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Vezio De Lucia
Un primo appunto per la nuova sinistra
4 Agosto 2007
Sinistra
Fioriscono le iniziative per il rinnovamento della sinistra, e suscitano...

Fioriscono le iniziative per il rinnovamento della sinistra, e suscitano speranze, da ciascuno orientate nella direzione che gli è più congeniale. Per quanto mi riguarda – ma credo di poterlo scrivere a nome di eddyburg – mi piacerebbe che la politica recuperasse, secondo le migliori tradizioni della sinistra italiana, un impegno autentico per i problemi della qualità della vita quotidiana, la qualità sociale, come la definì Giorgio Ruffolo, ripetutamente ricordato da Eddy Salzano nei giorni scorsi. Mi riferisco in particolare alla condizione urbana, alle città strozzate dalla rendita fondiaria come e peggio che negli anni del dopoguerra, questioni gravissime, però da molti lustri cancellate dall’agenda della politica nazionale, anche di sinistra, e ridotte a fatti locali o, peggio, a storie di bassa macelleria.

L’ultima grande occasione nella quale questi temi furono al centro di un’importante iniziativa nazionale fu a proposito della variante Fiat Fondiaria, quando Achille Occhetto intervenne per bloccare la posizione assunta dal Pci di Firenze a favore dell’urbanistica contrattata. Protagonista fu Fabio Mussi al quale perciò, per quanto possa valere, va la mia fiducia, la mia stima, la simpatia. La speranza che si possa ricominciare. E si possano evitare gli errori di Firenze, dove la variante, dopo lunghe e complesse vicende, fu recuperata e ha generato la squallida espansione di Novoli, sovrastata dalla sagoma deforme del nuovo palazzo di giustizia.

Il nostro sito dà conto puntualmente dei disastri che si susseguono, e si deve a eddyburg e a pochissimi altri benemeriti se alla fine della scorsa legislatura non è stato definitivamente approvato dal Senato il micidiale disegno di legge Lupi che prevedeva la totale privatizzazione dell’urbanistica. Quel disegno di legge, alla Camera, nell’estate del 2005, raccolse significativi consensi anche da parte di deputati del centro sinistra. Spero che non succedano più cose del genere. Nella nuova legislatura sono stati presentati al Parlamento, accanto alle proposte della destra, due disegni di legge, uno di Rifondazione comunista e altri (che fa propria la proposta eddyburg messa punto all’inizio del 2006); e un altro (Ds e Dl) che non ha ceduto al richiamo della foresta neo liberista: insieme potrebbero convergere verso un testo ampiamente condiviso e, dal nostro punto di vista, finalmente soddisfacente. Ma mi pare che il veliero della legge urbanistica faccia rotta verso l’isola che non c’è, per dirla con Michele Serra.

Intanto, a Roma, come quasi dovunque, gli scempi continuano. Non mi soffermo su numeri e dati, che Paolo Berdini ci fornisce con crescente e drammatica puntualità. Ma chi percorre il Grande raccordo anulare sa che ormai i più diffusi elementi costitutivi del paesaggio romano sono le gru dei nuovi cantieri. Solo il diavolo sa quante sono. La città è sempre più estesa, più faticosa da vivere, congestionata, avvelenata dal traffico. Chi va in treno a Fiumicino, vede che restano solo pochissimi brandelli di campagna abbandonata, il resto sono asfalto, cemento e rifiuti. Sono tornate anche le baracche e un abusivismo miserabile e indisturbato. L’Agro Romano è ormai a rischio di estinzione. Lo hanno scritto un centinaio di archeologi e architetti della Soprintendenza archeologica di Roma in un documento trasmesso al ministro dei Beni culturali e ripreso dalla stampa.

Si sta costruendo un numero spropositato di nuove abitazioni, mentre gli abitanti di Roma continuano a diminuire e mentre decine di migliaia di famiglie, di giovani, di studenti, di immigrati sono senza casa. La residenza pubblica è stata criminosamente cancellata. Siamo agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda gli investimenti in edilizia sociale. Come negli anni Cinquanta e Sessanta detta legge la rendita fondiaria. Gran parte della politica romana (e nazionale) è incapace di sottrarsi alla forza di persuasione – chiamiamola così – del mondo dell’edilizia e della valorizzazione immobiliare, al quale si deve la crescita vertiginosa e unidirezionale dell’economia romana. Un tempo non era così, la lotta senza quartiere alla rendita fondiaria fu uno dei caratteri distintivi della sinistra romana (e qui vanno almeno ricordati Aldo Natoli, Piero Della Seta, Luigi Petroselli, Antonio Cederna solo alcuni degli autorevoli esponenti della politica e della cultura di sinistra e progressista di Roma che hanno legato il loro nome alla lotta alla rendita).

In altri paesi europei l’impegno pubblico per la qualità sociale è praticato con convinzione. La Germania, la Gran Bretagna, la Francia stanno attuando da anni politiche di rigoroso contenimento delle espansioni. Anche le istituzioni europee affrontano l’argomento con determinazione. La proliferazione urbana – si legge in un documento dell’UE del 2004 – aumenta la necessità di spostamento e la dipendenza dal trasporto privato, che a sua volta provoca una maggiore congestione del traffico, un più elevato consumo di energia e l’aumento delle emissioni inquinanti. Da noi l’argomento è ignoto all’azione di governo. In verità, c’è un cenno nel programma del governo Prodi (a pag. 146) dove si propone una nuova legge quadro per “evitare il consumo di nuovo territorio senza aver prima verificato tutte le possibilità di recupero, di riutilizzazione e di sostituzione”. Un intervento risolutivo in proposito sta nel citato disegno di legge eddyburg – rifondazione e, un po’ meno efficace, nel testo Ds - Dl.

Concludo sperando che non sia considerato eretico quanto segue: ci dobbiamo riprendere il primo centro sinistra. Nel senso che abbiamo bisogno di ricostruire una fiducia forte nelle riforme. Non nel riformismo, parola verso la quale ho sempre diffidato, che ormai va bene a tutti, anche a Berlusconi, e non significa più niente. Per fiducia nelle riforme intendo quella che animò la prima stagione del centro sinistra, quella doc, dell’inizio degli anni Sessanta. La nazionalizzazione dell'energia elettrica, la riforma scolastica, l'istituzione delle Regioni, la legge urbanistica: era questa la lista delle riforme di oltre quaranta anni fa. Alcune furono realizzate, altre trovarono applicazione soltanto parziale, altre infine restarono inapplicate quando rapidamente si esaurì l’originaria tensione riformatrice. Quella tensione, secondo me, oggi va ripresa e resa attuale, contrastando chi vuole sostituire al welfare il mercato anche in materie nelle quali il mercato si è rivelato storicamente incapace di affrontare i problemi. Non può sfuggire che la casa, i servizi, i trasporti, l’uso corretto e lungimirante del territorio, il miglioramento della condizione urbana per tutti i cittadini sono una componente essenziale del welfare e del suo rinnovamento.

Scritti di Giorgio Ruffolo sono inseriti nella cartella Scritti su cui riflettere. A Roma è dedicata un'apposita cartella, in cui sono contenuti numerosi articoli di Paolo Berdini. Una cartella è dedicata anche alla Legge Lupi e alle iniziative di contrasto. Le proposte di legge per il governo del territorio citate nell'articolo sono nella cartella intitolata alle proposte di legge in materia di urbanistica.

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