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Luca Beltrami Gadola
L’ennesima battaglia (persa) per il mattone sostenibile
8 Giugno 2010
Milano
L’accordo bi-partisan per il Piano del Territorio, qualche realistica riflessione sugli obiettivi e limiti. Anche della sinistra. La Repubblica ed. Milano, 8 giugno 2010 (f.b.)

Ieri Letizia Moratti non è scesa nell’aula del Consiglio comunale per raccontare e spiegare alla città la vicenda delle presunte molestie di uno dei suoi assessori. Appena qualche giorno fa, viceversa, si era precipitata, sorriso sulle labbra, per festeggiare l’accordo sul Piano del territorio con l’opposizione. L’intesa ha lasciato nello stupore tutto il popolo della sinistra che si aspettava quantomeno la barricata degli emendamenti, invece prontamente ridotti per consentire che i tempi non costringessero la maggioranza probabilmente a rinviare l’approvazione a dopo la nuova tornata elettorale ormai alle porte. Perché l’ha fatto? Siamo in molti a domandarcelo. Detto brutalmente: perché la sinistra ormai ha preso l’abitudine, su certi temi, e in particolare quelli di contenuto urbanistico, a calare le braghe.

Gli interessi edilizi sono trasversali ed è inutile che quando lo si dice qualche pezzo dell’opposizione gridi alla lesa maestà. Ricapitoliamo. Quali sono le "ragioni" dell’operazione Pgt per chi l’ha promossa? La rimozione della rigidità del vecchio strumento rispetto alla richiesta di cambiamenti di destinazione d’uso sotto la spinta di una società in continua mutazione; questa rigidità era un freno all’attività edilizia (a dire dei promotori pronta a esplodere se solo avesse potuto); la necessità di uno strumento che consentisse di riequilibrare alcuni comparti della città sottodotati di strutture di servizio e di verde; la necessità di dare un alloggio a chi non può permetterselo andando direttamente sul mercato.

Questo strumento aveva anche il pregio, dicevano, di autofinanziarsi con il meccanismo delle convenzioni, con la perequazione (lo scambio di volumetrie tra aree a destinazione diversa), ovviamente con il nuovo gettito degli oneri di urbanizzazione. Condizione essenziale era che lo scenario del mercato immobiliare restasse immutato. Da quando l’assessore al territorio Carlo Masseroli si è insediato è cambiato tutto nell’economia mondiale, nell’economia locale e nel mercato immobiliare. Ma l’idea primigenia è rimasta tale e quale e quindi se l’intento era la tanto conclamata flessibilità, primo motore immobile e apoteosi del liberismo ciellino, di un aspetto di questa flessibilità non si è tenuto conto: la flessibilità dello strumento ai cambiamenti economici e di conseguenza ai cambiamenti del mercato.

Nel nostro caso se la domanda solvibile di case non riprende vigorosamente (forse in anni a venire) avremo uno strumento urbanistico da buttare: dopo tante discussioni. Ma non sarà facile farlo, checché ne dica la sinistra, perché saranno scattati meccanismi di diritti acquisiti. Resta comunque un documento non emendabile per l’intreccio d’interessi che lo rendono di difficile decrittazione, tra finanziari (bancari) e politici (anche apparentemente assai lontani dallo specifico del Pgt) e un insieme di trappole tutte tese all’aumento della densità edilizia.

Quanto poi alla discussione in Consiglio e in particolare sul tunnel, possiamo archiviare l’argomento secondo le idee di ciascuno di noi o nell’armadio degli incubi o nell’armadio dei sogni: egualmente ben chiusi né per merito né per colpa ma per fortuna. Io mi domando solo se vale la pena di andare avanti, tra l’altro, ad affrontare il meccanismo della perequazione e del mercato delle volumetrie: lasciamolo solo oggetto di dotte discussioni per accademici, un circolo Pickwik per intendersi, quello descritto da Charles Dickens col titolo originale The Posthumous Papers of the Pickwick Club, dove il Posthumous Paper è il Pgt. Rassegnamoci, comunque vadano le cose: la battaglia per il mattone sostenibile con questa sinistra a Milano è persa tra ambiguità, ammiccamenti e poteri forti.

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