Delusa, amareggiata, pronta a lasciare. O quasi. Marina Marino, 45 anni, urbanista, a capo dell'Ufficio tecnico del Comune di Bagheria (Palermo) si è presa una pausa di riflessione, ma in paese, dove i boss mafiosi locali la sopportano malvolentieri già da qualche anno, si è capito che potrebbe lasciare. Laureata all'Università di Venezia Marina Marino è arrivata qui dopo aver vinto una selezione pubblica quando al vertice del Comune c'era Pino Fricanò sindaco ché si compiaceva di frequentare Francesco Campanella, uno dei complici di Bernardo Provenzano oggi pentito: era il 2003
Decisiva è stata la seduta del consiglio comunale di mercoledì sera quando la maggioranza di "rinnovamento" che attualmente guida il Comune dopo una lunga tradizione di commissariamenti per infiltrazioni mafiose non ha avuto la forza politica di fermare la richiesta presentata dai parenti di un boss locale. Oggetto della delibéra è la destinazione urbanistica dell'area di fronte al Municipio, l'ex palazzo delle Poste italiane, che la famiglia del boss Pietro Lo Iacono, già condannato, in primo grado, a 13 anni di carcere nel dicembre del 2005 per associazione a delinquere di stampo mafioso, ha acquistato per 700mila euro nel 2004. Il figlio di Lo Iacono, il nipote (si chiamano ambedue Carmelo) e la moglie Dorotea Zarcone, hanno presentato alla fine di giugno del 2005 domanda per cambiare la destinazione urbanistica dell'immobile: l'obiettivo è di farne un centro commerciale. L'ufficio guidato dà Marina Marino si è opposto e da allora il contenzioso è andato avanti. L'atto del consiglio comunale poteva chiudere l'intera partita destinando l’area a spazio pubblico a servizio della città. Ma la delibera è stata respinta dal consiglio comunale grazie ai voti della minoranza (qui rappresentata dai partiti del centrodestra) e all'assenza di almeno sette consiglieri della coalizione che appoggia il sindaco Biagio Sciortino, il quale ha sì nel programma l'impegno antimafia ma era assente per partecipare a un convegno. Non è stata tenuta in considerazione l'informativa antimafia della Prefettura: «Le ditte interessate, per le provate cointeressenze e per gli stretti vincoli di parentela con l'appartenente alla mafia Pietro Lo Iacono, possono subire condizionamenti mafiosi».
Questa la goccia che ha fatta traboccare il vaso: «La politica si è dimostrata in questi anni molto debole in alcune materie» dice Marina Marino. In questa occasione poteva dimostrare una vera volontà di rinnovamento in quello ché è stato per anni il Comune simbolo della mafia guidata da Bernardo Provenzano. Marina Marino ha anche redatto il nuovo Prg di Villabate, regno dei boss Nicola e Nino Mandalà (uomini di Provenzano): un piano regolatore che ha cambiato destinazione d'uso all'area su cuì doveva sorgere il centro commerciale voluto dalla mafia che dunque non pótrà più essere costruito.-E c'è un'aItra scortesia alla mafia che l'urbanista Marino ha preparato a Bagheria: ha predisposto un regolamento per l’assegnazione di trenta lotti nell’area di insediamento produttivo che prevede l'obbligo di presentare il certificato antimafia a chi voglia accedervi. Una previsione che-qualcuno, si dice in paese, vorrebbe surrettiziamente aggirare facendo in modo che si debba presentare solo un’autocertificazìone antimafia. Sarebbe il massimo, considerato che quei lotti sono stati pensati per accedere anche ai fondi del Patto territoriale di Bagheria in totale 47,57 milioni di investimenti dì cui 35,85 milioni di fondi pubblici. La delibera doveva andare in Consiglio giovedì sera ma la seduta è stata rinviata. Vedremo come andrà a finire.
Per inviare una e-mail di solidarietà e sottoscrivere l'appello usate questo blog