Romilia: un sogno da 500 milioni
red. - la Repubblica, 30 novembre 2006
Si chiamerà Romilia e sarà il maxi-investimento del Bologna. Romilia come un vecchio angolo della Fiera campionaria di qualche lustro fa. «Quel nome m´è sempre piaciuto - ha spiegato Alfredo Cazzola - e in questo caso, unendo l´Emilia alla Romagna, mi sembra il più appropriato». E´ l´area di circa 300 ettari, fra Budrio e Medicina, sulla quale sorgerà il nuovo stadio del Bologna; e poi il centro tecnico, ossia campi sportivi, ristorante e residence, la stazione ferroviaria, un centro commerciale, un´ampia zona residenziale, un campo da golf da 18 buche e ben tre parchi tematici. Uno dedicato al divertimento (con tema l´Europa), uno al fitness, uno all´auto, sulla scia del Motor Show, una sorta di motor valley che guarda alla vicina Imola (Cazzola è interessato a rilevare la gestione dell´autodromo).
«Più che un progetto - ha chiarito Renzo Menarini, costruttore e socio del Bologna -, si tratta di un´idea di progetto che presenteremo al più presto alle istituzioni cittadine». Ieri mattina intanto, presso l´Associazione industriali di via San Domenico, è stato illustrato alla stampa. L´operazione è faraonica e destinata a rivoluzionare, se andrà in porto, il comprensorio ad est di Bologna ed anche la sua economia. I costi s´aggirano sui 500 milioni di euro, mille miliardi di vecchie lire. Due o tremila coloro che da questa operazione trarranno occupazione. «Per definire correttamente il piano finanziario - ancora Menarini - bisogna aspettare che le amministrazioni coinvolte accettino la nostra proposta, poi bisognerà valutare i tempi: comunque sia, su queste dimensioni un affare del genere siamo in grado di affrontarlo noi». A cominciare dagli investimenti per la sola viabilità. «Metteremo noi fra i 35 e i 40 milioni di euro», ha sintetizzato Cazzola in apertura del suo intervento. Noi, cioè lui stesso, Menarini e Bandiera, il terzo socio del Bologna.
«Cambieremo pelle al Bologna, questo è un progetto molto innovativo, come ci eravamo prefissati quando acquistammo il club. Il futuro della società è di trasformarsi in un entertainment company, un club che sviluppa e gestisce, oltre al calcio, una serie di iniziative ed attività tali da consentirci di aumentare sensibilmente le nostre entrate. Anche se c´è in ballo, e sino al 2028, la convenzione col Comune per il Dall´Ara, che noi rispetteremo e della quale siamo pronti a ridiscutere col Comune, questo progetto di Romilia non può prescindere dal nuovo stadio che, se i cantieri partiranno nel 2008, potrebbe essere pronto nel 2010 o nel 2011, in tempo utile anche per gli eventuali Europei del 2012. Perché il nuovo stadio sarà il motore di questo progetto: dietro a tutto c´è un´idea di marketing legata al Bologna. Vogliamo, partendo da lì, proporre un´offerta innovativa per vivere nel migliore dei modi questo ampio territorio. Sarà una zona molto servita, fra superstrade, un´autostrada, un treno e ci si arriverà agevolmente e spendendo pochissimo, senza contare gli oltre 16 mila parcheggi». A chi gli chiedeva conto delle eventuali reazioni dei tifosi, costretti a lasciare il Dall´Ara per arrivare a Fossatone, Cazzola ha risposto che «da questo progetto credo proprio che trarranno soddisfazioni, benefici e orgoglio. Perché aumentando patrimonio e fatturato, potremo essere all´altezza dei nostri migliori competitori».
Campos Venuti: «Fermate Romilia»
Andrea Bonzi - l'Unità, ed. Bo, 2 dicembre 2006
«Romilia? È una proposta sbagliata, fuori dalle attuali linee di sviluppo del territorio. Così si torna agli anni ‘50, dove chi comandava era la proprietà fondiaria. È inaccettabile». Non usa mezzi termini, il famoso urbanista Giuseppe Campos Venuti, nel bocciare la proposta immobiliare-sportiva di Romilia, il sogno della triade rossoblù Cazzola-Menarini-Bandiera. Un’opposizione «non certo ideologica - spiega Campos Venuti -, nessun timore dell’impatto ambientale, che è risolvibile, e neanche dei grandi cambiamenti urbanistici».
E allora, Campos Venuti, perché Romilia non la convince?
«Perché non è coerente con il piano dello sviluppo del territorio bolognese. Nel Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) si individuano tre direttrici su ferro: verso Ferrara, Budrio e Verona (passando per San Giovanni in Persiceto). L’area su cui vogliono realizzare Romilia sta a Medicina, che è estranea a questo disegno. Io sono favorevole alla flessibilità, ma l’operazione deve essere organica al complesso, altrimenti si cambia la strategia. Così si finisce per valorizzare un terreno privato a spese della collettività».
In che senso? Cazzola e soci sono pronti a investire 500 milioni di euro...
«I privati possono coprire i costi degli alloggi, dei parchi tematici, del centro commerciale, del campo da golf, dei centri fitness... Ma i 15 chilometri di strada aggiuntiva fino alla tangenziale e l’allungamento delle rotaie per far arrivare lì il treno chi li paga? E le fogne e gli allacciamenti idrici? Le istituzioni non hanno neanche i soldi per pagare il Passante nord, il Servizio ferroviario metropolitano (Sfm), il metrò. Se non ci sono risorse per finanziare le opere considerate indispensabili, perché spendere altrove?».
Per le opere infrastrutturali hanno previsto una quarantina di milioni, sempre a carico dei privati...
«Sono briciole. Per fare un paragone, ci paghi giusto un pezzettino di metrò. I costi delle infrastrutture sono sotto gli occhi di tutti. Il progetto andava pensato lungo una delle linee di sviluppo del territorio, così resta solo un bel plastico: non è che possiamo costruirlo a Medicina solo perché un privato ha 300 ettari da valorizzare, così si ritorna agli anni ‘50, quando erano i latifondisti a comandare».
Di decentrare alcune funzioni d’eccellenza, in questo caso lo stadio, si parla da un bel po’ di tempo. Non si perde un’occasione?
«È un tema che si ripresenta ciclicamente. Un’idea fu sottoposta addirittura a Imbeni. Un’altra l’aveva in mente Gazzoni Frascara. Nel caso di Romilia, lo spostamento dello stadio mi sembra un pretesto per un’operazione immobiliare».
Come giudica l’atteggiamento degli enti locali bolognesi?
«Il Comune di Bologna, con il sindaco Sergio Cofferati, ha dichiarato che non vuole averci nulla a che fare e vedrà eventualmente cosa fare del Dall’Ara; la Provincia è stata richiamata a un inevitabile richiamo al Ptcp e ha spiegato che metterà in campo le verifiche opportune».
La Regione, però, con l’assessore Campagnoli, parla di tassello fondamentale per la Motor Valley?
«Se è funzionale per spostare da Bologna il Motor Show di Cazzola io sono felicissimo. Quanto alla Motor Valley, rilevo solo che abbiamo appena perso il gran premio di Imola. Piuttosto, mi dispiace l’atteggiamento della Regione e di Campagnoli, diessino come me. L’ente di viale Aldo Moro sta monitorando l’attuazione da parte dei Comuni e delle Province della legge urbanistica 20/2000, ma non ha ancora fatto il suo piano territoriale, di cui da troppo tempo sentiamo la mancanza. Con i primi Romilia non è sicuramente coerente, non vorrei che il piano regionale si adattasse».
Postilla
Molto ci sarebbe da aggiungere alle critiche, condivisibili, di Campos Venuti a questo nuovo progetto. A partire dalle modalità di presentazione: una conferenza stampa di imprenditori privati che illustrano ai cittadini – i futuri potenziali consumatori - l’arrivo di un nuovo Paradiso chiavi in mano. E potrebbe bastare il contrasto con le direttrici di sviluppo delineate nell’attuale PTCP per suscitare nelle istituzioni territoriali interessate una reazione un po’ più allarmata rispetto all’attuale: un mix di cauta attesa, quando non di aperto, plaudente sostegno. Un assessore comunale l’ha definito “progetto con una grande logica imprenditoriale” e voleva essere un complimento.
Quanto poi al “pagheremo tutto noi” della triade degli investitori, beh, grazie, ma abbiamo già dato…(m.p.g.)