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Hilary Wainwright
Una nuova svolta a sinistra per l'Europa
6 Aprile 2006
Articoli del 2005
Gli aspetti più vivaci del nuovo "movimentismo" della sinistra radicale europea. Con un ruolo di punta per l'Italia. The Guardian, 2 novembre 2005 (f.b.)

Titolo originale: A new left turn for Europe– Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Quindici anni dopo la cadute del Muro di Berlino, l’eredità del comunismo sta lasciando un nuovo segno nel panorama politico. Spesso si è trattato di “rinnovarsi o morire”, e rinnovarsi ha significato nuove alleanze, che avrebbero fatto rivoltare nella tomba i padri fondatori.

Ma in molti paesi, una sinistra ibrida sta sviluppando la capacità di riempire il vuoto sempre più ampio che si crea mentre i partiti socialdemocratici come il Labour in Gran Bretagna o la SPD in Germania, adottano alcune politiche della destra. Il cauto ottimismo di Oskar Lafontaine in Germania, uno dei primi a combattere dall’interno questa tendenza, ne è un simbolo.

Lafontaine e il nuovo Linkspartei che guida, si muovono sul palcoscenico europeo. Il partito è stato fra gli organizzatori del primo congresso di questo nuovo animale politico, lo European Left Party (ELP). Ben 360 persone hanno partecipato al congresso tenuto a Atene nello scorso fine settimana. Si andava da protagonisti significativi sulla scena europea, come il Partito della Rifondazione Comunista, partner radicale nell’Unione di Romano Prodi, la coalizione che spera di scalzare Silvio Berlusconi nell’aprile del prossimo anno, sino a piccole formazioni come il Partito Comunista dell’Estonia, liete di “far parte di qualcosa di grande”, per dirla col suo delegato Sirje Kingsepp.

Quello che hanno in comune è l’impegno a rinnovare la sinistra nel quadro di una strategia comune europea. Erano assenti i partiti comunisti ortodossi, come quelli del Portogallo e della Grecia.

Frequentatore abituale delle riunioni all’Internazionale Socialista, Lafontaine è in un’ottima posizione per giudicare la particolarità del nuovo attore politico: “La differenza è che qui i partiti sono impegnati in una strategia di dimensione europea” dice. “Uno degli errori dei gruppi socialdemocratici [nel passato] era che fossero troppo preoccupati delle questioni nazionali. Era molto difficile trovare soluzioni a livello europeo. Qui la situazione è migliore”.

Lafontaine concede che una delle ragioni di ciò è che i partiti riuniti allo Stadio della Pace e dell’Amicizia, poco fuori Atene, sono anche fuori dai governi. “I partiti di governo sono sedotti dalle priorità nazionali. Qui c’è una discussione migliore, senza i pericoli dell’opportunismo”.

Ma che dire, del pericolo di impotenza? Si è discusso di campagne a scala europea: contro la direttiva Bolkestein sulla privatizzazione dei servizi; per i diritti degli immigrati e dei richiedenti asilo; per il ritiro delle truppe dall’Iraq. È stato eletto un esecutivo col compito di coordinare le varie iniziative, non solo fra i partiti componenti, ma anche movimenti sociali e sindacati.

L’intenzione è di creare un attore politico e un’identità europei: qualcosa di più dei blocchi all’interno del parlamento europeo, che sono essenzialmente gruppi di pressione su temi nazionali. Uno dei componenti dell’esecutivo ha ipotizzato che alle prossime elezioni europee i partiti potrebbero presentare candidati sotto il simbolo dello ELP oltre al proprio, e magari scambiarsi i candidati attraverso i confini.

I delegati guardano a questo obiettivo pan-europeo con apparente fiducia. Lo slogan dell’evento era “ Possiamo cambiare l’Europa”. I delegati francesi vantavano ancora la vittoria nella campagna per il NO alla costituzione europea. Secondo loro la vittoria non è stata solo nel numero di voti, ma nel fatto che la maggioranza è stata conquistata senza sollevare pregiudizi antieuropei, con argomenti a favore di una Europa alternativa. Un effetto collaterale è stato la stessa campagna, che ha radicalmente trasformato la sinistra francese, producendo un riallineamento impensabile cinque anni fa.

Un segno di ciò era il presentarsi insieme di Alain Krivine, leader della Ligue Communiste trotzkista e antagonista storico del Partito Comunista francese, e dei dirigente dell’ala sinistra del Partito Socialista che avevano rotto con la linea di maggioranza per sostenere la campagna.

”Questa esperienza ci ha dato la sensazione che potevamo vincere, che non eravamo marginali” spiega Elisabeth Gautier, delegata del Partito Comunista Francese e rappresentante di Espace Marx, fondazione aperta di ricerca e dibattito.

I delegati italiani condividono questa fiducia. Sono arrivati pieni di entusiasmo dopo l’esperimento di tenere le primarie per la scelta del candidato dell’Unione contro Berlusconi. “Ci aspettavamo 2 milioni di partecipanti e invece sono stati 4,3. È un segnale di come la gente parteciperebbe alla politica se ne avesse la possibilità” spiega Salvatore Cannavò del Partito della Rifondazione Comunista.

La stretta collaborazione fra i partiti impegnati nello ELP rende questo tipo di innovazioni attraenti. È l’arricchimento incrociato di culture politiche, uno dei principali risultati del nuovo partito. “Abbiamo imparato molto dagli italiani” dice Christiane Reymann, femminista della PDS tedesca che ha guidato la rivolta al congresso di fondazione ELP contro il dominio maschile nel partito. “La loro influenza è stata vitale nella creazione del Linskpartei”.

L’esperienza italiana dimostra come i partiti hanno rinunciato a considerarsi un’avanguardia, e almeno tentino di vedere sé stessi come “un attore tra molti”, nelle parole di Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione Comunista. Lavorare insieme ai movimenti sociali richiede un cambio di cultura e di linguaggio. Una rete autonoma femminista, per metà nel partito, metà indipendente ma sostenuta con fondi del partito, ha cominciato a portare la realtà un po’ più vicina alla retorica. Le predominanti facce e capelli bianchi maschili del congresso, indicano che c’é molta strada da fare.

Nota: il testo originale al sito del Guardian (f.b.)

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