La Repubblica, 21 ottobre 2007
Zone verdi in cambio del cemento Regione e governo: sì alla legge
di Davide Carlucci
Prima di costruire, garantire un' area verde equivalente a quella che diventa edificabile. è la "compensazione ecologica preventiva" che Legambiente e alcuni studiosi del Politecnico, tra i quali Paolo Pileri e Arturo Lanzani, lanceranno a Milano, il 7 novembre, come legge d' iniziativa popolare. Per scoraggiare la moltiplicazione dei cantieri in un' area, come l' hinterland milanese, dove si sta per raggiungere - e in molti casi si è già superata - la soglia tollerabile di consumo di suolo, con punte di urbanizzazione superiori al 70 per cento del territorio. L' idea raccoglie plausi già in entrambi gli schieramenti. Piace ad Alfonso Pecoraro Scanio: «Si può rilanciare da Milano un' azione che sconfigga le lobby del cemento presenti anche nel governo». Il ministro dell' Ambiente lancia anche un appello ai parlamentari lombardi: «Costruiamo un fronte bipartisan per chiedere più risorse per i parchi urbani e nelle cinture». L' occasione è la Finanziaria, dove «abbiamo introdotto una norma che stanzia, a questo proposito, 150 milioni di euro». L' altra strada è la legge sulle compensazioni, che convince anche Davide Boni, assessore regionale al territorio, eletto dalla Lega: «La proposta potrebbe essere integrata nel nostro progetto di legge di riforma - spiega - non ho alcuna preclusione, sebbene arrivi da ambienti lontani dalla mia coalizione». Per Damiano Di Simine, di Legambiente, la legge dovrebbe «rendere meno conveniente edificare ex novo» e ha un obiettivo: «La crescita zero entro il 2050». A scrivere il testo della legge è Pileri, docente di Ingegneria del territorio al Politecnico e autore di un libro intitolato proprio "Compensazione ecologica preventiva". «Il meccanismo è molto semplice e in Germania funziona già dal 2001: chi costruisce una villetta a Desio, per esempio, deve garantire, prima, interventi come la creazione di un bosco in Brianza o il ripristino della vegetazione lungo il Lambro. è come se per ogni costruzione si adottasse una nuova area ecologica: un principio molto più avanzato delle perequazioni e delle mitigazioni ambientali già previste dalle norme attuali». Nell' ultimo quindicennio, ha calcolato Pileri con altri docenti del Politecnico, 30 grandi progetti - dal Maciachini center alla Humanitas di Rozzano, dal Santa Giulia all' Auchan di Cinisello Balsamo - hanno trasformato 11,248 milioni di metri quadrati di territorio milanese. «Se la legge fosse già in vigore - spiega Pileri - Milano sarebbe piena di veri parchi pubblici come Amsterdam o Berlino». Un modo per rispondere all' allarme lanciato dall' Agenzia europea dell' ambiente, che attribuisce a Milano un record negativo - «ha consumato, negli ultimi 40 anni, il 37% dell' area agricola: è il dato più elevato tra le 25 città europee prese in considerazione» - e include la Lombardia e il nord in generale tra le «aree in cui l' impatto dell' espansione urbana incontrollata è maggiormente visibile». Eppure resiste, nella capitale economica d' Italia, una minoranza che pensa ancora alla terra come a un bene da preservare: oggi a Cascina Battivacco, nel parco Sud, si sono dati appuntamento gli attivisti del comitato Barona - che contesta progetti come il piano Palatucci, il futuro centro direzione in via del Mare, «una minaccia per l' integrità del parco» - per una festa: «Ci saranno i prodotti tipici realizzati dagli agricoltori milanesi», annuncia Maria Teresa Lardera. «Non è affatto un' utopia pensare che anche nel cuore dell' area metropolitana si possano tutelare le cascine e le tradizioni agricole lombarde - dice Boni - ma il problema è che ogni comune utilizza gli oneri di urbanizzazione per pareggiare i propri bilanci. Noi non possiamo introdurre nuovi controlli ma possiamo rendere vincolante sempre il parere della Regione facendo in modo che si tenga conto delle vocazioni e degli equilibri delle aree. E non solo delle esigenze dei singoli municipi».
La Repubblica ed. Milano, 21 ottobre 2007
È vicino il punto di non ritorno
di Pietro Mezzi (assessore provinciale al territorio)
Nei giorni scorsi, dopo un lavoro durato poco più di un anno e mezzo, è stato presentato in giunta il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp). Uno strumento che dovrebbe aiutare a governare meglio i processi di trasformazione del territorio nell’area metropolitana milanese e a coordinare, per grandi temi, le pianificazioni dei 189 Comuni della Provincia, Milano compresa. Un anno e mezzo di lavoro fatto di incontri con i Comuni, i Parchi, le altre Province, le autorità ambientali, ma anche con gli operatori economici e i rappresentanti delle associazioni e dei comitati di cittadini.
È un Piano che cerca di mettere ordine e di semplificare le procedure, ma che si pone anche programmi ambiziosi: tra questi, creare la rete ecologica provinciale, in particolare nel Nord Milano; indicare i punti di forza dello sviluppo urbanistico dei Comuni; individuare le aree destinate all’attività agricola.
Un tema, quest’ultimo, apparentemente lontano dall’attività pianificatoria territoriale, ma in realtà strettamente attinente allo sviluppo urbanistico comunale: con questa previsione i Piani di governo del territorio dei Comuni saranno inevitabilmente chiamati a rapportarsi. È un aspetto delicato, che chiama in causa le prerogative di pianificazione dei Comuni e della Provincia e al quale il lavoro di questi mesi ha posto grande attenzione, con uno sforzo di concertazione.
Vale la pena anche ricordare alcuni dati importanti, riguardanti il consumo di suolo: in provincia di Milano il valore medio della superficie attualmente urbanizzata è pari al 34 per cento del totale del suolo. Che però diventa 42,7 per cento se si considerano le previsioni urbanistiche già approvate dai piani comunali. E così, considerando Milano e i Comuni di prima corona, il valore arriva al 70 per cento, nella Brianza Centrale al 57, sull’area del Sempione al 60, mentre nel Sud Milano, grazie ai limiti imposti dal Parco Sud, il valore cala drasticamente al 19 per cento.
Il Piano presentato in giunta provinciale si pone l’obiettivo di non superare la soglia del 45 per cento. Importanti studi scientifici (Howard Odum, Usa) indicano nel dato massimo del 50 per cento la soglia oltre la quale un territorio non riesce più a rigenerarsi. Siamo molto vicini al punto di non ritorno, servono quindi attenzione e politiche urbanistiche coerenti.
Si pone così il problema di realizzare una concreta sostenibilità. Gli amministratori, i politici, gli ambientalisti, gli studiosi sapranno raccogliere questa sfida o si continuerà a pensare in termini di sviluppo infinito? E ad affidare al consumo del suolo l’unica risposta alla crisi strutturale della finanza locale? Il nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale si pone questo obiettivo e, con gli inevitabili e faticosi compromessi, propone una crescita giudiziosa. La più sostenibile in questa situazione.
La Repubblica ed. Milano, 21 ottobre 2007
Più capannoni lungo le nuove autostrade (redazionale)
Case, alberghi, capannoni, autogrill ai bordi delle nuove infrastrutture viabilistiche: e cioè le superstrade, autostrade, tangenziali che saranno costruite dai privati in project financing. Il succo del progetto di legge, che è stato approvato dalla giunta regionale e ora va in commissione Territorio, è stato spiegato dall’assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità, Raffaele Cattaneo. Con il project financing i privati non riescono più a ripagarsi con i soli pedaggi delle spese sostenute per costruire l’opera. Di qui l’idea di concedere loro la possibilità di utilizzare aree adiacenti alla sede stradale per costruire dell’altro. Appunto alberghi, case, edifici con destinazione commerciale. Critico il verde Carlo Monguzzi: «In questo modo le autostrade non serviranno a smaltire il traffico ma ad aumentarlo».
La Repubblica ed. Milano, 22 ottobre 2007
Penati: "Comuni liberi di costruire"
di Davide Carlucci
È polemica sulla proposta di arginare l’espansione dell’hinterland a danno delle aree verdi. Per il presidente della Provincia Filippo Penati, «i Comuni sono liberi di decidere sul proprio sviluppo». E sul Cerba «andiamo avanti senza esitazioni». Plaude l’assessore comunale Carlo Masseroli di Forza Italia, più prudente la Lega.
Limitare la crescita della grande Milano, imporre un tetto all’espansione urbana nell’hinterland? Filippo Penati, presidente della Provincia, invita alla cautela: «Ogni comune è libero di programmare il suo sviluppo con i piani di governo del territorio. E il nostro piano di coordinamento territoriale provinciale non può darsi il compito di programmare meglio lo sviluppo delle singole realtà. È un tema complesso e cruciale, la pianificazione sovracomunale è una materia delicata da affrontare rispettando il corretto ruolo della sussidiarietà». Un freno alla volontà dell’assessore provinciale al territorio, Pietro Mezzi, dei Verdi, di arginare l’espansione dei comuni controllando il consumo di suolo, giunto ormai nel Milanese al livello di guardia. Penati tira dritto anche sul Cerba, il centro europeo di ricerca biomedica avanzata, 620mila metri quadrati nel parco Sud, voluto dall’oncologo Umberto Veronesi ma osteggiato dagli ambientalisti: «Io sono assolutamente favorevole e realizzeremo il piano stralcio entro la fine di novembre».
Ed ecco che il presidente della Provincia torna a incontrare favori nello schieramento opposto. Carlo Masseroli, assessore al territorio del comune di Milano per Forza Italia, concede a lui e a Bruna Brembilla, presidente del parco Sud, di aver «sempre cercato un percorso per arrivare fino in fondo nella soluzione del caso Cerba». Ma su questo, come sugli altri temi dello sviluppo urbano, «deve fare i conti con la sua zavorra, la sinistra ideologica e stantìa». Ideologico è anche «il tema della città metropolitana» e quanto al parco Sud, «oggi è degrado, è pieno di nomadi e abusivi, è un disastro: Penati l’ha capito e spero che vinca. Ma vedo che è in difficoltà». In modo speculare l’assessore regionale Davide Boni si ritrova, in questa polemica, iscritto d’ufficio nel campo ambientalista: «Come Regione andiamo avanti. Non vogliamo entrare nella pianificazione dei singoli comuni: però, pur garantendo autonomia, possiamo correggere e consigliare, come abbiamo fatto a Milano per migliorare il progetto Citylife. Se si lascia che ogni comune faccia di testa sua, domani tutto è incontrollabile. E l’area di Milano richiede uno sforzo diverso». Musica per le orecchie del verde Carlo Monguzzi che però avverte: «Boni predica bene e razzola male: la sua legge delega tutto ai comuni. Quanto a Penati, sappia che la pianificazione territoriale è la nostra linea del Piave. Se mandiamo all’aria anche quella, i comuni restano soli davanti agli appetiti dei grandi immobiliaristi». Non resta che puntare alla compensazione: chi costruisce ripaghi il consumo di suolo con la creazione di verde, come propone Legambiente. «Boni la appoggia - dice Monguzzi - e lui, malgrado tutto, è uno che se dice una cosa la mantiene. Speriamo sia così perché a Milano è quella l’unica via d’uscita».
Il Corriere della Sera, 22 ottobre 2007, cronaca locale
Il sogno verde dell'Expo Ecco la Milano del 2015
di Maurizio Giannattasio
MILANO — Come una finanziaria: 14 miliardi e 100 milioni tra investimenti diretti e indiretti, 3 miliardi e 700 milioni di produzione attivata. Senza tenere conto dell'indotto. L'Expo si può misurare anche così. Come una valanga di ricchezza e di lavoro — 70mila nuovi posti solo nei cinque anni precedenti alla manifestazione — che tracima su un intero territorio. Ma la candidatura di Milano per l'Expo 2015 con «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita» è qualcosa di più. Lo si intravede nelle 1.200 pagine del dossier che la città ha consegnato nelle mani del Bie, il Bureau International des Expositions,
l'organismo che raccoglie 108 Paesi e che a marzo dovrà decidere chi vincerà la sfida tra Milano e Smirne. Lo si percepisce nella città tirata a lustro e impavesata per l'arrivo oggi dei sei ispettori del Bie, che per tre giorni metteranno sotto esame Milano. Lo si capisce dalle facce stravolte ma felici dei funzionari delle Relazioni internazionali del Comune che in meno di un anno hanno accompagnato il sindaco Letizia Moratti in 57 missioni all'estero, incontrando 18 capi di Stato, 8 capi di governo, 90 ministri, 5 governatori, 12 viceministri, 10 sottosegretari, 31 sindaci, 11 commissari europei e percorrendo la bellezza di 451mila chilometri: 11 volte il giro del mondo. Dall'impegno del Governo, che come scrive il presidente del Consiglio, Romano Prodi, al Bie, sostiene la candidatura di Milano «with the utmost determination », con la massima determinazione.
Milano, finalmente, si è data un senso. Non un sogno, ma un progetto. Che ha il pregio, vada come vada, di accomunare quasi tutti. Dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano — «Auspico che la candidatura dell'Italia e di Milano venga accolta» — al premier Prodi, al capo dell'opposizione Berlusconi. Maggioranza e opposizione insieme. A livello nazionale e a livello locale. Comune e Regione Lombardia retti dalla Cdl, e la Provincia del democratico Filippo Penati. E trova una sponda anche in Walter Veltroni, sindaco di Roma e neosegretario del Pd. Come dire: il sostegno all'Expo milanese vale per questa legislatura e la prossima. Chiunque vinca le prossime elezioni. Uno dei prerequisiti essenziali richiesti dal Bie.
Aichi 2005, Shanghai 2010. Milano ha scelto la strada di Shanghai. La città è pronta a cambiare volto. «Lasceremo in eredità alla città almeno il 90 per cento delle opere», continua a ripetere la Moratti. Ci sono i singoli elementi. La «Torre», alta minimo 200 metri, nuovo simbolo di Milano, la Via d'acqua e la Via di terra, due itinerari di 20 chilometri che immersi nel verde collegheranno Milano alla nuova area Expo, accanto alla Fiera di Rho-Pero, mettendo in connessione tutta la cintura dei parchi cittadini. Dei «raggi verdi» partiranno dal centro della città per ricongiungersi alla corona di verde. C'è il sito vero e proprio, 110 ettari, la metà a verde, dove sorgeranno i padiglioni, il grande ponte che collegherà la Fiera all'Expo, la Torre, il Villaggio Expo, piazza Italia. Tutto il quartiere espositivo sarà una «low emission zone», ossia avrà il minor impatto possibile sull'ambiente e sulla domanda di energia. La zona sarà off limits alle auto. I visitatori che vogliono raggiungere il sito in auto si dovranno fermare nei parcheggi di corrispondenza e poi verranno trasportati con navette ecologiche. All'interno saranno permessi solo veicoli elettrici, navette a idrogeno o biciclette. Anche il futuro della cittadella Expo sarà ambientale. Un enorme quartiere ecologico. Niente auto, niente petrolio o gasolio. Raffreddamento e riscaldamento saranno garantiti sfruttando il fotovoltaico, l'energia solare, e altri strumenti puliti. Un modello da esportare nel resto d'Europa. Proprio per questo motivo Legambiente è diventato partner dell'Expo milanese. C'è poi la Città del Gusto e della Salute ai Mercati generali e la creazione della Borsa agro-alimentare telematica.
Ma l'Expo è più dei singoli elementi. È un catalizzatore e un acceleratore di progetti urbanistici e infrastrutturali. Le due nuove linee della metropolitana, il prolungamento di quelle esistenti, i grandi collegamenti stradali che la Lombardia sta chiedendo da anni: la Brebemi, la Pedemontana, le nuove tangenziali esterne di Milano. Ma anche il collegamento ferroviario diretto tra Malpensa e la nuova stazione di Pero-Rho. Tutte da realizzare integralmente entro il 2015. O i grandi progetti urbanistici che dovrebbero trasformare il volto della città: da Garibaldi-Repubblica, ferita nel centro della città, lasciata marcire per decenni, ai tre grattacieli di Liebeskind, Isozaki e Hadid di Citylife nella vecchia Fiera. Ai progetti da venire sulla Bovisa, cittadella tecnologica e della comunicazione. «È tutto l'asse nord-ovest di Milano che cambierà volto», spiega l'assessore all'Urbanistica Carlo Masseroli. Catalizzatore lo sarà anche per la cultura. Nei sei mesi dell'Expo sono previsti 7.000 eventi culturali e scientifici. Quaranta al giorno. Abbastanza per soddisfare i 29 milioni di visitatori che frequenteranno Milano nei 6 mesi dell'Expo. Sempre che arrivi la vittoria. Ma questa volta Milano ci crede.
Nota: sulle pagine di Eddyburg il tema della sostenibilità ambientale metropolitana rispetto all'urbanizzazione (e del relativo modello di sviluppo socioeconomico) che sta al centro dell'attuale, contraddittorio dibattito milanese, è stato qualche giorno fa introdotto dall'articolo che riferiva della ricerca coordinata da Cristina Treu del Politecnico, sul consumo di suolo nell'area provinciale. Quello dell'Expo 2015 è ovviamente un tema strettamente correlato, anche se la cosa spesso sfugge alla stampa, locale e non. Per chi fosse interessato, di seguito l'avviso di una iniziativa correlata (f.b.)
Il Coordinamento Provinciale Milanese organizza per Mercoledì 24 ottobre p.v. in Via Fiamma n.5, alle 21.00 incontro di presentazione degli indirizzi e dei contenuti del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Sarà presente Pietro Mezzi, il nostro Assessore Provinciale che ha guidato in questi anni l'elaborazione del documento, che rappresenta la parte centrale dell'impegno amministrativo dei Verdi. Non a caso uno dei temi principali del PTCP riguarda il consumo di suolo in provincia di Milano, argomento di grande attualità nel nuovo corso dell'urbanistica territoriale e milanese. E sempre non a caso i contenuti del piano stanno già creando una serie di distinguo e precisazioni da parte anche di componenti della maggioranza.Conoscere il PTCP è la maniera migliore per difenderlo e promuoverlo. Sarà presente anche il gruppo consiliare della provincia. Vi attendiamo numerosi e soprattutto attendiamo i molti consiglieri e amministratori locali. L'iniziativa non è, ovviamente, limitata ai soli iscritti ma è estesa ad amici e simpatizzanti.
per il CoordinamentoMassimo MolteniPresidente dei Verdi della Provincia di Milano.