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Colpi di coda: Approvato il DLeg sull’ambiente
10 Giugno 2006
2006-Verso le elezioni
I fatti (l’Unità) e i commenti (il manifesto) sulla distruzione di decenni di lavoro legislativo per l’ambiente. Giornali del 2 e dell'1 febbraio 2006

L'Unità, 2 febbraio
Assalto all’ambiente: ecco la legge «ecomostro»
di Maria Zegarelli

La destra in Senato dice sì alle nuove norme su acqua, aria e territorio - Le Regioni: ricorreremo alla Consulta. CORSE FRENETICHE in queste ultime ore di attività parlamentare: durante la notte la commissione Ambiente al Senato ha dato l’ok definitivo allo schema di decreto legislativo che attua la legge Delega Ambientale. Dopo un ultimo scontato passaggio in Consiglio dei Ministri, che dovrebbe avvenire entro i prossimi giorni, il sacco all’Ambiente sarà completo. Si tratta di un provvedimento nato senza la necessaria e prevista concertazione, criticato duramente da opposizione, sindacati, Enti locali e ambientalisti. Ieri la Regione Emilia Romagna ha detto no al decreto con una risoluzione del centro sinistra e ha invitato la giunta ad attivarsi per ricorrere «in ogni sede» contro il governo. E intanto l’Ue ha aperto una nuova procedura d’infrazione per il mancato rispetto delle norme sui rifiuti (ricomprese anche nel decreto), come contestato nel ricorso del Wwf.

Più che come un testo unico, secondo il centro sinistra in commissione Ambiente alla Camera, si tratta di un «mero assemblaggio, per di più confuso e pasticciato, di singoli testi pensati separatamente». Dure le critiche, arrivate dopo l’ok del Senato: «Un provvedimento che smantella, nella sostanza, l’autonomia dei Comuni esautorandoli della gestione dei servizi essenziali per i cittadini quali rifiuti e acqua», ha commentato Dario Esposito, presidente dell’Anci. «Anche la maggioranza chiede al governo profonde modifiche al decreto, in particolare sul danno ambientale pubblico - dice Fausto Giovanelli, capogruppo Ds in commissione Ambiente Senato - trasformato da principio generale della legislazione nazionale e europea in una funzione della nuova direzione generale del Ministero, creata apposta per il capo di Gabinetto di Matteoli». Per il senatore verde Vauro Turroni, «per l’Italia si tratta di un ritorno al passato».

Il testo unico riscrive le norme su sei materie: difesa del suolo, tutela dell’aria, danno ambientale, procedure di valutazione ambientale, rifiuti e bonifiche, tutela e gestione delle acque.

Difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque e gestione delle risorse idriche. Recepisce la direttiva 200/60 in materie di acque «che prevede l’istituzione di Autorità di bacino distrettuali e la definizione dei distretti idrografici». La critica: lo schema di decreto unifica difesa del suolo, tutela delle acque, gestione delle risorse idriche, ma di fatto ripropone, aggravandola, la separazione di questi diversi settori. Non dà una risposta unitaria neanche sotto il profilo delle responsabilità e delle politiche ambientali. Prevede un forte accentramento di competenze e funzioni che erano già state trasferite alle Regioni o alle Autorità di Bacino dalla legge 183/89. Le Regioni, nella reale gestione di tutto ciò, saranno esautorate, pur avendo competenza in materia. Forte probabilità di contenziosi.

Tutela dell’aria. «Riordino e coordinamento di tutte le misure concernenti la prevenzione dell’inquinamento dell’aria; promozione del ricorso alle migliori tecniche disponibili; introduzione di una durata fissa per l’autorizzazione pari a 15 anni». Le critiche. Non sono stati rispettati i criteri previsti nella legge Delega perché il decreto si concentra solo sulle emissioni inquinanti di impianti industriali e civili, cercando di impedire alle Regioni di stabilire limiti più severi. Non tratta tutti gli aspetti che contribuiscono a garantire la qualità dell’aria e la sua tutela.

Danno Ambientale. «Viene definita la nozione di danno ambientale e una nuova disciplina in materia per conseguire l’effettività delle sanzioni amministrative e viene applicato il principio di chi inquina paga...». Le critiche. Il decreto abroga l’articolo 18 della legge 349/86 senza sostituirlo con norme adeguate alla nuova giurisprudenza e alle norme comunitarie. Inoltre, si prevede l’istituzione presso il Ministero dell’Ambiente di una nuova direzione Generale che dovrà occuparsi del danno ambientale. Si priveranno le associazioni ambientaliste della possibilità di presentare autonomamente ricorso contro chi inquina: potranno farlo soltanto attraverso il ministero.

Valutazione di impatto ambientale (Via), valutazione ambientale strategica (Vas) e Autorizzazione ambientale integrata (Ippc). «Integrale recepimento di quatto direttive, scansione puntuale dei procedimenti di Via per garantire il completamento di tutte le procedure in tempi certi». Anche per la Via ordinaria «verrà esaminato il progetto preliminare. Definizione dei meccanismi di coordinamento tra Via e Vas e tra Via e Ippc. Introduzione di un sistema di controlli successivi». Le critiche. Il decreto si preoccupa di accorciare i tempi di attesa per i pareri senza distinguere tra opere diverse per tipologia e complessità. Complessivo appesantimento procedurale e restringimento degli spazi di informazione e partecipazione.

Rifiuti e bonifiche. «Per le bonifiche vengono confermati sostanzialmente i parametri in vigore per la definizione di “sito inquinato” e per la successiva bonifica viene compiuta un’analisi di rischio».Confermato il meccanismo dell’accordo di programma, istituita un’Authority per acque e rifiuti. Spariscono il Comitato di vigilanza e l’Osservatorio nazionale sui rifiuti. Le critiche. Modifica la norma nelle parti che più funzionavano. Compresse le funzioni regionali e locali. Nessuna possibilità di intervento sull’attribuzione privata della gestione dei rifiuti urbani ad un soggetto diverso dal Comune.

il manifesto, 1 febbraio

Ambiente, delega allo sfascio

di Luca Fazio

Passa alla Camera il decreto legge di Matteoli. L'Unione: «E' uno scempio, la aboliremo»

Un altro compito per il centrosinistra. L'infinita opera di demolizione che l'Unione di governo è costretta a promettere (per ora sulla carta) ieri si è arricchita di un nuovo «pilastro» da eliminare dopo il 9 aprile. E' tutto scritto su un volume di 700 pagine scritto dal ministro caterpillar all'Ambiente Altero Matteoli, un monumento alla distruzione ambientale che nelle prossime settimane verrà sicuramente illustrato nel salotto di Bruno Vespa per dire agli italiani che «carta canta» e anche questa è fatta. L'Unione però ha già risposto: quel testo unico della Delega ambientale, che in teoria dovrebbe rendere più trasparente e snella la legislazione sulla tutela e la salvaguardia del territorio, verrà stracciato pagina dopo pagina. Sarà. Nel frattempo il tomo dello «scempio», come lo definiscono ambientalisti e alcune Regioni italiane, la quali hanno già preannunicato ricorsi alla Corte costituzionale, ieri è stato approvato dalla Commissione ambiente della Camera e presto (anche il Senato dirà sì) tornerà per la terza volta all'esame del Consiglio dei ministri. Insomma, si tratta di un altro spot di fine legislatura che però rischia di trasformarsi nell'ennesima mina da disinnescare al più presto.

Il ministro Altero Matteoli è soddisfatto ma mantiene un profilo piuttosto basso, forse perché si sente ministro uscente anche se con il suo decreto sottobraccio. «Credo che non ci sia stata una norma in Parlamento - si congratula - che abbia avuto così tanti passaggi istituzionali nel suo iter come la legge delega». L'Unione, unita per davvero, invece promette sfracelli, e qualcuno azzarda anche un improbabile appello a Silvio Berlusconi affinché blocchi questo schema di decreto, «siamo ancora in tempo per avviare l'elaborazione di un nuovo testo, basterebbe un atto di buonsenso per bloccare questo provvedimento che non introduce una riforma ma un vero e proprio stravolgimento della legislazione in materia di rifiuti, bonifiche, danno ambientale, difesa del suolo, acque, valutazione di impatto ambientale e tutela dell'aria» (Roberto Della Seta, Legambiente).

Senza alcun appello, taglia corto Pietro Folena (Prc) secondo cui «queste leggi vergognose» verranno abolite. «Con il decreto - precisa Folena - si privatizza un bene pubblico, l'ambiente. Si permette di inquinare dietro pagamento di una concessione, e in questo modo fiumi, laghi e terreni potranno essere privatizzati allo scopo di versarci veleni. Inoltre, si generalizza il metodo seguito per la Tav per cui non solo le grandi opere ma anche altre meno importanti avranno la valutazione di impatto ambientale da organismi centrali e non saranno più coinvolte le popolazioni locali».

Ermette Realacci (Margherita) si dà un compito arduo per il futuro, «riparare i guasti prodotti dal governo Berlusconi», e indica l'ambiente come una priorità assoluta. Il presidente onorario di Legambiente parla di «controriforma scriteriata, pericolosa e confusa, che non trova consenso in quasi nessun settore». Il verde Marco Lion fa indirettamente riferimento alla tesi secondo cui la Delega ambientale è stata scritta unicamente per favorire le industrie e le cosiddette «lobby» dell'inquinamento, il «mondo produttivo» o inquinante che dir si voglia. «Le nuove norme - dice - sono un attentato all'ambiente e all'impegno di chi ha contribuito a costruire una seria normativa ambientale. La destrutturazione della tutela ambientale sarà devastante ed è stata architettata per favorire interessi palesemente di parte».

Il capogruppo Ds alla Commissione ambiente della Camera, Fabrizio Vigni, forse con un eccesso di ottimismo sostiene che c'è «una unica via se si vuole evitare un danno così grave per l'ambiente: il governo ritiri immediatamente questo decreto e affidi al governo che verrà il compito di dare all'Italia una moderna ed efficace legislazione ambientale».

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