranno il tiro. Generalmente le scelte locali di devastazione del territorio e di privatizzazione dei beni comuni sono conseguenze di atti e decisioni che hanno radici lontane nel tempo (esempio, scelte di piani urbanistici approvati nel silenzio e nell’indifferenza dei cittadini) o nello spazio (esempio, leggi e atti amministrativi regionali o nazionali). Solo collegandosi ad altre iniziative locali e dandosi strumenti capaci di mirare alle cause i risultati potranno essere positivi.
Questa consapevolezza è implicita nei documenti. Forse sarebbe utile che diventasse esplicita, e che ogni comitato si impegnasse a dare (aiutando a colpire bersagli comuni e “lontani”) oltre che a ricevere (assistenza tecnica, informazioni ecc.)