Il prof. Massimo Morisi ritiene che il resoconto sulla stampa del processo decisionale su Castelfalfi- Tui sia carente di notizie assunte in loco.
E' vero, il caso è stato all’inizio sottovalutato dagli organi d’informazione: ma questo è certo dipeso dal messaggio sottotono – e rassicurante – che è stato fatto passare. Oggetto: la riqualificazione di un vecchio borgo e non il progetto speculativo di una multinazionale determinata a fare quadrare molto rapidamente i costi dell’ investimento ( cosa che solo l’intrapresa edilizia consente).
Sì, il caso non è apparso immediatamente con il suo vero volto, e questo è il primo difetto della comunicazione.
Peccato, però, che non tutto quello che è stato pubblicato sia presente nel sito dp-castelfalfi.it.. Per esempio: della cronaca che ho scritto tempestivamente sulla presentazione del progetto di Tui ( sul n. 41 di Carta e poi su eddyburg.it ) non c'è tracccia, nonostante l’articolo sia stato tempestivamente inviato all’ ufficio del Garante della comunicazione, insieme al commento di Edoardo Salzano.
L’esordio della “buona” partecipazione. Io c'ero quella domenica 21 ottobre a Montaione e l'impressione negativa che ho ricavato è che ex mezzadri e intellettuali in platea, siano stati iniziati al dibattito da una illustrazione assai circospetta – con troppe omissioni – e a tratti forse anche faziosa, dato che la lettura del progetto è stata tutta di parte.
Si dirà che toccava a Tui illustrare la proposta, e ai suoi procuratori difenderla appassionatamente. Replico che in assenza diuna “accusa” – un’istruttoria rigorosa – che con un tempo pari a disposizione, proponga altre interpretazioni e altre ragioni, il messaggio che si veicola è asimmetrico, pende troppo da una parte. Nella fase delicata dell’avvio, questo è un deficit comunicativo di grave pregiudizio per il seguito del dibattito.
Si sapeva che la multinazionale avrebbe magnificato il suo progetto e che la sindaca avrebbe manifestato grande apprezzamento. Della parola dei sindaci i cittadini da queste parti ancora si fidano. Così la proposta di Tui è stata posta su un piano leggermente inclinato eliminando qualche curva nel percorso verso l’approvazione.
Chi avrebbe dovuto evitare questa partenza così squilibrata e mettere a disposizione un’altra diversa opinione ? Una opinione “contro” da proporre prima di aprire il dibattito, guarda caso costretto in un tempo assai breve ( si sapeva che alle 12,30 – concluso il tempo assegnato al prologo monocorde – il pubblico sarebbe piano piano svicolato verso il desco domenicale).
Nella presentazione alla quale ho assistito nessun accenno ai numeri ( perché?); e senza numeri non si spiega un progetto che prevede trasformazioni: così la comunicazione è stata deprivata di una cognizione indispensabile nella fase più delicata.
I numeri, superfici, volumi e quindi utenti e automobili, con po' d'impegno si possono desumere dal fascicolo (prodotto con risorse di Tui) nonostante il resoconto sfuggente.
Numeri da interpretare, però. In mezzo a disegni a pastello anch’essi evasivi e furovianti. E perché non simulazioni tridimensionali? Che, per quanto manchevoli della poetica neoimpressionista, avrebbero reso un servizio più adatto al caso? La comunicazione sarebbe risultata più efficace, senza le mediazioni dell’artista, che possono confondere le idee.
Non mi pare che questa prima fase, utile a formare le opinioni, sia stata condotta con sufficiente equilibrio e troppo volta all’interno.
Temo che il prof. Morisi non colga quanto sia imprudente una visione introversa del caso Castelfalfi. Non è un successo la partecipazione ristretta ai soli abitanti di Montaione, perchè Castelfalfi ci appartiene (sì, anche a noi che abitiamo lontano dalle colline del Val d'Elsa). Ecco, dei modi interscalari della partecipazione, non c’è alcuna traccia nel procedimento.
La proprietà é di Tui – ripete più volte il Garante.
E allora? Ci sono regole sulla tutela del paesaggio che si possono applicare pure in Toscana, con rigore alla proprietà di chicchesia, se solo non si traducesse il principio di sussidiarietà in una pericolosa serie di scorciatoie locali. Perchè interpretazioni locali per la tutela non dovrebbero intaccare la sostanza del principio.
Ma perché questa visione rassegnata ? La proprietà privata dei suoli non ci condanna a un futuro di villette a schiera, di villaggi Robinson, dappertutto..
Anche in Sardegna, uno dei posti più belli del mondo è di proprietà privata, nientemeno della famiglia Berlusconi.. Volevano farci un megavillaggio turistico, molte centinaia di migliaia di metri cubi, una grande speculazione edilizia come quella di Castelfalfi, d’accordo il Comune di Olbia. Eppure, regole meno circoscritte, frutto di un dibattito più ampio, transcalare appunto, hanno impedito quella orribile speculazione. Neppure una villetta a schiera in quell’area ribattezzata Costa Turchese.
Le regole per difendere il paesaggio ci sono e possono e devono prevalere. Solo Cetto Laqualunque è sicuro che “ in amore e in edilizia è vietato vietare”.
Nota: sul nodo partecipazione locale/trasformazioni terrioriali con specifico riguardo all'emblematico caso Castelfalfi, si vedano: le critiche al lavoro del garante, di Mauro Parigi, la risposta del garante Massimo Morisi, un intervento di Edoardo Salzano, e il contributo di Paolo Baldeschi ; a complemento di queste specificazioni, è certamente utile la lettura o rilettura dei testi di Alberto Magnaghi sulla Legge Toscana che regola le modalità partecipative (f.b.)