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Tre grattacieli al posto della Fiera. Rassegna stampa
21 Luglio 2004
Milano
Un'ampia rassegna stampa, dal novembre 2003 al luglio 2004, sullo sconcertante evento milanese. Curata da Sergio Brenna, comprende articoli da la Repubblica (Luca Pagni, Luigi Pastore, Paolo Berizzi, Franco Capitano, Desidera Flachi, Luca Beltrame Gadola, ), il Corriere della sera (Pierluigi Panza, Daniel Liebeskind, Claudio Schirinzi, Cristina Bassi, Gianluca Mattei), la Stampa (Francesco Spini, ), e interviste a Paolo Maggiore, Daniel Liebeskind, Norman Foster

Tre grattacieli al posto della Fiera

di Luca Pagni

La Repubblica del 03.07.04 - Con un'offertada 523 milioni battuta la concorrenza di Pirelli Real Estate e Risanamento. La cordata Generali, Ras e Ligresti si aggiudica la gara per Fiera Milano.

MILANO - Una gara così non la si vedeva da tempo. Per conquistare i 225 mila metri quadrati dei vecchi padiglioni della Fiera di Milano si sono sfidati i più bei nomi del gotha della finanza italiana. Alla fine, con un'offerta di 523 milioni di euro, la riqualificazione dell'ultima grande area dismessa della città, a due passi dalla vecchia cerchia delle mura e grande come venti campi di calcio, è andata a una cordata composta da Generali, Ras, Progestim (gruppo Ligresti, che segna così il suo ritorno in grande stile nei progetti di trasformazione urbanistica dopo gli scandali degli anni Ottanta), Lamaro appalti (della famiglia Toti, i costruttori romani) e, unici stranieri, gli spagnoli del Grupo Lar Desarrolos Residentiales. Nel consorzio, i primi tre soci detengono quote paritetiche intorno al 25-30%.

«È stata una vittoria del peso finanziario della cordata», è stato il commento unanime degli addetti ai lavori. Di sicuro il grande pubblico rimarrà colpito dall'idea forte di trasformazione di questo angolo di città: la realizzazione di tre grattacieli uno di fronte all'altro (a forma di parallelepipedo, di vela e di mezza elica), destinati con tutta probabilità a diventare uno dei nuovi simboli di Milano. La più alta delle tre misurerà due volte il Pirellone.

L'offerta dei primi classificati, a quanto è stato possibile apprendere, è stata superiore alla seconda classificata di oltre il 15%: un consorzio guidato da Pirelli Real Estate, Vianini Lavori, Roma Ovest Costruzioni e Unicredit Real Estate. Ancora più lontana l´offerta dei terzi in graduatoria: Risanamento (gruppo Zunino), Fiat Engineering, Astaldi, Chelsfield e Langdale Consulting.

È stata anche un sfida tra grandi architetti. Ha vinto il progetto firmato da Arata Isozaki (suo il ridisegno della Loggia degli Uffizi), Daniel Libeskind (che si è aggiudicato il concorso per la ricostruzione del World Trade Center di New York), l'irachena Zaha Hadid (vincitrice a Roma del progetto per il centro d'Arte contemporanea) e Pierpaolo Maggiora.

A indire la gara era stata la Fondazione Fiera spa, proprietaria dell'area. Con il ricavato potrà così rientrare degli oltre 600 milioni investiti per la costruzione del nuovo polo esterno che, secondo le previsioni, dovrà essere inaugurato nella primavera dell'anno prossimo. Advisor per la Fondazione è stata la banca d'affari Lazard che ha proposto una procedura particolare: i primi tre classificati sono arrivati alla fase finale dopo la scrematura di una quindicina di proposte in base alla validità del progetto. Poi la vittoria alle buste. L'area verrà consegnata alla cordata vincitrice nei primi mesi del 2006, mentre i lavori del nuovo centro dovranno essere terminati all'inizio del 2014. La vittoria nella gara non ha avuto particolari riflessi in Borsa. Generali ha chiuso in calo dello 0,18%, Ras in aumento dello 0,25% e Fonsai dello 0,02%.

Tre giganti di vetro in Fiera

di Luigi Pastore

La Repubblica del 03.07.04

L'offerta della cordata CityLife ha battuto Pirelli e Zunino. Il progetto firmato da Libeskind, Isozaki, Hadid e Maggiora. Tre torri più alte del Pirellone. Le costruirà Ligresti che ha vinto la gara per il quartiere Fiera. La proposta del colosso assicurativo è forse quella più innovativa rispetto alla tradizione milanese. Anche negli altri due progetti finalisti erano previste delle torri. Quella di Piano ricorda la London Bridge Tower. Vince Ligresti. Albertini: "Mi aspettavo più verde". A firmare il progetto vincente un team con Arata Isozaki, Zara Hadid e Daniel Libeskind, l'architetto di Ground Zero. Tra due anni cominceranno i lavori, che dovranno finire entro il 2014. Nell'area il Museo del Design e uno spazio bambini. L'offerta della cordata Generali-Sai supera quelle di Pirelli e di Risanamento. Roth: "Un gesto che entrerà nella storia" Formigoni: "La città al centro del mondo".

Vecchia Fiera all'americana. O meglio ancora, come aveva chiesto il sindaco Gabriele Albertini, «un Central Park in Fiera». Sarà alta 218 metri, quasi cento più del Pirellone, e dominerà un pezzo di città che cambia completamente volto. È la torre di vetro disegnata dall'architetto giapponese Arata Isozaki per la cordata CityLife, il colosso assicurativo composto da Generali e Ras, che si è aggiudicato l'onore-onere di ripensare l'area del polo interno fieristico, o meglio i due terzi di esso che tra un paio d'anni con il completamento del trasloco a Pero-Rho, diventeranno un cantiere aperto.

La torre più alta di Milano, destinata a ospitare quasi esclusivamente uffici, ma anche ristoranti e altri spazi pubblici, è accompagnata da due "gemelle", una di 175 metri a forma di vela, disegnata da Daniel Libeskind, l'architetto che ha vinto il concorso per ridare vita a Ground Zero dopo l'11 settembre, e un'altra, di 185 metri, opera dell'artista iraniana Zara Hadid. Intorno, nel progetto firmato anche dall'italiano Pier Paolo Maggiora, il Museo del Design, l'attuale padiglione 3 della Fiera destinato a ospitare attività sociali soprattutto per bambini, e tante case e palazzine (altezza media dieci piani) con la presenza di quel verde diffuso esplicitamente richiesto dal bando di gara, ma che il sindaco Albertini avrebbe voluto ancor più presente: «Un bellissimo progetto, soprattutto con il gran gesto architettonico delle tre torri. Ma forse sarebbe stato ancora più bello, se ci fosse stato un po' più di verde».

Il successo della cordata di Salvatore Ligresti è figlio della migliore offerta economica rispetto agli altri due raggruppamenti rimasti in gara dopo la prima selezione. Sono stati messi in busta 523 milioni di euro, cifra nettamente migliore rispetto a quelle non ufficializzate, ma ben note agli addetti ai lavori, offerte da Pirelli e da Zunino, la prima con 438 milioni e la seconda con 378 milioni. Secondo indiscrezioni erano, invece, superiori le cifre inserite in busta dal gruppo italo-americano Immsi di Roberto Colanninno con Aig-Lincoln (480 milioni) e dalla italo-francese Greenway, che avrebbe offerto addirittura 550 milioni, ma che sarebbe stata esclusa perché nel suo progetto era assente «il gesto emblematico», ossia il grattacielo: «I tre progetti finalisti sono stati considerati tutti sullo stesso livello», spiega Claudio Artusi, amministratore delegato di Sviluppo Sistema Fiera, la società di scopo che cura tutta l'operazione. Decisiva, dunque, l'offerta economica, salutata con soddisfazione dal presidente di Fondazione Fiera Luigi Roth, secondo il quale «con questa entrata copriamo oltre due terzi dell'ingentissimo investimento per la realizzazione del nuovo polo a Pero-Rho. Il gesto urbanistico entrerà nella storia».

La trasformazione di un'area di 260.000 metri quadrati, collocati in una zona strategica e al tempo stesso residenziale della città, prevede secondo il progetto vincitore anche la presenza dell'acqua e 10.000 posti auto, ma tutti sotterranei. Nella zona dovrebbero abitare circa 5.000 persone, ma saranno tra le 10.000 e le 15.000 persone quelle che la utilizzeranno quotidianamente. In particolare, il parco urbano di almeno 130.000 metri quadrati era esplicitamente richiesto nel bando di gara, e il requisito è stato rispettato da tutti e tre i gruppi finalisti, anche se in modo più evidente soprattutto nel progetto firmato dal britannico Norman Foster per la Risanamento guidata da Luigi Zunino. E forse proprio questa considerazione ha fatto rilevare al sindaco come «un pochino di verde in più non mi sarebbe dispiaciuto».

La più grande rivoluzione urbanistica di Milano nell'ultimo mezzo secolo inizierà nella primavera 2006, quando l'area sarà liberata dai padiglioni dell'attuale quartiere fieristico, perché sia dato il via ai lavori. Un'imponente trasformazione che dovrà essere completata entro il 2014 e che è destinata ad avere un impatto storico, come sottolineato anche dal presidente Roberto Formigoni («Milano torna al centro dell'architettura mondiale»), visto che il progetto di CityLife presenta elementi altamente innovativi sull'architettura milanese: «I progettisti, provenendo e rappresentando culture e civiltà differenti, sono riusciti a elaborare il progetto di più ampio respiro internazionale con il quale la Fiera tornerà, in un certo senso, a essere Campionaria: Daniel Libeskind la cultura mitteleuropea con la contaminazione americana, Arata Isozaki la cultura orientale, Zara Hadid la cultura delle origini dell'uomo, quella della Mesopotamia, Pier Paolo Maggiora la cultura della nostra scuola», osserva l'assessore all'Urbanistica Gianni Verga.

La trasformazione della vecchia Fiera si sovrappone a quelle dell'area Montecity-Rogoredo e di Garibaldi-Repubblica, per la quale proprio negli scorsi giorni il consiglio comunale ha dato il via libera all'accordo di programma.

LA CURIOSITÀ - La più alta arriverà a 218 metri Sarà quasi il doppio del Pirellone

Nel 1960 fu il grattacielo Pirelli targato Gio Ponti. Con i suoi 127,10 metri di altezza costruiti in quattro anni, divenne il simbolo del boom economico di Milano, superando di 10 metri il grattacielo di piazza della Repubblica. Una creatura di trenta piani, che oggi fa ombra ad altri simboli cittadini, sacri e profani: la Madonnina del Duomo, di 108,5 metri, e la torre Velasca, di 87.

Tra queste due altezze, si piazzano altri due giganti oltre i cento metri di altezza: la torre Littoria di Parco Sempione di 108 metri e il grattacielo Galfa, tra le vie Galvani e Fara, di 102. Seguono le torri di Porta Garibaldi, che raggiungono i 98 metri, e il palazzone di viale Filippetti, 89 metri.

Nel 2004, però, è la stessa Regione a rilanciare la sfida dei grattacieli. Il progetto di Pei-Cobb-Freed & Partners e Caputo vede entro il 2008 la realizzazione di un complesso architettonico, destinato a ospitare gli uffici della Lombardia e, soprattutto, a superare il Pirellone. Due torri di 32 piani stabiliranno il record di 160,2 metri nell'area tra via Pola e Melchiorre Gioia. Ma il primato è già in forse. Alla corsa al cielo oggi si aggiunge la cordata "Citylife", che si è aggiudicata la gara per la riqualificazione della Fiera con i progetti di tre torri di vetro, alte 218, 185 e 175 metri.

"Sarà la nuova piazza di Milano"

di Paolo Berizzi

La Repubblica del 03.07.04 - L'architetto Maggiora: qui si entrerà solo a piedi o in bici. "Abbiamo disegnato la zona in modo tale che possa vivere 24 ore su 24. Il verde c'è ed è stato pensato per valorizzare le case, con alberi piazzati dappertutto".

La grande piazza, al centro. Una moderna agorà abbracciata da tre torri. La più bassa è ricurva; le altre due si guardano, una di fronte all'altra, con l'ombra dei grattacieli che si staglia sul parco che collega la piazza alla zona dove sorgono le abitazioni. In mezzo scorre un corso d'acqua, un nuovo Naviglio. Intorno, immancabile, qui fondamentale, la pista ciclabile: al nuovo quartiere fieristico si accede solo in bici o a piedi. Alle spalle della torre ricurva altri due edifici, linee futuriste, uno rotondo, l'altro triangolare: sono, rispettivamente, il museo e il centro del design; valorizzazione di un punto di forza del made in Milano. L'architetto Pier Paolo Maggiora, 60 anni, torinese, unica firma italiana nella squadra (Daniel Libeskind, Arata Isozaki, Zaha Hadid) che ha concepito il progetto presentato da CityLife, osserva il plastico del nuovo quartiere fieristico. «È un sogno diventato progetto» semina entusiasmo Maggiora, stringendo mani e incassando complimenti. «Spero davvero che riesca a fare sognare la città».

§ Architetto, qual è il punto di forza del vostro progetto?

«La vivibilità. Abbiamo cercato, inseguendo il massimo dell'innovazione, di offrire il migliore prodotto possibile a chi abiterà in questo nuovo quartiere, e anche a chi abita intorno».

§ Questa è un'area importante di Milano, per tanti anni ha rappresentato l'anima della città, la sua vocazione internazionale. Le tre torri diventeranno un nuovo simbolo della metropoli?

«Le tre torri, certo. Ma l'idea forte, l'icona di tutto il lavoro, è la piazza. La nuova piazza di Milano. Quella del terzo millennio. Ecco, abbiamo pensato questo: il Duomo ha segnato il millennio passato. Adesso arriva questo nuovo luogo di aggregazione, un luogo simbolo. Vogliamo riattivare la socialità, anche grazie ad un sistema efficiente di mezzi pubblici. E offrire verde, tanto verde».

§ Centodiecimila metri quadrati di parco. Un polmone enorme in mezzo a edifici futuristi.

«Ci interessava il rapporto verde-acqua-edifici. Il Naviglio come riproposizione delle grandi riflessioni leonardesche sull'acqua rispetto alla città. L'acqua in movimento che si sposa con il verde. Tutto in relazione con il costruito, le abitazioni, gli uffici, i grandi edifici. Ecco il perché dei viali alberati. Il verde è un punto essenziale. È stato pensato in modo da valorizzare le costruzioni, le case. Oltre al parco, ci saranno altri 75 mila metri quadrati di "aiole", alberi piante disseminati dappertutto».

§ Quante persone potranno abitare nel quartiere che verrà?

«Cinquemila. Più, abbiamo calcolato, altre cinquemila che ruoteranno intorno agli uffici, ai negozi, ai centri d'intrattenimento. In tutto sono 10mila cittadini che saranno accolti ogni giorno da un´area pensata apposta per vivere bene, lavorare bene. Una zona immaginata per essere vissuta 24 ore su 24 sette giorni su sette».

§ E vietata alle auto.

«Assolutamente sì. Qui si entra solo in bicicletta o a piedi. Per le automobili ci saranno parcheggi sotterranei, solo sotterranei».

§ E i servizi pubblici?

«La zona sarà servita dalla metropolitana, fermata Amendola, e da un passaggio ferroviario. Sono vicinissimi, ci sarà un collegamento svelto e agevole con il resto della città».

§ Il museo e il centro del design.

«Sono stati pensati per esaltare uno dei fiori all'occhiello di questa metropoli. La sua storica e naturale vocazione alla modernità. Il progetto, complessivamente, guarda molto al futuro, ma partendo dal passato e da una tradizione dalla quale non si può prescindere».

§ Isozaki, Libeskind e Hadid hanno modi di disegnare per certi aspetti molto diversi tra loro. Come siete arrivati a fare quadrare il progetto?

«Il fatto che le matite siano diverse non è determinante. Ci siamo seduti intorno a un tavolo, e prima che uno tracciasse il primo segno ci sono voluti tre mesi. Alla base c'è stato un grande lavoro concettuale».

§ Come è avvenuta l'elaborazione di un progetto così importante e così costoso (523 milioni di euro)?

«Il lavoro ha tenuto impegnate per sei mesi 300 persone: 100 architetti e 200 tecnici. Abbiamo fatto sette workshop, con gli altri tre progettisti ci incontravamo a Milano, Londra, New York. Ci sono stati momenti di scontro anche molto forti, ma sempre costruttivi. E il risultato lo potete vedere. I nostri investitori hanno quasi raddoppiato la base d'asta: vuol dire che sono loro i primi a sognare con questo nuovo pezzo di città».

di Pierluigi Panza

Il Corriere della sera del 03.07.04 -La cordata CityLife si è aggiudicata la gara internazionale per la riqualificazione del quartiere. Offerta di 523 milioni. Fiera, vince l’architetto di Ground Zero. Nel centro di Milano nasceranno tre grattacieli «come le tre caravelle» e un grande parco. Gruppo di assicurazioni vince il concorso per riqualificare l’ex Campionaria. Il lavoro affidato all’ideatore del nuovo Ground Zero - Tre grattacieli al posto della Fiera - Nel progetto il Museo del design e un parco. «Regione e Comune alleati per una Milano capitale dell’architettura».

La cordata delle assicurazioni CityLife si è aggiudicata la gara internazionale per la riqualificazione del quartiere storico della Fiera. L’offerta che ha consentito a CityLife di assicurarsi la gara è stata di 523 milioni di euro. Battute Pirelli Real Estate con Renzo Piano e Risanamento con Foster e Gehry. Altrettanti soldi serviranno per costruire le architetture. L’area interessata dall’intervento di riqualificazione riguarda 255 mila metri quadrati e sarà progettata da Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid, Pier Paolo Maggiora. A luglio si firmerà il precontratto. I lavori di costruzione dovrebbero avvenire entro il 2014. Il progetto prevede residenze per 5 mila persone e uffici per altrettante. Gli uffici saranno ospitati in tre grattacieli al centro dell’area, il più alto dei quali sarà di 218 metri. Sorgeranno al centro del cosiddetto Central Park, caratterizzato anche dalla presenza di canali d’acqua. È previsto anche il Museo del Design e la conservazione dello storico padiglione 3 della Fiera Campionaria, che sarà destinato ad anziani e bambini. Per il presidente della Fiera, Luigi Roth, è «un progetto che lascerà un segno nella storia». Per Albertini e Formigoni è la dimostrazione del nuovo Rinascimento lombardo e di come «facendo sistema, il buon governo vince le sfide».

MILANO - La cordata CityLife, composta dai gruppi Generali, Ras, Progestim e dagli architetti Daniel Libeskind (quello che sta ricostruendo Ground Zero), Arata Isozaki, Zaha Hadid e Pier Paolo Maggiora si è aggiudicata la gara internazionale per la riqualificazione dello storico quartiere della Fiera Campionaria. Dal 2005, infatti, la Fiera di Milano si trasferirà nella nuova sede di Rho-Pero. L’offerta che ha permesso a CityLife di aggiudicarsi la gara è di 523 milioni di euro, superiore dell’8% rispetto alla seconda offerta (la base d’asta era 300 milioni). Gli altri due raggruppamenti rimasti in gara erano Pirelli Real-Estate con Renzo Piano e Risanamento con Norman Foster. Più o meno altrettanti milioni di euro serviranno ora alla cordata per realizzare il progetto. L’area d’intervento è di 255 mila metri quadrati (dei 440 mila di Fiera), ed è stata destinata il 50% a parco (come da bando) mentre sul resto sorgeranno residenze e tre grattacieli che diventeranno le tre «caravelle» di Milano: saranno alti 218, 185 e 170 metri; quasi il doppio del Pirelli e della Madonnina del Duomo. Sono tre volumi in ferro e vetro di cui uno è un parallelepipedo perfetto (il più alto), uno è ritorto su se stesso e il terzo è curvo a forma di vela. Nel parco sorgerà anche il Museo del design, che libererà così la Triennale dall’incombenza di realizzarlo al proprio interno (purché si coordino), mentre lo storico padiglione 3 della Fiera sarà conservato e utilizzato per servizi destinati a giovani e anziani. Le residenze sono per 5mila persone; altrettante persone possono ospitare i tre grattacieli destinati al terziario. Raggiunto in Polonia, Libeskind ha dichiarato che si è trattato «di un lavoro di gruppo il cui obiettivo è stato conferire una nuova opportunità per Milano basata su qualità e bellezza e anche attenzione ecologica nella progettazione del grande Central Park della città». E ha aggiunto che dopo aver iniziato il 4 luglio i lavori di costruzione della Freedom tower a Ground Zero, spera di essere presto a Miano, dove ha vissuto tra il 1986 e l’89.

Entusiastiche le valutazioni del presidente della Fiera, Luigi Roth, del presidente della Regione, Roberto Formigoni e del sindaco Gabriele Albertini, con una vena critica sul parco «che poteva essere ancora più grande». La selezione dei progetti era stata effettuata dalla Fiera con una commissione di esperti e la Lazard. Il 30 luglio verrà firmato il contratto preliminare di compravendita dell’area, che verrà consegnata al vincitore nel primo trimestre 2006. L’intervento dovrebbe essere realizzato per il 2014.

Questo progetto esalta il ridisegno della Milano post 2010, che vedrà nascere una downtown di funghi verticali, con poli il nuovo palazzo della Regione Lombardia di I.M.Pei (160 metri), la Città della moda di Cesar Pelli (140 metri) e questo intervento. Era dalla fine degli anni Cinquanta, con la Torre Velasca dei BBPR e il Pirellone di Gio Ponti, che Milano non costruiva con questa intensità e qualità in altezza. E lunedì otterrà il lasciapassare in Comune anche il progetto Montecity firmato da Norman Foster, «una città nella città» su un milione e 200 mila metri quadrati di proprietà di Luigi Zunino, la più grande area dismessa d’Europa interessata a risanamento.

Un portale per l’Europa. È il secolo dell’accoglienza

di Daniel Libeskind

Il Corriere della sera del 03.07.04

Il progetto CityLife per il Polo Urbano della ex Fiera Milano non propone semplicemente lo sviluppo di una vasta zona della città, ma si propone di inserire una città del 21° secolo all’interno di un contesto storico. Questo progetto nasce dall’idea che il 21° secolo non sarà più come il precedente, semplicemente il secolo dell’unica idea dell'individuo ma della molteplicità: non più l’epoca in cui esiste una sola idea, un solo punto di riferimento (comandante, padrone) e un solo fallimento. Il Ventunesimo secolo si presenterà sicuramente come una società democratica aperta, con condizioni plurime e adeguata alla ricchezza culturale della vita odierna.

Questo progetto, dunque, ha un significato che esula dal semplice contesto in cui è collocato. Dal momento in cui rappresenta Milano come un portale per l’Europa, rappresenta Milano come un incrocio paradigmatico tra presente, passato e futuro, tra una tradizione della città così com’è sempre stata e una nuova che sta emergendo soltanto in questi tempi. Al centro di un nuovo, stratificato programma per l’ex Fiera, permane l’idea che questo non è un sito a sé stante, un luogo che nasce dalla città senza contaminazioni, ma la proiezione di una nuova connettività del sito e la creazione di una autentico «quartiere». Tutto ciò richiede una pluralità di mezzi, sia architettonici che urbanistici, per creare un ricco pattern di differenze e prospettive che sia adeguato alla molteplicità delle funzioni di quest’area della città. Questo quartiere è concepito come un’area strettamente e organicamente integrato nel suo contesto circostante, che include gli imponenti edifici della Fiera a nord come le più contenute ville a sud. Questa differenza di scala offre l’opportunità di creare una gerarchia all’interno del sito, che spazia dagli edifici residenziali nell’area a sud, passando per il grande Central Park fino al «portale» creato dagli edifici alti e le attività culturali a nord.

Il Parco è il tessuto connettivo dell’intera città, è l’attrattiva che permette di generare vasti spazi pubblici come la Piazza delle Tre Torri al centro dell’area così come le aree di gioco e svago disseminate attorno alle abitazioni. Il Palazzo dello Sport è mantenuto e trasformato in un nuovo centro di gioco per le famiglie, una specie di «giardino protetto», emblematico per la sostenibilità e il potenziale ecologico rappresentato dal piano. I venti, la luce, le condizioni atmosferiche non sono elementi astratti, ma presi in considerazione nel progetto che pone attenzione all’ecologia. Quest’area è stata concepita come un sistema attivo 24 ore al giorno e sette giorni su sette.

di Claudio Schirinzi

Corriere della sera del 03.07.04

Gio Ponti sarebbe contento dei milanesi. «Veri milanesi - diceva - sono coloro che, aborrendo dalle addormentatissime nostalgie formali, avranno una nostalgia sola, vivificatrice, quella della antica virtù creativa e in nome di quella conserveranno in vita non le antiche forme mortissime, ma le antiche virtù creative italiane; l'antico coraggio intellettuale, l'antica immaginazione, l'antica grandezza d'animo e di spirito, per fare le nuove cose e diversissime». Di «nuove cose e diversissime» (anche se per ora soltanto in progetto), Milano non ne ha mai avute così tante e tutte insieme: la nuova città nella città, presentata ieri; il complesso Garibaldi-Repubblica, con la nuova sede della Regione, il nuovo palazzo per gli uffici comunali e il Museo della moda; e poi Montecity, con case, uffici, centro congressi (finalmente) e un grande parco. Nuove cose e diversissime, appunto, destinate a cambiare lo skyline di Milano, ma non la sua specificità, non la sua vocazione. Meno di cinquant'anni fa, quando venne inaugurato il grattacielo Pirelli, sul tetto del palazzo, per iniziativa dell'allora cardinale Montini, venne collocata una copia in scala ridotta della Madonnina. Perché per la prima volta Milano aveva una costruzione più alta del Duomo, 127 metri contro i 109 della cattedrale, e la Madonnina doveva comunque continuare a vegliare sulla città dal punto più elevato. Come dire? Innovazione nella tradizione. Ebbene, il progetto che ha vinto la gara per l'area urbana della Fiera prevede fra l'altro un grattacielo alto esattamente il doppio del Duomo: 218 metri. Forse la Madonnina del Pirellone finirà sul suo tetto. E sarà una sorta di passaggio del testimone fra la Milano del ventesimo secolo e quella del ventunesimo, fra la Milano della Fiera Campionaria, dove le famiglie facevano in una sola giornata il giro del mondo fra le meraviglie del primissimo consumismo, e quella che deve trasformare la globalizzazione da minaccia in opportunità.

Milano non vuole essere Shangai con i suoi 400 grattacieli, ma non deve neppure avere paura di cambiare. Architetti e urbanisti diranno se il cambiamento, così come è stato disegnato, aggiunge qualità urbana alla città del… secolo scorso, ma già il fatto che i più prestigiosi progettisti del mondo si siano messi in gara per poter apporre la propria firma a questa o quella parte del cambiamento dice quanto Milano sia una vetrina importante. Ora però la sfida si fa ancora più difficile. Secondo le previsioni ci vorranno dieci anni per ultimare i lavori sull’area della vecchia Fiera (che impressione doverla già definire così) e altrettanti per Garibaldi-Repubblica e per Montecity. Sul rispetto dei tempi, però, l’esperienza del recente passato non è rassicurante: il Passante Ferroviario è un’eterna incompiuta; il cantiere del nuovo Piccolo Teatro è stato come la Fabbrica del Duomo; Malpensa 2000 è stata inaugurata quando ancora non erano pronti i collegamenti necessari. Unica eccezione è la nuova Fiera di Rho-Pero che cresce secondo le tabelle di marcia. L’innovazione non può prescindere dall’efficienza. E per ritornare a Gio Ponti forse è il caso di ricordare che il grattacielo Pirelli venne costruito, con le meno sofisticate tecnologie di allora, in soli quattro anni: dal 1956 al 1960.

LA RIQUALIFICAZIONE DELLA FIERA

di Francesco Spini

La Stampa del 03.07.04 - Tre torri d’acciaio per cambiare Milano. La più alta raggiungerà i 220 metri, il doppio del Pirellone. «Dopo due secoli di Duomo, sarà questo il nuovo centro». Enormi spazi verdi tra gli edifici, l’inaugurazione nel 2014.

MILANO - Guardate bene Milano così com’è finché siete in tempo, perché forse tra dieci anni non la riconoscerete più. Il Duomo ci sarà ancora, d’accordo, ma non sarà più l’unico punto di riferimento. A svettare dall’altro lato della città, dove fino ad oggi hanno stazionato i grigi padiglioni della Fiera, saranno tre torri, tutto vetro e acciaio, simbolo, secondo il sindaco della città, Gabriele Albertini, «di un nuovo rinascimento urbanistico e architettonico di Milano, dopo aver vissuto per troppo tempo solo di ricordi». La più alta si slancerà a 220 metri dal suolo, come a dire il doppio del Pirellone, un’altra mediana, in mezza torsione, toccherà i 185 metri. L’ultima, quella che sembra piegarsi a mo’ di riverenza in mezzo alle altre due, sarà alta 170 metri, una volta e mezzo il Pirelli.

E’ il progetto di quella che sarà la riqualificazione della vecchia zona fieristica così come l’ha disegnata un team di progettisti che conta architetti di primo piano. Ci sono Arata Isozaki, giapponese, all’attivo il Pala-hockey per le Olimpiadi 2006 di Torino, il polacco Daniel Liebeskind, vincitore nel 2003 del concorso per la ricostruzione del World Trade Center di New York, Zaha Hadid, nata a Baghdad, firmataria, tra l’altro, del progetto per il centro di arte contemporanea di Roma. Insieme a loro il piemontese Pierpaolo Maggiora, all’attivo la vincita del concorso per il Comparto olimpico Torino 2006. Riuniti attorno al tavolo «virtuale» della tecnologia, hanno svolto un lavoro corale: «Per tracciare il primo segno sul progetto è passato un mese, nei sei successivi tutto è filato tra continui confronti e discussioni», dice Maggiora.

Dietro i progettisti c’è la cordata CityLife (Generali Properties, in qualità di capocordata, insieme a Ras, Progestim, Lamaro Appalti, Grupo Lar Desarollos Residentiales) che, con un’offerta capogiro da 523 milioni di euro, ha bruciato i concorrenti Pirelli Real Estate e Risanamento. «Tutti progetti di altissimo livello: differenti, ma uguali nella qualità», ha ricordato il presidente della Fondazione Fiera di Milano, Luigi Roth. Tutti rientravano infatti nella short list selezionata da una commissione di valutazione che si è avvalsa anche della collaborazione di Lazard & C Real Estate.

Non sarà una nuova Milano da bere, quella disegnata da CityLife. Piuttosto una Milano da vivere, con ampi spazi verdi (180 mila metri quadrati su 255 mila complessivi). Il cuore del progetto, infatti, si dipana da un’enorme piazza centrale dominata dalle tre torri. «Noi l’abbiamo concepita come la nuova piazza di Milano», racconta Maggiora tra sorrisi e strette di mano. «Così come la piazza del Duomo ha dominato gli ultimi secoli - dice -, noi immaginiamo che questa sarà la piazza del terzo millennio». Il suo cuore centrale sarà il parco, l’ambiente in termini generali. Non c’è infatti un confine per il verde, vero trait d’union tra le aree residenziali e i centri direzionali. Il parco, progettato con l’assistenza del noto vivaista milanese, Vittorio Ingegnoli, sarà percorso da un naviglio e, «anche per la scelta delle essenze, sarà un grande polmone naturale per la città».

Altro nodo sarà quello dei servizi pubblici che avranno due fulcri dominanti. Ci saranno un museo e un centro del design inserito all’interno della vecchia Fiera. «Un simbolo per il “made in Italy” - dice Albertini -, anzi per il “made in Milano”». E ci sarà la rivitalizzazione del Padiglione 3 della Fiera (avrà il tetto trasparente) come centro d’incontro, «riferito ai bambini e agli adolescenti - spiega Maggiora - che avranno qui un punto di ritrovo, insieme agli anziani, in un’ottica di partecipazione a tutto quello che è il rapporto sociale e di vivibilità». All’interno del nuovo quartiere c’è già una certezza: le automobili saranno bandite («almeno qui, abbiamo immaginato un ritorno alla vita d’incontro»), ma non mancheranno i parcheggi. Saranno 10 mila, tutti sotterranei, pensati per chi ci vivrà - lo spazio è per 5 mila persone, tra quelle pronte a sborsare cifre che, va da sé, non saranno alla portata di ogni tasca -, per i 5 mila lavoratori che andranno a occupare gli uffici, dentro e fuori le torri, ma anche per quei milanesi che sceglieranno il nuovo centro come meta di svago. Dentro e fuori le torri non si conteranno negozi, ristoranti, cinema. «Un risultato eccezionale, anche per i tempi - ha commentato il governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni -. Un modello di ottima relazione tra pubblico e privato, e un chiaro esempio di come possa funzionare il sistema federalista e della sussidiarietà». Per vedere tutto questo bisognerà attendere il 2014. Fino ad allora continueremo a godere del buon caro vecchio Duomo.

Fiera, le future torri simbolo della città

di Pierluigi Panza

Corriere della sera del 04.07.04

«I tre grattacieli saranno il simbolo della nuova Milano». Per gli urbanisti, il progetto CityLife che ha vinto il concorso della Regione per la riqualificazione della Fiera, sarà il segno del rinnovamento. E se per gli architetti sarà un design «poco adatto alla città», l’assessore all’Urbanistica Gianni Verga sembra esserne entusiasta: «La trasformazione della Fiera è una necessità per una città pratica come Milano che è capace di cambiare e rigenerarsi». Dopo mesi di selezione per premiare qualità e offerta, adesso per «le tre caravelle» di Libeskind, Hadid e Isozaki arriva la prova della città. E mentre docenti di estetica e storici del design plaudono o criticano, il consiglio comunale si prepara ad approvare il Piano integrato di intervento del progetto.

Il progetto Fiera è cosa fatta, ma fatta del tutto non è. Dopo mesi di selezione per premiare qualità e offerta, oppure offerta e qualità a seconda se parlino la Fiera e le istituzioni oppure «gli architetti» e le opposizioni, per le «tre caravelle» di Libeskind, Hadid e Isozaki alte il doppio della Madonnina, ora viene «la prova» della città. Parlano i primi critici e, soprattutto, parleranno i rappresentanti dei cittadini: ovvero il consiglio comunale quando il progetto verrà portato in aula. L’assessore Gianni Verga sembra tranquillo: «Bisogna presentarlo in consiglio per approvarne il Piano integrato di intervento. Ma per me la trasformazione della Fiera è necessaria per una città pratica come Milano che è capace di trasformarsi e di rigenerarsi».

Per ora il progetto non è ancora all’ordine del giorno, anche perché domani bisogna già approvare il Piano per la nascita di Montecity di Zunino e Foster, i secondi classificati alla gara della Fiera. Ma Gianni Occhi, di Rifondazione, fa già capire che le opposizioni non hanno alcuna intenzione di ratificare il progetto senza discuterne.

«Noi abbiamo già presentato un ricorso al Tar - spiega Gianni Occhi - perché la volumetria stabilita per questi palazzi è incompatibile con le leggi, sono troppo alti rispetto all’intorno. Hanno usato un indice volumetrico di 1,15 metro quadro su metro, quando in genere l’indice è 0,65. Montecity, ad esempio, è 0,64. Unica eccezione è l’area Garibaldi-Repubblica, dove hanno fatto 0,65 per le residenze private e 1 per gli spazi pubblici. Fiera può vendere entro fine luglio, ma il Piano deve essere approvato dal consiglio».

Vedremo anche quale sarà la posizione della Lega («Ne discuteremo domani pomeriggio in sede», dice Matteo Salvini) di fronte al fatto che il costruttore Lamaro di Roma, attraverso il rappresentante della proprietà Claudio Toti, ha dichiarato che «i lavori saranno seguiti da Roma» e che la società non ha una sede milanese: «Costruiamo da cent’anni, abbiamo fatto interventi anche più estesi anche se mai, ovviamente, abbiamo costruito grattacieli così alti». Ci sono poi le indiscrezioni. Con quel «mi aspettavo più parco», il sindaco Gabriele Albertini ha forse lasciato intendere che preferiva altri progetti? Forse quelli della short-list di Piano e Foster? Oppure quello della italo-francese Green-Way Parco delle esposizioni firmato da Buffi-Desvigne-Rota che, si è scoperto, aveva l’offerta più alta (550 milioni) e il parco più grande (16 ettari con 4 ettari d’acqua)?

In città il dibattito architettonico è appena al via. Gillo Dorfles ha approvato i grattacieli come «nuovi segni necessari per una città piatta».

Anche l’estetologo Stefano Zecchi, presidente di giuria nel concorso che ha premiato il grattacielo di Pei per la Regione Lombardia, afferma di «apprezzare Libeskind, capace di progettare questi grandi segni». Con loro molti altri.

Ma giungono anche alcune velate critiche. Non stiamo andando verso una città della globalizzazione che si spersonalizza?

«Da una prima osservazione - afferma Mario Botta, il progettista della nuova Scala - io preferivo il progetto di Renzo Piano; era più consapevole della città storica. Costruiva un pezzo di Milano, che non è Hong Kong o Dubai. Ma forse Milano vuole andare in una direzione internazionale e globalizzata, ma mi chiedo con quale consapevolezza. Piano divideva bene il parco dalla parte urbanizzata».

Lo sostiene anche il critico di design, Aldo Colonetti: «Mi sembrano un po’ anonimi e adatti in qualsiasi luogo. E poi la corsa ai grattacieli si sta inflazionando: a Milano vanno bene alcuni grattacieli, ma qui tre. Se si cercasse la globalizzazione sarebbe un difetto, una scorciatoia per arrivare alla città moderna». Ma il dibattito è appena all’inizio.

La trasformazione del quartiere della Fiera - Solo tre cordate in gara

di Franco Capitano

La Repubblica del 02.07.04 - Trei progetti rimasti in gara, l'offerta più vantaggiosa passa solo se supera dell'8 per cento la seconda in graduatoria. Fiera, oggi si sceglie il vincitore. Un affare da 500 milioni ricostruire l'area del Portello.

Il giorno è arrivato. Saranno aperte oggi le buste con le offerte per riqualificare l'area del quartiere storico della Fiera di Milano. Una partita da 500 milioni di euro, un prezzo molto più alto dei 310 milioni fissati come base d'asta. In gara sono rimaste tre squadre sulle cinque che tre mesi fa hanno presentato, separatamente, progetto e offerta economica. Fanno parte della short-list CityLife, composta dai bracci immobiliari dei primi tre gruppi assicurativi italiani: Generali Properties (capocordata), Ras e Fondiaria-Sai (Progestim), con Lamaro Appalti e il gruppo Lar; Pirelli Real Estate (capocordata), con Vianini Lavori, Roma Ovest Costruzioni e Unicredit Real Estate; Risanamento (capocordata) con Ipi, Maire Engineering (ex Fiat Engineering), Astaldi, Chesfield, Langadale Consulting. I loro progetti sono stati giudicati i migliori, cioè quelli che «hanno saputo interpretare meglio le linee guida» per trasformare i 255 mila metri quadrati oggi occupati da Fiera Milano in un «nuovo simbolo per la città». I tre finalisti si sfideranno oggi. Si potrà avere un vincitore soltanto se l'offerta più vantaggiosa avrà superato la seconda offerta in graduatoria di oltre l'8 per cento. In caso contrario la gara riprenderà venerdì 9 luglio, quando si passerà alla fase dei rilanci (che potranno essere al massimo due). Il primo rilancio, in busta chiusa, sarà recepito dalla commissione, in seduta aperta ai concorrenti. La gara sarà aggiudicata se l'offerta migliore supererà la seconda del 4 per cento. Altrimenti si passerà al secondo rilancio in busta chiusa e la commissione assegnerà la gara al concorrente che avrà presentato l´offerta più alta. L'area da riqualificare sarà consegnata al vincitore entro marzo 2006, e le opere dovranno essere completate in otto anni, entro il 2014. Se oggi ci sarà già un vincitore, verranno svelati subito anche i cinque progetti (finalisti ed esclusi), finora rimasti segreti. «Mi auguro che dalle buste escano numeri che ci consentono di chiudere subito la gara», ha affermato Luigi Roth, presidente della Fondazione Fiera.

di Cristina Bassi

Corriere della sera del 29.06.04 - Il vincitore proclamato entro luglio. Solo tre cordate in gara per trasformare il quartiere della Fiera. Citylife, Pirelli Real Estate e Risanamento si contendono l’appalto.

La «lista» si accorcia. CityLife, Pirelli Real Estate e Risanamento sono i tre gruppi finalisti - da cinque che erano - nella gara per la trasformazione del vecchio quartiere fieristico in uno dei nuovi quartieri-simbolo della città. Entro il 31 luglio sarà indicato il vincitore e stipulato il contratto per la ricostruzione di buona parte dell’area: 255 mila metri quadrati degli attuali 440 mila. La short list dei concorrenti è stata decisa dalla commissione di valutazione del committente della maxi riqualificazione, la Fondazione Fiera Milano. I tre raggruppamenti riuniscono colossi internazionali della progettazione, del recupero urbano, istituti di credito. La cordata CityLife è guidata da Generali Properties ed è composta da Ras, Progestim, Lamaro Appalti e Grupo Lar Desarrollos Residentiales: tra i progettisti figurano Daniel Libeskind, Arata Isozaki, Pier Paolo Maggiora. Pirelli Real Estate è alla testa della seconda cordata (che include Vianini, Roma Ovest e Unicredit real estate), il cui progetto è stato curato da Renzo Piano. Infine Risanamento Spa (con Ipi, Fiat engineering, Astaldi, Chelsfield e Langdale), guida una cordata che ha ingaggiato Norman Forster, Frank Gehry, Rafael Moneo, Cino Zucchi.

«Tutti i cinque progetti partecipanti alla gara - commenta Luigi Roth, presidente di Fondazione Fiera Milano e Sviluppo sistema Fiera - hanno un elevato valore qualitativo e dimostrano il notevole impegno imprenditoriale e progettuale che ha portato alla loro realizzazione. La short list è composta dai tre studi che meglio hanno saputo interpretare la forma e i contenuti delle linee guida stabilite dalla committenza». Nei prossimi giorni verranno aperte le buste con le offerte d’acquisto. Il prezzo minimo fissato è di 310 milioni di euro.

A fine luglio sono previste l’indicazione del vincitore e la stipula del contratto. Per il marzo 2006 Sviluppo sistema Fiera consegnerà l’area: il progetto dovrà essere realizzato in otto anni, entro il marzo 2014. Chi si aggiudicherà l’appalto dovrà inoltre provvedere alla manutenzione del parco e del verde pubblico nei cinque anni successivi alla conclusione dei lavori. La grande riqualificazione servirà a Fondazione Fiera a finanziare il polo esterno che sta sorgendo alle porte di Milano, tra Rho e Pero, su progetto di Massimiliano Fuksas. Inaugurazione prevista: aprile 2005.

di Desidera Flachi

La Repubblica del 29.06.04 - A luglio sarà scelto il progetto vincitore. Quartiere Fiera, ora la partita si gioca a tre Ligresti, Zunino e Real Estate. Nei prossimi giorni l'apertura delle buste e la scelta fra gli architetti Libeskind, Piano e Foster. Fiera, tre per la corsa finale. Restano in gara i progetti di Ligresti, Pirelli e Zunino. Nell'area riqualificata ci saranno grattacieli in mezzo ad un grande parco in città. Ora deciderà l'offerta economica. E Generali-Sai potrebbe essere favorita.

E ora siamo a tre: Zunino, Pirelli e Ligresti. Si restringe la sfida tra i big dell'immobiliare e tra i migliori architetti del mondo per ripensare la Fiera, inseguendo il sogno di un Central Park alla milanese del sindaco Albertini che, proprio ieri, parlava di un vero «Rinascimento in città, per quanto riguarda il mondo dell´urbanistica e dell'architettura».

Nella gara per aggiudicarsi la riqualificazione del vecchio quartiere fieristico, dopo mesi di studio la commissione di valutazione dei progetti ha infatti ristretto il numero dei gruppi in gara da cinque a tre, promuovendo le ideazioni che portano la firma di grandi architetti come Renzo Piano, Daniel Libeskind, che ha vinto il concorso per ricostruire Ground zero, Zaha Hadid, autrice de Centro delle arti contemporanee a Roma, e Norman Foster, vincitore del Pritzker price, il Nobel per l'architettura e creatore del Millenium bridge a Londra. Nei prossimi giorni, forse già venerdì, verranno aperte le buste contenenti le offerte di acquisto dell'area, offerta che deve essere superiore ai 310 milioni di euro. Entro fine luglio si saprà il vincitore, ma la questione sarà risolta molto prima, praticamente subito dopo l'apertura delle buste, se uno dei tre gruppi avrà offerto oltre l´8% in più degli altri. In caso contrario, si procederà a una asta al rialzo. E tra gli addetti ai lavori le indiscrezioni parlano di una probabile offerta più alta da parte di Generali, che a questo punto sarebbe quindi favorita per il successo finale.

A valutare i progetti, tutti contenenti torri o grattacieli insieme ad un grande parco in città, è stato il consiglio di amministrazione di Sviluppo Sistema Fiera, con l'aiuto di 11 esperti italiani e internazionali di architettura, urbanistica, sociologia, estetica, mobilità, storia, economia urbana e paesaggistica. Secondo il sindaco Gabriele Albertini, la gara sul polo interno conferma la felice stagione che Milano sta vivendo, «quasi un Rinascimento urbanistico ed architettonico», mentre il presidente della Regione Roberto Formigoni ha dichiarato che i progetti prescelti «fanno fare un grande balzo in avanti alla città nella direzione del bello e della qualità di vita». Tra i gruppi rimasti fuori, la cordata Greenway con l'architetto Jean Pierre Buffi, che ha rifatto il quartiere di Bercy a Parigi, e la Aig Lincoln con la Immsi di Roberto Colaninno, che portavano un progetto di David Chipperfield, l'architetto inglese che sta ristrutturando l'ex Ansaldo.

Nuova Fiera, a metà giugno i finalisti

La Repubblica del 27.05.04

È un altro pezzo di città che cambia volto: 255mila metri quadrati dei 440mila oggi occupati dalla Fiera. È un altro grande concorso internazionale che sta per concludersi. Il vincitore, quello vero, si conoscerà solo entro il 31 luglio. Ma la commissione incaricata di decidere chi ridisegnerà il quartiere storico della Fiera definirà, entro metà giugno, una shortlist di progetti tra i cinque rimasti in gara.

I finalisti saranno scelti, tra le grandi cordate, seguendo linee guida fondamentali: l'emblematicità dell'intervento, la vivibilià, la qualità architettonica e ambientale, i tempi di realizzazione.

In Fiera si progetti il futuro - Intervista a Daniel Libeskind

di Pierluigi Panza

Il Corriere della sera del 06.03.04

L’architetto di Ground Zero: vanno costruite residenze, spazi pubblici, centri culturali. Non bisogna sviluppare una sola grande idea, ma una pluralità di funzioni. «Milano e l’Italia hanno un grande passato. Ma se non si pensa al futuro, si perde anche il passato. Non bisogna creare delle città museo! L’Italia ha straordinari centri scientifici, ha un marchio come la Ferrari... Deve continuare a progettare il futuro e non a imitare con nostalgia il passato».

Daniel Libeskind, progettista d’origine polacca, cittadino del mondo e anche di Milano, dove ha abitato dal 1985 al 1989, papà del nuovo Museo ebraico di Berlino nonché del Parco della Riconciliazione e della Freedom-tower che sorgeranno sopra Ground Zero, era ieri a Milano. Ospite della Triennale, dove ha tenuto un’affollata conferenza intitolata «Proof of things invisibile» e di «City life. Un progetto per Milano», la cordata (Generali, Ras, Fondiaria-Sai, Lamaro) per la quale sta predisponendo uno dei progetti che concorrono alla ridefinizione dell’area Fiera.

§ Come ripensare l’area della Fiera per il futuro di Milano?

«Quello della Fiera non è un progetto locale: mette Milano di fronte a una competizione globale nel campo dell’architettura. Per questo è importante, per questo non bisogna sviluppare una sola grande idea, ma una pluralità di funzioni. L’area dev’esser specchio della cultura che rappresenta, che è complessa. Bisogna costruire residenze, spazi pubblici aperti, luoghi per la cultura».

§ Ma si può costruire dell’architettura moderna in centro città?

«Le vecchie città hanno necessità di nuova creatività proprio in centro e non in periferia. La città non deve diventare un museo. Il centro resterà sempre il luogo più attrattivo, ma bisogna che le periferie vengano integrate. Per far questo bisogna che tutti i livelli culturali, e non solo quelli manageriali, siano impegnati nella ridefinizione strategica della città metropolitana».

§ Bisogna realizzare anche un Central Park, come chiede il sindaco?

«Milano è densa. Se si crea un parco pubblico ne beneficia tutta la città. Che darà un magnete e migliorerà la sua qualità naturale. Certo, bisogna pensare a un parco del XXI secolo e non a uno del Novecento. Quindi non bisogna solo tracciare delle linee bidimensionali al suolo, ma pensare alla creazione di un luogo culturale».

§ Lei a New York ha uno studio che guarda l’area di Ground Zero. E per la ricostruzione di quest’area ha messo a punto il «Master-plan della Riconciliazione». Ce lo descrive?

«E’ composto dal Parco della memoria, da piazza 11 settembre e da tre torri in ferro e vetro, la più alta delle quali si chiamerà Freedom tower. Per ora stiamo ripulendo il terreno e si dovrà ancora abbattere un grattacielo che dà su Ground Zero perché compromesso. Poi partirà la costruzione vera e propria: ci vorranno dieci anni».

§ Come dispone, su quest’area, i grattacieli e il parco?

«Ho studiato la posizione in cui si trovava il sole al primo impatto dell’aereo. Poi quella nella quale si trovava quando è caduta la seconda torre. Ho tracciato per terra i due assi creando una sorta di meridiana. Dove si incontrano, ho fatto nascere piazza 11 settembre, il luogo della memoria».

§ Terrà una rovina delle torri cadute?

«Sì, un lungo muro delle fondazioni. Lo lascerò in piedi e farà da quinta di chiusura al parco urbano che partirà dalla Piazza 11 settembre. Sarà il luogo della memoria collettiva, ma non un Muro del pianto! Al contrario dovrà far capire che da qui rinasce la vita. Da questo muro si innalza il nuovo edificio. Sarà un luogo dove si vive ogni giorno e da dove nasce il futuro».

§ Quanto alla Freedom tower…

«Con i suoi 532,8 metri (1776 piedi, cifra che ricorda l’anno della Costituzione americana), sarà l’edificio più alto del mondo. Ma sarà una torre ecologica: useremo anche ventilazione naturale e sarà occupata da uffici sino a circa 400 metri. Più in alto ci saranno delle serre con dei giardini d’inverno, spazi per vedere dall’alto la città e anche del vuoto. In cima partirà l’antennone».

§ Per Milano,invece, niente grattacielo?

«È anacronistico pensare a un grattacielo. Per l’area Fiera ci vuole sensibilità, rispetto per il passato e bisogna introdurre tante funzioni, residenze, parco, spazi pubblici aperti, luoghi di intrattenimento. Solo così si rispetta la complessità di Milano».

§ Non teme altri possibili attacchi aerei ai grattacieli?

«Non dobbiamo cambiare il volto di New York o delle città per il terrorismo. Io dico che possiamo ancora costruire in altezza, e senza paura».

§ Alla Triennale, davanti a più di 500 persone, ha parlato di «cose invisibili». Quali sono?

«La cosa più invisibile è la città, perché non se ne vede l’anima. A Milano come a New York. Ma se c’è una identità di Milano che puoi cogliere camminando tra le vie è un’atmosfera di modernità».

Grattacieli sulla Fiera - L’ipotesi si allontana

di Pierluigi Panza

Il Corriere della sera del 07.03.04 - Dicerto si vedrà la nascita di un grande parco pubblico, ma difficilmente quella di un grattacielo. Offerte da 500 milioni e costruzioni per 300 mila metri quadrati.

La mezzanotte del 31 marzo, data ultima per presentare i progetti e l’offerta di acquisto da parte delle cordate che partecipano al concorso per la risistemazione dell’area Fiera, si avvicina. Ufficialmente i gruppi in corsa sono otto; ma alla fine solo cinque o sei consegneranno gli elaborati. Ma se si avvicina la scadenza del concorso, pare allontanarsi uno dei due sogni coltivati dal sindaco Albertini. Dalle indiscrezioni trapelate, infatti, di certo si vedrà la nascita di un grande Parco pubblico per la Milano del XXI secolo, ma difficilmente si vedrà sorgere un alto grattacielo. Proviamo a spiegarne i motivi. Oltre al progetto architettonico, le cordate devono presentare alla Fiera l’offerta di pagamento per il terreno. Il prezzo base è di 310 milioni di euro, ma le offerte potrebbe aggirarsi intorno ai 500. Il meccanismo di selezione è questo: dopo il 31 marzo i vertici della Fiera valuteranno i progetti architettonici. Ne sceglieranno alcuni che faranno parte di una short-list. Quindi apriranno le buste con l’offerta economica relativa ai progetti della short-list: chi avrà presentato l’offerta economica più alta sarà il vincitore (si saprà il 31 luglio). «Un modo - ha dichiarato l'amministratore di Sistema Fiera, Claudio Artusi - per tutelare prima la qualità architettonica e poi l’offerta».

Da ciò si comprende tuttavia la difficoltà di veder nascere un grattacielo. Gli investitori di ciascuna cordata, per vincere, devono dunque presentare alla Fiera un buon progetto e la più alta offerta economica di acquisto del terreno, quindi sopportare i costi per la costruzione delle case-uffici e del parco. Ma poi, devono rientrare del denaro speso. E proprio per questo motivo la costruzione di un grattacielo potrebbe non risultare economica.

Le cordate sono di due tipi: alcune formate da investitori che resterebbero proprietari degli edifici per una ventina d’anni per porli in affitto. In questo caso non c’è vantaggio economico nel realizzare un grattacielo, perché ha costi di manutenzione molto più alti di quelli di un palazzo di venti piani. E andrebbero sopportati per decenni dai proprietari. Ma anche per le cordate formate da società che rivenderanno subito gli appartamenti potrebbe non esserci vantaggio per i grattacieli. Il condominio tradizionale, infatti, è più vendibile e assicura ai compratori minore spese condominiali. C’è un solo caso, forse, in cui vedremmo davvero un super-grattacielo. Se uno degli investitori avesse trovato un accordo con una grande impresa che vuole portar lì il suo quartier generale di uffici, i progettisti potrebbero realizzare un grattacielo ad-hoc.

Di certo, non vedremo nemmeno un quartiere di abitazioni basse. Infatti, dei 120 mila metri destinati alle costruzioni, almeno il 30 per cento sarà superficie di drenaggio e sul restante 70 per cento ci dovranno essere anche i parcheggi della Fiera Portello (non troppo interrabili per via della falda), nuove strade di attraversamento con annesso verde, i palazzi con magari anche infrastrutture culturali o d’intrattenimento. Quindi, se la soluzione del rebus è giusta, l'ipotesi più attendibile è che siano realizzati circa 300 mila metri quadrati di abitazioni su circa il 35 per cento dei 120 mila metri, con diversi palazzi a torre alti al massimo una ventina di piani.

Sfida tra architetti per ridisegnare la Fiera

di Pierluigi Panza

il Corriere della sera del 18.02.04 - Grandiprogetti per la Fiera. In corsa per ridisegnare l’area dell’ex campionaria, con altri sette cordate, c’è anche Daniel Libeskind, l’architetto incaricato della ricostruzione di Ground Zero. Lavori in anticipo per il polo esterno. Otto i progettisti pronti a riqualificare la zona

Entra nel vivo la gara per selezionare chi, tra le otto cordate di progettisti-imprenditori, si aggiudicherà il concorso per la riqualificazione del Polo interno della Fiera, uno degli appalti più prestigiosi degli ultimi anni. La gara per questo progetto urbanistico prevede la presentazione dei progetti entro il 31 marzo e l'aggiudicazione dell’opera entro il 31 luglio. L’intervento, che verrà effettuato su un’area di 250.000 metri quadrati, di cui il 50% sarà destinato a verde pubblico, richiederà un investimento di circa 1,5 miliardi di euro.

Ieri una delle otto cordate è uscita allo «scoperto»: si tratta di Citylife. Un progetto per Milano, cordata formata da Generali properties, Ras, Progestim (Fondiaria-Sai) e Lamaro appalti. La cordata è assistita dagli advisor Mediobanca, Deloitte e Bovis lend lease. «È il più grande progetto urbanistico e insieme il più rilevante investimento della Milano contemporanea. Ma è al tempo stesso un passo di strategica importanza per lo sviluppo di Milano», ha spiegato Ugo Debernardi, vice direttore di Generali properties. A firmare il progetto sono gli architetti Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid e Pier Paolo Maggiora. L'architetto di origine polacca Libeskind, incaricato del progetto per la ricostruzione dell’area di Ground Zero, ha anche vissuto a Milano tra il 1987 e l’88.

E le altre cordate? Tutte sono qualificate e comprendono progettisti che hanno già trasformato il volto di numerose città.

AM-Development BV è una cordata olandese: si affida al «guru» delle nuove star dell'architettura, Rem Koolhaas (appoggiato dall’italiano Stefano Boeri).

La cordata italiana Risanamento con IPI, FiatEgineering, Astaldi, Chelsfield-PLC, Foster& Partners, ha come progettista lo stesso sir Norman Foster, l'architetto della Re- Swiss Tower di Londra, del nuovo Reichstag di Berlino, che vanta il più grande studio d'architettura del mondo.

Cordata italo-americana è « Aprile» con Hines Italia, Aedes, Galotti e Techint. Il progettista di riferimento è Lee Polisano della KPF- Kohn Pederson Fox (con appoggio italiano in Renato Sarno) con il gruppo ARUP. Polisano sta costruendo a Shanghai il più alto grattacielo del mondo. A Milano punta sul parco, facendosi appoggiare dal paesaggista Peter Latz: «Hyde Park o il Central Park non sono paragonabili, per dimensioni, all'area della Fiera - afferma riprendendo un tema caro al sindaco Albertini. Ma quello che importa è l'articolazione dell'area con il il resto della città e l’idea che questo spazio resti un luogo d'incontro, come è stato con la Fiera».

C'è poi la cordata italianissima (e anche milanese) della Pirelli Real Estate, con Vianini Lavori, Roma Ovest Costruzioni, Unicredit Real Estate, che si affida al nostro progettista di punta: Renzo Piano. Il quale, dunque, potrebbe sbarcare a Milano non con la risistemazione di Ponte Lambro ma con la ben più qualificante area fiera.

La cordata ING Real Estate (olandese) lavora con Pizzarotti e ha come progettisti un parterre di grandi firme: Mario Cucinella, Richard Rogers, Jean Nouvel, Jo Coenen, Erick Van Egeraat.

Il progetto della cordata AIG/Lincoln IMMSI è firmato dall'inglese David Chipperfield che, a Milano, dovrebbe realizzare la Cittadella delle culture all'Ansaldo. Con lui ci sono di Dominique Perrault, Aukett-Garretti e Land e altri.

L’ottava cordata è la Greenway-Parco delle Esposizioni, con Borio Mangiarotti e un lungo elenco di aziende. Vasto il carnet dei progettisti: Jean Pierre Buffi, Raffaello Cecchi, Antonio Citterio, Michel Desvigne, Pier Luigi Nicolin, Anna Giorgi, Ermanno Ranzani, Italo Rota.

Secondo una ricerca svolta da Eurisko su un campione di 1.300 persone, i milanesi si aspettano dalla riqualificazione «un’area che si integri senza soluzione di continuità con le abitazioni e lo stile sobrio del quartiere». Ma anche «un’area in grado di rappresentare l'orgoglio e la genialità creativa del popolo milanese, che oggi si ritiene poco rappresentato dall'immagine urbanistica e di arredo della città». L’81% dei milanesi valuta positivamente l'iniziativa di riqualificazione di Fiera. P.Pan.

Grattacieli ecologici nella Milano di domani - Intervista a Norman Foster

di Luigi Pastore

La Repubblica del 12.12.03

L'architetto in gara per il gruppo Zunino: "Per il recinto fieristico bisogna partire da un grande spazio pubblico aperto". Qui ci sono due esempi come la Torre Velasca e il Pirelli. Per il futuro penso ad un mix di uffici e abitazioni. "Costruire in altezza non è l'unica soluzione, ma la migliore per far crescere intorno sempre più verde e migliorare la qualità della vita". "Non voglio anticipare nulla, ma sul Portello verrà fuori qualcosa di fantastico. E Montecity-Rogoredo sarà un nuovo cuore della città".

«Montecity-Rogoredo è il futuro, la città del futuro a quattro chilometri a mezzo dal centro storico. La Fiera è una sfida bellissima, che si concluderà con qualcosa di fantastico». Sir Norman Foster, baronetto del Regno Unito, è uno dei fuoriclasse in gara per creare un nuovo pezzo di Milano nel vecchio recinto della Fiera. Ma tante altre cose lo riguardano, a partire dalla realizzazione di una cittadella vera e propria nell'area dismessa di Montecity-Rogoredo, sulla quale il gruppo Zunino ha realizzato un investimento imponente. Foster ieri era a Milano per un confronto a Palazzo Marino con altri grandi architetti sul tema dei grattacieli, che per lui «è come andare a nozze». Ne ha già realizzati alcuni nel mondo, l'ultimo in ordine di tempo è l'innovativa torre nel cuore di Londra, la "Swiss Re": «I grattacieli sono il futuro dell'architettura, soprattutto i grattacieli ecologici, con un mix tra abitazioni, uffici e servizi», spiega in una lunga lezione su come costruire in verticale. Una lezione davanti ad un interessatissimo sindaco Albertini.

§ Foster, la entusiasma parlare di grattacieli?

«Costruire in altezza è entusiasmante, a patto che la spinta verticale parta dal luogo in cui l'edificio nasce e si sviluppa. È fondamentale l'edificio e il contesto in cui si affaccia, cioè gli altri edifici e le vie circostanti. Lo abbiamo già sperimentato altrove, dove in alcuni casi il grattacielo comunica con altri palazzi attraverso vie interne disegnate apposta. Il grattacielo non dev'essere monofunzionale, ma ospitare al tempo stesso abitazioni e uffici. Poi, c'è il tema del combustibile pulito...».

§ Dica.

«Si possono utilizzare nuove forme di energia, ma dev'essere un edificio molto sensibile al suo contesto. I grattacieli ecologici sono in ogni caso la soluzione del futuro, per inquinare di meno e risparmiare di più. Ma dopo l'11 settembre occorre pensare anche ad altre risorse per le torri, ad esempio a più spazi e vie di fuga che tranquillizzino chi ci vive o ci lavora. E poi c'è il verde pensile, un'altra soluzione per migliorare la qualità della vita. Più in generale, bisogna trovare una soluzione per recuperare sempre maggiori spazi verdi, costruendo in altezza, per accrescere la vivibilità delle nostre città».

§ È quanto molti, a partire dal sindaco Albertini, auspicano anche per il futuro di Milano.

«Milano ha già due esempi emblematici di grattacieli degli anni '50 e '60, la Torre Velasca e il Pirelli, cui sono anche affettivamente legato, perché a quell'epoca ero giovanissimo e studente. Per il futuro si vedrà. Posso dire che su Montecity-Rogoredo sarà difficile andare troppo in altezza, c'è vicino l'aeroporto di Linate».

§ E sulla vecchia Fiera?

«C'è tempo sino a marzo per presentare il progetto, non vorrei anticipare nulla. Stiamo lavorando, adesso sono arrivati altri colleghi importanti come Gehry».

§ Però, le aspettative sono fortissime.

«Non c'è alcun dubbio che le aspettative siano fortissime. Per la città è un'occasione grandissima di accrescere la propria qualità e densità abitativa. Lo sapete che a me le torri piacciono, anche se non sono l'unico modo di costruire, ma bisogna vedere il discorso nel suo insieme, dedicando molta attenzione al bisogno di spazio pubblico aperto. Le prossime scelte di design dovranno cercare di mantenere questo equilibrio tra edifici e spazio aperto. Ecco, questo è il vero nodo intorno al quale occorre sviluppare tutto il resto del progetto».

§ C'è chi sogna un grande parco pubblico mai visto a Milano.

«Non le rispondo cosa proporremo, ma le dico che sarà in ogni caso qualcosa di fantastico. L'architetto è come un equilibrista, deve mettere pesi e contrappesi. Lo stesso discorso vale per il rapporto con il traffico e le auto in centro. Non possiamo fare a meno delle auto, fanno parte della nostra vita, ma bisogna mettere dei contrappesi».

§ Ad esempio?

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