il Fatto Quotidiano, 24 settembre. «Mai rassegnato e sempre fiducioso nei giovani, continuerà a parlarci, tra l’altro, dal prezioso sito eddyburg.it»
In un Paese di palazzinari e abusivismo, di condoni e varianti speciali, mancherà la parola indomita e garbata del sommo urbanista napoletano Edoardo Salzano (1930), spentosi domenica notte a Venezia dove viveva da 45 anni (insegnò a lungo allo IUAV).
Prima come consigliere comunale del PCI in Campidoglio e poi, tra il ’75 e l’’85, come assessore all’Urbanistica nelle giunte socialiste di Venezia, Salzano vide arrivare, e tentò di prevenire e combattere, sia le lottizzazioni che sfigurarono il volto e i contorni di Roma, sia lo spolpamento turistico di Venezia avviato con le fanfare dell’era Cacciari e mai più arrestatosi.
Fedele all’idea della città come bene comune, alla priorità assoluta del controllo pubblico della polis sopra il vantaggio privato, non si limitò alle parole: suo il Piano particolareggiato per il centro storico di Venezia (rapidamente accantonato con le “privatizzazioni” e le “valorizzazioni” degli anni ‘90), suo il Piano paesaggistico della Sardegna, suoi mille interventi nelle grandi e piccole città d’Italia, tutti volti a creare città veramente “sostenibili”, in dialogo con i loro contesti, incentrate sulla condivisione e l’incontro dei cittadini, sulla riduzione delle diseguaglianze, sulla creazione e la difesa di una “qualità urbana” scissa dalle logiche del profitto.
Mai rassegnato e sempre fiducioso nei giovani, continuerà a parlarci, tra l’altro, dal prezioso sito eddyburg.it. Solo poche settimane fa era a manifestare contro le Grandi Navi: un nonagenario che, nipote del generale Diaz, aveva vissuto da vicino l’attentato di via Rasella e la fallita riforma urbanistica di Fiorentino Sullo, l’autunno caldo del ‘69 e la riforma Lupi, sapeva ancora incantare decine di liceali rapiti spiegando loro il rapporto inscindibile fra Venezia e la sua Laguna.