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Consumo di suolo: un passo avanti
15 Settembre 2012
Consumo di suolo
Approvato il provvedimento dal Consiglio dei ministri, Un buon inizio. articoli da >la Repubblica e Corriere della Sera, 15 settembre 2012, con postilla

La Repubblica

Lo storico stop al cemento selvaggio: “Così salveremo l’Italia che vale”

di Antonio Cianciullo,

ROMA— Il governo sposa la difesa del paesaggio. Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che pone un limite all’avanzata del cemento e protegge l’agricoltura come elemento della cornice ambientale che si è formata nei secoli diventando parte essenziale dell’appeal italiano.«Forse questa misura andava inserita nel primo provvedimento, il decreto Salva Italia, perché ha molto a che vedere con la salvezza dell’Italia concreta», ha commentato il presidente del Consiglio Mario Monti, con una punta di rimpianto per il tempo che stringe e rende difficile la trasformazione del ddl in legge entro la legislatura.

Il segnale politico in ogni caso è chiaro e i numeri pure. In 40 anni il terreno agricolo ha subito una drastica dieta dimagrante: ha perso 5 milioni di ettari, l’equivalente alla somma di Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Oltre il 70 per cento di questa superficie è stato abbandonato e, salvo i casi delle colture di pregio, il bilancio non è necessariamente negativo perché spesso il bosco ha riguadagnato terreno.

Ma a creare allarme è la quota rimanente: parliamo di un milione e mezzo di ettari (un’area grande quanto la Calabria) che, dagli anni Cinquanta ad oggi, sono stati sepolti da villette, capannoni, strade, svincoli, tralicci, discariche. In questo modo si è prodotta una catena di danni: il ciclo idrico è stato alterato rendendo meno governabili i fiumi: terreni già franosi sono stati resi ancora più instabili; il paesaggio è stato sfregiato; la macchina turistica indebolita; la possibilità di catturare anidride carbonica menomata.

Tutti i rapporti confermano l’allarme. L’Istat quest’anno segnalache le superfici edificate coprono il 6,7 per cento del territorio nazionale (in pianura padana si arriva al 16,4 per cento). E il ritmo sta accelerando: ogni giorno, aggiunge l’Ispra, vengono impermeabilizzati 100 ettari di terreni naturali, 10 metri quadrati al secondo.Come fermare questa valanga di asfalto e cemento? Il disegno di legge proposto dal ministero dellePolitiche agricole propone di eliminare le cause che hanno facilitato l’aggressione. La prima è la molla economica. Finora più i Comuni massacravano il loro territorio scambiando aree verdi con periferie disordinate più venivano premiati grazie agli oneri di urbanizzazione che riempivano le loro casse: il ddl sancisce l’eliminazione della possibilità di utilizzare impropriamente questifondi per la copertura delle spese correnti del Municipio.

Inoltre l’articolo 4 del provvedimento prevede che si dia priorità, per la concessione di finanziamenti, al «recupero dei nuclei abitati rurali mediante manutenzione, ristrutturazione, restauro, risanamento conservativo di edifici esistenti e alla conservazione ambientale del territorio ». E l’articolo 3 blocca per 5 anni il cambio di destinazione d’uso per i terreni agricoli che hanno ricevuto aiuto di Stato o comunitari.«È un provvedimento che mira a garantire l’equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate», ha sintetizzato Monti.

Corriere della Sera

Se l'agricoltura perde 100 ettari al giorno

di Lorenzo Salvia

Un'Italia troppo costruita. E il governo dei tecnici sceglie di dire basta. «Negli ultimi 40 anni è stata cementificata un'area pari a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna» è l'allarme lanciato dal premier Monti. Così il Consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge per porre un tetto alla cementificazione. Secondo l'Ispra (Istituto superiore per la ricerca ambientale) ogni giorno sono strappati alla natura 100 ettari.

Forse immaginando le possibili resistenze, il ministro delle Politiche agricole Mario Catania lo dice senza aspettare la domanda: «Non è un provvedimento contro l'edilizia». E il premier Mario Monti lo difende fin da adesso, dicendo che «forse andava inserito del decreto salva Italia» visto che «negli ultimi 40 anni è stata cementificata un'area pari alla grandezza di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna». Le norme per la «valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo di suolo» sono state approvate dal Consiglio dei ministri seguendo il percorso normale, quello del disegno di legge.

Niente decreto legge, subito in vigore, come pure si era pensato visto il poco tempo che resta prima della fine della legislatura. Con il risultato che l'approvazione finale sarà possibile, riconosce lo stesso Catania, «solo con l'esame in sede deliberante» cioè direttamente in commissione e senza passare dall'Aula. Un'ipotesi tutt'altro che scontata. Ma al di là dei tempi le norme sono importanti, anche coraggiose. Per la prima volta viene fissato un limite di legge alla cementificazione. Seguendo il modello della Germania, ogni dieci anni un decreto fisserà «l'estensione massima di superficie agricola edificabile nazionale», cioè la quantità di terreno coltivabile che può essere cementificata. Viene poi introdotto il divieto di mutamento di destinazione: i campi per i quali sono stati concessi aiuti di Stato o europei non possono essere usati in modo diverso per cinque anni. Un passaggio ammorbidito rispetto alla formulazione originaria. Non solo perché gli anni di divieto erano dieci ma perché nella prima versione non erano permesse nemmeno le attività parallele, come la produzione e la vendita dei prodotti agricoli, adesso consentite.

Il terzo punto è il più tecnico ma anche il più importante. Viene cancellata la possibilità di utilizzare i cosiddetti oneri di urbanizzazione per le spese correnti degli enti locali. Cosa vuol dire? Fino a qualche anno fa, quando un Comune rilasciava un'autorizzazione a costruire, l'impresa edile doveva pagare una somma che il Comune poteva usare solo per portare in quella zona i servizi, come la luce o i trasporti. Nel 2007 la norma è stata cambiata, consentendo ai sindaci di usare quei soldi anche per le spese correnti. Così, volontariamente oppure no, è stato costruito un formidabile incentivo al rilascio delle licenze edilizie, e gli oneri sono diventati un modo per fare cassa o almeno per rispondere ai tagli dei trasferimenti dallo Stato. Il disegno di legge del governo torna all'antico: quei soldi vanno usati solo e soltanto per portare i servizi nei nuovi quartieri.

L'Anci — l'associazione dei Comuni — condivide l'obbiettivo ma si lamenta del metodo: «Siamo stanchi — dice Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno — di leggere proposte che riguardano i nostri bilanci senza essere consultati».«Siamo d'accordo sull'obiettivo ma — dice Antonio Saitta, vice presidente dell'Unione delle province — anche dopo laspending reviewla competenza sulla pianificazione territoriale resta a noi. Siamo forse all'abrogazione di fatto?». Per il resto i commenti sono tutti positivi. Il Fai, il Fondo per l'ambiente italiano, e il Wwf parlano di «coraggio e lungimiranza politica». In attesa dell'esame in Parlamento, naturalmente. E delle poche settimane che rimangono per trasformare queste proposte in legge.

E per tagliare i debiti i Comuni vendono le terre e moltiplicano i permessi

ROMA — «Comprate terreno perché non ne fabbricano più», diceva Mark Twain. Ed è proprio così che è andata, in Italia più che nel resto del mondo. Terreni abbandonati perché l'agricoltura dà da mangiare agli altri ma non a chi la fa. E campi invasi dalle ruspe anche se proprio lì a fianco ci sarebbe un capannone che sta cadendo a pezzi e si potrebbe recuperare. Per capire cosa vuol dire, più che guardare la storia conviene usare il cronometro. In un secondo vengono cementificati 10 metri quadri di quello che ci ostiniamo a chiamare il Bel Paese. Lo dice l'Ispra, l'Istituto superiore per la ricerca ambientale che in un solo giorno calcola 100 ettari strappati alla natura. Più di 100 campi da calcio. Come è stato possibile?

Certo, abbiamo attraversato «un'epoca di bassa marea morale», come diceva Italo Calvino in uno dei suoi libri più amari, «La speculazione edilizia». Ma ci siamo inventati anche qualche meccanismo per aiutare chi non aveva bisogno di aiuto. Non solo i condoni, l'eterna tentazione della politica italiana da Franco Nicolazzi in poi. Ma anche la possibilità di utilizzare i cosiddetti oneri di urbanizzazione, una specie di tassa sui costruttori, non solo per portare i servizi nei nuovi quartieri ma anche per le spese correnti dei Comuni. Così le nuove autorizzazioni sono diventate una tentazione forte per i sindaci, che in cassa hanno sempre meno soldi. Tra il 1995 e il 2009 i Comuni italiani hanno rilasciato permessi per costruire 3,8 miliardi di metri cubi. E più dell'80% delle autorizzazioni riguardava proprio nuovi edifici. È anche così che dal 1971 ad oggi ci siamo mangiati più di un quarto del nostro terreno agricolo, quella superficie grande come Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna di cui ha parlato lo stesso Mario Monti.

E non è solo un problema di tutela del paesaggio, di lotta alla speculazione o di modello di sviluppo. Ma anche di sopravvivenza. Suona strano nell'epoca dell'abbondanza e invece è proprio così. Sul nostro territorio riusciamo a produrre solo l'80% del cibo necessario per chi vive nel nostro Paese. Un italiano su cinque vive di import, anche a tavola. E non pensate al sushi o al caviale. Non siamo autosufficienti per i cereali, per il latte, per la carne, nemmeno per l'olio d'oliva che pure ci rende famosi nel mondo. E la cementificazione certo non aiuta. Tanto più che il progresso tecnologico è ormai arrivato al limite e non permette più di migliorare le rese. Per coprire tutti i consumi della nostra popolazione, a tecnologie costanti, ci servirebbero altri 49 milioni di ettari di terreno, rispetto ai miseri 12 che ci sono rimasti.

Per «deficit di suolo agricolo», l'hanno chiamato proprio così, siamo il terzo Paese d'Europa dopo la Germania e il Regno Unito. Ma non è solo un problema di cemento. «Il 70% del terreno agricolo che perdiamo ogni anno viene semplicemente abbandonato e poi coperto dal bosco», dice Mauro Agnoletti, professore di Pianificazione del paesaggio all'Università di Firenze. Fino a poco tempo fa, per legge, la campagna abbandonata e invasa dagli alberi non poteva tornare campagna, perché i boschi sono tutelati sempre e comunque. «Un'assurdità», dice il professore, che è stata eliminata con la legge sulle semplificazioni. «Non dimentichiamo che in Italia il paesaggio è quello creato dall'uomo. Da Goethe e Montesquieu, tutti i grandi intellettuali hanno parlato dell'Italia come giardino d'Europa. E il giardino è bello quando si cura, non quando viene abbandonato». Non solo se arriva il cemento.

Fermare la Cementificazione dei Suoli primo Passo con la «Legge Catania»

di Fulco Pratesi

Riuscirà il disegno di legge Catania a fermare l'«incendio grigio» che produce danni irreversibili e perpetui al nostro territorio ben diversamente da quello «rosso» dei fuochi che hanno infuriato quest'estate? Forse no. È comunque un primo lodevole passo, commentano Fai e Wwf, le due associazioni che avevano consegnato al ministro delle Politiche agricole a febbraio il dossierTerra rubata, un documento contro l'alluvione di cemento e asfalto che divora ogni giorno 75 ettari di terra coltivabile e di ambienti naturali, imbrattando con costruzioni, spesso abusive, i paesaggi più belli.

Ma a questo primo passo — che prevede innanzitutto la fissazione di un tetto all'estensione massima di superficie agricola edificabile, poi l'esclusione dell'utilizzo da parte dei Comuni degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti, e infine il vincolo decennale di destinazione d'uso per i terreni agricoli fruitori di contributi statali e comunitari — dovranno seguirne altri che investano la generalità del nostro territorio.

Innanzitutto, chiedono il Fai e il Wwf, sarebbe importante un accordo tra i vari ministeri che riesca ad armonizzare l'esigenza della tutela dei suoli agricoli — prevista dal decreto del Consiglio dei ministri — con quelle della pianificazione paesaggistica come disegnata dal Codice dei Beni culturali e del paesaggio del 2004. Un coordinamento che servirebbe anche a garantire l'equilibrata difesa dell'ambiente e della natura.

Ancora, l'introduzione di adeguati strumenti fiscali per disincentivare il consumo di suolo e favorire il riuso di terreni e volumi già edificati e non utilizzati, come prevede il progetto «RiutilizziAMO l'Italia» del Wwf, teso alla riduzione della forbice ancora troppo alta nel nostro Paese tra la rendita fondiaria e i costi della produzione edilizia.In conclusione, è forse possibile sperare che siano poste le basi per una politica che dia direttive per un razionale sviluppo che non pregiudichi il futuro della sua agricoltura e dei suoi paesaggi, non solo rurali, in favore del quali Giulia Maria Crespi, storico presidente onorario del Fai, si batte da sempre.

Consumo del suolo, Catania: con ddl approvato in CdM

vogliamo cambiare modello di sviluppo del Paese


(comunicato stampa del Ministero delle politiche agricole14/09/2012)

"Grazie alle misure contenute nel disegno di legge contro il consumo del suolo, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, facciamo un decisivo passo in avanti per raggiungere l'obiettivo di limitare la cementificazione sui terreni agricoli, in modo da porre fine a un trend pericoloso per il Paese. Questo provvedimento tocca temi molto sensibili, come l'uso del territorio e la sua corretta gestione, ma coinvolge anche la vita delle imprese agricole e l'aspetto paesaggistico dell'Italia. Riguarda il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per questo Paese, anche negli anni a venire".

Lo ha detto ilMinistro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, intervenendo nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Chigi - alla presenza del presidente Mario Monti - al termine del Consiglio dei Ministri, durante il quale è stato approvato il disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo."Abbiamo introdotto - ha spiegato Catania - un sistema che sostanzialmente prevede di determinare l'estensione massima di superficie agricole edificabile sul territorio nazionale. Questa quota, quindi, viene ripartita tra le Regioni le quali, a caduta, la distribuiscono ai Comuni. In questo modo otterremo un sistema che vincola l'ammontare massimo di terreno agricolo cementificabile distribuendolo armonicamente su tutto il territorio nazionale".

"Vogliamo - ha aggiunto Catania - interdire i cambiamenti di destinazione d'uso dei terreni che hanno ricevuto i fondi dall'Unione Europea, infatti abbiamo previsto che queste superfici restino vincolate per 5 anni. Inoltre, il provvedimento interviene sul sistema degli oneri di urbanizzazione dei Comuni. Nella normativa attualmente in vigore è previsto che le amministrazioni possono destinare parte dei contributi di costruzione alla copertura delle spese comunali correnti, distogliendoli dalla loro naturale finalità, cioè il finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Questo fa sì che si crei una tendenza naturale delle amministrazioni e dei privati a dare il via libera per cementificare nuove aree agricole anche quando è possibile utilizzare strutture già esistenti. Le nuove norme avranno sicuramente un impatto su questo fenomeno".Di seguito, in sintesi, i punti principali del provvedimento:

1. Vengono definiti "terreni agricoli" tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal fatto che vengano utilizzati a questo scopo;

2. Si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell'estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d'uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell'assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zona suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate/edificabili;

3. Si introduce il divieto di cambiare la destinazione d'uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell'ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo la misura evita che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell'attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione;

4. Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l'attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, anziché l'attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane.

5. Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole in cui i Comuni interessati, i cui strumenti urbanistici non prevedono l'aumento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite fissato, possono chiedere di essere inseriti.

6. Si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità - consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria - e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell'Ente locale.

Postilla

Nel presentare l’anticipazione del provvedimento legislativo offerta su La Repubblica da uno dei suoi promotori, Carlo Petrini, esprimevamo, il 25 luglio scorso, questo sintetico commento: "ottime intenzioni e proposte finalmente nella direzione giusta, ma per contrastare con efficacia il dominio degli affari nell'uso del territorio occorrono strumenti più solidi. Non possiamo che confermarlo oggi, che il provvedimento è approdato al Consiglio dei ministri. E’ certamente positiva e coraggiosa la decisione di cancellare l’infame modifica apportata da Bassanini e Lunardi alle legge Bucalossi e di ripristinare la destinazione originaria degli oneri di concessione (strumento per la trasformazione degli standard urbanistici in aree edifici e servizi pubblici. Ma sono deboli, contraddittori, inefficaci ed elusive altre parti del provvedimento. Esprimeremo il nostro parere quando avremo esaminato con la necessaria attenzione il testo, ripartendo dalle proposte che abbiamo a suo tempo avanzate (ai tempi del governo Prodi) e che giacciono tra gli atti ufficiali del Parlamento, lì presentate dai gruppi della sinistra oggi assenti dalle sedi legislative (vedi tra le proposte raccolte nella cartella di eddyburg, in particolare quelle presentate dagli on.li Sodano e altri e Migliore e altri.

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