Un grande progetto urbano, epitome di una stagione felice travolta dal renzusconismo, vive ancora nelle speranze, e nelle battaglie, di oggi. Corriere del Mezzogiorno, 9 ottobre 2015
Il ritorno di Vezio De Lucia a Bagnoli non è meno significativo di quello assai probabile di Bassolino in politica. In fondo, è un altro cerchio che si chiude. De Lucia è infatti il padre della variante per la zona occidentale di Napoli approvata nel 1998, poi inclusa nel nuovo piano regolatore. È l’urbanista che per primo ha tratteggiato il profilo di una città senza più l’Italsider, «liberata — sono parole sue — dagli scheletri dell’industria pesante e dalle costruzioni, bonificata e restituita alla balneazione, con un parco di 120 ettari e una spiaggia lunga due chilometri e larga cento». Nessuno meglio di lui incarna l’idea di una Bagnoli, e quindi di una Napoli, completamente rottamata e rigenerata nel segno «del verde, del sapere e del loisir». Sul fronte opposto c’è invece l’idea di città sottesa al commissariamento voluto da Renzi; l’idea di una Bagnoli meno utopica e più organicamente inserita in un progetto di modernizzazione capitalistica.
Non a caso De Lucia torna a Bagnoli per partecipare alla cabina di regia ombra voluta dai «movimenti» per contrastare quella prevista da Renzi. E appena sceso in campo, cosa dice? Questo: «Sono qui per stanare sia de Magistris, sia Bassolino». Il senso di una simile uscita non può che essere uno solo: incoraggiare la radicalizzazione dello scontro politico e puntare a completare l’equazione da cui può dipendere il futuro di Napoli. Vuol dire che se Renzi ha scelto Salvo Nastasi come commissario per Bagnoli, De Lucia si offre come l’anticommissario; e che se Nastasi ha il governo che gli guarda le spalle, De Lucia vuol sapere chi guarderà le sue.
Insomma, Nastasi sta a De Lucia come Renzi sta a «x». Ecco l’equazione. E De Lucia non vede che due soli nomi con cui risolvere il problema dell’incognita: o quello di de Magistris o quello di Bassolino, il sindaco uscente e lo sfidante più probabile. È a loro, dunque, che si rivolge. A Bassolino per sapere se è ancora del parere che sia quello del 1998 il progetto del futuro. A de Magistris per verificare se i nuovi indirizzi urbanistici proposti dalla giunta arancione, e già approvati dal Consiglio comunale, sono coerenti con l’utopia bagnolese oppure no.
Di Bassolino, De Lucia non si fida più come una volta. Fu lui, mentre tutta la stampa nazionale indicava come esemplare il progetto del grande parco a Bagnoli, a comprometterne la realizzazione con l’accordo di programma che permise la realizzazione di Città della Scienza e la conseguente interruzione della linea di costa. Di de Magistris si fida forse di più, ma anche lui ha ridisegnato l’area e si tratta ora di verificare quanto e come. Inoltre, de Magistris, come De Lucia, è convinto dell’incostituzionalità del commissariamento, che «scippa» al Comune le competenze urbanistiche. Bassolino, invece, pur avendo espresso perplessità sulla decisione di Renzi non ha ancora detto nulla sul cosa convenga ora fare.
Anche grazie a De Lucia, Bagnoli comincia dunque a diventare il tema centrale della prossima campagna elettorale, che per definizione è divisiva e radicale. Sarebbe stato di certo meglio tenerla fuori dallo scontro. Ma così non è stato. Poteva essere accolta, ad esempio, la proposta dell’assessore Carmine Piscopo tesa a ridurre gli effetti dirompenti del commissariamento sottoponendone le decisioni ultime al voto del Consiglio comunale. Ma neanche questa idea è piaciuta a Renzi. Peccato.
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