Corriere della Sera Milano, 3 maggio 2013, postilla (f.b.)
L'isola ciclopedonale più estesa di Milano sorvola via Melchiorre Gioia su un ponticello «ad ali di gabbiano», ma la leggerezza si ferma alla metafora: sono serviti una «sfida d'alta ingegneria», un trasporto straordinario notturno e la gru più grande d'Europa per muovere queste 400 tonnellate di acciaio e allacciare i due tronconi nel paesaggio di Porta Nuova. La passerella — lunga 68 metri, larga 5,4 — sarà aperta al pubblico solo all'inizio del 2014, dopo le rifiniture e i collaudi tecnici, ma da ieri anticipa il futuro sostenibile promesso al quartiere: un unico e ininterrotto percorso pubblico senz'auto tra le Varesine, la piazza circolare dei grattacieli, il Bosco verticale e il nuovo corso Como residenziale. In totale: 160 mila metri quadrati di città libera dal traffico.
Ecco il triangolo della mobilità dolce: Repubblica, Garibaldi, l'Isola. «Con quest'intervento prosegue il processo di ricomposizione dei quartieri storici di Milano», sottolinea Manfredi Catella, l'amministratore delegato di Hines Italia, la società capofila nel piano di riqualificazione urbanistica. Il ponte (in ritardo di sei mesi, progettato da Arup e realizzato da Omba, il profilo snello e impianti per l'illuminazione notturna) è l'anello di collegamento tra le torri Unicredit e la stecca delle Varesine. Una tappa di passaggio simbolica e strutturale: «La posa della passerella — intervengono il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris e l'assessore Carmela Rozza — rappresenta un ulteriore passo in avanti per la realizzazione delle opere pubbliche nell'area di trasformazione di Porta Nuova». In cantiere, ad osservare gli operai, c'era ieri anche l'assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran: «La mobilità nuova è qui».
La passerella è una tappa, si diceva. Il cronoprogramma dell'operazione Porta Nuova annuncia da subito una serie di altre scadenze. Entro maggio aprirà il primo negozio nella piazza-podio intitolata a Gae Aulenti: è la gelateria Grom. Il mese prossimo sarà presentato il centro espositivo firmato dallo studio Grimshaw (l'edificio a forma di armadillo) ed entro l'estate sarà completata l'istruttoria amministrativa per la Casa della Memoria all'Isola. Quanto alla Biblioteca degli alberi nel parco da 85 mila metri quadri, progettato da Petra Blaisse come «moderna versione di un giardino botanico», le bonifiche inizieranno a fine anno: «Il primo lotto — annuncia Catella — sarà consegnato ai cittadini entro il 2014». Al posto del Centro culturale Varesine, stralciato dalle carte, sarà «rapidamente allestita» una piazza pubblica. Scomparso dalla mappa anche il museo della Moda (o Modam): il Comune investirà le risorse degli oneri di urbanizzazione per altri interventi nel quartiere.
Infine, l'aspetto commerciale. La crisi del mattone ha rallentato il collocamento delle residenze (in tutto sono 380) e degli uffici. Le vendite, iniziate nel 2010, proseguiranno per altri due-tre anni: ci sono circa 180 appartamenti liberi. Riempite le casette di corso Como (95 alloggi abitati su 100), Hines metterà sul mercato a fine anno le ville urbane alle Varesine e gli ultimi piani delle torri Solaria e del Bosco verticale.
Postilla
La prima parte delle osservazioni a margine, ovviamente è di sollievo: la grande operazione dei grattacieli firmati non finisce qualche metro sopra il livello stradale, lasciandoci impantanati nella solita valle di lacrime urbana sottostante. C'è anche un “progetto di suolo” per contestualizzare l'intervento anche nella fascia del cosiddetto plinto urbano. E va bene. Ma non può non saltare all'occhio come il meccanismo sia identico ad altri progettoni urbani, come quello recente del Portello, a rigoroso orientamento automobilistico stile anni '60: mancano solo la brillantina, il gomito fuori dal finestrino e la sigaretta doppio filtro ostentati come distintivo di modernità. Sovrappassi, sottopassi, passerelle, in sostanza percorsi segregati, anziché quell'integrazione vera che fa città del terzo millennio. Aggiungiamoci la rigida destinazione terziaria, e si finisce per apprezzare soprattutto la vicinanza del vecchio quartiere Isola, un po' acciaccato ma almeno dotato di qualità urbane vere: possibile che la nostra esperienza della modernità debba essere forzatamente caricaturale? (f.b.)
Sul medesimo tema delle costose opere infrastrutturali invece di una forse più adatta pianificazione e organizzazione, si vedano i precedenti articoli sul Tunnel di Monza, e sull'area di riqualificazione all'ex Alfa Portello