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Luigi Scano
2006. Piccole verità e grandi bugie dell’ex ministro Lunardi
20 Giugno 2007
MoSE
In un intervento per eddyburg (8 ottobre 2006) una puntuale replica all’articolo dell’ex ministro delle infrastrutture di Berlusconi a proposito della Laguna di Venezia

La notarile ricostruzione cronachistica, effettuata dall'ex ministro Pietro Lunardi, del processo decisionale che ha portato all'apertura dei cantieri per la realizzazione del Mo.SE., e al furibondo avanzamento dei lavori intercorso, e tuttora in essere, è, sotto il profilo formale, ineccepibile, e quindi incontestabile.

Sotto il profilo del merito, si dovrebbe, innanzitutto fare presente che ben tredici anni or sono il Parlamento nazionale, cioè l'organo attraverso cui si esprime la sovranità popolare nel nostro Paese, aveva deciso di superare radicalmente il sistema della "concessione unica", dello Stato al Consorzio Venezia Nuova, di ogni competenza afferente agli studi, alle ricerche, alle sperimentazioni, alla progettazione degli interventi, alla realizzazione delle opere, riguardanti il riequilibrio idrogeologico della laguna di Venezia, l'arresto e l'inversione dei processi di degrado del bacino lagunare, la difesa degli insediamenti urbani lagunari dalle "acque alte" eccezionali. "Concessione unica" che era stata, inizialmente, conferita in base alla legge 29 novembre 1984, n.798,, e grazie alla quale un consorzio di imprese di diritto privato è divenuto, grazie alle enormi risorse (erogategli dallo Stato) di cui poteva disporre, padrone pressoché incontrastato degli studi attinenti la Laguna veneziana, della progettazione delle opere da effettuarsi in essa, del controllo della validità dei primi e della seconda, asservendo, in termini addirittura patetici, ai propri obiettivi e ai propri interessi, gli organi decentrati (il Magistrato alle acque di Venezia) e quelli centrali delle amministrazioni statali.

Il comma 11 dell'articolo 12 della legge 24 dicembre 1993, n.527, recitava infatti che

"Il Governo è delegato ad emanare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi, diretti a razionalizzare l'attuazione degli interventi per la salvaguardia della laguna di Venezia con l'osservanza dei seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) separare i soggetti incaricati della progettazione dai soggetti cui è affidata la realizzazione delle opere;

b) costituire, d'intesa tra lo Stato e la regione Veneto, ai fini della attività di studio, progettazione, coordinamento e controllo, una società per azioni con la partecipazione maggioritaria dello Stato nonché della regione Veneto, della provincia di Venezia ovvero della città metropolitana se costituita, dei comuni di Venezia e di Chioggia e di altri soggetti pubblici utilizzando a tal fine i finanziamenti recati da leggi speciali inerenti allo scopo;

c) conferire alla costituenda società i beni da individuare con provvedimenti delle competenti Amministrazioni, e ridefinire le concessioni di cui all'articolo 3 della legge 29 novembre 1984, n.798".

Per il vero, nell'immediato il Governo (Ciampi) ottemperava alla volontà e al mandato del Parlamento, ed emanava il decreto legislativo 13 gennaio 1994, n.62. Alle cui disposizioni più di un Ministro avrebbe dovuto, conseguentemente, dare concreta attuazione, con propri atti. Cosa che i Ministri interessati, facenti parte del Governo (Berlusconi) nel frattempo subentrato, si guardavano bene dal fare: senza, se vogliamo dirla tutta, essere richiamati a compiere il proprio dovere né dalla Regione Veneto (governata dal centrodestra), nè dalla Provincia di Venezia (governata dal centrosinistra), né dal Comune di Venezia (governato dal centrosinistra), né dal Comune di Chioggia (governato prima dal centrodestra e poi dal centrosinistra).

C'è, a ogni buon conto, da considerare che le citate disposizioni di legge non sono mai state abrogate, per cui del relativo inadempimento potrebbero essere chiamati a rispondere i competenti Ministri degli ulteriormente subentrati Governi Prodi, D'Alema, Amato, e nuovamente Berlusconi, e se si vuole nuovamente Prodi. Chiamati a rispondere come? Se un impiegatucolo dell'anagrafe comunale si rifiuta di consegnarmi il certificato di nascita commette il reato di omissione di atti di ufficio, ed è passibile delle sanzioni di cui al relativo articolo del codice penale. Se un generale compie atti contrari alla volontà espressa dal Governo, o non provvede a quanto dallo stesso Governo ordinatogli, è definito (anche dai media) "fellone", ed è passibile delle sanzioni, variabili in rapporto alle diverse fattispeci concrete, di cui ai relativi articoli del codice penale militare (di pace o di guerra). E se un Ministro (cioé un componente di quello che il notorio estremista Charles-Louis de Secondat barone de La Brède e de Montesquieu ha definito come "esecutivo") omette di "eseguire" ciò che è stato deciso dal Parlamento (cioè da quello che lo stesso pericoloso sovversivo francese ha chiamato "potere rappresentativo", della volontà popolare democraticamente espressasi)? Si "lascia perdere"? si "chiude un occhio"? questo sì a me pare porre il problema "necessario e urgente" di "un approfondimento concettuale su cosa sia la democrazia in un Paese civile"!

Sempre sotto il profilo del merito, si potrebbe, e dovrebbe, poi, fare presente che la Valutazione di impatto ambientale nazionale dell'intero progetto del Mo.SE., svoltasi in conformità alla legislazione italiana ed europea, si era conclusa negativamente. Che tali conclusioni sono state inficiate da una sentenza della giustizia amministrativa afferente soltanto questioni formali, anzi formalistiche. Che, anziché richiedere che fossero sanate, ove possibile, le suddette irregolarità formali, oppure fosse effettuata una nuova Valutazione di impatto ambientale nazionale dell'intero progetto, si è proceduto, con riferimento a quella che risulta essere la più rilevante "grande opera" italiana, e una delle maggiori europee, con Valutazioni di impatto ambientale regionali, relative a singoli stralci progettuali.

Ancora sotto il profilo del merito, si potrebbe, e dovrebbe, tenere presente che il parere del Comune di Venezia, formulato in data 3 aprile 2003 al "Comitato di indirizzo coordinamento e controllo", e favorevole "allo sviluppo della progettazione esecutiva ed alla conseguente realizzazione delle opere" del Mo.SE., è stato espresso dal Sindaco di quel Comune, Paolo Costa, in evidente "eccesso di delega" rispetto a quanto votato dal Consiglio dello stesso Comune pochi giorni addietro. Sullo stesso argomento, all'epoca della vituperata (talvolta motivatamente: epperò...) "Prima Repubblica", per molto, ma molto, meno, i Sindaci venivano mandati a casa in poche ore. All'epoca del predominio dei Cacicchi, invece, il succitato Sindaco concluse (seppure tra i brontolii, e le figuracce) il suo mandato, senza che le "frange interne" al centrosinistra (i soliti "verdi" e "rifondatori del comunismo") il cui "ricatto" sarebbe, oggi, così, "vincolante", facessero sentire la loro voce con un minimo di risolutezza. Anche questa vicenda, francamente, a me pare porre il problema "necessario e urgente" di "un approfondimento concettuale su cosa sia la democrazia in un Paese civile"!

Infine, sotto il profilo del merito, si potrebbe, e dovrebbe, non ignorare il fatto che il "positivo parere del Ministero per i beni e le attività cultarali del 3 dicembre 2003", espresso dal competente Comitato di settore contraddicendo un precedente parere del soprintendente locale, è stato recentemente accusato dai rappresentanti delle associazioni e dei singoli cittadini aderenti all'Assemblea permanente "NO Mo.SE." di essere fondato su di "un vero e proprio falso".

Quanto sopra basti, per quel che riguarda la cronaca (o, per darsi un po' di importanza, la storia) degli eventi passati.

Per quel che riguarda il presente, si devono fare i conti, tra l'altro, con una risoluzione, rammentata e parziamente riportata dall'ex ministro Pietro Lunardi, della VIII Commissione della Camera dei Deputati, in cui il Governo è impegnato “a prendere immediatamente tutte le necessarie iniziative volte ad evitare che siano realizzate quelle parti del progetto che prevedono lavori non coerenti con eventuali modifiche o che portino il Mo.SE ad uno stadio di irreversibilità". Che cosa si vuole, affinché il Governo si senta effettivamente "impegnato" dagli orientamenti del Parlamento? che la risoluzione sia fatta propria dall'aula della Camera dei Deputati? che sia approvata anche dal Senato della Repubblica? i parlamentari convinti della bontà delle ragioni che supportano quella risoluzione si diano da fare!

Ma non avrebbe dovuto essere sufficiente, per bloccare il proseguimento della realizzazione del Mo.SE., già un bel po' di mesi or sono, quanto in proposito affermato dal programma dell'"Unione" (non di sue "frange interne" , più o meno estremiste)? dal quale programma avrebbero dovuto sentirsi vincolati il Presidente Romano Prodi, e tutti i Ministri del suo Governo, e tutti i parlamentari eletti nelle liste collegate nell'"Unione"? davvero, ha ragione l'ex ministro Pietro Lunardi: la vicenda del Mo.SE (assieme a mille altre, ma tant'è...) mostra quanto sia "necessario e urgente un approfondimento concettuale su cosa sia la democrazia in un Paese civile".

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