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Paolo Navarro Dina
Mose. Noi, esperti ma inutili. Nessuno ci ha ascoltato»
18 Luglio 2014
MoSE
Afferma Francesco Indovina: «Dovevamo controllare i fondi e verificare la Legge speciale. Abbiamo lavorato per anni, ma alla fine ci siamo accorti che nessuno seguiva le nostre indicazioni. Tra noi spesso ci si chiedeva: ma per chi stiamo lavorando?». Di certo non per la collettività.

Afferma Francesco Indovina: «Dovevamo controllare i fondi e verificare la Legge speciale. Abbiamo lavorato per anni, ma alla fine ci siamo accorti che nessuno seguiva le nostre indicazioni. Tra noi spesso ci si chiedeva: ma per chi stiamo lavorando?». Di certo non per la collettività. Il Gazzettino, 17 luglio 2014, con postilla

«Abbiamo lavorato per anni, ma alla fine ci siamo accorti che nessuno seguiva le nostre indicazioni. Né un cenno di assenso, né di condivisione, né di critica». Parla Francesco Indovina, docente IUAV, uno degli esperti dell'Ufficio di Piano del Magistrato alle Acque, l'ente che ha stilato il dossier con gli 11 miliardi arrivati in 30 anni a Venezia.

«Abbiamo lavorato per anni. Ci siamo misurati con la realtà veneziana con incontri, audizioni, studi e progetti, ma alla fine l'impressione che noi tutti avevamo era che, tutto ciò che avevamo analizzato, non servisse proprio a nulla. E ci veniva un senso di inquietudine e di forte disagio». Francesco Indovina, noto docente dell'Istituto di Architettura, in attesa di conoscere il futuro del Magistrato alle Acque visti gli annunci di soppressione annunciati dal Governo Renzi, è uno degli esperti che sedeva nel cosiddetto "Ufficio di Piano". l'ente voluto fortemente dal Comune di Venezia in collaborazione con Palazzo X Savi e il ministero delle Infrastrutture per la gestione del "caso Venezia".
«Quello che posso dire - sottolinea Indovina - è che abbiamo avuto due "velocità". In un primo momento, fin dalla costituzione dell'Ufficio nel 2004, si trattava di puntare alla progettazione e alla valutazione delle proposte; in seconda istanza monitorare le opere in fase di realizzazione. Un lavoro improbo, ma che con il tempo ci ha consentito di redigere una serie di "relazioni" nelle quali si faceva il punto della situazione sulle opere e i finanziamenti utilizzati. Ma ben presto ci siamo resi conto che quanto andavamo a produrre non veniva minimamente preso in considerazione dalla città e dalle sue istituzioni».
Indovina è molto diretto e chiaro: «Sia ben chiaro: tutti fornivano la loro collaborazione con più o meno solerzia; c'era l'impegno di tutti che, senza alcun problema, offrivano il loro contributo». Indovina rivendica, comunque, il lavoro svolto in questi anni. «Nelle relazioni - sottolinea il docente - vi è un resoconto chiaro e preciso delle opere che sono state fatte non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche ambientale. Non è un caso che proprio nel maggio scorso sia stato licenziato dal nostro Ufficio anche il cosiddetto Piano Morfologico. Tutti impegni che però hanno avuto scarsa rispondenza negli enti locali e in particolar modo nell'amministrazione comunale di Venezia». Ma al di là di tutto vi è il rammarico. «In questi anni - conclude Indovina - generalmente non abbiamo avuto alcun cenno di assenso, nè di considerazione nè tantomeno di critica. Eravamo e stavamo lì, senza alcun interlocutore, neanche quello istituzionale chiamato "Comitatone". Una situazione bizzarra anche perchè in un certo modo tra noi spesso ci si chiedeva: ma per chi stiamo lavorando?».

postilla
Le simpatie di Francesco Indovina per il MoSE, come grande occasione per lo sviluppo della città sono note ai veneziani, ma non solo ad essi. Rinviamo in proposito a un suo articolo sul manifesto del novembre 2006,ripreso da eddyburg: Io sto con il Mose, vi spiego perché . E' contenuta nell'ampia cartella da questo sito dedicata a quella Grande opera soggetta a critiche, solo oggi largamente condivise.
Meno note sonole critiche che gli esperti che, come Indovina, lavoravano per il MoSE. Peccato che queste ultime siano rimaste racchiuse nel silenzio degli organismi che lavoravano per il MoSE. Per il
MoSE, e soprattutto per quello che del mostro sembra essere stato il maggior promotore, autore, difensore e beneficiario: il Consorzio Venezia Nuova. Sembra oggi che l'unico colpevole del danno provocato dalla vicenda, per molti aspetti ancora oscura, sia del povero ing. Mazzacurati.

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