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Roberta De Rossi
Costruire in gronda lagunare? Critiche incrociate al piano Pdl
22 Marzo 2009
Articoli del 2009
Una proposta insensata per Venezia, nel programma elettorale del Partito delle libertà. La Nuova Venezia, 22 marzo 2009. Con postilla

Il futuro di Venezia e Mestre passa attraverso un nuovo porto a Malamocco, la sublagunare fino al Lido, quartieri residenziali lungo l’area vincolata della gronda lagunare, meno aree pedonali e piste ciclabili, strade più larghe e scorrevoli per stimolare il commercio in città? Il Pdl è convinto di sì, che il «fare» sia meglio del «vincolare», facendone le basi della bozza di programma elettorale, firmata da un redivivo (politicamente) Umberto Carraro, già presidente Psi del Consiglio regionale. E le reazioni arrivano a stretto giro di posta.

«Certamente non è giusto ingessare il territorio, ma la nostra maggiore risorsa in Italia è proprio un territorio ancora unico, nonostante capannoni e cemento: ogni intervento richiede raffinatezza, qualità degli insediamenti, non si può certo agire regalando a tutti il 20-30% di cubatura in più», commenta Sergio Pascolo, docente IuaV di Composizione architettonica, «gli amministratori devono ricercare equilibrio, non “ammazzare” la Venezia insulare ed “ingigantire” oltremisura Mestre, si deve stare attenti a non agire in maniera deregolata, ma operare con strategia. Il nostro waterfront è unico, è la nostra risorsa: la laguna è una perla che non si può mangiucchiare un po’. Interventi si possono, si devono fare, ma puntuali: “testate” che leghino questa meravigliosa città anfibia, senza occupare ogni spazio. Non si tratta di fare tutela congelata, ma richiamare insediamenti abitativi a Venezia, perché qui ha colpito l’esodo, e turismo ecologico».

Duro il giudizio dell’urbanista Eddy Salzano. «Costruire sul waterfront? Un salto indietro di mezzo secolo, quando si è devastata l’Italia costruendo ovunque: una proposta demenziale», critica l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Rigo, «proposte tanto più incredibili perché è noto che nel Veneto e nel veneziano ci sono molte più case di quelle che servono: il problema è semmai quello degli affitti troppo alti. Per di più, il piano del Pdl attacca ciò che serve per far vivere meglio i cittadini, come tram e piste ciclabili che decongestionano il traffico. Mi vien da pensare che la crisi attuale, prima di essere finanziaria ed economica, sia crisi di intelligenza e buonsenso».

Pro e contro nell’interpretazione di un altro professionista ed ex assessore veneziano (sindaco il dc Ugo Bergamo), Giovanni Caprioglio. «Per quel che ho letto sui giornali, mi pare un piano ideologico: non credo proprio che la bici sia di sinistra», commenta l’architetto mestrino, «certamente, non appoggio una logica solo vincolistica nella gestione del territorio e mi auguro che quanto prima sia cancellata la Commissione di salvaguardia, ridotta a balzello sulla città di Venezia. Credo però fermamente che il waterfront lagunare vada salvaguardato nelle sue unicità, soprattutto dai Pili a Campalto, magari anche proprio attraverso nuovi collegamenti ciclabili e pedonali che uniscano le sue isole, come previsto dal piano regolatore, che non va travalicato con un indistinto edificare lungo la gronda. Resto contrario a un vincolismo senza selezione, appoggio la sublaguanare fino al Lido, penso che il decreto in materia edilizia del governo possa essere lo strumento per rottamare un patrimonio immobiliare post bellico fatiscente, rinnovandolo con edilizia qualificata. Ma con schiettezza dico che non si può intervenire su un waterfront unico come quello lagunare».

Poi c’è la politica. Il Pdl critica la gestione «ingessata» del territorio e il piano della mobilità della giunta. «Tram, car shering, parcheggi scambiatori, strisce blu, piste ciclabili: il nostro è un progetto integrato per riqualificare la città. Strano che principi di civiltà accolti anche da amministrazioni di centrodestra come Parma o Latina, siano criticati dal Pdl veneziano», osserva l’assessore alla Mobilità, Enrico Mingardi, «il commercio muore senza qualità urbana, non senza le auto. Anche Chioggia si muove in tal senso. Seppoi la Regione non fosse in enorme ritardo con la Sfmr, il tema dei collegamenti Venezia-Mestre - con 450 treni - sarebbe già risolto».

«Ingessamento? Il centrodestra stia tranquillo: la trasformazione che chiede la stiamo facendo da anni», replica l’assessora al Piano Strategico, Laura Fincato, «a Venezia l’innovazione è fibra ottica e Venice Connected, l’Arsenale è il luogo della rinascita con cultura (Biennale) e centro ricerche, San Servolo da manicomio è università internazionale, la Marittima si trasforma con il people mover, il parco di San Giuliano è la cerniera tra Venezia e Mestre, sul waterfront si opera con la riqualificazione di Porto Marghera, con il Parco scientifico Vega e l’accordo sulle bonifiche, il tram ci rende una città più moderna. Il problema sono le risorse: i governi aiutino invece di scoraggiare».

Postilla

Sorvolando per ora sulle devastanti sciocchezze dell’applicazione veneziana della ideologia urbanistica di Berlusconi (ma ci torneremo presto), osserviamo solo che viene considerato “vincolo” qualunque destinazione del suolo a un uso diverso da quello edilizio, e “ingessatura” qualunque utilizzazione che contrasti con la trasformabilità a fini di immediato sfruttamento economico. L’ideologia del Popolo delle libertà espressa da Umberto Carraro è probabilmente al limite estremo del degrado culturale, ma neanche gli altri scherzano. Destinare un suolo alla vegetazione, alla ricreazione nella natura, all’osservazione del creato, alla produzione di ossigeno, alla conoscenza della storia dei luoghi e della civiltà, alle attività agricole, alla ricostituzione delle energie primordiali, è considerato esclusivamente un impaccio al libero gioco della rendita fondiaria ed edilizia, cioè alla speculazione. É difficile pensare che si possa scendere ancora più in basso, eppure…

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