È trascorsa ormai una intera generazione da quando, col famoso filmato delle cariche di dinamite a sbriciolare il complesso di case popolari Pruitt-Igoe di St. Louis, si sanciva il tramonto culturale di un’epoca. Non solo, come osservava il critico del New York Times, la “morte dell’architettura moderna”, ma la fine di un modello di quartiere di iniziativa pubblica, evolutosi dalla fine del XIX secolo fino ai grandi complessi standardizzati monoclasse che ancora oggi gravano di problemi (ma non solo) le banlieues di tutto il mondo.
Caratterizzato, questo quartiere, da una risposta “industrialista”, meramente quantitativa al problema sociale della casa, con unità abitative riconducibili per tipologia ai grands ensembles francesi, e soprattutto sprovviste dei servizi di quartiere e, pertanto, dipendenti dall’esterno, nonostante la declamata autosufficienza su cui si basavano all’epoca i progetti. Non a caso l’età d’oro, se mai ce ne è stata una per questi agglomerati, coincide con la fase della città industriale e del welfare tradizionale. Deindustrializzazione, globalizzazione, nuovi flussi migratori hanno in brevissimo tempo accelerato la crisi già in corso dei grandi quartieri di edilizia popolare del dopoguerra, trasformandoli via via in spazi di crisi e, in epoca molto recente, in luoghi di sperimentazione di politiche urbane volte al recupero e rilancio.
Le esperienze di recupero migliori si affidano alla formula del “mix”: mescolanza sociale, di attività, di modi di fruizione dell’alloggio, ovvero l’esatto contrario del modello monoclasse/monouso delle zone dormitorio a resilienza zero. Esistono come noto varie modalità di approccio al problema, ma ci mancava forse ancora quella squisitamente ideologica e marcatamente opportunista, così come ce la propone sottotono, approfittando anche della disattenzione estiva, l’assessore pidiellino alla casa del Comune di Milano, Gianni Verga.
Qual’è il suo modello? Sostanzialmente quello di risolvere il problema della casa pubblica trasformandola in tutto o in parte in residenza privata. Dovrebbero convincere della lungimiranza del progetto le promesse di “moderne infrastrutture”(?), un occhio particolare alle esigenze della popolazione universitaria alla disperata ricerca a Milano di alloggi a prezzi accessibili, alcune esperienze evocate a sproposito come quella dell’isolato in piazzale Dateo, in realtà riconquistato ad un uso misto dalle lotte sociali, dopo vari lustri di attesa e reiterati tentativi di privatizzazione da parte dell’amministrazione comunale.
Niente di nuovo sotto il sole, per di più ferragostano: chi governa Milano “sa orecchiare” dalle buone pratiche europee, o forse si avvale di suggeritori competenti. Ma la distanza fra Milano e altre grandi città europee appare sempre più siderale. Niente a che vedere ad esempio con Monaco di Baviera dove la mixité è un obiettivo lungimirante che sostanzia la pianificazione strategica di lungo periodo e il piano urbanistico della municipalità; e che si traduce in una prescrizione molto precisa cui gli operatori privati non possono sottrarsi; infatti, a Monaco tutti gli interventi di riqualificazione o di nuova edificazione nelle aree dismesse (anche le più centrali) devono realizzare una offerta abitativa così ripartita: 40% di edilizia sociale, 30% a prezzi di mercato, 30% destinata ai giovani e con fitto calmierato. Ma niente a che vedere neanche con la Francia, dove si riqualificano i grands ensembles attraverso demolizioni mirate per far spazio davvero a nuovi servizi di quartiere,a nuove attività economiche e a nuovi gruppi sociali.
Possiamo sperare nell’ennesimo ballon d’essai di chi sgoverna Milano, ma certamente gli abitanti del Sant’Ambrogio non stanno dormendo sonni tranquilli.
Dal sito del Comune di Milano: comunicato stampa del 18 agosto 2010
Mix sociale per il "Sant'Ambrogio"
L'assessore alla Casa Verga vuole dare un colpo di spugna ai quartieri-ghetto. La strategia di riqualificazione degli stabili di edilizia residenziale pubblica punta su infrastrutture moderne, locazioni a canone sociale, convenzionato e vendita a prezzi calmierati
Milano, 18 agosto 2010 – “Il Comune di Milano è impegnato a promuovere la creazione di mix sociali all’interno dei quartieri o dei singoli stabili per cambiare volto ai cosiddetti quartieri-ghetto”. L’assessore alla Casa Gianni Verga riassume così la strategia con cui avverrà la razionalizzazione e riqualificazione degli stabili di edilizia residenziale pubblica nel quartiere Sant’Ambrogio.
“Vogliamo infatti – prosegue Verga - che questa zona, caratterizzata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dal declino delle funzioni commerciali, ritorni a essere un centro vitale, in cui si mescolano famiglie di ceto medio, anziani, studenti universitari”.
Il mix sociale è già stato sperimentato positivamente dal Comune nell’immobile di piazzale Dateo – in cui convivono canoni sociali, moderati, studenti, e l’AgenziaUni che sostiene gli universitari alla ricerca di un alloggio – e nelle nuove case in via Appennini, angolo via Gallarate, inaugurate lo scorso dicembre.
L’assessore Verga annuncia che Comune e Aler, rispettivamente proprietari del complesso Sant’Ambrogio 1 e Sant’Ambrogio 2, lavoreranno insieme per sperimentare un modello di recupero dell’area, in un’ottica di diversificazione e di integrazione. A questo scopo sarà costituito un gruppo di lavoro, composto da personale delle Direzioni Centrali Casa e Sviluppo del Territorio del Comune, e da rappresentanti dell’ Aler.
Nei due complessi residenziali verrà incrementata l’edilizia sociale e definito un mix abitativo attraverso l’articolazione dell’offerta di alloggi e mirate modalità di assegnazione per favorire l’ingresso di nuova popolazione, soprattutto giovani.
Saranno riqualificate le infrastrutture e studiati interventi volti al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni.
Gli alloggi situati nei caseggiati in condominio verranno venduti e i proventi saranno utilizzati per riqualificare l’ambito, i servizi o le infrastrutture.
I nuovi alloggi saranno:
- in parte in locazione perpetua a canone sociale
- in parte in locazione a canone convenzionato, anche con patto di futura vendita
- in parte in vendita a prezzi convenzionati.
Le risorse necessarie per realizzare l’intervento saranno reperite con la partecipazione ai programmi regionali e nazionali di finanziamento e, se necessario, mediante il coinvolgimento di risorse di altri soggetti pubblici e privati.
Il quartiere Sant’Ambrogio
L'area si trova nella periferia sud di Milano, tra l’asse di via Famagosta e il Parco Agricolo Sud, in prossimità dell’Autostrada dei Fiori.
Il complesso Sant’Ambrogio 1, di proprietà comunale, è stato realizzato tra il 1964 e il 1965 e il complesso Sant’Ambrogio 2, di proprietà dell’Aler Milano, tra il 1971 e il 1972.
La zona è accessibile grazie alla Linea 2 della metropolitana con la fermata Famagosta e con il prolungamento fino ad Assago.
A Milano Comune e Aler sono complessivamente proprietari di oltre 75mila alloggi, spesso coagulati in quartieri o ambiti di edilizia residenziale pubblica, caratterizzati dalla compresenza di patrimonio residenziale comunale e di Aler.