La colmata della discordia
Patrizia Capua
Le Assise di Palazzo Marigliano chiedono le dimissioni del vicesindaco Tino Santangelo dopo le sue dichiarazioni sulla colmata di Bagnoli. «Da cittadino napoletano dico - aveva affermato - che la colmata ex Italsider deve restare dov´è, perché una terrazza sul mare di tale bellezza non ce l´ha nessuna città al mondo ed è un peccato che venga rimossa». Dichiarazione particolarmente grave, secondo le Assise, perché il vicesindaco deplora e contesta le decisioni assunte dallo stesso Consiglio comunale e più recentemente anche quelle del ministro dell´Ambiente, Pecoraro Scanio, che sostiene l´ipotesi di portare i materiali inquinanti a Piombino. Grave sul piano della correttezza amministrativa e politica, insistono le Assise, in quanto Santangelo «dovrebbe essere il garante dell´attuazione del Piano regolatore. A questo punto dovrebbe comprendere che la sua posizione non è compatibile con la sua carica. Si dimetta, dunque», esortano, «tenendo anche conto che non è stato eletto al Comune dai cittadini napoletani».
Posizioni contrastanti con quelle dello stesso sindaco Iervolino che ieri non ha perso tempo e ha frenato Santangelo. «Lasciatemi dire una cosa su Bagnoli - ha detto il sindaco nel corso del congresso della Margherita a Città della Scienza - vorrei proprio pregare di non aizzare più polemiche sul tema. Ci sono ormai progetti che sono partiti e che vanno governati, senza strattoni alimentati dalla stampa. Dico a tutti che il confronto va fatto nelle istituzioni, non a colpi di spot sui giornali».
Bellissima terrazza a mare o un milione e 200 mila metri cubi di sedimenti tossici dell´ex acciaieria, che impediscono il recupero della linea di costa e della spiaggia? Scontro a Palazzo San Giacomo ma anche al ministero dell´Ambiente, all´Authority portuale, al commissariato per le bonifiche della Regione. Più di dieci anni di polemiche, la città divisa in due blocchi trasversali. Il sindaco Rosa Russo Iervolino ribadiva che «per Bagnoli bisogna spegnere le polemiche e attuare i piani di disinquinamento già approvati». Francesco Nerli, presidente del porto, giudica valido l´accordo del 2003 per il riutilizzo della colmata nella Darsena di Levante.
Le Assise hanno ricordato che Santangelo nel mese scorso aveva detto di voler sollecitare un´altra relazione tecnico-scientifica. «Il vicesindaco tratta Bagnoli come una collezione di gouaches» affermano Donatone, Francesco de Notaris, Nicola Capone, Francesco Iannello e Luigi De Falco.
Sulla polemica interviene il deputato Marcello Taglialatela, componente della commissione parlamentare Bilancio e coordinatore cittadino di Alleanza Nazionale. «Il vicesindaco Santangelo prende finalmente atto della realtà di Bagnoli e ci dà ampiamente ragione sulla questione della colmata e sulla scelta negativa intrapresa dal centrosinistra di rimuoverla. La rimozione peraltro - aggiunge Taglialatela - richiede tempi lunghi e allungherà inevitabilmente quelli per il definitivo rilancio e sviluppo dell´area di Bagnoli».
Rimuoverla è velleitario e frutto solo dell´ideologia
Benedetto Gravagnuolo
Circa due anni fa, in un´intervista a "Repubblica" (18 febbraio 2005) fui tra i primi a sollevare dubbi sull´opportunità di rimuovere la colmata a Bagnoli. Proposi di valutare di trasformare quell´informe massa di terriccio in un gradevole giardino sul mare, applicando collaudate tecniche biologiche di disinquinamento dei detriti, mediante adeguate essenze arboree. Mi fu obbiettato che le mie erano osservazioni tardive, avendo il Consiglio comunale già deliberato di procedere a un immediato sgombero di quell´ingente massa di detriti dell´ex Italsider al fine di ripristinare la naturale linea di costa.
Per il rispetto che nutro verso le istituzioni, preferii non insistere sulla mia proposta. D´altronde il mio voleva essere solo un contributo teso a favorire la rapida e piena attuazione dell´obbiettivo primario del piano, vale a dire la realizzazione del grande parco sul sedime delle fabbriche dismesse. L´ostinazione polemica avrebbe allora potuto dare adito al sospetto di volere alimentare una strumentale controversia per rallentare i lavori.
Sta di fatto però che la colmata è ancora lì. Ed è divenuta anzi il pomo della discordia tra tecnici e politici che remano sulla stessa barca. Sperando dunque di non fomentare dissidi, provo a riproporre in estrema sintesi le mie considerazioni.
Innanzitutto, se valutata nei termini del rapporto tra costi e benefici, la rimozione della colmata appare con tutta evidenza un´opera ciclopica, per non dire velleitaria. Rimuovere circa 220 metri quadrati (tralasciando la disputa sui mezzi di trasporto e scartando per ovvie ragioni i camion) comporta una spesa già di per sé ingente, alla quale va aggiunto il costo dell´immissione di una notevole quantità di sabbia nuova per ridare una forma plausibile alla spiaggia da ripristinare. Si sa che il fine giustifica i mezzi. Ma, in questo caso, c´è da chiedersi che cosa giustifica il fine.
La volontà di riportare la linea di costa a uno stato di natura preesistente agli insediamenti industriali novecenteschi è una buona intenzione, ma in palese contraddizione logica con la volontà di realizzare più avanti un porto-canale che recherebbe un vulnus in un tratto di linea di costa non ancora alterato. Come hanno dimostrato vari esperti (con reiterate osservazioni tecniche, senza mai ricevere repliche) il disegno del porto-canale non è solo "contro legge", ma anche "contro logica". Questo tipo di porto implica l´incisione di un lungo taglio nella morfologia esistente, disattendendo così la legge n.582/96, nonché i vincoli sanciti dal Piano Paesistico del 1999. Ancor più paradossale è constatare che per la sua stessa conformazione, tale "canale" produrrebbe insabbiamenti e altre inefficienze nautiche.
Di "naturale" peraltro è rimasto ben poco in quel sito. Dagli stessi assertori del ripristino della linea di costa preesistente viene vantato con orgoglio il recupero del Pontile-Nord, vale a dire di un artefatto industriale che si protende per circa 900 metri tra le onde del mare. Senza contare che Nisida era un´isola ("e nessuno la sa", come canta Bennato).
Insomma, non è comprensibile l´accanimento a volere rimuovere a tutti i costi (è proprio il caso di dirlo) la colmata, lasciando però inalterati tutti altri segni della trasformazione del luogo recati dall´uomo nel corso del tempo. Le risorse pubbliche stanziate per tale opera ciclopica, potrebbero (forse) più utilmente essere finalizzate ad altri interventi per attuare (in tempi ragionevolmente programmati) l´anelato disegno della trasformazione di Bagnoli. D´altronde, un giardino sul mare resta un´ipotesi altrettanto "naturalistica" del grande parco retrostante.
Perché allora non provare a discuterne tecnicamente, senza innalzare barricate ideologiche? In fin dei conti, il Consiglio comunale potrebbe legittimamente emendare alcuni aspetti tecnici del piano esecutivo precedentemente approvato, laddove riscontrasse l´opportunità di miglioramenti attuativi. Non si tratta di rimettere in dubbio le scelte di fondo, ma anzi di rafforzarne la validità attraverso correttivi ben calibrati e condivisi.
Ma se non verrà rimossa il mare non sarà balneabile
Guido Donatone
Ci domandiamo che cosa debbano pensare gli imprenditori e i futuri investitori, che hanno da tempo mostrato interesse per il piano comunale di recupero di Bagnoli e dell´area occidentale di Napoli, di fronte alle ricorrenti dichiarazioni rese alla stampa dal vicesindaco Tino Santangelo, il quale ancora una volta ha dichiarato ("Repubblica" dell´11 marzo) a proposito della colmata a mare di Bagnoli: «... deve restare dov´è perché una terrazza sul mare di tale bellezza non ce l´ha nessuna città del mondo».
È probabile che Santangelo non abbia consapevolezza alcuna delle decennali istanze ambientaliste accolte dal Consiglio comunale di Napoli di cui fa parte. Le finalità delle associazioni ecologiche per la riqualificazione dell´area occidentale di Napoli prevedevano precise priorità: la rimozione della colmata dell´ex Italsider, il disinquinamento dei fondali marini e il ripascimento degli arenili; tutte necessarie per la restituzione del mare e della spiaggia alla libera fruizione dei cittadini.
Il vicesindaco Santangelo evidentemente non segue nemmeno il dibattito politico-culturale che si svolge sulla stampa.
Su "Repubblica" del 23 febbraio scorso, Giovanni Squame, già presidente del Consiglio comunale, ha infatti sottolineato che da parte del Comune sono necessari «forti segnali di affidabilità per gli investitori... circa il grande progetto di riconversione urbana in via di attuazione».
Quello di Bagnoli, appunto, su cui, aggiunge Squame, «c´è un accordo di programma e un cronoprogramma sui quali dar conto alla città: il Consiglio comunale eserciti la sua funzione di controllo per garantire sul perseguimento coerente di scelte ampiamente condivise, e degli accordi sottoscritti tra le pubbliche istituzioni».
Sempre su "Repubblica" (22 febbraio scorso) avevamo ricordato a Santangelo che la rimozione della colmata è prevista dalla legge 582 del 1996, che impone il risanamento ambientale del litorale e dei fondali marini, nonché il ripristino della morfologia naturale della linea di costa a Bagnoli.
Tutto ciò è stato anche recepito dalla normativa urbanistica del vigente piano regolatore di Napoli, con cui Santangelo dovrebbe avere qualche dimestichezza dal momento che ricopre pure la carica di assessore all´Urbanistica.
Lo stesso sindaco Rosa Russo Iervolino è stata votata dalla maggioranza dei napoletani perché nel suo programma era indicata come prioritaria l´attuazione del piano regolatore. E va dato atto al sindaco per la sua coerenza in quanto la sua posizione, anche recentemente ribadita, è quella della attuazione del piano regolatore e in particolare della sollecita rimozione della colmata.
Nella seduta di ieri delle Assise di Palazzo Marigliano sono state rilette le risultanze della relazione tecnico-scientifica del professor Benedetto De Vivo, docente di Scienze della Terra e già componente della commissione di controllo e monitoraggio delle attività di bonifica di Bagnoli, che hanno evidenziato una contaminazione delle acque profonde per la presenza di sostanze tossiche: idrocarburi policiclici e fluorantene nell´area della colmata, per cui senza la rimozione della stessa il mare di Bagnoli non sarà mai balneabile. E a tal proposito va sottolineato che quella di Coroglio è l´unica spiaggia a disposizione dei napoletani.
Di fronte alle predette provocatorie dichiarazioni di Santangelo, che ostenta un estetizzante disinteresse per la salute pubblica e non sembra rendersi conto che il vicesindaco dovrebbe essere il garante dell´attuazione del piano regolatore, le Assise di Palazzo Marigliano hanno approvato all´unanimità un ordine del giorno in cui si chiedono le sue dimissioni dalla carica di vicesindaco di Napoli.