Alla chetichella, sono cominciate le procedure di espropriazione delle aree su cui passerà la contestata superstrada che connetterà la Statale 11 e la Tangenziale Ovest, completando l’anello di collegamento con Malpensa. L’Anas ha approvato il progetto definitivo un mese e mezzo fa e si è già portato avanti, malgrado l’ultimo semaforo verde debba essere acceso dal Cipe, una volta raccolti e vagliati i pareri di tutti enti interessati. Con una notifica a mezzo stampa, il 4 marzo scorso, l’Anas ha infatti dato conto dell’inizio dell’iter di espropriazione dei terreni. Tutti agricoli, dato che la superstrada attraversa il Parco Sud e il Parco del Ticino, compresa una "riserva Mab" (Man and biosphere), come l’Unesco definisce le zone di particolare pregio ambientale. Una qualifica, il Mab, che in Italia l’Unesco riserva solo a sei siti.
La notifica a mezzo stampa dell’espropriazione sostituisce quella individuale. La legge Obiettivo lo consente. «Io l’ho saputo pochi giorni fa grazie a un’amica del comitato No Tangenziale - spiega Renata Lovati di cascina Isola Maria ad Albairate - e poiché i proprietari hanno 60 giorni per presentare le proprie osservazioni, mi domando come faranno ad adempiere centinaia di persone interessate».
La superstrada, divisa in tre tratte, sarà lunga una trentina di km e costerà 420 milioni, dei quali solo 281 sono già finanziati. Insiste Renata Lovati: «L’impatto ambientale sul Magentino sarà enorme, con svincoli sopraelevati, viadotti e ponti. Penso a quello che si costruirà sul Naviglio di Leonardo a Cascina Bruciata. Un ponte che toglierà la visuale della Darsena e di Abbiategrasso là dove si spende in ristrutturazioni dei palazzi storici del Naviglio».
Oltre all’ambiente e alla storia, c’è l’agricoltura. La richiesta di prodotti biologici e a filiera corta è aumentata del 92% negli ultimi 5 anni, secondo i dati di Bio Bank, la banca dati del mondo eco e bio. Quanto alle necessità di trasporto, la soluzione del comitato e di alcuni Comuni è il raddoppio della ferrovia Milano-Mortara. I lavori sono in corso.
Il sindaco di Cassinetta "Faremo ricorso al Tar"
Se quel progetto passasse distruggerebbe un’agricoltura emergente
Domenico Finiguerra, sindaco di centrosinistra di Cassinetta di Lugagnano, vi aspettavate l’avvio della procedura di espropriazione a mezzo stampa?
«La legge Obiettivo permette questa procedura poco trasparente. Stiamo preparando i manifesti per avvertire la popolazione e chiameremo tutti i contadini».
È rimasto meno di un mese per presentare le osservazioni.
«La scadenza è il 4 maggio. Terremo un’assemblea pubblica per decidere come procedere, probabilmente il 28 aprile».
Come Comune prenderete iniziative contro la superstrada?
«Un nuovo ricorso al Tar, non appena il progetto sarà approvato dal Cipe. L’opera è sproporzionata».
Voi siete gli avversari più irriducibili della superstrada.
«Cassinetta, Albairate e Cisliano sono contrari da sempre, ma anche Cusago e Robecco ora hanno delle perplessità, visto il progetto definitivo dell’Anas. Ci sono raccordi e svincoli mostruosi, cavalcavia da 800 metri. Sarebbe distrutta un’agricoltura emergente, legata al biologico e alla filiera corta».
postilla
Come sempre si è colti da inevitabile stanchezza, di fronte all’ineluttabile banalizzazione che la stampa non specializzato di solito fa (senza nessuna colpa particolare, va detto) di problemi assai più gravi e complessi. Si legge di una superstrada, e dell’opposizione praticamente fisiologica di uno sparuto manipolo di simpatici campagnoli, ovviamente attenti a campi, cascine, natura e qualità locale della vita. E invece il piccolo tappo dell’opposizione di Domenico Finiguerra e Renata Lovati (nomi che non a caso poi compaiono spesso in altri più ampi contesti di dibattito) va inquadrato, un po’ come il villaggio di Asterix e Obelix, in un problema MOLTO più vasto: che dalla regione metropolitana milanese in senso allargato, si estende poi per questioni di metodo e merito alla “filosofia dello sviluppo” urbano e regionale del nostro paese. I “gallici” Finiguerra e Lovati, così come i loro più famosi colleghi a fumetti e i meno famosi ambientalisti e amministratori che li affiancano in un’idea diversa di sviluppo, non esprimono semplicemente avversione per qualche svincolo che deturpa il paesaggio agricolo, o per cantieri e opere che taglieranno a fettine le grandi campiture dell’insediamento tradizionale padano ai confini fra la (ex?) greenbelt milanese e la valle del Ticino. Hanno solo capito che i sedicenti oppositori strenui della pianificazione territoriale al governo regionale e nazionale un “piano” ce l’hanno, chiarissimo: trasformare la fascia di interposizione a spazi aperti verso il corso del Po in un equivalente insediativo della fascia pedemontana, e facendolo sperimentare nel nostro paese in forma massiccia tutte le idee di sprawl autodipendente che ancora ci siamo risparmiati.
Detto in altre parole e concludendo: l’attraversamento del piccolo territorio locale interessato dalla nuova superstrada altro non è che la demolizione di uno degli ultimi ostacoli al dilagare della Zia T.O.M. del cui braccio asfaltato settentrionale si sono da poco definiti tutti i particolari con l’avvio operativo della cosiddetta Pedemontana, riverniciata per il momento di verde fra opere di compatibilizzazione e presidente gradito al centrosinistra. Poi si esporterà altrove il know-how (f.b.)