Polverizzato. Più letale di una benna il Tar ha demolito il castello di accuse tirato su dal comune di Azrazchena al Piano paesaggistico regionale. Sarò anche una vittoria postuma per la giunta guidata da Renato Soru, ma i giudici pezzo dopo pezzo smontano tutte le osservazioni fatte dal comune culla della Costa Smeralda. La sentenza, che fa scuola, ribadisce la bontò della filosofia del Ppr e mette ordine in un area in cui ogni granello vale oro. Solo se ricoperto da cemento armato. Il muro di eccezioni, che l’amministrazione ha presentato per abbattere il Ppr, viene abbattuto dai giudici. Si spezza il principio portato avanti nel ricorso del Comune. Più cemento-più denaro- più sviluppo. Il Ppr non trasforma il territorio della Costa Smeralda in una riserva integrale, ma dà regole certe. Questo è il principio che sembra ribadire il Tar con questa sentenza. Filosofia applicabile in tutti i centri dell’isola. Tra gli argomenti al centro del ricorso l’istituto delle intese. La procedura per cui il Comune presenta una serie di progetti alla Regione e chiede che vengano approvati. Secondo Arzachena è uno strumento arbitrario che spoglia l’amministrazione del suo potere di decidere. Ma il Tar rovescia il punto di vista. Le intese sono una gentile concessione della Regione alle amministrazioni che non sono state capaci di adeguare il piano urbanistico alle regole del Ppr. La Regione non voleva che tutto si fermasse nei centri costieri in attesa del varo dei nuovi Puc. Per questo ha proposto di portare almeno i progetti più importanti a Cagliari. Per discuterli insieme e trovare una intesa. «I comuni non sono obbligati a chiedere l’attivazione dell’intesa — riporta la sentenza —. Si possono limitare ad adeguare con la dovuta sollecitudine il Puc al piano paesaggistico». Ma già dalle prime righe il Tar comincia l’opera di demolizione. I giudici puntano l’indice contro il comune di Arzachena che nel suo ricorso non avrebbe fatto distinzione tra fascia, e ambito costiero. Per i profani due sinonimi. Per il Ppr due cose diversissime. La fascia è l’area vicina al mare, l’ambito è il territorio nel suo complesso. La fascia costiera è tutelata con maggiore rigidità. Arzachena, che si trova a 5 chilometri dal mare, sosteneva di essere considerata dal Ppr come fascia costiera. Ma il piano paesaggistico la individua come ambito costiero. Un’area che vive di e sul mare. Finezze non solo da giuristi, ma che hanno un peso che si misura in metri cubi di cemento. In ogni caso il Tar affonda questo punto forte del ricorso. «La Gallura costiera nord orientale è stata esaminata nelle sue componenti, non si può tracciare una linea netta di demarcazione che distingua la parte paesaggistica costiera da quella insediativa interna. Tutta l’area è un unicum di cui fanno parte sia i territori sul mare, sia quelli e interni». Un altro paletto il Tar lo fissa anche per la strada Olbia- Santa Teresa. Da sempre Arzachena chiede la quattro corsie. La giunta Soru ne ha programmato una a due corsie. Anche su questo punto i giudici mettono punti fermi. Il Comune si lamentava. «Perché la Regione — riporta il ricorso presentato da Arzachena — con la ricomprensione in ambito costiero delle aree interessate alla viabilità a quattro corsie Olbia-Arzachena ha con palese sviamento vietato la realizzazione dell’opera ». Ma anche questo punto viene spazzato via dal tribunale che ribadisce la assoluta discrezionalità della Regione nel dare regole e pianificare lo sviluppo del territorio come meglio crede. In altre parole a decidere deve essere Cagliari.