Sustainable Development Commission, Wind Power in the UK (maggio 2005) – Estratti e traduzione per Eddyburg a cura di Fabrizio Bottini
[...] 5 – Energia eolica e pianificazione
Sommario:
• le domande per impianti eolici di dimensioni piccole e medie sono gestite dalle autorità urbanistiche locali
• i grandi progetti sono gestiti direttamente dal Segretario di Stato per l’Industria e il Commercio, o dal governo Scozzese
• esistono in tutte le nazioni che costituiscono il Regno Unito politiche di pianificazione tali da offrire una guida per le decisioni locali sugli insediamenti di impianti per energie rinnovabili
• è richiesta una Valutazione di Impatto Ambientale per la maggior parte degli impianti eolici: essa deve essere di carattere generale e sviluppata in modo approfondito
Questa sezione del Rapporto esamina da vicino il sistema e le politiche di pianificazione per quanto riguarda i progetti di impianti eolici. Il quadro delle politiche di pianificazione e procedure di autorizzazione si sta gradualmente affinando – dovrà continuare a farlo – perché il Regno Unito possa conseguire i propri obiettivi nello sviluppo delle energie rinnovabili.
5.1 - I processi di pianificazione per progetti di impianti eolici
Tutti gli insediamenti di impianti eolici nel Regno Unito devono richiedere adeguati permessi e/o autorizzazioni. Per tutti gli impianti energetici in Gran Bretagna sulla terraferma con potenza superiore ai 50 MW, e per quelli al largo oltre 1 MW, l’autorizzazione non è rilasciata dalle autorità urbanistiche locali, ma gestita direttamente dal Department of Trade and Industry (DTI) (per Inghilterra e Galles) o dallo Scottish Executive (per la Scozia) ai sensi della Sezione 36 dello Electricity Act 1989xvii. Tutti gli altri progetti sono approvati dalle autorità urbanistiche locali.
In Nord Irlanda, tutti gli impianti eolici necessitano di autorizzazione rilasciata dal Department of Environment, e ai sensi dell’articolo 39 dello Electricity (Nord Irlanda) Order 1992, tutti gli impianti energetici oltre i 10 MW devonoa vere anche il consenso del Department of Enterprise, Trade and Investment.
Per i progetti eolici di dimensioni maggiori (di solito quelli sopra i 5 MW), il costruttore deve produrre per legge una Valutazione di Impatto Ambientale indipendente (vedi Box 5), che analizzi questioni specifiche come il paesaggio, i rumori, gli effetti su flora e fauna selvatica. I risultati della VIA sono resi pubblici in uno Environmental Statement (ES), il quale è un documento disponibile che può essere utilizzato nel corso del processo di autorizzazione. È accompagnato da un sommario non-tecnico, che deve essere redatto in linguaggio accessibile ed essere liberamente e gratuitamente disponibile, di solito a cura del costruttore. Molti costruttori mettono queste informazioni a disposizione sui loro siti web, una buona pratica che va incoraggiata.
Le decisioni di piano in sede locale
Per progetti di impianti eolici di potenza inferiore ai 50 MW, il costruttore deve richiedere il permesso all’autorità urbanistica locale ( Local Planning Authority / LPA). In Inghilterra, la competenza di solito è dei consigli di distretto, tranne nelle aree con una sola entità congiunta responsabile, come in alcune grandi città. In Scozia e Galles, l’autorizzazione è gestita da autorità congiunte, e in Nord Irlanda è l’Assemblea nazionale a controllare direttamente del decisioni si piano attraverso sei uffici regionali.
Nella maggior parte dei casi, le domande vengono prima esaminate da funzionari della LPA, che verificano se gli insediamenti proposti sono in linea con le indicazioni locali, regionali e nazionali prima di richiedere una Valutazione di Impatto Ambientale ai costruttori (ove necessario) e attivare le consultazioni pubbliche. Viene poi redatta una raccomandazione per il planning committee, che è composto da consiglieri locali e deve prendere la decisione finale. Se la domanda è respinta, il costruttore può fare appello all’organismo competente, che ha il potere di ribaltare la decisione originaria se ritiene che:
a) si sia trattato di una deviazione dalle politiche di piano nazionali, regionali o locali;
b) non siano stati valutati in modo equilibrato gli aspetti nazionali o locali di carattere ambientale, sociale o economico.
Un costruttore è autorizzato anche a ricorrere in appello a seguito di una mancata decisione entro il periodi stabilito di otto settimane, o sedici settimane per le domande in cui è stata predisposta una Valutazione di Impatto Ambientale. Ci sono tre organismi responsabili per il giudizio di appello, a seconda della giurisdizione della decisione originaria: il Planning Inspectorate (responsabile per Inghilterra e Galles), la Scottish Executive Inquiry Reporters Unit, e la Northern Ireland Planning Appeals Commission. Tutti rispondono al rispettivo governo nazionale. L’organismo di appello può richiedere materiale informativo scritto o in altre forme, o può decidere di attivare una publicinquiry: quest’ultima opzione si applica spesso per i progetti di impianti eolici più complessi o controversi.
Infine, il Segretario di Stato responsabile per le amministrazioni locali e la pianificazione (per gli impianti in Inghilterra, Galles e Nord Irlanda), e lo Scottish Executive (per impianti in Scozia), ha il potere di “ avocare a sé” le domande, perché la decisione finale venga presa in sede centrale secondo varie motivazioni. Per esempio, i progetti possono essere “ chiamati” se sollevano questioni di importanza nazionale, o si tratta di significative varianti rispetto al piano regolatore o alla politica di piano nazionale. In generale, questo potere è esercitato con cautela.
Il processo di approvazione a livello nazionale
I progetti di impianti eolici in terraferma oltre i 50 MW vengono automaticamente indirizzati al Segretario di Stato per il Commercio e Industria (in Inghilterra e Galles) o allo Scottish Executive (in Scozia). Questo processo è regolato dalla Sezione 36 dello Electricity Act 1989 e richiede che il Ministero dell’Industria e Commercio o lo Scottish Executive prendano in considerazione tutti gli argomenti pro e contro l’insediamento proposto, prima di deliberare la propria autorizzazione. Può essere tenuta una public inquiry a livello locale. Un’autorizzazione può essere abitualmente rilasciata al tempo stesso ai sensi della Sezione 90 del Town and Country Planning Act 1990.
Box 5
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale assicura che vengano individuati i probabili effetti significativi del progetto di insediamento e le relative misure di mitigazione, e che se ne tenga conto nelle procedure di approvazione. Il prodotto principale della procedura è lo Environmental Statement (ES), redatto dal richiedente, che deve essere allegato alle domande di trasformazione che ricadono nell’Allegato II o III della Direttiva VIA. La richiesta di coinvolgimento del pubblico significa che la richiesta di Environmental Statement deve essere resa pubblica e copie di esso rese liberamente disponibili alla consultazione e osservazioni. Esso deve anche essere esaminato dai principali organismi consultivi previsti dalla legge. Il General Development Procedure Order (1995) stabilisce quali sono tali organismi consultivi per ciascun tipo di intervento di trasformazione.
VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
La direttiva dell’Unione Europea sulla Valutazione Ambientale Strategica è stata recepita da numerosi Stati membri nel luglio del 2004 dopo un periodo di gestazione di un decennio circa. Il suo obiettivo è di:
“… offrire una protezione di alto livello all’ambiente e contribuire all’integrazione degli aspetti ambientali nella predisposizione e adozione di piani e programmi, promuovendo uno sviluppo sostenibile, assicurando che, coerentemente alla presente Direttiva, venga sviluppata una valutazione ambientale di piani e programmi che possano avere effetti significativi sull’ambiente.”
Si tratta di un processo iterativo e sistematico, sviluppato a livello strategico, per identificare, prevedere e evidenziare gli impatti ambientali. Deve anche identificare e considerare adeguatamente le opzioni alternative praticabili all’interno di paini e programmi. Il Regolamento VAS del 2004 copre alcuni tipi di piani e programmi predisposti per le città e il territorio, l’uso dello spazio, agricoltura, foreste, pesca, energia, industria, trasporti, gestione dei rifiuti, delle acque, telecomunicazioni e turismo. Al momento attuale non viene richiesta una VAS per insediamento di impianti eolici sulla terraferma. Ma in Scozia lo Environment Assessment (Scozia) Bill (attualmente in fase di discussione nel Parlamento Scozzese) estenderà gli obiettivi della VAS oltre i termini della Direttiva. Mira ad assicurare che tutti i piani, programmi e strategie del settore pubblico siano esaminati per gli impatti ambientali. Anche se gli insediamenti di impianti eolici non saranno automaticamente esenti dalla redazione di una VAS, è improbabile che ciò accada per singoli progetti di wind farm.
5.2 Politiche di pianificazione
Le politiche di pianificazione vengono sviluppate a cura dei governi nazionali, e quindi Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda hanno politiche distinte. Queste per quanto riguarda le energie rinnovabili sono state recentemente aggiornate dall’Ufficio di Vicepresidenza del Consiglio (responsabile per l’Inghilterra) dallo Scottish Executive in Scozia; l’Assemblea Governativa in Galles emanerà le proprie direttive tra breve. [...]
6 – Ambiente e Paesaggio
Sommario
• il paesaggio delle Isole Britanniche si è trasformato drasticamente a causa dell’intervento umano negli ultimi 5000 anni, e molto poco di esso è databile ad epoche precedenti
• i mutamenti climatici avranno effetti radicali sul nostro paesaggio, e gli insediamenti di impianti eolici devono essere considerati entro questo contesto
• gli impatti visivi e sul paesaggio sono considerazioni ambientali importanti per le domande di approvazione, ma le reazioni rispetto a questi aspetti sono altamente soggettive
• in generale esistono di gran lunga meno impatti paesistici e ambientali, associati alle turbine a vento, in confronto alle altre alternative, e la maggior parte di essi sono rapidamente reversibili
• gli insediamenti di impianti eolici possono verificarsi in aree dove non è mai esistita una presenza di impianti tecnologici per la produzione di energia in passato, e spesso incontrano una maggior resistenza
6.1 Premesse
Questo capitolo riguarda il paesaggio, le questioni visive e ambientali riguardo alla localizzazione di impianti di energia eolica. Un approccio sostenibile richiede che la questione dell’energia eolica venga esaminata parallelamente alle possibili alternative, le quali tutte hanno pure impatti ambientali e sul paesaggio. Va considerato anche l’impatto cumulativo degli insediamenti eolici su paesaggio e ambiente, dato che tutti gli insediamenti energetici alla fine produrranno impatti complessivi, legati alla loro espansione ed estensione a rete.
Con la pressione crescente sulle politiche energetiche, e col bisogno di ridurre le emissioni di anidride carbonica è difficile che qualunque comunità venga giudicata esente dal compito di sostenere un futuro a basso tenore di gas serra. Dato che il mutamento climatico presenta la più seria minaccia ai paesaggi del Regno Unito, devono essere incoraggiate le tecnologie che ci aiutano a limitare il nostro contributo alla trasformazione del clima, anche quando ciò rappresenti una temporanea perdita di bellezza.
Questa sezione offre un riassunto dei vari tipi di insediamento per energia eolica, le relative caratteristiche visive e di rapporto col paesaggio, le questioni progettuali degli impianti e gli effetti visivi risultanti che possono determinare trasformazioni nel paesaggio del Regno Unito. Viene esaminato anche l’impatto ambientale degli insediamenti eolici, e quello delle alternative ad energia non rinnovabile.
Assumere un punto di vista olistico rispetto allo sviluppo sostenibile non significa automaticamente dare “semaforo verde” agli insediamenti eolici, dato che ciò richiede di considerare un’ampia gamma di problemi di carattere paesistico, naturale, ambientale, oltre che sociali ed economici.
6.2 Le trasformazioni del paesaggio
Una delle definizioni di paesaggio è “area scenografica estesa”. Non rende piena giustizia alla complessità del termine, che è meglio descritto come “habitat più uomo e il risultato della combinazione di intrecci, percezioni, processi”. Il Landscape Institute definisce il paesaggio come “il complesso del nostro ambiente esterno, sia entro le aree urbane che in quelle rurali”. Il presente documento non deve essere considerato come orientamento definitivo sull’argomento, che è trattato da numerose pubblicazioni tecniche e altri documenti dettagliati di orientamento.
Le Isole Britanniche contengono una notevole varietà di paesaggi. La landa selvaggia post-glaciazione è stata trasformata nel corso degli ultimi 10.000 anni nel paesaggio vivo del 21° secolo. La struttura delle Isole Britanniche è stata definita dall’aumento del livello del mare e dalla loro separazione dalla terraferma del continente europeo, con successiva colonizzazione delle terre da parte delle foreste e arrivo della prima fauna. I mari circostanti danno alle isole un clima temperato e ricchezza di vita marina. Circa 5-6.000 anni fa, i primi uomini iniziarono il lungo processo di trasformazione della natura selvaggia nel paesaggio che oggi ci è familiare. I paesaggi non sono statici; sono sempre stati in trasformazione e continueranno a farlo, adattati dai bisogni umani e dalle attività economiche, e influenzati dai futuri mutamenti climatici. Essi sono in uno stato costante di equilibrio dinamico, che non può essere congelato in un punto specifico del tempo.
I progetti per lo sfruttamento dell’energia eolica sono solo una delle molte forme di insediamento che possono causare trasformazioni del paesaggio nel Regno Unito. E vale la pena ricordare che le turbine a vento non sono strutture permanenti, e una volta rimosse il paesaggio abitualmente può ritornare nelle condizioni precedenti – nonostante le strade possano restare per un considerevole periodo di tempo dopo che un sito è stato disattivato. Questo se gli insediamenti eolici non conducono all’occupazione del territorio da parte di altri insediamenti, da cui occorre tutelarsi in aree protette o in origine non edificate.
6.3 Paesaggio ed effetti visivi
Gli effetti sul paesaggio sono trasformazioni nel suo tessuto, caratteristiche e qualità, indotte a seguito di edificazione, e si distinguono dagli effetti visivi. Questi ultimi riguardano l’aspetto di tali trasformazioni, dove essere possono essere viste entro il paesaggio, e gli effetti sulle persone. È riconosciuto che gli impatti visivi e sul paesaggio sono una delle questioni ambientali chiave per l’approvazione di progetti di wind farm, data la loro tipica forma, localizzazione e funzione. Prendendo a caso un campione di 50 insediamenti a cui è stata negata l’autorizzazione, l’85% dei motivi per il rigetto hanno alla base impatti visivi e sul paesaggio.
Gli insediamenti per l’energia eolica hanno una serie di caratteristiche tali da determinare effetti visivi a sul paesaggio. Tali caratteristiche comprendono le turbine, i percorsi di accesso e spostamento locale, edificio(i) di sottostazione, lo spazio recintato di pertinenza, le connessioni alla rete e le antenne degli anemometri. La valutazione degli impatti deve tener conto di ogni proposta misura di mitigazione, prevederne le dimensioni, considerarne la significatività. Le valutazioni degli effetti sul paesaggio e di quelli visivi generalmente comprendono fotomontaggi da vari punti di vista per illustrare l’aspetto che avrà la wind farm una volta costruita. Possono anche comprendere le carte cosiddette Zone of Visual Influence (ZVI) che mostrano da quali zone di una data area di paesaggio gli impianti possono essere visti. Se un complesso è progettato con attenzione rispetto al paesaggio circostante, gli impatti visivi possono essere ridotti. Lo Scottish Natural Heritage ha sviluppato linee guida per orientare una corretta progettazione degli impianti eolici tessa a minimizzare i potenziali impatti negativi sul paesaggio.
Le varie componenti una wind farm devono essere conciderate in relazione alle caratteristiche del paesaggio in termini di valore, di esperienza, di composizione visiva, di rapporti con gli insediamenti esistenti.
6.4 Caratteristiche visive delle wind farm
Sulla terraferma
I caratteri visivi delle turbine a vento variano a seconda della loro costruzione e modello. In generale, sembrano più appropriati i tipi con forme semplici e scultoree che utilizzano tre pale, e sono questi i tipi di progettazione che si sono affermati come standard industriale.
Sulla terraferma in Gran Bretagna gli insediamenti di impianti eolici variano di dimensioni, da una sola turbina a complessi di grande scala contenenti oltre cento turbine. La dimensione media degli impianti eolici nel Regno Unito è attorno alle 10-20 turbine.
Gli impianti, nel primo periodo dell’industria del vento britannica all’inizio degli anni ’90, normalmente utilizzavano turbine con una capacità di circa 300-400 kW. Negli ultimi dieci anni le tecnologie si sono evolute, e le turbine di oggi possono generare sino a 3 MW ciascuna; un incremento di dieci volte in altrettanti anni. Esistono limiti pratici per le localizzazioni in terraferma, dato che le turbine di dimensioni maggiori e le relative torri sono diventate difficili da trasportare via strada. Ciò probabilmente frenerà in modo definitivo la tendenza all’aumento di dimensioni delle turbine.
Le turbine a vento di oggi abitualmente hanno il mozzo posto ad un’altezza sino a 90 m. sul terreno, con le pale che ruotano su un raggio fra 40 e 45 m., e un’altezza massima dal livello del suolo all’estremità del rotore in verticale - la “ blade tip height” – fra i 60 e i 120 m. I complessi di costruzione più recente generalmente hanno turbine con l’estremità delle pale ad un’altezza di 100 m. e oltre. Per fare un paragone, l’altezza del Big Ben è di 100 m., quella della Glasgow Tower 105 m., e quella del London Eye 135 m. Insediamenti futuri di turbine potranno avere prestazioni superiori insieme a incrementi nelle altezze, e diametri dei rotori. Le wind farms recenti hanno installate meno macchine, con pale più grandi, che operano con velocità di rotazione più basse. I gruppi di queste turbine più grandi tendono ad essere meno fitti a causa da maggiore spazio fra l’una e l’altra, ma ciò estende la loro influenza visiva su una superficie di terreno più vasta.
Nonostante visibilità e impatti degli impianti eolici aumentino con turbine più grandi, è spesso difficile distinguere le differenze relative in altezza, specialmente ad una certa distanza. In generale è considerato migliore in termini di impatto visivo un complesso dotato si un numero minore di turbine più grandi, di uno con un numero maggiore di turbine più piccole.
Al largo
Le offshore wind farms sono situate al largo delle coste, sia entro le acque territoriali che all’interno delle recentemente create Renewable Energy Zone. Esistono meno vincoli di dimensioni per le turbine al largo, e così si realizzano maggiori capacità di generazione: sino a 5 MW nel prossimo decennio. Normalmente, esse condividono le medesime caratteristiche visive di quelle sulla terraferma, ma possono anche comprendere segnali per la navigazione, elementi per l’illuminazione notturna, sottostazioni galleggianti e collegamenti alla rete generale di terraferma. L’utilizzo di questi elementi dipende dalla varietà della linea di costa, dalla visibilità nelle varie condizioni atmosferiche e dagli effetti della curvatura terrestre.
Gli insediamenti di impianti eolici al largo tendono ad avere più turbine, e più grandi, ma l’impatto sul paesaggio e visivo sono generalmente inferiori, data la distanza dalla linea di costa. Nondimeno, il paesaggio costiero è spesso unico e offre alcuni degli elementi di più alto valore del Regno Unito, e quindi anche queste localizzazioni possono essere sensibili.
In Gran Bretagna, ora gli insediamenti di impianti eolici al largo sono costruiti a distanze fra i 2 e i 10 km dalla costa, in acque relativamente basse, ma verranno presentate nuove domande di autorizzazione per siti molto più al largo, compresi alcuni al di fuori delle acque territoriali britanniche, entro le recentemente istituite Renewable Energy Zone. A queste distanze, probabilmente le wind farms avranno impatti visivi minori, ma naturalmente costruire e gestire turbine al largo è più costoso, e più alti possono anche essere i costi del collegamento alla rete. Ciò è controbilanciato in qualche misura dalla migliore produttività degli impianti, ma al momento esiste ancora una considerevole differenza nei costi di generazione rispetto ai complessi sulla terraferma. Grazie al sostegno del governo, l’energia eolica prodotta negli impianti al largo sarà prevedibilmente di grande contributo al raggiungimento degli obiettivi di produzione energie rinnovabili del 2010, e la sua importanza, crescerà ancora, sino al 2020 e oltre.
Miglior progettazione e interventi di mitigazione
Alcuni paesaggi sono in grado di accogliere meglio di altri gli insediamenti di impianti eolici, in relazione a scala, forme del terreno, possibilità di limitare la vista. Una buona progettazione generale dell’insediamento e delle sue relazioni con le forme del paesaggio può migliorarne l’accettabilità visiva.
La localizzazione generalmente è condizionata da ragioni tecniche, pratiche ed economiche, come la capacità di catturare il vento, le turbolenze, l’accessibilità, le connessioni alla rete nazionale, la strumentazione urbanistica, la proprietà dei terreni. Questi fattori limitano perciò la quantità di considerazioni estetiche con cui è possibile allineare la scelta localizzativa.
Un complesso raccolto in un gruppo compatto è visivamente più accettabile se appare come elemento isolato in uno spazio aperto e inedificato. Ma nei paesaggi agricoli, le file di turbine possono essere visivamente accettabili ove esistano linee di demarcazione formale fra i campi.
L’impatto visivo generale di un insediamento per l’energia eolica dipenderà principalmente dall’area da cui è visibile (quantità della visibilità), dall’aspetto che mostra in queste vedute (la natura della visibilità). Non si tratta necessariamente dell’essere visibile o meno, ma di come è visto e come appare quando è visto. Gli insediamenti eolici saranno più accettabili se appariranno adeguati all’area, creando quanto è percepito come immagine visiva positiva. Ad ogni modo è evidente che per alcuni le turbine a vento sono strutture brutte e indegne alla vista, fuori luogo in qualunque ambiente rurale, ed è improbabile che i modi del progetto e gli interventi di mitigazione siano in grado di cambiare questa opinione.
6.5 – Le zone tutelate
Il Regno Unito ha molti tipi di aree tutelate, con i Parchi nazionali e le Aree di Particolare Bellezza Naturale (solo Inhgilterra, Galles e Nord Irlanda) dotate dei più elevati livelli di protezione, ed altre varie tipologie di zone classificate di particolare interesse nazionale e internazionale.
Lo scopo della classificazione ad area di tutela è quello di conservare paesaggi unici di grande valore per il beneficio nazionale sul lungo termine. Tutti i documenti di orientamento per la pianificazione citati nel Capitolo n. 5 raccomandano che non si autorizzino interventi di trasformazione per impianti di energie rinnovabili in zone classificate di tutela, a meno che non si presentino considerazioni superiori, e nessuna localizzazione alternativa. Nella maggior parte dei casi ciò non si applica ai progetti di impianti eolici di dimensione commerciale, ed è quindi possibile affermare che deve essere mantenuto un alto livello di protezione nelle aree tutelate per i valori paesistici ed estetici.
6.6 – La percezione del pubblico
Alcune persone considerano le turbine a vento come strutture aggraziate che arricchiscono il paesaggio, in particolare quando siano paragonate alle grandi centrali energetiche e impianti della rete di distribuzione presenti attraverso il paesaggio da molti anni. Nondimeno, ci sono anche molte persone che avvertono le turbine a vento come una industrializzazione del paesaggio, inaccettabile nei contesti rurali. Alcuni aneddoti suggeriscono che gli impianti eolici proposti per aree già industrializzate sono oggetto di minori proteste di carattere visivo.
Uno studio promosso dallo Scottish Executive sugli atteggiamenti del pubblico mostra che un abitante su quattro che abita nei pressi di una wind farm (26%) afferma che esse rovinano il paesaggio, e l’impatto visivo è la prima causa per cui le persone non amano gli impianti eolici. Ma lo studio mostra anche che fra le persone che abitano nei pressi di un impianto, solo il 12% afferma che il paesaggio è stato rovinato.
Essenzialmente, il dibattito sul fatto se le turbine siano inserimenti distruttivi, benigni, o addirittura positivi per il paesaggio britannico, è altamente soggettivo. La mancanza di una risposta “giusta” o basata su fatti, significa che il dibattito difficilmente troverà una soluzione, rendendo qualunque decisione sui singoli progetti estremamente foriera di divisioni.
Ad ogni modo, per valutare l’estensione dei problemi, è importante anche prendere in considerazione le alternative di produzione energetica al vento, le quali tutte hanno pure impatti paesistici e ambientali, molti dei quali sono comunemente accettati.
6.7 – La comparazione degli impatti paesistici e ambientali
L’impatto della generazione di elettricità sul paesaggio e l’ambiente dipende dal tipo di combustibili e tecnologie utilizzate per la produzione. I combustibili fossili come gas e carbone, e l’uranio necessario per la fissione nucleare, si basano tutti su industrie estrattive per la fornitura. Nel caso di carbone e uranio, ciò può avere effetti devastanti sul paesaggio circostante le miniere, con le relative infrastrutture e produzione di scarti che contribuiscono ad un impatto paesistico e ambientale che può durare per anni. Per la Gran Bretagna l’estrazione del gas (e di petrolio – anche se quest’ultimo è un fattore minore nella produzione di elettricità) si concentra al largo, e scorte di gas naturale liquefatto arrivano via mare.
Comunque, saranno ancora necessarie alcune infrastrutture costiere per ricevere, immagazzinare e distribuire, ed esistono molti problemi ambientali connessi alle trivellazioni al largo. Poi, in altri paesi, gas e petrolio sono ottenuti da riserve sulla terraferma, dove gli effetti sul paesaggi possono essere molto più pronunciati.
Nonostante molti degli effetti paesistici e ambientali dei nostri bisogni di combustibili non riguardano il Regno Unito, un approccio di sviluppo sostenibile implica che debbano essere considerati tutti gli effetti, ovunque si verifichino nel mondo. Non sarebbe equo pensare che la distruzione del paesaggio in altri paesi sia giustificata, perché siano tutelati i panorami del Regno Unito.
Per la combustione, tutti gli impianti energetici convenzionali richiedono una vasta estensione di terreno, e il loro impatto visivo totale comprende anche qualunque traliccio di collegamento alla rete nazionale. La sottrazione di spazio per la connessione alla rete si applica egualmente anche all’energia eolica, anche se per insediamenti più piccoli vengono utilizzati piloni a basso voltaggio, che tendono ad avere impatti visivi molto inferiori. Sul versante ambientale, la generazione di elettricità da combustibili fossili emette gas serra e altri inquinanti al momento della combustione, il che contribuisce al mutamento climatico e ai problemi di inquinamento atmosferico. Bruciare carbone, col suo alto contenuto di zolfo rispetto ad altri combustibili fossili, causa anche le piogge acide. Questo particolare problema può essere risolto installando sistemi di desolforizzazione, ma è costoso e impossibile in molti impianti. Le centrali energetiche a combustibili fossili (specialmente a carbone) causano spesso problemi di inquinamento del suolo nella aree dove sono localizzate, e molti impianti convenzionali (compresi quelli nucleari) generano inquinamento termico, danneggiando i corsi d’acqua locali o il mare. L’elettricità generata da fissione nucleare si somma i livelli di radioattività del sottosuolo, e i rischi per le conseguenze di gravi incidenti richiedono rigorose e costose procedure di gestione degli impianti.
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La dismissione delle turbine a vento è un processo relativamente lineare, e nella maggior parte dei casi il terreno può essere restituito “normale” alla fine del ciclo produttivo dell’impianto, con gli impatti delle strade di accesso e altri nella maggior parte dei casi reversibili. In questo senso, le turbine a vento possono essere viste come strutture temporanee, e le decisioni localizzative non devono essere necessariamente permanenti.
6.8 – Lo spazio sottratto per insediamenti eolici
Nonostante si tema una generalizzata distruzione delle campagne britanniche, l’insediamento dell’energia eolica probabilmente non avrà gli impatti che molte persone si immaginano. Per raggiungere l’obiettivo del 20% entro il 2020 esclusivamente con la generazione eolica, il Regno Unito avrebbe bisogno di circa 26 GW di capacità se l’offerta energetica aumenterà a 400.000 GW. Se il 50% di questa quantità viene ottenuto dagli impianti sulla terraferma utilizzando turbine in media da 2 MW, ciò richiederà più o meno 6.500 turbine. Sulla base di un’occupazione di spazio di circa 0,18 ha/MW per turbine, strade d’accesso e sottostazioni, il totale di spazio necessario in terraferma sarebbe di circa 2.340 ha. Sulla superficie totale del Regno Unito di 24 milioni di ettari, si tratta dell’equivalente dello 0,0001% dello spazio disponibile. Ciò, contro i 3,3 milioni di ettari correntemente classificati come uso del suolo “urbano e altro”. Dato che le turbine a vento sono abitualmente collocate in zone collinari, lo spazio attorno ad esse è comunque ancora disponibile a pascolo o altre attività, e non deve quindi essere considerato come parte dell’occupazione totale di suolo.
6.9 – Verso una prospettiva di lungo termine
Di tutte le questioni che ruotano attorno allo sviluppo delle energie eoliche, gli impatti visivi e paesistici sono le uniche principalmente soggettive. Dato che gli effetti non possono essere calcolati e misurati, e le possibilità di interventi di mitigazione sono limitate, è poco probabile che questi problemi vengano risolti con soddisfazione di tutti. Sembra quindi inevitabile che alcune persone saranno sempre contrarie alle wind farms in ambienti rurali, e dato che le risorse di vento del Regno Unito sono strettamente correlate a zone rurali e remote, il dissenso è inevitabile.
I recenti aggiornamenti alle linee guida per la pianificazione per il Regno Unito, richiedono che i decisori locali prendano in considerazione le priorità energetiche nazionali nel deliberare su progetti per le fonti rinnovabili, e in molti casi è improbabile che ce ne sia abbastanza per non respingere una domanda in base alle sole considerazioni paesistiche. Visto l’alto livello di consenso nazionale, e spesso anche locali, per l’energia eolica, questo sembra essere un approccio ragionevole nei casi in cui non esiste particolare classificazione di sensibilità paesistica. Esistono forti motivi per ritenere gli insediamenti eolici strutture temporanee, che non richiedono le cautele di strutture di più lunga durata per motivi paesistici. Dato che abitualmente è possibile una dismissione completa, può essere posto rimedio alle permanenti opposizioni sulla base di studi caso per caso, con la rimozione finale delle turbine alla fine del ciclo produttivo.
Le opzioni energetiche e disposizione entro quel tempo saranno mutate, e potrebbero essere disponibili altre tecnologie. Comunque, va anche riconosciuto che le trasformazioni del paesaggio hanno una lunga storia e che ciò che appare alieno oggi potrebbe divenire accettato nel tempo. L’evidenza suggerisce che le opinioni ostili verso le wind farms tendono ad ammorbidirsi dopo l’autorizzazione, e non c’è motivo di ritenere che questa tendenza non si ripeta nei casi di insediamenti futuri.
Qualunque preoccupazione per i danni al paesaggio del Regno Unito da parte degli insediamenti di impianti eolici, deve essere controbilanciata dai diffusi danni che lo stesso mutamento climatico può determinare. Si è mostrato nei capitoli precedenti [ non inclusi in questi estratti n.d.T.] come l’energia eolica sia una soluzione pratica e affidabile alle trasformazioni del clima, come parte di un necessario e più ampio mutamento sociale ed economico. L’insediamento su terraferma di tali complessi darà un grande contributo al rispetto degli obiettivi energetici e non ci si può aspettare che siano gli impianti offshore, significativamente più costosi, a farlo da soli.
Nota: il testo completo e originale del Rapporto (con dati, tabelle, e alcuni casi studio) è disponibile in file PDF al sito della Sustainable Development Commission (f.b.)