Da Dario Fo a Vittorio Gregotti: 50 “firme” della culturascrivono al presidente «La Costituzione dice di tutelare il paesaggio e lastoria dalle speculazioni». La Nuova Venezia, 5 dicembre 2012. Quando mi proposero di firmare l'appello a Giorgio Napolitano rifiutai, sostenendo che sarebbe stato come se la mamma dell'agnello scannato avesse chiesto giustizia al lupo. nella postilla ne argomento le ragioni
Ci sono cinquanta nomi illustri della cultura italiana nell’appello inviato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’indomani della consegna del Leone d’Oro della Regione del Veneto a Pierre Cardin per il suo progetto - ancora da finanziare, autorizzare e realizzare - di una torre alta 250 metri ai bordi della laguna con vista totale su Venezia e la Terraferma. Un grattacielo di luce fotovoltaica ed eolica (il Palais Lumière, appunto) che lo stilista italofrancese vorrebbe erigere a sua futura memoria poco distante dal centro storico di Venezia, città sull’acqua, unica al mondo e perciò da tutetare. «Signor Presidente», recita la lettera-appello, «ci rivolgiamo a Lei perché è interprete e difensore di parole e principi contenuti nella nostra Costituzione. Ed è proprio una grave offesa alla Costituzione quella che minaccia Venezia: la sua integrità ambientale, il suo paesaggio, la natura e la storia di un patrimonio che va tutelato e tramandato alle generazioni future». «Simone Weil, in un suo scritto intitolato “Venezia Salva”», continua la lettera, «parlava del senso delle radici autentiche di questa città che è un ambiente umano, un contatto con la natura, il passato, la tradizione. Ma il contatto di cui parla Weil svanisce sempre più spesso in fenomeni che feriscono e umiliano, come non mai prima, il diritto dei cittadini al bene comune che è Venezia con la sua laguna. Se si ritiene possibile da parte dei responsabili delle istituzioni pubbliche contribuire alla mastodontica costruzione di una cosiddetta Torre, addirittura sul margine delle acque lagunari, vuol dire che lo smarrimento culturale di quelle istituzioni pubbliche non è solo cinica indifferenza al paesaggio e alla storia - e quindi all’obbligo di tutela e salvaguardia dettato dalla Costituzione e dalla legge - ma è addirittura una malaugurata partecipazione di soggetti pubblici ad un’opera che, ove realizzata, potrebbe sfigurare irreparabilmente Venezia». «Tutto questo». conclude la lettera. «accade al di fuori di ogni regola e consuetudine di pianificazione territoriale, a riprova di intenti speculativi che nulla garantiscono in relazione alla sempre contrastata rinascita economica, sociale e culturale di Porto Marghera. Coloro che sostengono il progetto della colossale Torre esibiscono motivazioni che ricordano gli alibi politici all’origine delle impressionanti devastazioni di contesti storici, sia urbani che paesaggistici, di molte parti d’Italia negli anni del cosiddetto abusivismo di necessità. Per tutte queste ragioni, signor Presidente, Le esprimiamo la nostra preoccupazione e Le chiediamo di vegliare perché a Venezia gli interessi privati e un malinteso culto del profitto non calpestino mortalmente la legalità costituzionale».
Claudio Ambrosini, Mario Brunello, Francesco Caglioti, Giancarlo Carnevale, Matteo Ceriana, Pierluigi Cervellati, Giuseppe Cristinelli Rolando, Damiani Vezio de Lucia, Cesare de Seta, Andrea Emiliani, Vittorio Emiliani, Gianni Fabbri, Gino Famiglietti, Dario Fo, Chiara Frugoni, Elio Garzillo, Carlo Ginzburg, Vittorio Gregotti, Maria Pia Guermandi, Beppe Gullino, Salvatore Lihard, Giovanni Losavio, Massimo Marrelli, Giorgio Mastinu, Franco Miracco, Tomaso Montanari, Alessandra Mottola, Molfino Alessandro Nova, Alberto Ongaro, Rita Paris, Desideria Pasolini dall'Onda, Mario Piana, Antonio Pinelli, Filippomaria Pontani, Paolo Portoghesi, Lionello Puppi, Franca Rame, Fernando Rigon, Carlo Ripa di Meana, Stefano Rodotà, Paolo Rumiz, Giovanni Santoro, Tiziano Scarpa, Salvatore Settis, Fiorella Sricchia Santoro, Bruno e Mauro Zanardo, Marco Zanetti.
Intanto ieri, Marco Parini e Lidia Fersuoch (Italia Nostra) hanno inviato alla direzione generale Beni Architettonici e Ambientali una lettera per chiedere la «scrupolosa applicazione della legge e il rispetto dei vincoli nell'area interessata al progetto di Pierre Cardin».