URBANIZED: made urban in nature; taking on urban characteristics. Si può iniziare da queste definizioni per raccontare l’ultimo lavoro del regista newyorchese Gary Hustwit che si intitola, appunto, Urbanized, (qui il trailer ufficiale) la cui traduzione letterale “rendere urbana la natura” o “assumere caratteristiche urbane” restituisce quella dimensione di perpetuo movimento e cambiamento che ogni città ha nel proprio dna e che, a fronte di mutamenti economici e sociali sempre più veloci, rischia di condannarla all’ingovernabilità.
Più del 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane e prima del 2050 la percentuale è destinata a raggiungere il 75%. A fronte di questi spostamenti demografici cosa succederà al supporto fisico (case, strade e tutto quello che compone lo spazio urbano) destinato ad ospitare i nuovi arrivati? Per cercare di comprenderlo, e di raccontarlo, Hustwit interroga architetti, urbanisti e politici su oltre quaranta progetti urbani che si propongono di affrontare le nuove sfide della città contemporanea: mobilità, politiche ambientali, spazio pubblico, sviluppo economico e sociale, solo per citarne alcune.
Un ampio campionario di tecniche urbane che ha innescato un esercizio progettuale e di confronto tra politica, professioni e cittadinanza, catalizzando l’interesse dell’opinione pubblica sul futuro delle città: quali scelte e politiche intraprendere per migliorare la qualità degli spazi urbani, per aumentare il verde, per spostarsi più facilmente? Come trasformare i tessuti edificati abbandonati per rispondere in modo efficace alle domande delle metropoli contemporanee? Poter vedere come risposte progettuali diverse, ma nate dalla stessa domanda, producano forme, e quindi esiti, molto differenti ha innescato un formidabile meccanismo di partecipazione collettiva in cui ognuno si è sentito chiamare in causa non solo per fare valere i propri diritti ma anche per esternare le proprie idee e speranze maturate nel personale esercizio quotidiano di pratiche urbane.
La tournée organizzata per presentare Urbanized sembra infatti aver attirato l’attenzione di amministratori, tecnici e semplici abitanti, dando l’avvio a un acceso dibattito che, partendo dai temi affrontati nel film, è arrivato ad occuparsi dei problemi dei singoli contesti locali. Ed ecco che il Sindaco di Toronto ha dovuto in tutta fretta ritirare un progetto, presentato solo qualche giorno prima, di fronte a una nuova consapevolezza e capacità di critica (che potremmo chiamare post-Urbanized), in virtù della quale l’opinione pubblica ha demolito, ma solo metaforicamente, la sua proposta di recupero del litorale.
L’opera di Hustwit dimostra, un po’ inaspettatamente, un rinato interesse per i temi delle politiche pubbliche e delle trasformazioni della città da parte dei destinatari finali: i cittadini, finalmente consapevoli che dietro ogni cartello di “lavori in corso” può nascondersi un progetto che migliorerà le loro condizioni di vita oppure un’ennesima occasione persa con tanto di sperpero di denaro pubblico e finalmente consapevoli che la possibilità di scelta spetta anche a loro.
Non ci resta che attendere l’uscita di Urbanized in Italia, per vedere l’effetto che farà, augurandoci che possa ridestare l’attenzione di un’opinione pubblica che sembra sempre più rassegnata a vivere in contesti urbani brutti e poco funzionali, nei quali ogni giorno si deve affrontare una vera e propria lotta alla sopravvivenza, cercando di evitare buche stradali, che in alcuni casi sono vere e proprie voragini, di scansare cadute di tegole e di calcinacci provenienti da edifici fatiscenti e precari, di arrivare in orario al lavoro nonostante i ritardi cronici dei mezzi di trasporto pubblici, di accaparrarsi l’ultimo posto disponibile nell’unica panchina all’ombra dell’unico parco esistente nel raggio di un kilometro e di fare jogging senza rischiare la vita ad ogni attraversamento pedonale. In fondo trovare risposte ad alcuni di questi modesti e comuni problemi porterebbe a migliorare la vita di molte persone comuni, forse addirittura di tutti.