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Carlo Ripa di Meana
Perché la sinistra ha ucciso l’ambientalismo
2 Febbraio 2008
Articoli del 2008
Singolare traiettoria di un ambientalista verde, testimoniata dal giornale Liberal del 24 gennaio 2008. Con una postilla

Oggi è il 24 gennaio 2008. Sono passati 4295 giorni dal 21 aprile del 1996, quando i Verdi italiani vinsero le elezioni politiche partecipando nell’alleanza di centrosinistra dell’Ulivo. I Verdi italiani entrarono, quel giorno, primi nella storia d’Europa, nel governo di uno dei grandi paesi del continente. Ho il ricordo preciso e forte di quel giorno, perché ero il leader dei Verdi italiani.

Oggi la lunga alleanza tra la sinistra e la cultura e l’azione degli ecologisti italiani è fallita. Rovinosamente. Sul quadrante costituzionale della conservazione della tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione; su quello delle città storiche; su quello del territorio; su quello dell’inquinamento dell’aria e delle acque e, infine, sui dossier vitali dell’energia e dei rifiuti. Con i Verdi al governo i nostri maggiori problemi ambientali non solo risultano irrisolti, ma si sono aggravati.Nell’alleanza con la sinistra il pensiero ecologista si è rapidamente trasformato in enunciazione dogmatica, abbandonando il metodo problematico degli albori, ricco di ipotesi e di verifiche. Dalla fine degli anni Settanta si è via via mutato in certezze apodittiche e pregiudizi manichei.

Ne sono conferma due crisi in corso: l’agonia della regione Campania per i rifiuti bloccati, e la sterile predicazione ansiogena-ribellistica sulle questioni climatiche ed energetiche. Tutta intrisa, quest’ultima, dalle torbide attese di illimitati finanziamenti, il più delle volte calata con calcolo sull’opinione pubblica evocando scenari cancerogeni per le terrorizzate popolazioni, abusando cinicamente della credulità dei più. Così come si è potuta ritrovare la stessa intenzione nella Conferenza climatica internazionale, convocata in settembre a Roma dal governo italiano, aperta dal ministro dell’ambiente con informazioni scientifiche false sull’aumento di temperature medie in Italia.

Falsità immediatamente smentite dalla comunità scientifica. A partire dal 2007 si è rotto l’incanto: quando in Toscana prima, poi in Umbria, poi a Mantova, poi nell’Agro romano, poi a Roma, poi in Campania, poi in Puglia, è partito l’assalto al territorio di massimo pregio, nei luoghi più integri fino a tempi recentissimi. Molti hanno scoperto l’anno scorso che il potere regionale, provinciale e comunale del centrosinistra si trovava sempre dall’altra parte, con le imprese, con il business immobiliare, contro la tutela e la conservazione del paesaggio e delle città storiche. Da Fiesole al Pincio, da Perugia a Spoleto fino a Ravello, nella divina costiera.

Così nel 2007 sono nati in pochi mesi centinaia di comitati spontanei di cittadini, per lo più elettori di centrosinistra, ferocemente contrapposti ai poteri locali di centrosinistra percepiti come prova del tradimento esercitato dai propri eletti, “Templari del solo Pil”. Altro che “modello Roma”. Contraccolpi, abbandoni, in questi ultimi due mesi, tra i Verdi in Toscana e in Piemonte, per esempio, nel desiderio primario di sottrarsi alla contiguità con i Centri sociali e i partiti neocomunisti. Tentazioni, in Piemonte, Toscana e altrove, di rifondare i Verdi veri. Sgomento tra le associazioni, in particolare le più sensibili alle aree protette e al paesaggio, Italia Nostra, Wwf, Fai, Civita, Comitato per la Bellezza e Associazione Bianchi Bandinelli. Sono uscite dieci giorni fa con un pubblico appello al presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, su una intera pagina di La Repubblica: «Sdegnati dall’inarrestabile e avido assalto al territorio del quale siamo impotenti spettatori in ogni regione d’Italia».

Contando, loro, insieme a Salvatore Settis, su «un suo segnale forte, caro presidente». Santa ingenuità. E se il mondo ambientalista meno partitizzato, genericamente e pigramente di sinistra, comincia a interrogarsi se sia il caso di continuare a riservare in esclusiva la propria interlocuzione ai soli legislatori di centrosinistra, affidando loro le proprie antiche speranze, Legambiente, con il suo stile spregiudicato, ha pensato di preparare una posizione più flessibile: ha saltato a piè pari il fosso della autonomia formale dai partiti ed è entrata, in diretta, con gli ultimi suoi due “presidenti nazionali” nella Casamatta del ristrettissimo Esecutivo del Partito democratico. Decisi a realizzare lì, all’interno del partito maggiore del centrosinistra, un approccio duttile, sostituendo di fatto i Verdi in materia, per esempio, di revisione energetica, forse spingendosi fino al nucleare.

Abbandonando in questo modo le pratiche patetiche dei tavoli dell’Associazionismo, che loro sanno essere ormai inascoltato. La sinistra in Italia ha ucciso l’ambientalismo, dopo averlo disarmato, invecchiato, imbolsito con la ripetizione acritica e gli arcaismi. Almeno in due regioni dove la sinistra governa ormai da lungo tempo senza saggezza, si è arrivati con i rifiuti all’antivigilia della rovina che inghiotte Napoli e la Campania. Intendo il Lazio con Roma e in Umbria Terni e Perugia. Si è dunque all’anno zero. Mai la questione ambientale è stata così presente e insieme così negletta. Mai prima la Repubblica si è trovata senza tutela, senza conservazione, con le Sovrintendenze disperse, mortificate, degradate. Mai prima l’Italia è stata così sfigurata, neppure nella concitazione dell’immediato dopoguerra.

Finisce dunque, nel disonore, l’Alleanza innaturale. La sinistra comunista al potere ha provocato il maggior collasso ambientale della storia europea, a cominciare per lunghi decenni con le piogge acide che hanno scortecciato le foreste della Mitteleuropa. I comunisti al potere in Cina, Corea, Vietnam, Cuba, hanno prodotto la maggiore sofferenza ambientale di questi nostri anni contemporanei. Che fare in Italia? Prima di tutto uscire dalla rassegnazione e dare forza e idee nei luoghi nuovi della elaborazione, lì dove da qualche tempo si studia, si ricerca, ci si confronta, a cominciare dalle fondazioni Liberal e Farefuturo. Poi collegare tutte le persone che scrivono e studiano, e che da sole hanno cominciato a controinformare, smascherando le parole malate, le informazioni fraudolente. Infine, non lasciando isolata la recente mobilitazione del cattolici sul tema, come loro lo definiscono, della difesa del Creato. Gli ecologisti liberi da una parte. I professionisti dei raggiri dall’altra.

Postilla

Quest’articolo è uscito su di un giornale berlusconiano che non è tra le nostre frequentazioni abituali. Ringraziamo chi ce lo ha segnalato perchè insegna molte cose. Intanto, conferma che Ho Chi Min è stato l’apostolo, e l’iniziatore, di quel pauroso degrado del Pianeta Terra di cui cominciamo a vedere le conseguenze. Aspettiamo che Ripa di Meana scopra che le radici teoriche delle attività di distruzione del paesaggio e dell’ambiente sono state poste, nelle carceri che frequentò, da Antonio Gramsci.

Poi, perché spiega bene le ragioni per cui i paesaggi della Toscana siano stati, dal 1945 in poi, degradati in modo scellerato mentre le ridenti campagne della Lombardia e del Veneto sono rimaste intatte e, anzi, rese più verdi, ridenti e boscose di quelle dell’Austria.

Infine perché dimostra, con ricchezza di testimonianze, che l’ambientalismo di Alleanza nazionale (“Farefuturo”) e di Forza Italia (“Liberal”) è degno di fiducia; scopriremo che Franco Nicolazzi è tra i soci fondatori di entrambi, e che le radici furono poste dalla Società Generale Immobiliare negli anni del processo contro l’Espresso di Arrigo Benedetti e le denunce di Manlo Cancogni.

Abbandonando l’ironia, il tentativo della destra italiana (che è quello che è) di utilizzare personaggi dell’ambientalismo dei salotti per acchiappare voti nel bacino dei verdi ci sembra che vada seguito con attenzione. Gli errori della sinistra possono aiutare, certo inconsapevolmente, il lavoro dei Ripa di Meana e dei loro sponsor; può essere che anche sul versante opposto a quello dominato da Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini questo episodio insegni qualcosa di utile.

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