«Svelato il "giallo" degli interventi di compensazione chiesti dall'Ue e mai realizzati. Decisivo l'ex Magistrato alle acque Cuccioletta nel 2011»
Venezia. Opere di "compensazione" ambientale mai fatte. Anche se a prescriverle era stata l'Unione europea. Interventi progettati e mai più realizzati. Decine di milioni che mancano all'appello. Che dovevano essere accantonati per quei lavori e invece sono stati dirottati altrove. A confermare la tesi spunta adesso un altro documento. E il giallo si infittisce.Il 20 aprile del 2011 il presidente del Magistrato alle Acque, Patrizio Cuccioletta, convoca una riunione urgente a palazzo Dieci Savi. Partecipano il vice Luigi Mayerle, la vicedirettrice del Consorzio, Maria Teresa Brotto, un gruppo di tecnici e docenti Iuav tra cui i professori Magnani, Ferlenga, Cecchetto, Aymonino. Il tema sono proprio le "opere di inserimento architettonico e paesaggistico del Mose".
Indicate dall'Ue come condizione necessaria per archiviare la procedura di Infrazione aperta a carico del governo italiano. L'Infrazione alle norme comunitarie riguardava l'apertura dei cantieri del Mose in violazione delle Direttive europee a protezione delle aree Sic (Siti di importanza comunitaria) e Zps (Zone a protezione speciale) per la fauna. Nel corso della riunione, Cuccioletta annuncia che le opere di inserimento architettonico vanno considerate «per la sola parte funzionale al Mose». Dunque vengono accantonati gli interventi di "riqualificazione ambientale" e paesaggistica in laguna. E il Magistrato alle Acque chiede al suo concessionario, il Consorzio Venezia Nuova, di predisporre il progetto definitivo «esclusivamente per gli interventi di inserimento e mascheramento architettonico degli edifici tecnici del Mose».
Cambia tutto, perché non si tratta più di un'opera paesaggistica, ma di interventi edilizi. Che quindi possono essere affidati alle stesse imprese che conducono i lavori alle bocche. Eppure si tratta di progetti che sono stati approvati molti anni prima, alcuni nel 2003 e 2004, che hanno già avuto il parere favorevole della Soprintendenza. Che chiede di «sviluppare adeguate proposte secondo i criteri propri dell'architettura del paesaggio». Invece non succede. Va avanti - ma sarà poi bloccata dallo scandalo - la parte elaborata dagli architetti Iuav sul «rivestimento degli edifici all'isola artificiale del Lido». Si fermano tutti gli altri, a cominciare dalla riqualificazione dei cantieri a Malamocco, Lido e Chioggia, alle sperimentazioni naturalistiche e alla tutela biologica. 266 milioni di euro, secondo la tabella approvata allora dal Comitatone. Di cui una parte dovevano essere garantiti dalla Regione, gli altri accantonati dal Consorzio Venezia Nuova.
Di quella lunga e dettagliata lista di interventi prescritti dall'Unione europea («Misure di compensazione»), molti non sono mai iniziati. «Risulta che sono stati fatti e collaudati interventi per 143 milioni di euro», dice il presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche Roberto Linetti, «tra cui la ricostruzione di velme e barene». Ma adesso mancano all'appello i fondi per intervenire in laguna. Non solo Mose, insomma, come non si stancava di ripetere il Comune. Sono necessari interventi di riqualificazione ambientale e di ripristino, ad esempio, del cantiere per la costruzione dei cassoni del Mose, realizzati sulla spiaggia a Santa Maria del Mare. Una colata di cemento che secondo i progettisti doveva essere «provvisoria». Per rimuoverla occorrono però centinaia di milioni di euro. E anche per quell'intervento i fondi non ci sono.