Vade Retro Manhattan
di Enrico Bertolino
Ogni anno il Corriere mi cerca per chiedermi un articolo sull'Isola, ovviamente ironico e se possibile anche un po' comico.
Per due anni ce l'ho quasi fatta ad essere divertente e divertito, a commentare la vita di questo quartiere, Isola felice in un mare di problemi che Milano sta affrontando, con la determinazione e la grinta di sempre... ma ora si fa dura.
« Chi volta el cù a milan volta el cù al pan» si diceva una volta... (la traduzione dato che siamo sulle pagine locali la lascio alla fantasia del lettore milanese) ma oggi non si tratta di gente che volta la faccia e se ne va, anzi...
Magari se ne andassero. Stiamo parlando invece di personaggi che più che la faccia ci mettono le mani sopra. E non se ne vanno più. Negli ultimi anni qui all'Isola di persone conosciute nel mondo dello spettacolo ne sono venute a vivere tante, tutti attratti dal miraggio del quartiere «friendly living» (dove si vive bene a misura d'uomo) tipo Berlino, dagli sviluppi culturali che si prospettavano e dagli spazi che avrebbero dovuto rendere quest'Isola il paradiso dei naufraghi, sopravvissuti alla deriva veloce di una città che si muove come l'acceleratore di particelle del Cern di Ginevra. Accelera accelera poi basta un tombino che salta e si ferma tutto per giorni. «All'Isola se stava ben... ma — dicono i più ottimisti — aspettiamo e vedarem», tanto l'Expò sarà nel 2015 chi vivrà vedrà. E qui mio padre che ha 83 anni «el se da una gratada ai ball» con antica discrezione.
E così un quartiere che ho visto sin da bambino (sono nato qui a pochi isolati da dove nacque il Nostro Conducator, Silvio Primo... e Ultimo, io in via Volturno, Lui in Via F. Confalonieri non Fedele ma Federico), un aggregato urbano a vocazione popolare, con botteghe artigiane (a parte la «fu» Stecca rasa al suolo alla svelta nemmeno fossimo a Dresda), un tessuto sociale misto, dalle case popolari ai nuovi stabili ma soprattutto con un clima da grande Paesone, con persone che si salutano ancora e massaie che si fermano con la gamba alzata come le Gru a chiacchierare sugli angoli, di ritorno dal mercato rionale.
Ebbene, lungi da me l'idea pasionaria di una Milano che torna al calesse trainato dai cavalli, mentre a Londra si mette la banda larga nei parchi... a Londra perché da noi nei parchi per fare largo si tolgono le panchine; però tra la trasformazione dell’antico Paesone in un moderno quartiere di una capitale europea e la frenetica rincorsa per ridurlo ad una pseudo Manhattan dei Bauscia c'è una bella differenza... anche economica.
Infatti l'esempio di Santa Giulia la dice lunga su come gli interventi urbanistici vadano valutati più sulle risorse disponibili e sull'ottimizzazione delle stesse piuttosto che sui plastici di architetti che, ovviamente qui all'Isola non ci sono nati e che si guarderanno bene di venirci a vivere dopo averla cementata con il grattacielo di vetro nel nome della trasparenza, detto il Palazzo dell’Uno, ovvero del Presidente della Regione.
E così l'anno prossimo, se il Corriere rivolesse un altro articolo da me mi troveranno sempre qui perché per me l'Isola che non c'è invece c'è ancora, e non ho alcuna intenzione di abbandonarla nelle mani dei pirati.
Isola, cantiere aperto verso il futuro Grattacieli, metrò e cittadini antidegrado
di Armando Stella
«Io riciclo. Io riutilizzo. Insieme ri-arrediamo». L’ultimo progetto per l’Isola è firmato da una squadra di mini-architetti, sono Rachel, Armando e i compagni delle sezioni B e C, seconda elementare «Confalonieri»: hanno chiesto al sindaco i vasi di fiori attorno alla scuola, se ne occuperebbero loro e li difenderebbero coi cartelli «si prega di non toccare», ché in via Dal Verme s’aggirano «pericolosi ladri di primule». Davvero.
Lo sanno anche i bambini: qui si disegna il futuro di quel pezzo di città che fu di don Bussa e dei partigiani eroi, si sta rivoluzionando il quartiere che ha visto la mala nei bar e adesso osserva crescere i grattacieli nei cantieri Expo. Le torri di Porta Nuova (Isola, Garibaldi, Varesine e Repubblica). La Regione che alza il Pirellone bis. Lo scavo del metrò 5. Oggi i lavori provocano rumore, polvere e proteste. Tra cinque anni, chissà: questa zona avrà il terzo parco pubblico cittadino (90 mila metri quadri), un’unica isola ciclopedonale tra piazza XXV Aprile, via Confalonieri e l’hotel Principe di Savoia, oltre a 7 fermate tra metrò e passante, i treni e la Tav, i tram e i bus. Dicono in Comune: «Sarà il quartiere italiano con più infrastrutture di trasporto pubblico».
Intanto, è il laboratorio della Milano che cambia. Tra ruspe e proteste. Con i valori delle case triplicati in dieci anni e destinati a crescere. Nell’attivismo dei comitati contro e nel super impegno delle associazioni per. La Fondazione don Eugenio Bussa e la Fondazione Catella hanno ottenuto dal Comune il trasloco del monumento ai Caduti per la libertà dell’Isola, dall’incrocio trafficato di Gioia al podio di piazzale Segrino: il cantiere è aperto, arriveranno luci e aiuole. «Bisognerebbe dare decoro anche a piazza Minniti», aggiungono da Botteghe Isola: il problema è il mercato, Palazzo Marino e ambulanti non si mettono d’accordo. I sette artigiani «sfrattati» dalla vecchia Stecca (marzo 2007) si ritroveranno invece nell’Incubatore d’arte in via De Castillia: la Stecchetta sarà pronta nell’estate 2010, le polemiche sulla demolizione del rudere sono archiviate.
«Il cambiamento è nell’aria», è lo slogan di un’associazione di quartiere. Lo hanno disegnato venti archistar e tra quest’anno e il prossimo sono programmati investimenti per 1,2 miliardi: le torri Varesine, le case a prezzo convenzionato all’Isola e i grattacieli in Garibaldi saranno conclusi nel (2011); seguiranno l’inaugurazione di centro espositivo, museo della Moda, Casa della Memoria e Bosco Verticale (2012) e infine il parco pubblico che ricoprirà l’area (2013). Parliamo di circa 400 appartamenti (prezzi da 3 mila a oltre 7 mila euro al metro), negozi, uffici e 80 mila metri quadri di posteggi. La cima Coppi è a 219 metri d’altezza, punta della torre di Cesar Pelli (antenna inclusa). La Hines, società capofila dell’affare Porta Nuova, l’ha definito un progetto «romantico »: perché è stato «condiviso» coi cittadini e «ricuce» una vecchia frattura urbanistica. La nuova linea del metrò 5 garantirà un afflusso ecologista: i lavori del secondo lotto, Garibaldi- San Siro, partiranno all’inizio del 2010; la prima tratta, da Zara a Bignami, sarà «in esercizio » nel primo semestre 2011.
Il Pirellone bis cresce «secondo programma»: l’edificio sarà consegnato a dicembre, per gli allestimenti interni, e nel luglio 2010 inizierà il trasloco dei dipendenti sparsi in 31 uffici decentrati. L’unico nodo, per la Regione, è la palazzina verde su cinque piani realizzata nel 1939 in via Bellani 3: un tempo si affacciava sul Bosco in Gioia, oggi è accerchiata dai vetri a specchio del grattacielo. Infrastrutture Lombarde ha spedito un’ultima proposta d’acquisto dell’immobile ancora il 4 novembre scorso, vuole comprare ai «prezzi di mercato» del 2008, con il «consenso unanime» delle sedici famiglie residenti. E poi demolire. Loro, gl’inquilini, hanno rifiutato: «Noi vorremmo andar via contenti, non con una ciotola di riso...». Tradotto: chi ci ripaga il disturbo per i cantieri e i costi imposti dal trasloco, chissà dove, dopo una vita di sacrifici? «Siamo noi, i prigionieri. Senza un’offerta adeguata, restiamo qui. E vediamo come va». Intanto, questi milanesi vedono solo i canali Rai: l’antenna sul tetto non prende, il segnale è «oscurato» dal Pirellone bis. Tutto cambia, ma la tv è tornata agli anni Settanta.