L’ormai consueta, autoencomiastica conferenza stampa con la partecipazione, fra gli altri, del ministro Bondi e del sindaco di Roma Alemanno, ha annunciato urbi et orbi, mercoledì 28 luglio, l’imminente pubblicazione del bando di gara per sponsorizzazioni private finalizzate al restauro del Colosseo.
Che i doverosi e non più rinviabili lavori di restauro all’anfiteatro flavio siano in procinto di essere avviati è senz’altro una buona notizia. E la magniloquente fanfara mediatica allestita per annunciare – si noti bene – il semplice ricorso ad una sponsorizzazione per un’operazione di manutenzione irrinunciabile e per di più giunta con grave ritardo (si ricordi il crollo avvenuto agli intonaci il 9 maggio scorso) si allinea allo stile governativo in grado di spacciare per innovativo “modello” di gestione il tentativo di ricorrere sic et simpliciter ai soldi privati. Il polverone autoincensatorio è però in questo caso talmente smaccato da dissolversi con grande rapidità: in realtà i nuovi mecenati saranno chiamati semplicemente a coprire il vergognoso stato di sistematica sottrazione di pubbliche risorse in cui versa il ministero deputato alla tutela del nostro patrimonio culturale.
Tutta l’operazione rivela fra l’altro, ancora una volta, l’inutilità della gestione commissariale che si è limitata, nell’occasione, ad un ruolo di passacarte, visto che il progetto scientifico è a cura della Soprintendenza, mentre per il bando si sono scomodati oltre all’ufficio legale del ministero, niente meno che università Bocconi di Milano, Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici e Avvocatura dello Stato (Avvenire e Messaggero, 28 luglio 2010).
In questi termini, come è chiarissimo, si tratta di una non-notizia: la pratica delle sponsorizzazioni, anche molto generose, finalizzate al restauro di monumenti pubblici, esiste da sempre, mentre la vera, drammatica notizia, risiede nelle condizioni di degrado in cui continua a versare non solo il Colosseo, ma tutta l’area circostante: a trent’anni di distanza dalle denunce di Antonio Cederna ben poco è stato fatto, e quel poco, ricordiamolo, si deve all’opera di Luigi Petroselli, protagonista politico di un’indimenticata stagione di recupero del ruolo culturale dell’area archeologica centrale.
Il nostro monumento – icona continua ad essere sfruttato per gli usi più impropri (i così detti e ormai imprescindibili “eventi”) come la famosa gallina dalle uova d’oro, tanto è vero che con candore lo stesso sindaco Alemanno ha sottolineato l’urgenza dei restauri dal momento che l’immagine dell’anfiteatro sarà il logo trainante per il lancio della candidatura della Capitale come sede delle Olimpiadi 2020. E vedremo se gli eventuali munifici mecenati, alla fine dei conti, saranno davvero così “eleganti” (sic, la Repubblica, 29 luglio 2010) da non pretendere, in cambio dei contributi elargiti, ben più di un richiamo a margine dei biglietti di entrata.
Con il consueto rimando sine die ad un futuro progetto dai vaghi contorni, poi, nella conferenza stampa di mercoledì scorso, è stato affrontato il problema della viabilità, vero nodo irrisolto di tutta l’area che si pretende di calmierare con soluzioni palliative, aggirando costantemente il ganglio rappresentato da via dei Fori Imperiali e dalla necessità della sua pedonalizzazione (e, a seguire, rimozione...). Soltanto attraverso una drastica riduzione del traffico veicolare, le operazioni di restauro che si stanno per intraprendere avranno una ragionevole sostenibilità nel tempo.
Ma per una reale salvaguardia del nostro monumento più famoso a tali imprescindibili operazioni urbanistiche andrebbe associata una gestione che, come recitano le nostre leggi, anteponesse le ragioni della tutela a quelle di uno sfruttamento, quello a fini turistici, responsabile, al pari dell’inquinamento da traffico, di una pressione antropica sempre più accentuata e lesiva per l’integrità del monumento stesso.
Obiettivo contraddittorio, però, con gli strepitosi successi, in termini di aumento dei visitatori, che a poche ore di distanza, sono stati sbandierati, in congrua conferenza stampa e collaudata eleganza comunicativa (“è passata ‘a nuttata”: vedere, per credere, la locandina pubblicitaria sul sito Mibac con la storpiatura del ritratto di Antonello), dal Direttore alla Valorizzazione cav. Resca, propugnatore del nuovo assioma in stile Auditel, secondo il quale il livello culturale si misura in termini di quantità di incassi.
Perfettamente allineato, a conclusione della kermesse pro sponsorizzazione dei restauri, il commissario alle aree archeologiche di Roma e Ostia, Roberto Cecchi, ha annunciato trionfalmente l’apertura dell’anfiteatro flavio anche nelle ore notturne: venghino, signori, venghino.