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Marco Garzonio
La medaglia e il rovescio
8 Aprile 2006
Milano
Un altro regalo dell'urbanistica ambrosiana: la nuova Fiera di Milano paralizzata da traffico e disservizi. Da Corriere della Sera, ed. Milano, 8 aprile 2006 (m.p.g.)

Design, mobili, arredi stanno raccontando al mondo la creatività di Milano. È un peccato, però, che la medaglia presenti un rovescio. La mattina è un supplizio raggiungere il polo di Rho-Pero. Come accaduto per manifestazioni precedenti, code e intasamenti rendono impraticabili le strade intorno, fanno salire la tensione di operatori economici e abitanti, trasformano un fiore all'occhiello quale la nuova Fiera in oggetto di disagi e di invettive. È incredibile come Milano non riesca più a far quadrare politicamente ciò che il buon senso sarebbe stato sufficiente a rendere lapalissiano: le realizzazioni vanno coordinate. Per cui se si decide di portare fuori dalla città un'impresa delle dimensioni e delle capacità di richiamo della Fiera occorre ripensare e pianificare l'intera area. Altrimenti, se con una mano si attrae e con l'altra l'opera non viene resa gestibile si producono danni difficili da calcolare eppure reali. Qualche giorno fa su «Il Sole-24 Ore» Aldo Bonomi riferiva di una viaggio in Cina insieme a un gruppo di operatori proprio del mobile e mostrava le meraviglie che quel Paese sta facendo in termini di servizi espositivi. La risposta di Milano è la congestione di un pezzo di città e di hinterland? Agli imprenditori va bene di reggere la concorrenza con l'Asia in queste condizioni?

È difficile accettare che Milano non abbia un piano territoriale metropolitano, non riesca ad elaborare una idea di città pensata su un arco di dieci- vent'anni e secondo una visione strategica che riconosca e assegni funzioni, definisca servizi collettivi, disegni e organizzi il soddisfacimento dei bisogni, faciliti la distribuzione del lavoro, crei le occasioni perché la gente sia contenta e orgogliosa di stare qui, vivere bene, accogliere persone e risorse economiche così da farsi volano di progresso e di sviluppo solidale. Non c'è molto da inventare: basta rendersi moderni interpreti di una tradizione millenaria che ha reso grande la città ogni volta in cui ha avuto coscienza del suo ruolo «di mezzo» (Mediolanum, appunto) e non s'è chiusa, persa in interessi di parte, nella autoreferenzialità di specifici comparti, nell'egoismo individuale o di gruppo. È una sfida culturale che ci attende. Con interventi in singoli settori, opere anche apprezzabili ma non coordinate, risposte a sollecitazioni corporative non si va lontano. Una mentalità progettuale invece ci può far sperare e restituire fiducia, soprattutto ai giovani. Occorre smentire don Abbondio e i suoi eredi: uno il coraggio se lo può dare. E rischiare. Milano se lo aspetta, ne ha diritto.

La Nuova Fiera di Miano Polo Esterno in una Galleria di immagini nella prima apertura al pubblico della primavera 2005

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