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Paola Somma
Ennesimo colpo della banda del buco
1 Gennaio 2016
Terra acqua e società
L’ultimo giorno del 2015, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha comunicato ... (

L’ultimo giorno del 2015, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha comunicato ... (continua a leggere)


L’ultimo giorno del 2015, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha comunicato di aver trovato la soluzione per chiudere il “buco” del palazzo del cinema al Lido. Il comune, cioè, avrebbe raggiunto un accordo transattivo con l’impresa Sacaim, riconoscendole un “risarcimento” di 2,8 milioni di euro per il mancato avvio dei lavori di costruzione dell’edificio, nonché la promessa di nuove commesse che “potrebbero riguardare il palazzo dell’ex casinò”, in cambio della rinuncia alle azioni legali intraprese dalla ditta.

Secondo Brugnaro si tratta di un risultato straordinario di fronte all’entità del “contenzioso e dei contratti ereditati” dalla sua amministrazione, che non è direttamente responsabile della vicenda. L’origine del “buco”, infatti, risale agli anni del terzo mandato del sindaco Massimo Cacciari che aderì alla pretesa della Biennale di avere un nuovo palazzo del cinema e, per procurarsi il denaro necessario, nel 2005 diede avvio ad una serie di cessioni immobiliari a vantaggio di un fondo finanziario creato da un ex assessore della sua giunta.

Le tappe successive possono essere così riassunte:

nel 2007 Sacaim si aggiudicò l’appalto per l’opera (secondo alcuni per pressione dell’allora ministro Francesco Rutelli) offrendo un ribasso del 20%; nel 2008 venne posata la prima pietra; nel 2009 furono abbattuti gli alberi in buona salute della pineta storica per far posto al palazzo. Nel 2010 il sito si “rivelò” era pieno di amianto e da allora è in possesso della ditta che viene pagata dai cittadini per garantire la sorveglianza dell’area di cui sono stati derubati. A tutt’oggi pare che i costi a carico dei contribuenti siano circa 40 milioni di euro.

La vicenda del “buco più caro del mondo” è periodicamente comparsa sulle cronache della stampa locale e nazionale che non ha potuto del tutto ignorare la forte e organizzata protesta popolare, come invece hanno fatto i rappresentanti delle istituzioni coinvolte.

Per limitarsi ai quattro personaggi immortalati nella foto che li riprende mentre posano la prima pietra, Giancarlo Galan è in galera, Sandro Bondi è impegnato nel trasloco sul carro del PD, ma gli altri due non hanno mai nascosto il loro arrogante fastidio.

Pochi mesi fa, ad esempio, l’ex sindaco Cacciari ha detto «come vanno oggi le cose non so, e non me ne frega niente… quando c’ero io per il palazzo del cinema c’era un buon progetto e le cose stavano andando avanti.. il problema sono le solite lamentazioni degli abitanti che non sono lidensi, ma lidioti…. Ho smesso di fare il sindaco proprio perché non ne voglio sapere più nulla. Si arrangino».

Seppur con linguaggio più pacato, anche Paolo Baratta, l’unico del quattro ancora in carica (il ministro Franceschini lo ha appena riconfermato alla presidenza della Biennale malgrado la legge prevedesse il limite di due mandati) in più occasioni si è lamentato per il buco che «toglie respiro a tutta la Mostra, al limite dell’asfissia» e per il «danno di immagine provocato dalla vista del cantiere a cielo aperto offerto alla vista dei frequentatori della manifestazione». Baratta ha anche sempre negato qualsiasi responsabilità della Biennale, ribadendo che «il destino del “buco” spetta al comune, la cosa ci è estranea». Solo ieri, finalmente, si è rasserenato e all’annuncio di Brugnaro ha commentato: «è una bella notizia per cominciare bene il nuovo anno».

Non è certo che questa sia l’ultima pagina dello “scandalo del Lido”. Della responsabilità delle prossime, il sindaco Brugnaro non potrà dichiararsi esente. E i segnali negativi non mancano, dalla decisione di sostituire il buco con «una sorta di piazza rialzata di una quarantina di centimetri», pedonale “ma anche” carrabile, una fontana con getti d’acqua colorata e «il recupero della pineta con la creazione di spazi per socializzare», alla scelta di mettersi d’accordo con l’impresa a nostre spese, senza neppure aspettare gli esiti delle inchieste della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica per danni erariali, invece di schierare il Comune come parte lesa a fianco dei suoi cittadini.

In realtà, far pagare ai contribuenti il prezzo del “riscatto” dell’area della pineta del Lido agli stessi soggetti che se ne sono impadroniti e l’hanno devastata è coerente con la politica del sindaco che, nei primi sei mesi del suo mandato è stato abilissimo nello spostare l’attenzione mondiale sulle proprie intemperanze verbali distogliendola dagli affari dei gruppi di interesse di cui la sua giunta è espressione.

Non si conoscono dichiarazioni della Sacaim, impresa chiacchierata ma potentissima. Nel 2008, quando si è aggiudicata i lavori, il Sole 24 ore ha commentato: «ad accompagnare la nascita e la crescita di quello che diventerà un simbolo architettonico moderno per la città lagunare e per l'Italia sarà la Sacaim, che ha già lavorato alla ricostruzione del Teatro La Fenice». Come a dire "siamo in mani sicure". L’anno scorso, quando è stato indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulle attività criminali del Consorzio Venezia Nuova, l’ex amministratore delegato Pierluigi Alessandri ha dichiarato che, oltre ad aver eseguito lavori gratis nella villa di Galan, tra il 2007 e il 2009 aveva “girato” 115 mila al governatore del Veneto per ottenere commesse, visto che in quegli anni alla Sacaim non «buttava bene».

Nel 2014 Sacaim è anche stata sottoposta dal prefetto a informativa antimafia, provvedimento poi revocato dal TAR, ma continua ad essere intoccabile. E l’accordo annunciato ieri è un’ulteriore conferma che “scavar buche, riempir buche” resta un’ottima ricetta per garantire un generoso welfare agli affiliati al sistema di potere che si è impadronito di Venezia.

Riferimenti
La vicenda del "Palabuco" è stata ampiamente documentata su eddyburg. Si vedano di Edoardo Salzano Lido di Venezia Uno scandalo bipartisan e Francesco Giavazzi Le mani sulla città: l'indegna storia del Lido di Venezia. QUI gli articoli che raccontano la distruzione della pineta. Altri articoli digitando “palazzo del cinema lido venezia” nel funzionale "cerca" in alto nella home page.

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