Cerco le buone notizie, per non passare come l’eterno pessimista. Questa settimana ne avevo trovata una: il sindaco Moratti annuncia un grandioso piano per rimediare alle buche delle strade. Una buona notizia? No. Pessima: la definitiva attestazione di una città che va a rotoli. Se scorrete ogni tanto le cronache di altre città d’Europa, quelle alla quali Milano indica spesso se stessa quale esempio, non avrete mai incontrato la notizia di un sindaco che deve "decretare" lo stato di calamità delle sue strade ed emettere una "grida" al riguardo.
Nelle città normali, e Milano non lo è, la sistemazione delle strade è un fatto di ordinaria manutenzione, routine, come lavarsi i denti il mattino. Per capire l’anomalia v’invito a osservare con attenzione le poche notizie di cronaca dall’estero che le televisioni nazionali, ormai dedite solo al gossip o ai minuti particolari degli sgozzamenti domestici, pur sempre passano sui nostri video: le strade e le piazze delle città europee si presentano bene, ben tenute e senza buche, non sono inutili selve di pali, i marciapiedi sembrano puliti e sgombri da autovetture.
Se poi avete la fortuna di viaggiare all’estero, meglio se in automobile e alla fine dell’inverno quando gelo e pioggia hanno dato il meglio di sé, non siete costretti alla gimcana tra una buca e l’altra per evitare di rimetterci le sospensioni e, se siete in moto, di franare a terra con quel che ne consegue. A Milano è tutto diverso. L’inverno passa, l’asfalto di pessima qualità si sbriciola, i chiusini stradali sprofondano e l’asfalto se ne viene via: lungo le rotaie dei tram si aprono solchi profondi e micidiali.
È il momento della grande rivincita dei villani in Suv che finalmente provano l’emozione del fuoristrada e il piacere di affrontare le pozzanghere come nei Camel Trophy, per la gioia dei pedoni innaffiati da capo a piedi. Il sindaco vuol provvedere: ha aperto gli occhi. La prossima "grida" sarà sulla carta igienica delle scuole e degli asili comunali.
Notizia numero 2: gli alberi di Abbado. Siamo a livello pollaio. Che cosa dobbiamo aspettarci ancora dalla fertile mente dalla nostra Minerva di Palazzo Marino in trepida attesa degli sponsor, la mitica figura entrata nell’olimpo cittadino? È ora delle grandi innovazioni istituzionali: niente elezioni, facciamo delle primarie per un sindaco sponsor all’insegna del vecchio proverbio "a caval donato non si guarda in bocca". Notizia numero tre: la Beic – Biblioteca europea di informazione e cultura – quella che doveva nascere a Porta Vittoria, non si farà più. L’assessore Masseroli sta già pensando a un riassetto urbanistico della zona. Si nutrivano speranze di trovare i soldi per la Biblioteca tra gli stanziamenti per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Pure di questo nulla, dell’Unità d’Italia alla Lega non importa un fico secco e l’ultimo baluardo della cultura milanese a seguire. In questa tragicommedia dello scambio di ruoli di plautina memoria ecco dunque la Lega nei panni del Barbarossa: «... la primavera in fior mena tedeschi / pur come d’uso. Fanno Pasqua i lurchi / ne le lor tane e poi calano a valle." (G. Carduci – Il parlamento). Alberto da Giussano chi lo fa? Con la primavera arriva la Lega: i barbari.