Internazionale, 22-29 settembre 2017. Le immagini futuristiche del fotografo Richard Allenby-Pratt non sembrano così impossibili se si pensa alle catastrofi ambientali, allo sfruttamento incauto delle risorse e alle trasformazioni folli che imponiamo ai nostri territori. (i.b.)
Se dovessimo credere alle previsioni del fotografo britannico Richard Allenby-Pratt, la fine del mondo è alle porte. Allenby-Pratt presenta le sue foto datandole “dopo il 2017”, un futuro prossimo in cui a Dubai i lavori di costruzione si sono fermati e gli animali sopravvissuti si aggirano tra le rovine di un paese devastato. Sono animali domestici, ma anche quelli di vari zoo della regione che i custodi, prima di fuggire, hanno liberato e abbandonato nella città diventata grigia. Cos’è successo? Un ciclone? Un terremoto? Una guerra, una bomba atomica? La prima cosa a cui pensiamo è la rappresentazione esasperata di un universo distrutto, colpito dai cambiamenti climatici.
Ne è nato un nuovo ecosistema, che Allenby-Pratt illustra con una dose di umorismo venato di surrealismo. Visualizzare il futuro, anche se si tratta di una messa in scena seria e angosciante, è una sfida per la fotografia, la cui tradizione è fondata sulla documentazione, sul rapporto “realistico” o “verista” con il mondo. Il fotomontaggio è uno strumento importante nella storia dell’immagine issa, ma l’arrivo del digitale l’ha reso più accessibile offrendogli nuove possibilità. La ricerca di Allenby-Pratt, che si è formato in una scuola di pubblicità e comunicazione, ne è un buon esempio. Il perfetto controllo della tecnica rende la sua serie riconoscibile e uniforme. L’uso di colori terrosi basati su scale di grigi e blu leggeri, caratterizza i paesaggi urbani in cui gli animali sembrano quasi fondersi all’ambiente. La discrezione nello stile e la violenza solo suggerita danno forza a queste scene inverosimili, che compongono un racconto moderno, un’affabulazione prospettica. Le immagini, basate sulla tensione tra il realismo della rappresentazione fotografica – in cui possiamo riconoscere gli animali, le piante e gli edifici – e l’artificio, ci mettono di fronte alla necessità, militante, di riflettere sul futuro del pianeta.
Il fotografo, che vive tra Dubai e Londra, sceglie un modello estremo, una regione del mondo di cui si conoscono gli eccessi più vari, legati alla ricchezza generata dal petrolio che un tempo sembrava essere illimitata. Le sue immagini, senza voler spaventare, dicono che è il momento di abbandonare l’illusione dello sviluppo illimitato, e che è indispensabile cambiare modello energetico e fare altre scelte.