Re:Common, 6 marzo 2018. Alla sbarra degli imputati le multinazionali Eni e Shell, accusate di corruzione internazionale legata all’acquisizione del maxi-giacimento di petrolio offshore in Nigeria da loro acquisito nel 2011 (i.b)
Ieri si è aperto a Milano il processo per il caso OPL 245, che vede alla sbarra degli imputati le multinazionali Eni e Shell, i loro top manager come l’attuale ad della società italiana Claudio Descalzi e il suo predecessore Paolo Scaroni e alcuni intermediari.
Come ormai è noto, l’accusa per tutti i soggetti coinvolti nella vicenda è di corruzione internazionale legata all’acquisizione del maxi-giacimento di petrolio offshore in Nigeria. Tecnicamente la mazzetta pagata per acquisire il blocco OPL 245 ammonterebbe a 1,1 miliardi di dollari, un fiume di denaro dispersosi in vari rivoli destinati a politici nigeriani ma, ipotizzano i magistrati milanesi, anche ad alti dirigenti del Cane a Sei Zampe. Nessuna compagnia delle dimensioni della Shell è mai andata a processo per un caso di corruzione di queste dimensioni.
Secondo Lanre Suraiu, presidente dell’organizzazione nigeriana Human and Environmental Development Agenda, “il processo milanese è un chiaro segnale per l’industria del petrolio che in Nigeria non si possono condurre affari come accaduto in passato e che è arrivato il momento per fare giustizia su un caso così importante come l’OPL 245”.
La genesi del procedimento milanese parte dalla denuncia presentata nell’autunno del 2013 da Re:Common, dalle organizzazioni inglesi Global Witness e The Corner House, e dall’attivista anti-corruzione nigeriano Dotun Oloko. In seguito alle denunce dei gruppi, sono stati aperti dei procedimenti legali in Nigeria e negli Stati Uniti. Sul caso stanno indagando anche magistrati olandesi.
Shell, Eni e i loro dirigenti hanno sempre negato tutte le accuse.
Antonio Tricarico di Re: Common, ha dichiarato: “Questo caso annuncia l’avvento dell’età della responsabilità, un mondo in cui anche le più potenti corporation non potranno più nascondere i propri errori ed evitare la giustizia”.
La prossima udienza è in programma il 14 maggio. A causa del lavoro eccessivo della decima sezione penale del tribunale e per evitare ritardi troppo lunghi il procedimento è stato infatti trasferito alla settima sezione.