Niente più cemento sulle coste sarde. In controtendenza rispetto al parlamento nazionale, che ha appena approvato il condono per gli abusi edilizii compiuti sulle zone costiere vincolate, il consiglio regionale della Sardegna ha dato il via libera alla legge salvacoste che impone il divieto di edificare sui litorali entro due chilometri dal mare e blocca la costruzione di nuovi impianti eolici nell'isola. Una partita, quest'ultima, sulla quale la giunta regionale di centrosinistra ha al suo fianco le associazioni ambientaliste, preoccupate per gli scempi al paesaggio che un ricorso indiscriminato all'eolico sta provocando in molte zone della Sardegna. Contro la legge salvacoste (più esattamente contro il decreto legislativo della giunta che anticipava i vincoli in attesa della legge) il centrodestra è ricorso anche all'arma del Tribunale amministrativo regionale. Ma proprio ieri mattina, a poche ore dall'approvazione del provvedimento da parte del consiglio, il Tar ha rigettato il ricorso presentato dai sindaci di tre città governate dal centrodestra: Olbia, Alghero e Arzachena. «La legge», ha sentenziato il Tar, «è tale da far ritenere non sussistente un danno irreparabile per i soggetti interessati, comuni e privati». I giudici del Tar non sono entrati nel merito, ma hanno per ora respinto l'istanza cautelare dei ricorrenti. Questi, oltre alla richiesta di annullamento del decreto della giunta, avevano sollecitato, infatti, la sospensione del provvedimento.
La legge è passata dopo un lungo braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. Il centrodestra ha presentato più di duemila emendamenti e ha attuato un ostruzionismo durissimo (interventi ripetuti nel dibattito, su ogni emendamento, per dichiarazione di voto) per cercare di ritardare al massimo l'approvazione. L'altro ieri, poi, l'opposizione ha cercato di dilatare i tempi, confidando in un pronunciamento favorevole del Tar. Si puntava sull'accoglimento della richiesta di sospensiva prima dell'approvazione della legge, in modo da porre le premesse giuridiche per chiedere la non promulgazione del provvedimento. Ma il calcolo si è rivelato sbagliato.
La legge ha provocato tensioni anche all'interno della maggioranza. Settori dei Democratici di sinistra, lo Sdi e l'Udeur hanno cercato di far passare deroghe alla normativa anticemento che avrebbero reso i divieti molto più flessibili. Anche alcuni sindaci di paesi costieri della Gallura governati dal centrosinistra hanno fatto pressione per allentare i vincoli. Tentativi che si sono infranti contro il no secco di Renato Soru, presidente della giunta.
Sostegno pieno arriva, invece, dalle associazioni ambientaliste. «Il rispetto del territorio e del paesaggio», dice Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, «è parte essenziale nella scommessa della Sardegna su uno sviluppo duraturo e a misura d'uomo. Tutelare le ricchezze naturali, il patrimonio paesaggistico e le bellezze dell'isola è un imperativo inappellabile. La legge salvacoste, e in particolare la norma di garanzia dei due chilometri, vanno in questa direzione. Perciò l'approvazione in Consiglio regionale e la risposta negativa del Tar alla richiesta di sospensiva sono due segnali importanti e incoraggianti, non solo per la Sardegna ma per il paese intero». E anche il Wwf si fa sentire: «Finalmente, dopo anni di immobilismo, la legge passata in Sardegna provvede a salvaguardare le coste e il paesaggio. Un patrimonio che ha subito danni incalcolabili, con complessi edilizi di fortissimo impatto che ne hanno alterato le caratteristiche. Ora la Sardegna potrà contare su uno sviluppo basato su una più corretta gestione del patrimonio ambientale e paesaggistico. Una linea, quella sulla quale si muove la Sardegna, che è un punto di riferimento importante anche a livello nazionale».
Per il centrodestra una sconfitta che brucia due volte: perché manda all'aria i piani di cementificazione e perché viene incassata in Sardegna, l'isola dove sorge Villa Certosa, simbolo di come l'interesse generale possa essere piegato, con assoluta protervia, agli affari privati.