Termoli - Scempio al largo. Imponenti torri che svettano tra le onde. Potrebbe presto cambiare il paesaggio costiero del Molise, ventisei chilometri di litorale in più punti martoriati dal cemento e che custodiscono già una centrale turbogas, che terrorizza la popolazione, e diverse rischiose aziende chimiche. Adesso, nelle pieghe delle brezze primaverili, spunta un progetto della ditta Effeventi srl, con sede a Milano, che ha scelto questo fazzoletto di meridione per realizzare il primo parco eolico in mare d'Italia. Un tratto d'Adriatico costellato di... pali d'acciaio. L'impianto coprirebbe, in maniera devastante, uno specchio acqueo di 25 milioni 527 mila e 500 metri quadrati, di cui 3 milioni 150 mila di area demaniale e sorgerebbe dirimpetto alle spiagge del piccolo centro di Petacciato (Campobasso), tra tre e cinque miglia dai lidi di Termoli e Campomarino, a sette dal bagnasciuga di Vasto (Chieti), a un paio da quello di Montenero di Bisaccia - paese del ministro Antonio Di Pietro - e a 21 dalle isole Tremiti. Andrebbe, quindi, a incastonarsi nei pressi dello splendido arcipelago pugliese e in un sito rinomato e frequentato per i caratteristici fanghi generati da una slavina naturale.
Cinquantaquattro le turbine da installare, della potenza complessiva di 162 megawatt e che dovrebbero produrre energia elettrica per 450 milioni di chilowatt annui, che potrebbero soddisfare il fabbisogno di 120 mila famiglie.
Il ministero dei Trasporti ha autorizzato l'istruttoria, avviata da un paio d'anni, ordinando, qualche settimana fa, alla Capitaneria di porto di Termoli, la pubblicazione all'albo pretorio del Comune degli atti con i quali si dà avviso dello scellerato progetto. Ciò vuol dire che sono scattati i 30 giorni utili alla presentazione delle osservazioni al piano. Trascorso questo periodo - e resta ormai poco tempo - non sarà accettato alcun reclamo e si darà ulteriore corso alle pratiche, già a buon punto. L'iter per i permessi e lo studio d'impatto ambientale, infatti, sarebbero quasi ultimati.
Secondo la società lombarda che vuole realizzare il parco off-shore - così viene tecnicamente chiamato - la mega struttura, per la quale è stata chiesta una concessione demaniale di sessant'anni, sarebbe «salutare» per il territorio. Questi i benefici elencati «per il mancato consumo di 90 mila tonnellate di idrocarburi»: 420 mila tonnellate in meno di anidride carbonica immessi nell'atmosfera in un anno, 600 tonnellate di anidride solforosa, 800 di ossidi di azoto e 43 tonnellate di polveri sottili.
«La società Effeventi - spiega l'avviso che occhieggia dalle bacheche del municipio di Termoli - preparerà il fondale, erigerà i pali di fondazione mediante una nave speciale munita di gambe d'appoggio e dotata di gru a martelli idraulici». I «piloni» avranno un diametro di cinque metri e saranno inseriti ad una profondità di 50 metri. Seguiranno i lavori di posa dei cavi, anch'essi invadenti, e d'interconnessione. Diversi fili si allacceranno ad una cabina di trasformazione piantata sulla terraferma e ad una linea «volante» che si andrà a collegare alla rete elettrica nazionale. «Il montaggio - affermano ancora i documenti - verrà completato sistemando la torre eolica con la gondola contenente il generatore e successivamente il rotore e le pale». Le torri metalliche si innalzeranno per 80 metri al di sopra del livello del mare. Si staglieranno possenti e ingombranti. Inutili per questo spicchio di Sud, a tratti ancora povero e che, nonostante le proteste, ha dovuto accogliere una centrale a ciclo combinato che non voleva e che teme. A cui sono state regalate industrie alle quali, secondo una recente ricerca dell'Istituto superiore di sanità, potrebbe essere collegato l'incremento delle malattie tumorali, che si aggira mediamente intorno al 17 per cento, sfiorando, in alcune zone, addirittura aumenti del 42 per cento.
Dei 25 mila ettari di pali eolici la Regione, guidata da Michele Iorio, era a conoscenza, dato che l'avvio della procedura amministrativa è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale del 16 dicembre 2005. Ma ha glissato la faccenda. Un disastro contro cui l'amministrazione provinciale di centrosinistra, «pur non avendo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte di enti», è scesa in campo esprimendo «sgomento e disapprovazione». «E netta contrarietà - rincara il presidente Nicola D'Ascanio - anche per ciò che riguarda il metodo, contrassegnato da elementi di clandestinità procedimentale. Potremmo ritrovarci un insediamento eolico deleterio». Per i piccoli pescatori che tirano avanti con fatica e reti e per le attività turistiche, economiche e sociali che stentano. «Un impianto rovinoso - tuona Luigi Lucchese, responsabile Legambiente nel Basso Molise - che annienteranno la vita marina e creeranno degrado in luoghi che, con sforzo, stiamo cercando di tutelare e valorizzare». In rivolta anche il vicino Abruzzo, il cui assessore regionale all'Ambiente, Franco Caramanico, dichiara: «Provvederemo ad attuare le misure per difendere e salvaguardare il nostro litorale«. In subbuglio la marineria, mentre l'associazione ecologista Patria di Termoli riflette: «Stiamo assistendo alla crocifissione del Molise, che non riceverà benefici da questo parco delle brutture». E che a breve potrebbe vantare dolci arenili con dune, fiori rari e vista... pali. Altro che... favola blu.