Rispondendo all'articolo di Rossana Rossanda pubblicato su questo giornale il 5 aprile scorso, vorrei chiarire innanzitutto che il nostro «Manifesto» non è un documento di contenuto socio-economico ma di metodo politico.
In prima istanza il nostro scopo era, ed è, di affrontare l'emergenza causata dal fallimento storico dei partiti (non solo italiani) nella loro forma attuale - un fallimento greve di conseguenze per la democrazia. Non passa giorno che non si veda l'ennesimo esempio grottesco dei metodi e delle pratiche dei partiti attuali. Per contrasto noi abbiamo provato a proporre soluzioni radicalmente diverse di organizzazione della vita politica. Un'idea dello spazio pubblico politico allargato e la creazione di un soggetto politico nuovo dove l'appartenenza non sia esclusiva, la struttura non sia verticistica, il potere sia decentralizzato al massimo, i limiti di mandato siano rigorosamente rispettati e si eserciti la massima trasparenza nella gestione economica (rendiconto attuale: reddito zero, spese molte, tutte personali e non restituibili, ancora meno con il sistema utilizzata da tutti i partiti per le loro attuali spese elettorali).
Abbiamo iniziato con la sfera politica - non solo i partiti ma anche le due forme classiche della democrazia, quella partecipativa e quella rappresentativa - "la libertà degli antichi e quelli dei moderni". È di fondamentale importanza che questo dibattito sulle forme della democrazia si intensifichi e si arricchisca in tutt'Italia. In questo contesto vale la pena riaffermare che non abbiamo una visione distorta ed idealizzata della società civile 'buona' da contrastare con i partiti cattivi. Tutti noi portiamo le ferite di un decennio di tentativi di far funzionare democraticamente e far sopravvivere i social forum, i girotondi, e altre espressioni della società civile. Il nostro argomento è altro: serve uno spazio pubblico politico allargato che vada oltre i confini del vecchio "palazzo", uno spazio ben regolamentato dalle istituzioni democratiche ma vivo, in cui cittadini singoli, soggetti politici, movimenti e associazioni della società civile possano incontrarsi, criticarsi e aiutarsi. Solo così, in un mondo dominato da modelli di consumi privatizzanti e dalla lenta agonia della scuola statale, possiamo sperare di creare cerchi sempre più ampi di cittadini informati, partecipanti e dissenzienti.
Abbiamo iniziato con la sfera politica ma vorremmo passare subito ad altri campi - sociale, economica e culturale. Lontanissima da noi la voglia di togliere di mezzo il conflitto sociale. Una certa familiarità con le statistiche - quelle sulla povertà e sulla drammatica e crescente disuguaglianza di ricchezza, per nominarne solo due - una certa conoscenza della storia della Repubblica, una collaborazione costante con il mondo del lavoro, portano direttamente all'analisi del conflitto sociale. Non potrebbe essere altrimenti. Parlare di e lottare per i beni comuni significa immediatamente aprire pratiche di conflitto con chi riduce tutto a merce e al calcolo costi-benefici. Significa anche aprire un varco nelle istituzioni europee. Nasce ora il progetto di una 'Carta Europea dei Beni Comuni' che si propone di inserire la nozione di bene comune tra i valori fondanti dell'Unione e di fronteggiare la dimensione puramente mercantile del diritto comunitario. Alla fine del nostro Manifesto si legge: «Si rompe con questo modello neo liberista europeo che vuole privatizzare a tutti i costi, che non ha alcuna cultura dell'eguaglianza, che minaccia a morte lo stato sociale, la dignità e sicurezza del lavoro». Più chiaro di così...
Naturalmente, rimane un grande sforzo di elaborazione da compiere. Il gruppo di lavoro iniziale ha potuto vantare alcune competenze ma non altre. Speriamo tanto che chi ha migliori e diverse capacità e preparazione adesso ci dia una mano e che il gruppo si allarghi e si diffonde sul territorio nazionale. In poco più di una settimana siamo sopra 3,000 adesioni (http://www.soggettopoliticonuovo.it), in molti casi accompagnate da articolati commenti.
Finisco con una considerazione strettamente personale. La recente presenza a Firenze di Rossana Rossanda, fragile ma lucidissima, mi ha commosso. Vorrei tuttavia far notare che il metodo del straw man, dove l'altro viene presentato in modo caricaturale, "uomo di paglia" facile da bruciare subito, non è affatto il modo migliore di condurre una conversazione politica.