I giornali e la televisione si affannano a raccontare che l’affermazione dei pentastellati al Sud sarebbe derivata dalla loro promessa di adoperarsi per un reddito di cittadinanza, intendendo con questa espressione un reddito ottenuto senza lavorare. A noi sembra invece che... (segue)
Le opere e il lavoro necessari
Il lavoro da fare in Italia che il mercato non vede ma la società richiederebbe non è certamente poco. Pensiamo, da un lato, alla gigantesca impresa di risanare, riordinare, rendere abitabile il nostro territorio, squassato dai terremoti, dalle opere dissennate degli uomini, dalla mancanza di manutenzione delle terre e del reticolo acqueo, dai disboscamenti e le alluvioni, dalle cementificazioni a meri fini speculativi. Pensiamo poi alla necessità di renderlo più amichevole e adatto alle necessità della vita dei suoi abitanti, ivi compresi quelli più fragili per l’età o le condizioni fisiche o sociali: pensiamo alle scuole e ai trasporti, alla salute e alla ricreazione, alla mobilità e all’accessibilità.
E pensiamo poi, dall’altro lato, alle legioni di urbanisti e di architetti, di geometri e di ingegneri e, per non parlare dell’altro personale specializzato e generico, intellettuale o manuale, la cui attività sarebbe necessaria.
Le risorse
Ma il lavoro non basta, servono risorse per pagarlo: da dove prenderle? Le fonti sono molteplici: dai risparmi ottenibili rinunciando alle inutili Grandi opere, inventate solo per accrescere la potenza dei poteri forti; da una fiscalità conforme alla Costituzione: più tasse da chi è più ricco, in progressione del reddito e del patrimonio: altro che flat tax; e infine soprattutto dalla pesante riduzione delle spese militari.
Pochi sanno quanto paghiamo per preparare le guerre. Sono cifre che chi detiene il potere è interessato a tener celate, e così i suoi manutengoli. Ecco alcune cifre:
1. il totale della spesa militare nel 2018 è pari a 23 miliardi di euro (64 milioni di euro al giorno),
2. di questi, 15,5 miliardi vengono spesi per il rinnovo degli armamenti, ossia per avere armamenti idonei a uccidere meglio, più rapidamente e sicuramente, grandi quantità di “nemici”
3. Il 60% delle spese è assorbito da una struttura del personale elefantiaca e squilibrata fino al paradosso di avere più comandanti che comandati
A queste cifre vanno aggiunte quelle per le “missioni umanitarie”. Che spesso coprono vere e proprie missioni militari, come quelle in Afghanistan e nel Sahel, oltre alle spese per le basi Usa, e per il depositi per le armi nucleari in Italia.
Quasi nessuno - nella campagna elettorale da cui siamo reduci - ha affrontato questi problemi, né alluso alle strade da percorrere salvo l’esigua pattuglia di “potere al popolo”. Si sono ascoltate le promesse più ridicole, ma nessuna prospettiva seria per il lavoro come strumento per affrontare i giganteschi problemi del territorio e dell’habitat dell’uomo.
Così come, del resto, nessuno ha parlato della Pace: di questo dimenticato lemma, parola d’ordine e obiettivo strettamente legati alla de-militarizzazione, di cui è insieme causa ed effetto. ll che non può non sconcertare visto che parliamo dell’Italia, di un paese nel quale c’è la centrale del mondo cattolico, e in cui qualche decennio fa il popolo di sinistra, e non solo quello, scendeva in piazza per la pace.