Tra un mese, su quel triangolo irregolare di sterpaglie aggrappato alla Fiera, entreranno le ruspe. Dovranno iniziare a sradicare tralicci elettrici, spianare strade, deviare torrenti: il viaggio verso il 2015 comincerà. Ma il milione di metri quadrati su cui sorgeranno i padiglioni di Expo è soltanto un pezzo. Un tassello, fondamentale, di un mosaico più vasto che comprende in tutto 31.500 ettari di territorio: è la corona disseminata su 16 comuni a nord ovest di Milano, già urbanizzata per il 60 per cento. È lì che bisogna andare a ricomporre un puzzle composto da 125 frammenti di terra simili a quelli dell´Esposizione: spazi ancora aperti, agricoli. Isole verdi che in tutto misurano ancora 11.600 ettari e che sono disperse in un mare di capannoni, case, strade, metropolitane, ponti e binari. Di più: rischiano di scomparire, proprio in nome del grande evento, accelerando un processo che negli ultimi anni ha già cancellato troppi spazi. È questa l´analisi e, insieme, l´allarme che lancia uno studio promosso dalla Fondazione Cariplo e condotto dal dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico. Un messaggio chiaro: «Non toccate queste campagne, sono tutto ciò che ci resta».
È un viaggio attraverso il territorio che circonda il sito Expo, quello fatto dal Politecnico. Uno studio sul consumo di suolo, realizzato anche attraverso un lunghissimo reportage fotografico (diventerà una mostra aperta da domani fino al 9 ottobre alla Triennale, e un volume di Electa) per capire cosa sia successo attorno al futuro sito 2015. Ogni giorno in Lombardia si perdono quindici ettari di spazi agricoli aperti: in nove anni (dal ´99 al 2008) la superficie urbanizzata è cresciuta del 17 per cento, 48.942 ettari in più. Anche nella "corona nord-ovest" vicina ai terreni di Rho-Pero, secondo i ricercatori, in otto anni (dal 1999 al 2007) sono stati urbanizzati più di 1.000 ettari di spazi aperti. Ne rimangono, appunto, solo 12.700 ancora liberi. «E ci auguriamo - spiega Paolo Pileri, docente di Ingegneria del territorio del Politecnico che ha coordinato i lavori - che nel 2015 siano ancora tali». Il senso è chiaro: «Abbiamo già perso molte aree rurali attorno alla città. Dobbiamo essere consapevoli e fermarci in tempo» dice il presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti.
Pileri parte da una considerazione: «Gli spazi aperti sono un bene comune. Perché, proprio in nome di Expo, non pensiamo a un destino agricolo e verde per le aree limitrofe? Attorno ai grandi eventi si sprigionano grandi appetiti o grandi occasioni per correggere rotte che non hanno più senso, se non quello di ipotecare quote di futuro». La «paura» è quella. Anche Elena Jachia, direttore dell´area Ambiente della Fondazione Cariplo, la esplicita: «C´è il timore che Expo possa creare un effetto domino che metterebbe in gioco una grande quota di suolo. Rischiamo di veder nascere parcheggi, strutture ricettive, altri capannoni. E, invece, la riflessione che proponiamo agli amministratori è un´altra: guardiamo a quei frammenti come a una zona unitaria da valorizzare in altro modo, pensiamo a un´Expo diffusa».
Sui destini del post 2015 la ricerca non entra. Anche se Pileri si augura che anche il milione di metri quadrati rimanga il più possibile libero. In generale, secondo il professore, bisognerebbe «rivedere le politiche urbanistiche, perché i Comuni pensano solo ai loro confini perdendo la visione d´insieme»: un´urbanistica «miope e legata alle esigenze di bilancio». È attorno all´area di Expo che 12 ricercatori, impegnati per due anni, hanno fotografato e mappato l´esistente: sono quei 125 frammenti verdi, alcuni con orti o fontanili. Rarità, guardando i numeri. Perché il consumo di suolo, in questa zona, è stato forte. Mille ettari di verde perso che, in termini ambientali, si calcola corrispondano a 316.800 tonnellate di anidride carbonica in più. Tra i Comuni in cui questo processo è stato più forte c´è Rho, dove la superficie urbanizzata è cresciuta del 27 per cento in otto anni. L´altra faccia della medaglia, naturalmente, è quella dei suoli adatti all´agricoltura che se ne sono andati. In tutta la Regione (dal ‘99 al 2008) sono 39mila ettari; 905 (dal ´99 al 2007) nella "corona nord-ovest" presa in esame. Di questi, 83 erano «molto adatti alle coltivazioni». Le proposte in chiave 2015 ci sono: pensare a progetti per coltivare gli spazi liberi attorno a Expo, e a una mobilità "lenta" con percorsi che colleghino l´area di Rho-Pero a cascine, corsi d´acqua e Parco Sud.