Il triste destino dei centri storici lasciati all'abbandono, all'incuria e al menefreghismo. il manifesto, 22 agosto 2017 (p.d.)
La Calabria va a fuoco da mesi. Bruciano i suoi boschi, bruciano le pendici delle sue montagne precipiti sul mare, bruciano le valli e le pianure coltivate, brucia il terzo paesaggio delle desolate periferie urbane, brucia anche la maestosa
Silva Silae dei romani senza che nessuno riesca a porvi rimedio. Sabato è andato a fuoco anche un palazzo, fra i più antichi e importanti, del martoriato centro storico di Cosenza. In questo caso, gravissimo, sono morte nel rogo violentissimo ben tre persone. Hanno perso la vita tre individui marginali che avevano occupato abusivamente una casa, proprio in quel centro storico diventato, ormai, l’estremo riparo degli ultimi. I diseredati, per un accidente del destino, sono diventati gli unici eredi della bimillenaria storia della città di Telesio.
Un centro storico che , fino a non molti anni or sono, era, pur con tutte le sue debolezze, uno dei più integri da un punto di vista urbanistico ed architettonico, quasi privo di superfetazioni ed interventi moderni perché era stato abbandonato dai cosentini che preferirono, soprattutto dal secondo dopoguerra, insediarsi in pianura. Negli ultimi anni, a causa di incuria ed assenza di ordinaria manutenzione da parte delle Amministrazioni comunali, questa città, fondata dai Bruttii nel IV sec. a.C. sul colle Pancrazio, ha iniziato a crollare, a smontare, a scivolare, pioggia dopo pioggia, verso valle. Per tutta risposta a questo degrado strutturale, ed abitativo, l’attuale Amministrazione ha deciso, per mezzo di ben due ordinanze, di abbattere alcuni palazzi antichi di Cosenza perché pericolanti.
La stessa Amministrazione che ha investito 14 milioni di euro per costruire un piccolo ed inutile parcheggio al centro della città nuova, 20 milioni (altri 40 o 50 serviranno per le infrastrutture) per costruire un ponte, disegnato da Calatrava, che collega il nulla con il nulla e che vorrebbe spenderne altri 7 per costruire un Museo in onore di Alarico, re dei Goti che, per caso, morì sulle sponde del Crati e del quale non abbiamo nessuna testimonianza archeologica. Una Amministrazione, guidata dal sindaco di Fi Occhiuto, che, invece di investire energie e progetti nello straordinario centro storico della città, lo considera solo come un gravoso ed inutile fardello del quale occuparsi, con fastidio, solo per mezzo di demolizioni preventive ed indiscriminate.