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Giusta Casa
23 Maggio 2006
Articoli del 2005
Tre degli articoli dedicati da il manifesto del 27 ottobre 2005 all'emergenza casa a Roma, di Galapagos, Sandro Medici e Angelo Mastrandrea (m.p.g.)

L'ONU inserisce il diritto alla casa fra i diritti umani universali (art. 25). In Italia oltre l'11% delle famiglie vive in povertà relativa (Istat 2005), le famiglie sotto sfratto sono 600.000, gli allogi sfitti circa 2 milioni...C'è chi manda le ruspe contro le baracche degli immigrati e chi cerca soluzioni immediate per calmierare situazioni di disagio sociale ormai al limite in molte nostre città: legalità da un lato, giustizia dall'altro. La questione della casa, a Roma come a Bologna non è un problema di ordine pubblico, ma un'emergenza sociale che va allargandosi. (m.p.g.)

Briciole di welfare

GALAPAGOS

Soldi ce ne sono pochi: è l'alibi di Berlusconi e Tremonti per giustificare la pochezza della finanziaria e i tagli alla spesa sociale necessari per centrare gli impegni con Bruxelles. Soldi, invece, ce ne sono tanti. D'altra parte lo stesso Berlusconi ci ha ossessionato negli ultimi tempi con lo slogan «gli italiani sono ricchi». E' vero: i ricchi da quando c'è lui al governo sono aumentati di molto, ma sono aumentati ancora di più i poveri. Certo, l'Istat parla di «povertà relativa», però quanto c'è di relativo per una famiglia a dover vivere, anzi sopravvivere, con poche centinaia di euro al mese in città come Roma o Milano? L'Italia è ricca, ma milioni di italiani sono poveri. Non è una contraddizione: è il risultato di una politica economica che tende a esasperare le differenze. E la povertà è il risultato di un sistema fiscale iniquo - nel quale il lavoro paga più tasse della rendita - e inefficiente, visto che sfuggono ogni anno al fisco redditi per un ammontare superiori ai 150 miliardi di euro (300 mila miliardi di lire per semplificare). Ieri un quasi ignoto deputato di An - Giampaolo Landi di Chiavenna, come specificava l'Agi - ha sostenuto che «tassare i patrimoni e le rendite è un errore che la Casa delle libertà non può permettersi». Perché non può permetterselo? Non certo in base alla teoria economica; sicuramente non in base all'evidenza empirica che ci dice che sono i paesi del Nord Europa a guidare la classifica dell'efficienza economica, del benessere, della solidarietà e quindi della civiltà. Il problema è che anche An è diventata schiava di Berlusconi e della ideologia di classe che il cavaliere rappresenta.

Eppure spazi per fare e fare bene ce ne sono. Invece si litiga sulle briciole, con l'Udc che minaccia la rottura per circa 200 milioni di euro tagli alle famiglie. Ma perché poi «famiglie»? Perché non chiamarli tagli ai «cittadini», ai diritti di ognuno di noi, a cominciare di chi è diverso, da chi non vuole farsi o non può farsi una famiglia?

L'Italia è un paese di contraddizioni: ricchezza e povertà; cittadini di serie A e di serie B. Ma anche proprietari di case e cittadini che la casa non ce l'hanno, ne hanno bisogno, ma non riescono a averla. Le statistiche dicono che ci sono 600 mila cittadini sotto sfratto. Molti di loro sono «morosi», ma nessuno lo è per hobby: il mercato li strangola con affitti mostruosi. Le case non mancano: sono circa 2 milioni quelle sfitte. Ma in questo caso la legge della domanda e dell'offerta non funziona. Il livello degli affitti è determinato dal prezzo delle abitazioni; i prezzi delle case sono imposti dagli immobiliaristi che fanno rimpiangere i vecchi palazzinari. Il mercato delle abitazioni è un mercato asimmetrico dove il potere ce l'ha solo il proprietario e dove l'inqulino deve prendere o lasciare. E lasciare significa spesso finire in mezzo a una strada o in precarie coabitazioni con umiliazioni pesanti per quanto riguarda i giovani .

Il tutto favorito da una offerta pubblica quasi inesistente; da cartolarizzaioni dismissioni fatte solo per fare cassa e non per dare nuovo impulso al'attività edilizia come suggeriscono giustamente anche quelli dell'Ance, i costruttori. Sandro Medici ha fatto un gesto coraggioso anche se qualcuno dice che non ha fatto che «copiare» quello che alcuni decenni fa aveva deciso di fare Giorgio la Pira indifesa dei senza casa fiorentini. Per i benpensanti non è questo il sistema per risolvere il problema della casa. Forse, anche se in situazioni di emergenza si ricorre a misure di emergenza. In ogni caso Medici ci ha insegnato una cosa: la soluzione per risolvere i problemi degli emarginati non può essere la legalità invocata da Cofferati.

CASA

Giusta causa

SANDRO MEDICI

Fino a qualche tempo fa circolava una convinzione: che saremmo diventati tutti proprietari delle nostre case. Risolvendo così, alla radice, uno dei problemi sociali che ciclicamente emergono nelle nostre città, a Roma più che altrove. Quello dell'abitare, di avere un tetto sulla testa, di poter soddisfare quell'elementare bisogno di due camere e cucina. Nell'acme della stagione del furore liberista, si pensò infatti di avviare quello sciagurato processo di dismissioni delle proprietà immobiliari degli enti pubblici (para o semi che fossero): di quell'enorme patrimonio di edifici d'abitazione che per decenni erano riusciti (e non completamente) a calmierare il mercato. La chiamarono cartolarizzazione. Aveva il duplice obiettivo di accumulare risorse per la spesa pubblica e consentire al popolo dei locatari di realizzare il sogno della casa in proprietà.

Obiettivo raggiunto per una parte, e anche cospicua, ma fallito per un'altra, seppur minore. In molti aderirono all'offerta di vendita, indebitandosi allo stremo, mettendo a rischio il proprio stesso futuro. Ma in molti altri restarono fuori, impossibilitati ad acquistare a causa di redditi insufficienti e/o precari. E ora sono proprio questi ultimi, esclusi e impoveriti, a ritrovarsi sotto sfratto: cacciati dalle case in cui hanno vissuto per decenni, senza alcuna prospettiva di ricambio perché schiacciati da un mercato per loro irraggiungibile.

Sono tuttavia solo gli ultimi arrivati nell'ampia schiera dei senzacasa, quell'insieme di sfuggenti figure sociali che cronicamente vivono nell'insicurezza economica. Gente che campa sbattendosi tra un alloggio di fortuna e un'ospitata da amici e parenti, famiglie povere annidate in appartamenti che nel frattempo sono stati messi in vendita o già venduti, immigrati vecchi e nuovi alla continua ricerca di una sistemazione decorosa. Sono quelli che affollano le liste dei destinatari di alloggi popolari che i Comuni non sono in grado d'offrire perché semplicemente mancanti. C'è poi un ultimo flusso che va a completare questa preoccupante massa critica. Sono l'acido frutto dell'impoverimento progressivo delle nostre società.

Quelli che non riescono più a pagare il mutuo o l'affitto, le coppie che non mettono su casa perché non ce la fanno a star dietro al mercato, così come i giovani che restano dai genitori, i pensionati non più autosufficienti costretti a convivere con figli e nipoti, ecc. ecc. Se non fossero passati esattamente cinquant'anni, sembrerebbe di essere tornati ai tempi degli sfollati di via Donna Olimpia raccontati da Pier Paolo Pasolini in Ragazzi di vita. E il peggio è che di tutto ciò non si accorgono che in pochi: i sindacati, qualche sindaco e poco più. Siamo di fronte a una clamorosa smentita delle strategie privatizzatrici, ingannevoli quanto feroci, che sta producendo un accumulo di disagio sociale angosciante, che qua e là già si manifesta con occupazioni e conflitti. E non c'è traccia di una politica una per attenuare questa pressione. Anzi, anno dopo anno, il governo sforna leggi finanziarie che riducono i contributi sociali per l'affitto, lasciando sole e indebolite le amministrazioni locali, che s'arrangiano come possono.

Affrontare e risolvere questo acutissimo problema avrebbe bisogno di ripensare alla radice una politica per la casa, che riconsegni centralità al diritto sociale all'abitare, un diritto che l'Onu ha dichiarato universale. Ci vorranno anni e sicuramente un altro governo. Ma nel frattempo tutti i senzacasa che vagano penosamente nelle nostre città, dove li mettiamo?

L'ordinanza di requisizione di alcuni alloggi sfitti e inutilizzati recentemente emanata nel X Municipio di Roma, peraltro prontamente messa sotto inchiesta dalla magistratura, non sarà certo la soluzione. Ma non è più possibile tollerare gli indecenti interessi della rendita immobiliare proveniente dalle migliaia e migliaia di case vuote, che s'accumula parassitariamente solo grazie al tempo che passa, senza per questo venir minimamente tassata. L'egoismo sociale, la smania accumulatrice non può tener sequestrati beni necessari alla collettività, soprattutto di fronte a un'emergenza che sta per travolgerci tutti.

Diritto alla casa, la cura di Medici

Sabato a Roma manifestazione nazionale contro l'emergenza abitativa. I promotori: «Sfiliamo anche per il presidente del X Municipio». Che ha requisito alloggi per gli sfrattati come fece La Pira a Firenze ma è finito sotto inchiesta. Silenzio di Veltroni e dell'Unione

ANGELO MASTRANDREA



ROMA - E'attaccato dalla stampa di destra che lo accusa di «esproprio proletario» e violazione della proprietà privata, a qualcuno della sua maggioranza la mossa non è piaciuta particolarmente e anche il sindaco Veltroni per il momento tace su una vicenda che pone il centrosinistra di fronte a un bivio: se privilegiare il diritto di proprietà a quello alla casa, la speculazione immobiliare rispetto agli sfrattati. Ma Sandro Medici, presidente del X municipio, non demorde e conquista le organizzazioni di inquilini, cartolarizzati, sfrattati e senza casa che da tempo denunciano le speculazioni immobiliari e l'esistenza di un vasto patrimonio abitativo privato che rimane inutilizzato. Tanto che l'Unione inquilini invita a partecipare in massa alla manifestazione nazionale per il diritto alla casa che si svolgerà sabato a Roma. E così, nei giorni in cui il sindaco di Bologna Cofferati fa a pugni con studenti e occupanti di case e rompe con Rifondazione sul tema della legalità, da un municipio romano arriva un esempio che si pone all'estremo opposto. Il presidente del X Municipio ha infatti requisito con un'ordinanza 12 dei 50 appartamenti di un palazzo di proprietà di una società privata, la 3A, e abbandonato da 15 anni. Un provvedimento dettato dall'esigenza di dare un tetto a una quarantina di sfrattati, in maggioranza persone anziane e malate.

In questo Medici ha un precedente illustre nel sindaco di Firenze Giorgio La Pira, democristiano e beatificato, che negli anni `60 requisì temporaneamente alcuni palazzi del centro per dare un alloggio agli sfrattati dell'Isolotto. Attaccato in consiglio comunale, dichiarò che il diritto all'abitazione viene prima di quello alla proprietà. Ma questa volta il presidente del popolare municipio romano di Cinecittà è finito sotto inchiesta per abuso d'ufficio.

«Il reato contestatogli si risolverà in un boomerang nei confronti della rendita immobiliare speculativa e parassitaria», dice il segretario dell'Unione Inquilini Massimo Pasquini, che cita a favore di Medici, ex giornalista del manifesto ed eletto come indipendente nelle file del Prc, l'articolo 11 del Trattato internazionale sui diritti umani che garantisce il diritto alla casa. E forse non a caso, visto che proprio qualche mese fa una commissione dell'Onu ha visitato la capitale proprio per monitorare il problema casa. «Ci auguriamo che i giudici mettano mano anche ai quotidiani abusi d'ufficio perpetrati da proprietari che tutti i giorni affittano, senza averne apposita licenza, stanze e posti letto a canoni neri e perseguano anche quei proprietari, piccoli e grandi, che eseguono, previo sfratto anche di anziani e portatori di handicap, cambi di destinazione d'uso illegali, nel centro storico, per trasformare i propri immobili in redditizi bed and breakfast», dice ancora Pasquini. Anche Giovanni Russo Spena del Prc difende l'operato di Medici: «Mi sembra che dal punto di vista sia sociale che giuridico abbia indicato la strada per risolvere un problema, mentre l'accusa è semplicemente un atto repressivo che non risponde nemmeno all'applicazione corretta del sistema di garanzie dello stato di diritto».

La giunta capitolina appena pochi mesi fa ha approvato una delibera sull'emergenza abitativa elaborata dalle organizzazioni dei senza casa, e già quando militanti di Action erano finiti sotto inchiesta per associazione a delinquere per aver occupato edifici abbandonati di proprietà privata, ne aveva invece riconosciuto l'importante funzione sociale. Il ruolo di mediazione del sindaco era stato importante anche nella risoluzione di alcuni sgomberi che rischiavano di provocare tensioni sociali. Del resto, che il problema casa a Roma sia una questione di carattere sociale più che di ordine pubblico era stato lo stesso prefetto Achille Serra a dirlo.

Per questo Cento chiede all'Unione e a Veltroni «un atto esplicito di sostegno alla iniziativa del presidente del X Municipio». Anzi, per l'esponente dei Verdi «requisire le case abbandonate e destinate alla speculazione immobiliare è un atto di civiltà, soprattutto di fronte all'emergenza casa di Roma e delle altre grandi città».

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