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Nuova Chinatown, Nuovo Grosso Guaio
20 Febbraio 2008
Milano
La “soluzione” per il decentramento delle attività commerciali all’ingrosso replica il rito ambrosiano del Cerba: una mina innescata nel Parco Sud. Ma questo non lo dice la serie di articoli da Repubblica, ed. Milano, 20 febbraio 2008, con postilla

Ivan Berni, Quanti dubbi sull’Happy End, la Repubblica, 20 febbraio 2008

Soluzione trovata e tutti contenti. Basterà avere soltanto un po’ di pazienza: entro 30 mesi i grossisti cinesi si trasferiranno al Gratosoglio, e i residenti della zona Paolo Sarpi ritroveranno la tranquillità e la vivibilità perduta del loro quartiere. Naturalmente c’è da augurarsi che davvero vada a finire così, tuttavia sull’happy end di questa vicenda pesa un interrogativo grande perlomeno come Chinatown, forse più: che ruolo ha avuto il Comune di Milano? E soprattutto, che ruolo avrà quando dall’intesa sulla carta si passerà ai fatti? L’impressione ricavata ieri è che Palazzo Marino sia soltanto il notaio di una scelta operata esclusivamente da privati e benedetta, assai impropriamente, dal console della Repubblica popolare cinese Limin Zhang. Privato è, infatti, l’importatore Luigi Sun che capeggia la cordata che darà vita al nuovo centro. Privato è l’imprenditore italiano Piero Moccarelli che venderà alcune sue aree al Gratosoglio. Privato è, infine, il "mediatore" Angelo Ou, indicato come rappresentante della comunità cinese. Insomma, se la mina Chinatown verrà disinnescata, lo si dovrà alla lodevole iniziativa di un gruppo di persone che sono riuscite a coniugare i loro affari con l’interesse generale della città. Tutto bene, salvo i problemi che d’ora in poi si apriranno e che chiamano in causa, fin da adesso, Palazzo Marino. Per esempio si apprende che dall’operazione il Comune dovrebbe incassare 20 milioni di oneri di urbanizzazione. Cosa intende farne?

La domanda non è per nulla peregrina. Chi ha dato un’occhiata all’area del Gratosoglio ha notato che la viabilità è del tutto insufficiente per sostenere il traffico generato da 400 grossisti. Però nessuno, finora, ha parlato di potenziamento delle strade d’accesso e di infrastrutture dedicate. Ancora: Gratosoglio è noto come una periferia "enclave" nella città, attraversata da tensioni sociali e soggetta a un controllo del territorio da parte della criminalità. L’arrivo dei grossisti cinesi potrebbe generare altre tensioni o aggravare quelle esistenti. Non è detto e nessuno se lo augura, ma per evitarlo è necessario, come minimo, un forte coinvolgimento delle associazioni, del consiglio di zona, del tessuto civile, informando, spiegando e, se caso, modificando il progetto. Cosa che nessuno ha fatto e nemmeno ha annunciato di voler fare.

Infine, chi può assicurare che le cose vadano davvero come promette l’intesa di ieri? I privati coinvolti rispondono dei propri comportamenti e dei propri interessi e non di quelli delle centinaia di grossisti cinesi attivi in zona Sarpi. Che potrebbero aderire formalmente al progetto ma poi, fra due anni, restare dove sono. Come loro permette la legge. Si dirà: c’è la parola del console. Ma che c’entra il rappresentante diplomatico di Pechino con una questione di quartiere, di rispetto del codice della strada e delle regole base di convivenza civile? Nulla naturalmente. Altra storia sarebbe stata se il Comune avesse trattato con rappresentanti eletti della comunità, portatori di un mandato di rappresentanza che avrebbe riassunto diritti e doveri dei cittadini cinesi a Milano. Diritti e doveri esigibili. Ma questo della democrazia è un tasto che non piace al console. E nemmeno alla giunta di Palazzo Marino, se si parla di immigrati.

Stefano Rossi, Hotel, 400 negozi e un museo così sarà la nuova Chinatown, la Repubblica, 20 febbraio 2008

Edifici a due-tre piani con spazi commerciali ed espositivi su 43mila metri quadrati, per 5-600 attività commerciali, collegati fra loro da passerelle aeree, dotati di interni con box vetrati e soppalchi, uffici e servizi (3mila metri quadrati), parcheggi (20mila). E ancora la torre di un albergo (6mila), un residence (4mila), aree verdi. Un museo della Cina e iniziative culturali. Ecco l’Asia trading Milan center destinato a sorgere fra due anni e mezzo al Gratosoglio, fra via dei Missaglia e via Selvanesco, sul sito della demolita Cartiera di Verona e alle spalle del Car world center dell’imprenditore Piero Mocarelli. Questi è in parola per vendere - l’affare non è ancora concluso - un’area di 53.000 metri quadrati a un gruppo di otto grossisti cinesi guidati dai principali rappresentanti della comunità, i sino-italiani Angelo Ou e Luigi Sun, importatori di alimentari. La lunghissima querelle fra italiani e cinesi di via Paolo Sarpi va dunque verso una soluzione, con un accordo fra privati favorito dal console Zhang Limin e dal Comune. Come ha detto ieri nel presentarlo l’assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, «si avvia un percorso importante, che è anche un segno forte di integrazione».

La strategia cinese del sorriso d’acciaio si è rivelata vincente. Come i proverbi distillati da una cultura millenaria. Prima si è cercato di far capire al Comune che la vis punitiva, dopo la rivolta della comunità in strada, non avrebbe portato lontano: «L’uomo virtuoso è incline agli accordi, quello vizioso vuole un colpevole». Poi che l’ipotesi Arese non era praticabile, e pazienza se a Palazzo Marino si arrabbiavano: «Due persone che diventano amiche facilmente non lo restano per tutta la vita». Però un buon compromesso le farà felici entrambe. Soprattutto ricordando che «chi ha una solida presa non lascia facilmente ciò che possiede».

Ecco, soprattutto questo. I cinesi sono proprietari di negozi comperati a caro prezzo e, come ha detto ieri il console, «non esiste una legge italiana che vieti il commercio all’ingrosso». E poi ha coniato un proverbio di suo: «Il problema che non è stato creato in un giorno non può essere risolto in una notte». Ancora più chiaro, Angelo Ou: «I cinesi possono restare finché gli pare». Morale: il Comune non può fare la voce grossa, perché in ogni momento i cinesi possono dire xie xie e zhai jian, grazie e arrivederci. E mandare tutto a monte.

Ci vorranno, si diceva, due anni e mezzo. Nel frattempo sarà fatto, a un chilometro di distanza, il nuovo svincolo della Tangenziale Ovest. C’è il tram (il 15), la metropolitana (stazione Abbiategrasso della linea verde), la Milano-Genova a poca distanza. Però andranno allargate le strade e Gratosoglio già protesta per l’aumento del traffico e l’erosione delle aree circostanti, di proprietà di Ligresti e dentro il parco Sud. Per gli oneri di urbanizzazione si stima, al momento, una spesa di 20 milioni.

Forse ci saranno sgravi fiscali per chi trasloca (ma Masseroli non ha preso impegni), altri incentivi potrebbero giungere dalla comunità. Ieri sera i cinesi si sono riuniti per discutere. L’ipotesi Gratosoglio non è l’unica, ve ne sono altre, anche più veloci, come capannoni già pronti tra l’Ortica e Linate. E trattative sull’area del Girasole a Lacchiarella e l’ex Motta a Cornaredo. Fra i grossisti c’è chi tentenna, specialmente se ha comperato in Paolo Sarpi da poco e sta pagando i debiti. Luigi Sun si augura che «giunga un aiuto dalle istituzioni, il percorso non è facile». Angelo Ou, invece, già progetta di proporre a Mocarelli, dopo cinque anni dallo start up, la cessione di un altro pezzo dell’area «per un ulteriore sviluppo». E propone agli interessati di entrare con una quota nella costituenda società che farà il business, offerto per ora a banche e società di export della madrepatria. Sui cinesi si può contare, è il messaggio. E non sarà un Biscione a mangiarsi il Dragone.

Stefano Rossi, Franco Vanni, Cinesi in assemblea "Niente Ztl in Sarpi o la trattativa salta"

Applausi tiepidi, sì con riserva a discutere del trasloco a Gratosoglio, no deciso alla Ztl in Paolo Sarpi «o la trattativa salta». Duecento grossisti cinesi si sono riuniti ieri sera nel teatro dell’oratorio di via Verga per ascoltare la proposta di trasferimento dal rappresentante della comunità, Angelo Ou. «La zona a traffico limitato ci taglierebbe le gambe - ha detto Ou - Dobbiamo dare tutto il nostro aiuto a chi all’interno dell’amministrazione comunale non vuole applicare la Ztl. Se la nostra mobilità verrà limitata la trattativa salterà. Ma dobbiamo anche impegnarci a rispettare le regole. Una volta ultimato il trasloco il quartiere Sarpi diventerà come tutte le Chinatown del resto del mondo, vivibile, con negozi e ristoranti».

Pierfranco Lionetto, il presidente di ViviSarpi, l’associazione di residenti che ha chiesto lo spostamento «delle attività all’ingrosso, e non dei cinesi», mantiene molte perplessità. E le manifesta all’assessore Masseroli: «Quali garanzie ci sono - chiede Lionetto - che l’operazione andrà a buon fine? Abbiamo visto insediarsi nuove attività il mese scorso, e ancora questo mese, mentre le trattative per l’area di via dei Missaglia erano in corso. Il console ci invita ad avere pazienza. Noi siamo pazienti dal 1999, coscienti del fatto che non si trasloca dall’oggi al domani. È bene che sia stata fissata una data ma nel frattempo non stiamo fermi, procediamo con la Ztl».

«Sulla Ztl deve votare il consiglio comunale», risponde Masseroli. Il 28 febbraio è in calendario la discussione in aula di una mozione bipartisan Lega-Pd che chiede di istituirla, come d’altronde previsto da una delibera di giunta già approvata. «Si deve fare», taglia corto il leghista Matteo Salvini. «È inimmaginabile lasciare l’area Sarpi-Canonica nelle condizioni attuali», aggiungono per il Pd Pierfrancesco Majorino e Aldo Ugliano. Il Pd sollecita il Comune a tutelare il Gratosoglio dall’impatto del nuovo insediamento, richiesta condivisa da Carlo Fidanza e Marco Osnato di An: «Il Gratosoglio non va abbandonato, serve un presidio della polizia locale. E la Ztl in via Paolo Sarpi si faccia non presto, ma prestissimo». Angelo Ou ricorda che la Ztl, e la successiva completa pedonalizzazione, non sono all’ordine del giorno: «Di questo si occupa il vicesindaco. Lui ci ha sempre assicurato che non ci sarebbe stata Ztl prima del trasferimento. Anche altri commercianti italiani sono contrari alla pedonalizzazione. Non credo che il Comune voglia far vacillare il progetto che abbiamo messo in cantiere». A rappresentare i commercianti dissidenti è Franco Marini, presidente della Ales, Associazione liberi esercenti Sarpi: «La Ztl sarebbe deleteria mentre finalmente si vede una iniziativa seria, che necessita di tempi adeguati». Si ripropone la spaccatura fra italiani, residenti e negozianti. Questi ultimi, in maggioranza, prima della Ztl vogliono i parcheggi promessi da tempo dal Comune.

Paolo Berizzi, Gratosoglio è sul piede di guerra "Non siamo la pattumiera di Milano", la Repubblica, 20 febbraio 2008

Sarà la paura del nuovo. Sarà il riflesso condizionato prodotto dai grandi numeri (i grossisti cinesi sono 350). Sarà l’ansia di non sapere ancora quando e come. E forse anche il gazebo della Lega montato per l’occasione... Ma il Gratosoglio è inquieto. Sta di fatto che al Gratosoglio dicono che «stiamo diventando una Napoli 2», il riferimento alla monnezza è puramente voluto.

Dicono che «va bene tutto, però adesso anche i cinesi no, eh... «. La gente passa in bicicletta in via Selvanesco, pieno parco Sud. Adesso sembra poco più di un sentiero di campagna. Di spazzatura ce n’è, ma siamo lontani dai cumuli partenopei. Quando allargheranno la strada, perché la devono allargare, diventerà una specie di rampa d’accesso per centinaia di furgoni cinesi. «Chinatown? Forse pensano che siamo la terra di conquista di Milano. Zona Sud, avanti tutti», dice ironico Vincenzo Arnaud che abita in una delle torri di Ligresti dette anche i "grattacieli bianchi". Li mette in fila, Arnaud, gli ospiti indesiderati: in ordine sparso. I due depuratori. Il nuovo inceneritore che verrà. Il campo nomadi - che sta proprio su via Selvanesco. Il Sert di via Boifava, vicino all’Esselunga. La mitica "Casa gialla" di via Saponaro, che prima era una scuola e oggi è un dormitorio per i clochard un tempo ospitati dalla chiesa di San Francesco in via Moscova.

«Tutte cose nobili, per carità», ragiona Claudio Mozzana, consigliere di zona 5 per il Pd, «ma mi chiedo: perché tutte da noi? Ho l’impressione che i ricchi, i signori spostino qui tutto quello che dà fastidio a loro. Il mio partito porta avanti la politica dell’accoglienza e dell’integrazione. D’accordissimo. Da cittadino però dico che tra i doveri di un’amministrazione, forse, c’è anche quello di distribuire in modo ragionato e razionale sul territorio le cose "scomode"».

Pare di intuire che il battito cardiaco del Gratosoglio, quartiere già in sofferenza, sia un po’ accelerato. E il fiato s’accorcia. Il trasloco del commercio cinese fa paura: non perché arriverà un’orda di chissà quali criminali. Ma perché, è questo il timore principale, la zona potrebbe collassare. «Il problema più importante, al di là del fatto che la gente è già sotto pressione per altre scelte fatte dalle ultime amministrazioni, è la viabilità - spiega l’architetto Ettore Brusatori, consigliere di zona per la lista Fo - Dall’uscita della tangenziale a piazzale Abbiategrasso, in certi orari, ci sono code micidiali. Cosa succederà quando la babele commerciale cinese accenderà i suoi motori? L’assessore Masseroli ha parlato di effetti positivi per il quartiere. Di investimenti importanti. Per ora sono solo belle parole. Attendiamo verifiche».

L’area su cui sorgerà la nuova Chinatown insiste su un terreno di proprietà del titolare del Car world center, Piero Mocarelli. Forse l’unico, e si capisce, a parte gli abitanti italiani di Paolo Sarpi, a gioire per il Grande Esodo programmato per il 2010 massimo 2011. Laggiù, alle spalle dell’ex Cartiera di Verona, nella landa che collega via dei Missaglia a via Ripamonti, resistono qualche rottamaio e una mezza decina di vecchi capannoni industriali. Nella trincea disegnata da via Selvanesco ora ci sono gli abitanti del Gratosoglio. «Già me lo vedo cosa succederà - dice un ex consigliere di zona che chiede l’anonimato - I cinesi saranno il pretesto per cementificare a destra e a manca. Qui si pensa a costruire e basta. Come se la riqualificazione di una zona fosse legata al mattone. Politiche sociali qua non ne vedo. Dopo le otto di sera non si vede in giro un vigile né un poliziotto. Mi sta bene che si voglia sgravare Paolo Sarpi, ma non mi sta bene che il Gratosoglio diventi il confine del mondo che, per la sua collocazione geografica, deve sopportare di tutto».

La signora Mirella Montanari usa una metafora affilata: «Non ho niente contro i cinesi, ma, le dico la verità, mi sto preparando alla tortura della goccia cinese: ogni giorno una, finché sei sfiancato. Esagero? Stiamo a vedere, io spero di sbagliarmi, ma temo che ci avrò preso».

L’ultimo monito arriva da una chiesa. Quella della parrocchia di Madre Maria delle Grazie. Lui è don Eugenio Brambilla, uno di quei preti sociali da periferia difficile. «Spero che alla conferenza stampa di ieri segua una serie di incontri con i cittadini. Il Comune deve ascoltare le esigenze del quartiere, altrimenti si rischia che un’operazione complessa come questo trasloco porti altri problemi in un quartiere che complesso lo è già di suo».

postilla

Anche dalla descrizione sommaria del progetto, emerge evidente per chi ha seguito le vicende del Cerba più di una analogia: l’emergenza (qui urbana-ambientale-sociale, là di prestigio per l’Expo e l’immagine della città), la localizzazione nel medesimo settore urbano – in effetti basta fare in bicicletta l’ex via rurale Selvanesco per passare da una zona all’altra – a ridosso della Tangenziale e ai margini estremi dell’insediamento compatto, infine, ciliegina sulla torta, la collocazione nel Parco Sud e la proprietà di Salvatore Ligresti (che proprio da queste parti in via dei Missaglia col Piano Casa in epoca craxiana mise a segno uno dei suoi colpi grossi). Col polo dei grossisti si crea evidentemente un punto di pressione insediativa, che potrebbe definitivamente esplodere una volta eliminato l’ostacolo della pianificazione territoriale di area vasta, così come vuole il ripresentato “emendamento Boni”: se un comune ha contrasti con l’ente parco per problemi di “sviluppo del territorio” interviene la Regione con procedura abbreviata, e a favore del comune. Non ci vuole un immaginazione lisergica, per ipotizzare nuove “emergenze” commerciali, produttive, sociali come quelle che emergono già dalla proteste del quartiere Gratosoglio, ed ecco là all’orizzonte già pronto il nuovo svincolo della Tangenziale, per cui già sarà necessario intervenire su qualche porzione del Parco … Beh, il meccanismo è ovvio e collaudato. Noi possiamo solo chiedere di continuare a FIRMARE l’APPELLO contro il sabotaggio degli Enti Parco, che si discute proprio oggi (f.b.)

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